Il disco di Festo è un disco in terracotta di probabile provenienza minoica, ha un diametro di circa 16 centimetri ed è impresso su entrambi i lati con 242 simboli disposti a spirale. Il singolare reperto archeologico, rimane, ad oggi, un indecifrabile enigma.
Provenienza e Dimensioni
Sul disco, che fu rinvenuto nel 1908 durante gli scavi nel "Palazzo antico" (1900-1700 a.C.) della Festo minoica, sull'isola di Creta, non si sa nulla di certo, così come sulla sua provenienza. Anche le modalità di produzione, lo scopo ed il suo significato sono molto discussi tra gli studiosi. Attualmente è prevalente l'ipotesi della provenienza cretese e di conseguenza che esso riporti una rappresentazione del linguaggio utilizzato nel periodo (tra il 1850 ed il 1550 a.C.) in cui è datato il disco medesimo dagli studiosi. Tra gli argomenti a favore della tesi che si tratti di una produzione locale di botteghe minoiche, c'è la presenza di motivi comuni all'arte popolare minoica, come delfini, bestiame, gigli e crochi. Inoltre, il fatto che i simboli siano disposti a spirale, è considerato un ulteriore dato compatibile con la provenienza minoica, o almeno egea.
Considerato che il reperto misura dai 15,8 ai 16,5 cm. di diametro e tra gli 1,6 e i 2,1 cm. di spessore, l'irregolarità della forma ce ne conferma la lavorazione manuale. I 242 simboli sono disposti in uno schema a spirale composto da linee tracciate a mano, suddivise in gruppi formati dai 2 ai 7 segni, tramite linee verticali. I simboli sembrano essere orientati verso destra. Ad esempio, un uomo in cammino ed un volto, procedono e guardano, entrambi, verso destra. Ciò ci fa pensare che i simboli debbano essere letti dal centro del disco, verso l'esterno. Alcuni dei simboli sono rappresentati verticalmente - un pesce e una barca - e di nuovo vertono verso il bordo esterno del disco. Sebbene il disco sia unico, simboli simili, ma non identici, sono stati rinvenuti su di un'ascia di bronzo ritrovata a Arkalokhori al centro dell'isola di Creta, inoltre il simbolo della testa di moicano è somigliante a tre statue di terracotta ritrovate nel tempio rupestre di Traostalos, a Creta (frequentazione 1700-1600 a.C.).
I simboli del disco
Sembra che, i 45 differenti simboli rappresentati, siano stati impressi singolarmente prima della cottura del disco, benché alcuni dei simboli dello stesso tipo siano apparentemente impressi da stampi differenti. Inoltre, alcuni dei simboli mostrano tracce di cancellatura e nuova impressione, con lo stesso segno o con uno differente. Purtroppo, nessuno dei timbri è stato ancora ritrovato, tuttavia il loro utilizzo nella produzione del disco fa pensare che altri dischi siano stati prodotti o almeno che si sarebbe voluto farlo.
Sul disco, nella terracotta, oltre ai simboli, sono impressi trattini e segmenti punteggiati. I trattini o linee curve, sembrano essere stati tracciati a mano libera, e si presentano sempre sotto i simboli a sinistra, entro un insieme delimitato da linee verticali. Comunque i trattini non si ritrovano in ognuno dei gruppi. Le ipotesi sul loro significato includono la possibilità che si tratti di indicatori all'inizio di una parola, siano prefissi o suffissi, vocali o consonanti aggiuntive, una modalità per suddividere versi o strofe, segni di punteggiatura. In fine, visto che rispetto agli altri simboli le linee sono irregolari e tracciate in modo poco accurato, si pensa anche che possano essere del tutto accidentali e dovute al procedimento di lavorazione. Le linee punteggiate si presentano da entrambi i lati vicino al bordo esterno della spirale, e ciò potrebbe indicare sia un modo per segnare l'inizio o la fine del testo, sia il modo per indicare la fine di un capitolo collegato con altri dischi, il cui significato costituiva, in tal caso, un testo continuo.
I tentativi di decifare il disco
Il significato dei simboli è fortemente dibattuto tra gli studiosi sia in merito a ciò che ognuno di essi rappresenta, sia in merito al loro senso linguistico. Le conoscenze attuali ci dicono che tutti i sistemi di scrittura ad oggi noti, posssono essere inscritti in tre categorie: pittografici, sillabici ed alfabetici. E partendo da tale dato, è stato fatto notare che il numero di simboli differenti presenti sul disco è troppo esiguo per trattarsi di un sistema pittografico, e, al contrario, troppo elevato per rappresentare un alfabeto. Tale considerazione lascia come ipotesi più plausibile quella di un sistema sillabico - ciò significa che ogni simbolo è una sillaba e ogni gruppo di simboli è una parola. Ed in realtà, la scrittura micenea definita Lineare B rientra in tale sistema. Seppure, in tali sistemi, ci si aspetterebbe anche una distribuzione sensata di alcuni simboli. Per di più, leggendo il testo come se fosse sillabico, ne risulterebbe, in modo alquanto sorprendente, l'assenza di parole monosillabiche e soltanto il 10% di parole con due sillabe. A causa di ciò, è stato proposto che alcuni dei simboli rappresentino sillabe, mentre gli altri rappresentino parole intere, ovvero, siano dei pittogrammi.
Benché siano senza la minima evidenza, esistono varie teorie circa il significato del testo sul disco. Tra queste si ritrovano la possiblità che esso sia un inno ad una divinità della terra; un documento giuridico; un elenco di località religiose; un biglietto di auguri; un rituale di fertilità; e, perfino, che si tratti di note musicali. Comunque, a meno che non siano ritrovati altri dischi, che forniscano ai linguisti un più ampio campione di testo da analizzare o che gli archeologi scoprano un qualcosa di simile alla stele di Rosetta, dovremmo accettare la probabilità che il disco di Festo rimanga un allettante mistero che accenna, sebbene non lo riveli del tutto, ad un linguaggio per noi scomparso.