Anu

Definizione

Joshua J. Mark
da , tradotto da Elisa Mion
pubblicato il 20 gennaio 2017
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Portoghese
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Stela of Shamshi-Adad V (by The British Museum, Copyright)
Stele del sovrano Šamši-Adad V
The British Museum (Copyright)

Anu (anche noto con il nome An) è un'antica divinità mesopotamica, in seguito considerato padre degli dèi e sovrano dei Cieli, carica questa poi ereditata da suo figlio, il dio Enlil. È figlio della coppia divina Anšar e Kišar, (rispettivamente il Cielo e la Terra), secondogenito della coppia divina primordiale Apsû e Tiāmat.

In origine, egli era una divinità sumerica nota con il nome An (che significa, appunto, “Cielo”), menzionata per la prima volta nelle evidenze testuali documentarie risalenti al periodo Proto-Dinastico (2900-2334 a.C., circa), poi adottata dagli Accadi attorno al 2375 a.C., con il nome Anu (“Cielo”), l'Onnipotente. Il sovrano Sargon il Grande di Akkad (2334-2279 a.C., circa) cita le divinità Anu ed Inanna nelle sue stesse iscrizioni, in quanto legittimanti il suo governo, ed in qualità di aiutanti nelle sue conquiste militari effettuate dal sovrano mentre stabilisce l'impero accadico, mantenendone l'ordine interno ed ai confini.

Anu è prevalentemente rappresentato nell'iconografia con una corona, oppure seduto su un trono con una corona che simboleggia il suo status di re degli dèi, onore e responsabilità più tardi conferiti al dio Enlil, al dio Marduk (figlio di Enki/Ea, dio della saggezza) ed Assur, divinità polìade degli Assiri, tutti elevati dal dio Anu in persona e da egli stesso benedetti. La sua consorte è Antu (nota anche con il nome Uraš, dea della Terra) e tra i loro numerosi figli vi sono, in particolar modo, gli Annunaki, dèi della Terra e giudici dei morti, e Nisaba, dea sumerica della scrittura e della contabilità. Il dio Anu è pure ritenuto marito della sua stessa sorella Ki (la Terra), dalla quale nasce il figlio Enlil.

Sebbene Anu non sia presente in modo preponderante in molti dei differenti racconti mitologici, viene spesso menzionato come secondo soggetto, a causa dei mutamenti nella venerazione verso la divinità stessa. Inizialmente dio del Cielo ed una delle molteplici divinità più giovani nate da Apsû e Tiāmat, Anu gradualmente divenne il signore dei Cieli e la divinità che ordinava e manteneva in azione tutte le dimensioni dell'Esistenza, del Destino.

Insieme ad Enlil e ad Enki, Anu formava una triade divina che governava il Cielo, la Terra e gli Inferi (secondo la tradizione più antica), oppure il Cielo e la Terra (secondo le letture interpretative più recenti). Anu era pure elencato tra le divinità più antiche delle Sette Potenze Divine: Anu, Enki, Enlil, Inanna, Nanna, Ninḫursaĝ ed Utu-Šamaš.

Anche se raramente corrispondente al personaggio principale di un racconto mitologico, comunque quando il dio Anu viene menzionato, egli occupa un ruolo importante, anche se può sembrare secondario. È menzionato in alcuni dei più celebri racconti mitologici, epopee e poemi dell'antica Mesopotamia, tra i quali Gilgameš, Enkidu e l'Oltretomba, l'Epopea di Gilgameš, il Mito di Adapa e l'Enūma Eliš.

Anu nell'Enūma Eliš

Il poema babilonese della creazione, l'Enūma Eliš (1100 a.C., circa) narra della nascita degli dèi, della formazione del Mondo e degli esseri umani. All'inizio v'erano unicamente le acque vorticose del Caos, che si divisero in un elemento maschile (Apsû, simboleggiato dall'acqua dolce) ed in un elemento femminile (Tiāmat, simboleggiata dall'acqua salata). Apsû e Tiāmat originano Laḫmu e Laḫamu, divinità protettrici, ed Anšar e Kišar, i quali a loro volta generano le divinità più giovani del pantheon mesopotamico. Queste ultime, avendo pochi incarichi e responsabilità da assolvere, si divertono in vari modi, scatenando l'ira di Apsû: egli, infatti, non riesce a dormire la notte a causa del loro rumore; inoltre, le stesse lo distraggono durante l'intera giornata. Alla fine Apsû decide, dopo aver conferito con il suo consigliere, di uccidere tutte le divinità più giovani del pantheon mesopotamico.

Mesopotamian Epic of Creation Tablet
Tavoletta dell'Epopea mesopotamica della Creazione
Osama Shukir Muhammed Amin (Copyright)

Tiāmat ascolta la conversazione del marito ed avverte il figlio (o il nipote, secondo un'altra versione), il dio Enki, del pericolo. Dopo aver valutato attentamente le mosse a sua disposizione, Enki fa cadere Apsû in un profondo torpore, uccidendolo nel sonno. Tiāmat, inorridita, disperata, oltraggiata e furiosa ripudia le divinità più giovani e raduna rapidamente una schiera di demoni e mostri per distruggerle. I due eserciti si scontrano e le divinità più giovani vengono sconfitte e ricacciate per più volte consecutive. A tal punto, il dio Anu si offre volontario per comunicare con Tiāmat e cercare di risolvere diplomaticamente la questione.

Gli dèi sembrano nutrire piena fiducia nelle capacità del dio Anu, ma quando egli affronta Tiāmat, egli si lascia intimorire e ritorna dalle altre divinità riferendo del fallimento della sua missione. Tuttavia, il fallimento del dio Anu contribuisce in modo decisivo alla vittoria finale delle divinità più giovani: queste ultime, infatti, si rendono ben presto conto di dover cambiare strada, di non poter più credere al paradigma antecedentemente in vigore circa il funzionamento del Mondo e del Cosmo, di accettare tale cambiamento e di trovare un nuovo modo per raggiungere il loro obiettivo.

È a tal punto della vicenda che il dio Marduk, figlio del dio Enki, si offre come loro paladino - a patto che poi lo nominino sovrano -. Marduk sconfigge il dio Qingu (anche noto con il nome Kingu), figlio primogenito di Tiāmat e suo principale difensore, ed infine uccide pure lei; tuttavia, ciò non sarebbe stato possibile se Marduk non fosse stato scelto a seguito del fallimento diplomatico del dio Anu, che avvia il mutamento di percezione che permette davvero la vittoria finale delle divinità più giovani. Una volta ristabilita la pace, il dio Marduk e suo padre si dedicano alla creazione del Mondo e degli esseri umani: tra questi ultimi vi sono quelli particolarmente, abilmente saggi, ed il primo tra loro è Adapa.

Anu nel Mito di Adapa

Il Mito di Adapa (XIV secolo a.C., circa) narra del primo essere umano creato dal dio Enki e dotato della sua stessa saggezza. Sebbene Enki ami questo suo figlio, riconosce che non può dargli tutto, altrimenti sarebbe esattamente eguale ad una divinità, e quindi gli toglie il dono della vita eterna. La profonda saggezza di Adapa ricorda a questi che un giorno morirà e che non potrà fare nulla a riguardo. Il saggio Adapa si dedica al servizio della città santa di Eridu in qualità di sovrano e di sommo sacerdote nel tempio del dio Enki. Per servire la sua stessa città, pratica la caccia e la pesca in alto mare con la sua barca.

Myth of Adapa
Mito di Adapa
The Trustees of the British Museum (Copyright)

Un giorno, mentre Adapa si trova a bordo della sua barca, il Vento del Sud si abbatte su di lui, spingendolo verso la costa, facendo a pezzi la sua barca e gettandolo poi in mare. Profondamente infuriato, Adapa si scaglia contro il Vento del Sud, spezzandogli le ali, per poi fare rientrio nel proprio palazzo. La notizia giunge presto al dio Anu, il quale convoca Adapa per dargli delle spiegazioni. Non v'è alcun segno che il dio Anu voglia punire Adapa, ma il dio Enki, che sembra temere l'ira del dio Anu, fornisce al figlio Adapa le istruzioni precise su come comportarsi quando raggiungerà il Cielo, la dimora degli dèi.

Il dio Enki dice al figlio Adapa come salutare i guardiani celesti, Tammuz e Gišida, che cosa dire loro, proseguendo con il mettere in guardia Adapa dal mangiare o bere qualsiasi cosa gli venga offerta. Il dio Anu è arrabbiato, gli rivela, e gli vorrà a tutti i costi offrire il cibo e l'acqua della morte, insieme all'olio per l'unzione ed una veste fresca: l'olio e la veste dovranno essere accettati, non, però, il cibo e le bevande.

LA BENEVOLENZA DEL DIO ANU INTERESSAVA e permeava PURE LE ALTRE DIVINITÀ, MENTRE EGLI STESSO SI RITIRAVA SEMPRE PIÙ IN ALTO NEI CIELI. ALLA FINE VENNE CONSIDERATO PRINCIPALE CREATORE DI OGNI ELEMENTO DELL'UNIVERSO.

Quando Adapa si presenta alle Porte del Cielo, saluta Tammuz e Gišida, come da istruzioni, i quali restano entrambi profondamente colpiti e lo raccomandano caldamente al dio Anu. Poiché il primo consiglio fornito dal padre Enki si è ovviamente rivelato utile, il figlio Adapa segue nell'applicare il resto. Il dio Anu ascolta la spiegazione di Adapa sull'alterco avuto con il Vento del Sud ed ordina di portare il Cibo e l'Acqua della Vita, affinché Adapa possa diventare immortale.

Il dio Anu compie ciò perché è profondamente colpito dalla saggezza e dall'onestà di Adapa, e non riesce davvero a comprendere perché il dio Enki avrebbe creato una creatura simile non permettendogli di vivere per sempre. Quando Adapa rifiuta il cibo e la bevanda, il dio Anu è confuso e gli chiede perché mai si comporti così. La seconda tavoletta del racconto è alterata verso la fine e la terza è completamente danneggiata, ma pare che Adapa racconti al dio Anu i consigli che il padre, il dio Enki, gli ha fornito, e che poi il dio Anu si arrabbi e punisca personalmente il dio Enki.

Appare chiaro che il dio Enki sapeva che il dio Anu avrebbe offerto ad Adapa la vita eterna, e lo inganna di proposito per impedirgli l'accesso a tale dono. Sebbene il testo della seconda tavoletta sia particolarmente frammentario, è evidente che questa offerta può essere proposta una sola volta, e quando Adapa la rifiuta, non gli viene data poi una seconda possibilità. La storia è curiosamente molto simile al racconto biblico della caduta dell'Uomo narrata in Genesi, 3, 22-23. Sebbene non sia espresso direttamente nel racconto mitologico, il ragionamento del dio Enki molto ricorda quello di Yahweh, il quale, dopo che Adamo ed Eva sono stati maledetti per aver mangiato dell'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, Yahweh li caccia prima che essi possano pure nutrirsi dei frutti dell'Albero della Vita:

Ecco, l'Uomo è diventato come uno di noi, per conoscere il Bene e il Male; ed ora, per evitare che stenda la mano e prenda pure dell'Albero della Vita, ne mangi e viva in eterno, il Signore Dio lo cacciò dal Giardino dell'Eden (Genesi, 3, 22-23).

Il dio Enki comprende che gli esseri umani non possono essere come gli dèi, perché ciò sconvolgerebbe completamente l'ordine naturale. Adapa deve rimanere mortale, deve restare al suo posto, affinché la creazione funzioni come dovrebbe. In un'altra versione del racconto mitologico, nell'Atraḫasīs, si stabilisce che gli esseri umani siano stati creati con una durata di vita limitata per volontà degli stessi dèi. Offrendo l'immortalità ad Adapa, il dio Anu certamente sconvolgerebbe l'ordine naturale precostituito, ma lo fa per compassione: egli ritiene, infatti, che sia un grave errore, un insulto per Adapa averlo reso così saggio tanto da riconoscere ed accettare la sua mortalità, ma incapace di qualunque cosa per sfuggire alla morte stessa. Tali compassione e comprensione sono caratteristiche proprie del dio Anu, come si evince nel poema dell'Enūma Eliš, quando egli cerca di portare la pace attraverso negoziati diplomatici pur di non continuare la guerra contro Tiāmat.

La divinità più importante, la divinità suprema

La benevolenza del dio Anu interessava e permeava pure le altre divinità, mentre egli stesso si ritirava sempre più in alto nei Cieli. Alla fine venne considerato principale creatore di ogni elemento dell'Universo, tuttavia distante sia dall'Umanità sia dalle altre divinità.

Anche quando Enlil divenne in seguito la divinità più celebre, il dio Anu continuò ad essere venerato in tutta l'antica Mesopotamia. Nella città di Uruk, dove Inanna era la principale divinità protettrice, il dio Anu era onorato mediante un'imponente ziqqurat soggetta a frequentazione antropica dal 2000 a.C. al 150 a.C., circa, e che funse da osservatorio astronomico e biblioteca. Un inno al dio Anu, risalente all'inizio di questo periodo, ben riflette l'alta considerazione di cui godeva la medesima divinità. L'inno, in parte, così recita:

O principe degli dèi, la cui parola governa l'obbediente compagnia degli dèi; signore della corona cornuta, che è meravigliosamente splendida; tu viaggi di qua e di là nella tempesta impetuosa; risiedi nella camera reale per essere ammirato come un re.

Alla tua parola, gli dèi si gettano a terra in un unico corpo come una canna sul ruscello; il loro comando soffia come il vento e fa prosperare il cibo e la bevanda; alla parola gli dèi adirati tornano alle loro dimore.

Che tutti gli dèi del Cielo e della Terra si presentino al tuo cospetto con doni ed offerte; che i re dei paesi ti portino pesanti tributi; che gli uomini si presentino ogni giorno davanti a te con sacrifici, preghiere ed adorazioni.

Ad Uruk, la tua città, mostra abbondante favore; o grande dio Anu, vendica la tua città nelle terre ostili (Wallis Budge, 106-107).

Anche se Anu alla fine veniva sempre meno direttamente invocato, era ancora considerato come la fonte del potere di ogni divinità del pantheon mesopotamico. Le offerte continuarono ad essere presentate presso il suo tempio nella città di Uruk anche molto tempo dopo che egli non fu più strettamente associato alla vita quotidiana del popolo. L'accademico Stephen Bertman scrive:

Anu era "l'augusto" e venerato come “presidente del consiglio di amministrazione” del pantheon mesopotamico. Il suo nome significa letteralmente “Cielo”. Era la fonte suprema di autorità tra gli dèi e gli uomini, ai quali conferiva la regalità. In qualità di grande patriarca del Cielo, dispensava giustizia e controllava le leggi note come `me' (le leggi e le regole) che governavano l'Universo (116).

Quando l'impero neo-assiro crollò nel 612 a.C., circa, molte delle divinità mesopotamiche associate al suo dominio vennero relegate all'oblio. Gli Assiri avevano, mediante opulati sincretismi religiosi, associato le caratteristiche di molteplici e differenti divinità (il migliore e più celebre esempio è proprio la loro principale divinità polìade, Aššur/Assur) e le popolazioni che sentivano di aver sofferto sotto il dominio assiro sfogavano la loro frustrazione e la loro vendetta sulle città, sui templi e sulle statue degli dèi assiri.

Tuttavia, alcune divinità continuarono ad essere riconosciute, ed Anu era proprio tra queste. Il culto del dio Anu continuò ancora durante il periodo ellenistico della storia mesopotamica e, attraverso la sua associazione con il dio Marduk, fino al 141 a.C., circa, quando i Parti presero il controllo della regione e si diffuse la religione dello Zoroastrismo.

Domande e risposte

Chi è il dio Anu?

Anu era il dio del Cielo nell'antica Mesopotamia, originariamente conosciuto come An dalla civiltà dei Sumeri. Era il potere fondante quello di tutte le altre divinità mesopotamiche, e risiedeva in alto nei Cieli, al di sopra del Cielo.

Per che cosa è celebre il dio Anu?

Il dio Anu occupa un ruolo secondario in molteplici dei differenti racconti mitologici dell'antica Mesopotamia, ma è centrale nel Mito di Adapa, nel quale offre all'Umanità la vita eterna, rifiutata proprio da quest'ultima. Ricopre un ruolo chiave nel poema babilonese della creazione, l'Enūma Eliš.

Il dio Anu era una delle Sette Potenze Divine nell'antica religione mesopotamica?

Sì. Le Sette Potenze Divine nell'antica religione mesopotamica erano Anu, Enki, Enlil, Inanna, Nanna, Ninḫursaĝ ed Utu-Šamaš.

Per quanto tempo il dio Anu è stato venerato nell'antica Mesopotamia?

Il dio Anu fu venerato almeno dal 2900 a.C. fino al 141 a.C., circa.

Info traduttore

Elisa Mion
Archeologa, sin da bambina prova sincero e crescente interesse e fascino (se non vero e proprio Amore!) per le Civiltà, la Storia e l'Archeologia del Vicino Oriente antico. Nel 2022 si è laureata con lode in Archeologia del Vicino Oriente antico discutendo una tesi incentrata su Ninive (Iraq).

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, J. J. (2017, gennaio 20). Anu [Anu]. (E. Mion, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-15601/anu/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "Anu." Tradotto da Elisa Mion. World History Encyclopedia. Modificato il gennaio 20, 2017. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-15601/anu/.

Stile MLA

Mark, Joshua J.. "Anu." Tradotto da Elisa Mion. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 20 gen 2017. Web. 20 nov 2024.