Le Dodici Tavole (o Legge delle Dodici Tavole) consistevano in un insieme di leggi iscritte su 12 tavole di bronzo redatte nell'antica Roma tra il 451 e 450 a.C.. Rappresentavano l'inizio di un nuovo approccio normativo, le leggi venivano, da quel momento, approvate dal governo e scritte in modo tale che tutti i cittadini venissero trattati in modo paritario.
Anche se forse non si trattava di un sistema completamente codificato, le Dodici Tavole rappresentarono il primo passo che avrebbe permesso di tutelare i diritti di tutti i cittadini e di porre rimedio ai torti subiti tramite leggi scritte e conosciute da tutti. Di conseguenza, l'approccio romano al diritto sarebbe diventato il modello seguito da molte civiltà successive fino ai giorni nostri.
Creazione delle Dodici Tavole
Secondo la tradizione, nel 451 a.C. un comitato, i decemviri, sollecitato dall'opinione pubblica, venne incaricato di comporre un codice giuridico che rappresentasse meglio gli interessi della gente comune (plebe) e riducesse l'indebita influenza sul diritto romano esercitata da aristocratici (patrizi) e sacerdoti (pontifices); questi ultimi partecipavano esclusivamente ad un consiglio che interpretava la legge a proprio piacimento. Per prepararsi a una tale responsabilità, una delegazione di tre uomini venne inviata ad Atene, dove studiò le leggi del celebre legislatore Solone (640 - 560 a.C. circa). Dieci uomini, tutti patrizi, in seguito, ricevettero il potere consolare (imperium) e poterono redigere un elenco delle leggi che ritenevano utili e necessarie.
Quanto descritto è una visione tradizionale degli eventi, anche se, più realisticamente, la composizione delle Tavole fu un tentativo dell'élite di gestirsi meglio e di prevenire abusi all'interno del proprio gruppo sociale. In ogni caso, il risultato fu un elenco di leggi scritte (legibus scribundis) presentate su dieci tavole, a cui se ne aggiunsero, l'anno successivo, altre due per un totale di dodici. Le leggi divennero, di conseguenza, statutarie, ovvero venivano emanate solo dopo essere state approvate da un organo legislativo, di conseguenza non si basavano più su semplici consuetudini e tradizioni.
Le leggi delle Dodici Tavole
L'esatta ragione per cui le Tavole vennero redatte potrebbe essersi persa nella notte dei tempi, tuttavia, una volta elaborate il contenuto venne costantemente citato nelle opere romane scritte successivamente. Le tavole stesse, purtroppo, non sono giunte fino a noi, distrutte, secondo la tradizione, quando Roma venne saccheggiata dai Galli nel 390 a.C.. Da alcuni frammenti rinvenuti e dai riferimenti bibliografici è possibile individuare quantomeno alcune specificità.
L'elenco delle leggi sembra aver coperto la maggior parte delle aree del diritto privato, con particolare attenzione alle relazioni tra individui (non più soltanto rapporti tra individui e Stato o ai diritti dei non cittadini) e di conseguenza si tratta più di un elenco di azioni civili e sanzioni piuttosto che di un codice di leggi completo e onnicomprensivo. In gran parte, l'elenco si occupava, inoltre, di aree rilevanti per uno Stato agricolo, ad esempio, il reato di incendio doloso era punibile con la pena di morte (poena capitis), nello specifico con il rogo. Anche l'utilizzo di magia sulle colture era un reato punibile con la morte, in tal caso con una forma di crocifissione. Pene minori per i danni alla proprietà erano l'esilio da Roma, la perdita della cittadinanza e, in caso di complicità in un crimine, la confisca dei beni. Si poteva anche patteggiare pagando un risarcimento al querelante ed evitando così il tribunale.
Altre aree coperte erano quelle procedurali, come lo ius vocation, ovvero una citazione privata. Se un querelante comunicava all'accusato di voler intentare una causa contro di lui, l'accusato aveva l'obbligo, se necessario costretto con la forza, di comparire davanti a un magistrato. Anche il diritto di famiglia faceva parte delle Dodici Tavole, prevalentemente con regole in materia di matrimonio, custodia, eredità e funerali.
Emendamenti
I problemi di applicazione pratica divennero presto evidenti nel momento in cui alcuni patrizi rifiutarono di sottomettersi alle norme previste dalle Dodici Tavole. Anche la gente comune fu sorpresa nel venire a conoscenza, per la prima volta, di molte delle norme già in vigore e che fino a quel momento non erano state rese così trasparenti. Tali fattori portarono alla rivolta della plebe nel 449 a.C. e alle dimissioni forzate dei decemviri. La costituzione romana venne rivista, le istituzioni dei tribuni e dei consoli furono ripristinate. Le Dodici Tavole divennero la base del diritto romano ed esposte nel Foro di Roma per essere viste da tutti i cittadini; Cicerone ricorda che gli studenti le consultavano come parte della propria istruzione.
Oltre a questi problemi iniziali, alcune leggi specifiche delle tavole originali non durarono a lungo, come la norma che proibiva il matrimonio tra patrizi e plebei; tale legge venne cancellata nel 445 a.C. con la promulgazione della lex Canuleia. Altre leggi delle Dodici Tavole furono modificate nel corso del tempo e, a partire dal III secolo a.C., vennero costantemente sostituite da leggi più pertinenti all'evoluzione della società romana e alla straordinaria espansione della Repubblica.
Eredità
Sebbene alcuni studiosi insistano sul fatto che per le Dodici Tavole non fossero proprio "tutti uguali di fronte alla legge" come sostiene la tradizione e che, da sole, non fossero sufficienti per essere definite un codice giuridico completo, contribuirono indiscutibilmente a gettare le basi per quello che sarebbe diventato un sistema di diritto pienamente codificato nel mondo romano. Ai decemviri va riconosciuto anche il merito di aver creato leggi di valore pratico, separate da qualsiasi considerazione religiosa, visibili a tutti e delineate in un linguaggio preciso con definizioni esplicite. In questo modo, i Romani crearono un approccio alle questioni legali che da allora sarebbe stato emulato da innumerevoli altre società e governi.