Gildas (c. 500 - 570) fu un monaco romano-britannico, conosciuto prevalentemente grazie ad un'opera intitolata De Excidio et Conquestu Britanniae, "Sulla distruzione e sulla conquista della Britannia". L'opera di Gildas è un sermone polemico nel quale egli narra la storia dell'isola britannica, ma nel contempo redarguisce i re ed il clero, suoi conterranei e contemporanei. Benché poco ci sia noto della sua vita, è concordemente accettato che egli scrivesse all'incirca alla metà del VI secolo. Visse molto probabilmente nell'area ad ovest dell'isola, tra l'odierno Galles e la Cornovaglia. Più tardi emigrò in Bretagna, nel Nord Ovest della Francia. Lì si unì ad altri suoi conterranei, come lui in fuga dalle popolazioni degli Angli e dei Sassoni provenienti dai territori dell'odierna Danimarca e del nord della Germania, che avevano invaso l'isola. In Bretagna Gildas fondò il monastero divenuto poi noto col nome di San Gildas di Rhuys, morendo in fama di santità; a volte è ricordato come San Gildas il Saggio o Saint Gildas Sapiens. In suo onore è utilizzato anche il nome Gildo.
Vita di Gildas
L'anno di nascita di Gildas è ipotizzato, quasi concordemente, non prima del 500. Egli stesso dice di essere nato nell'anno in cui fu combattuta la Battaglia di Mount Badon, da cui è noto anche come Badonico. Nel suo scritto afferma, inoltre, di aver vissuto circa 40 anni dal tempo della battaglia, in modo che si potrebbe dedurre un'età di circa 40 anni nel momento in cui scrive. Più complicato ancora è stabilire il luogo della sua nascita, a tutt'oggi ignoto ed oggetto di discussione. Sappiamo poco perfino della sua vita, e quasi nessuna delle leggende esistenti a suo riguardo sono attendibili. La geografia dell'opera "Sulla distruzione e sulla conquista della Britannia" sembra suggerire che, mentre scriveva, egli vivesse in un luogo prossimo ai regni britannici occidentali, là dove odiernamente sono il Galles e la Cornovaglia. Gli studiosi hanno sottolineato come egli dia pochi dettagli sulla sua vita, forse per mantenere una sorta di anonimato, temendo eventuali ritorsioni dovute al suo atteggiamento critico verso il potere. Si ritiene, inoltre, che l'opera: "Sulla distruzione e sulla conquista della Britannia" sia stata scritta all'incirca alla metà del VI secolo, probabilmente nel decennio a partire dal 540.
Dal periodo medievale ci sono giunte molte fonti sulla vita di Gildas. Tra queste possono essere inclusi due resoconti di argomento agiografico, scritti rispettivamente nel IX e nel XII secolo. Gildas, compare, tra l'altro, in opere come gli Annales Cambriae (Gli Annali del Galles), una raccolta di fonti per la storia antica ed alto medievale del Galles. Tale raccolta è datata alcuni secoli dopo la morte di Gildas. Tuttavia, la maggior parte delle informazioni rintracciabili in tali opere sono di natura leggendaria, e pertanto attendibili in modo più che parziale. Si sa che ad un certo punto Gildas emigrò verso la Bretagna, unendosi ad altri, numerosi, Romano-Britannici in fuga dagli Anglo-Sassoni. Lì, nel Nord Ovest della Francia, fondò un monastero poi denominato di San Gildas di Rhuys. Morì, con molta probabilità, nel 570.
Oltre all'opera "Sulla distruzione della Britannia", non pochi testi giuntici in modo frammentario sono attribuiti a Gildas, tra i quali numerosi brani di lettere ed un penitenziale, il "Prefatio de paenitentia". Dopo la sua morte, nei secoli successivi, divenne un modello e fu una figura molto influente sulle generazioni seguenti. La sua autorità nell'ambito monastico fu tale da ottenere l'attenzione di Colombano, che lo cita in una lettera scritta a Papa Gregorio Magno. Inoltre è citato diffusamente sia nella raccolta di canoni irlandesi, nota col nome di "Collectio canonum Hibernensis" (Raccolta irlandese di diritto canonico), sia nell'opera di Beda il venerabile "Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum" (Storia ecclesiastica delle popolazioni degli Angli).
Sulla distruzione e sulla conquista della Britannia
Sulla distruzione della Britannia, è un lungo sermone suddiviso in tre parti principali:
- La cronaca della storia della Britannia romana.
- L'invettiva contro cinque regnanti della regione occidentale dell'isola britannica al tempo di Gildas.
- Il sermone con cui egli critica il clero britannico del VI secolo, offrendo loro esempi tratti dalla Bibbia, in merito al comportamento più consono da tenersi nello svolgimento delle funzioni sacerdotali.
Nella prima parte, Gildas, fornisce delle motivazioni introduttive al suo scritto. In tale prefazione, mette in chiaro che le finalità dell'opera sono di mostrare le colpe del popolo ed al contempo indicargli la strada giusta da percorrere. Di seguito inizia la parte narrativa, contenente la storia della sua terra natìa, a cominciare dalla conquista dei Romani, fino ai giorni in cui egli stesso vive. Tuttavia la sua narrazione storica non fornisce un quadro coerente degli eventi, ma piuttosto episodi utili ad illustrare le colpe e le punizioni divine nella storia della Britannia, durante il periodo romano. In questa parte ci sono singoli eventi, estratti da tutto il corso della presenza romana. Gildas comincia dalla conquista della Britannia da parte dell'Impero Romano e va avanti con l'elenco di una serie di rivolte e poi con l'avvento del Cristianesimo e le persecuzioni che ne seguirono, portando anche l'analisi del declino della Britannia romana. Le rivolte di cui si occupa, sono sia di origine religiosa che politica. Menziona, tra le altre, la ribellione della Regina britannica Boudicca e successivamente quella del generale Massimo Magno. Inoltre riporta le persecuzioni dei primi cristiani ed i primi martiri britannici, insieme alle eresie, come quella degli Ariani. In tal modo, con il suo racconto, egli provò a dimostrare la malvagità dei Britannici, più volte manifestatasi nei loro medesimi atti di crudeltà.
Gildas ricostruisce il declino finale della Britannia romana, a partire dall'episodio di Massimo Magno, condannandolo per aver condotto con sé la quasi totalità delle forze militari romane, nella sua sconsiderata rivolta. Di seguito, trascrivendo un elenco delle richieste fatte alla terraferma dai cittadini della Britannia romana, affinché fossero inviati loro aiuti nella difesa dalle scorribande dei Pitti e degli Scoti, riporta quella che è, forse, la più antica notizia scritta esistente delle "Lamentazioni dei Britanni". Secondo Gildas, tali richieste di aiuto, furono formulate ad un certo Agitius, comunemente identificato con il generale Flavio Ezio, ed allorquando Ezio le declinò definitivamente, i Britannici si videro costretti ad ingaggiare i mercenari sassoni, col preciso intento di respingere l'invadenza delle popolazioni vicine. Secondo Gildas furono proprio quei mercenari sassoni a rivoltarsi, di lì a poco, contro i Britannici che li avevano assoldati. Da tale episodio ebbe inizio una serie di conquiste nel paese, conclusasi soltanto nello stesso anno di nascita dell'autore. Riferendosi ai Sassoni, Gildas li paragona di frequente a bestie feroci, utilizzando, tra le altre metafore, quelle dei lupi e dei cani. Egli ricorda, inoltre, che la battaglia combattutasi a Mons Badonicus (in inglese Mount Badon) nell'anno della sua nascita, fu la più importante delle vittorie militari delle truppe britanniche sotto il comando di Ambrogio Aureliano. Da tale battaglia la pace regnò per quasi 40 anni, fino ai giorni in cui egli compose il suo sermone.
Nella seconda parte dell'opera, ritroviamo una vigorosa invettiva contro cinque re delle popolazione britanniche, che ai tempi di Gildas, regnavano in cinque differenti zone del lato occidentale dell'isola. Il primo di questi era Costantino di Dumnonia (nome antico dell'odierna Cornovaglia). Gildas lo deride, descrivendolo come il "tirannico cucciolo della lurida leonessa della Dumnonia". La leonessa di cui parla non è altrimenti nominata. Il secondo re è Aurelius Caninus (Conane), altro piccolo leone, macchiatosi di "orribili delitti, fornicazioni e tradimenti". Il successivo è Vortipor di Demetae, "il figlio malvagio di un buon re". Il quarto è Cuneglasus (Cuneglase) di Dineirth, accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie e di un comportamento aggressivo e violento con i suoi sottoposti. Infine Gildas nomina Maglocunus (Maelgwn) "Il Dragone dell'isola" (l'isola di Anglesey), un brutale usurpatore che, a quanto pare, spodestò lo zio col fine di sostituirlo e diventare re. L'autore li definisce come tiranni, additandoli per essere più impegnati a terrorizzare la loro gente, che nel difendere dai predatori sassoni i territori ereditati dai propri avi. Le descrizioni tracciate dei cinque re, ne mettono in evidenza i vizi personali e la mancanza di rispetto verso i loro sudditi.
La parte rimanente dell'opera è costituita da un'ampia accusa rivolta al clero britannico contemporaneo dell'autore. Gildas rimprovera ai religiosi suoi connazionali numerosi vizi come l'ubriachezza, la cupidigia e, più in generale, il loro prevalente interesse per questioni ed attività secolari e materiali. Per fare ciò egli cita una serie di esempi biblici, con i quali intende mostrare loro i giusti comportamenti e le corrette strade da intraprendere. E, sebbene già all'inizio del "De Excidio..." avesse associato il suo ruolo a quello di Geremia, qui nel redarguire i sacerdoti britannici, Gildas tra le altre figure bibliche, porta un campionario completo dei profeti del Vecchio Testamento, Samuele, Osea, Amos, Sofonia, Aggeo e Malachia, che sono citati e commentati con il preciso intento di ammonire il clero a condurre una vita più morigerata e santa.
L'eredità di Gildas
Gildas è una delle poche fonti grazie alle quali possiamo avere una qualche notizia sui primi spostamenti, avvenuti tra il V ed il VI secolo dell'era cristiana, di popolazioni germaniche verso l'isola britannica. Egli è menzionato in una lettera scritta da Colombano di Bobbio a Papa Gregorio Magno, ed è citato come un punto di riferimento nella Collectio canonum Hibernensis, la raccolta di norme canoniche compilata nel VII o nell'VIII secolo. Le sue reliquie furono venerate per molte generazioni a Rhuys, prima di essere traslate, nel X secolo, a Berry. Sebbene la sua cronaca delle migrazioni delle popolazioni germaniche verso l'isola britannica, non sia esattamente ciò che ai nostri giorni intendiamo per un'opera storica, il testo si proiettò ben oltre l'ultima generazione di capi anglo-sassoni, sia secolari che religiosi, essendo stato utilizzato come fonte da Beda il Venerabile, nella redazione della prima parte della "Storia ecclesiastica delle popolazioni degli Angli".