Kublai Khan (Qubilai-Qan) fu sovrano dell'Impero mongolo dal 1260 al 1294. Tra suoi successi si ricordano la conquista della Cina e la successiva istituzione del dominio mongolo sul paese, sotto la dinastia Yuan (1271-1368). Fu il primo non cinese a governare la Cina, ed eresse la capitale Xanadu (Shangdu), stabilì Daidu (Pechino) come sua successora e ampliò l'impero fino ai suoi massimi confini, il quale arrivò ad estendersi dal Mar Caspio alla penisola coreana. Ci furono delle battute d'arresto lungo la strada, tra cui una serie di campagne dai risultati contrastanti nel sud-est asiatico e due invasioni fallite del Giappone nel 1274 e nel 1281. Kublai fu l'ultimo dei grandi sovrani mongoli e morì di malattia, aggravata dalla sua ripetuta indulgenza verso il cibo e l'alcol; la sua tomba non è mai stata ritrovata.
Primi anni
Kublai nacque nel 1215. Era il secondogenito di Tolui (1190 ca. - 1232) e quindi nipote di Gengis Khan (r. 1206-1227), fondatore dell'Impero Mongolo (1206-1368). Sotto il regno di suo fratello maggiore, Mongke (r. 1251-1259), gli venne assegnata la posizione di viceré (ilkhan) della Cina settentrionale, controllata dai mongoli. Kublai rimase in attesa e colse l'occasione per crearsi una rete di supporto e una squadra di consulenti competenti, tra cui Liu Bingzhong (1216-1274). Dal 1253, condusse anche una campagna militare a fianco di Mongke contro la Cina meridionale, ancora controllata dalla dinastia Song (960-1279). Le forze mongole si spostarono attraverso il Tibet e nello Yunnan, sottomettendo il regno di Dali, nel 1257. Da lì i mongoli sarebbero stati in grado di colpire la debole parte inferiore del regno dei Song, ed era stato pianificato un attacco su quattro lati per invaderli da sud e da ovest, ma la campagna si interruppe a causa della morte inaspettata di Mongke, avvenuta l'11 agosto 1259.
Guerra civile e successione
Quando Mongke morì, la campagna contro i Song fu abbandonata poiché si sviluppò rapidamente una lotta per la successione tra i comandanti mongoli. Alla fine scoppiò una guerra civile tra i due principali candidati: Kublai e suo fratello minore Ariq Boke (1219-1266), entrambi dichiarati nuovi khan. La situazione dei due khan si sarebbe risolta solo nel 1264, anche se nel 1260 una riunione dei capi tribù mongoli, il kurultai, aveva proclamato ufficialmente Kublai Gran Khan ('sovrano universale') dell'Impero mongolo.
Ariq Boke era noto per il suo conservatorismo (mentre Kublai era considerato di mentalità un po' troppo cinese), e aveva il vantaggio di controllare la parte centrale dell'impero e la sua capitale, Karakorum. Kublai, tuttavia, alla fine vinse, grazie al sostegno dei principi dell'Asia centrale, al suo controllo della guardia del corpo imperiale mongola e alle risorse di gran lunga superiori a sua disposizione come viceré della Cina. Essere il Gran Khan era sempre un titolo prestigioso, ma in realtà l'impero si era già diviso in vari khanati, ognuno governato dai discendenti di Gengis Khan. Kublai poteva ora governare la parte più grande e ricca di quello che era stato l'impero mongolo, ma quello che voleva veramente era una posizione molto più antica e anche più prestigiosa: quella di Imperatore cinese, l'ambizione di molti nomadi della steppa per secoli.
La Cina della dinastia Song
Nel 1268, Kublai posò lo sguardo sulle terre a sud del fiume Yangtze e sul grande premio che era la Cina dei Song. La campagna sarebbe stata lunga e ardua, poiché i Song erano in grado di schierare un esercito di oltre un milione di uomini ed entrambe le parti erano equipaggiate con le ultime armi a polvere da sparo, catapulte e macchine d'assedio. Ci sarebbero state anche battaglie navali che avrebbero visto coinvolte le navi più grandi mai viste nella storia militare. Il successo militare dei mongoli si era basato sulla cavalleria veloce, ma i Song la contrastarono adottando una strategia di guerra più statica e costruendo grandi fortificazioni nelle città chiave e sugli incroci fluviali. Per questo motivo, ci sarebbero voluti undici lunghi anni prima che Kublai eliminasse i suoi bersagli uno per uno e infine sottomettesse i Song.
Tipici durante la campagna furono gli attacchi alla città fortificata di Xiangyang, strategicamente importante. Assediata per cinque anni, cadde nel 1273 grazie alla perseveranza e alle catapulte (realizzate su progetti scoperti in Afghanistan). Quindi, all'inizio del 1275, il Khan organizzò un altro kurultai, questa volta per decidere come procedere nell'ultima fase della sua campagna contro i Song. I mongoli attraversarono lo Yangtze nel marzo 1275 e si dimostrarono inarrestabili, vincendo una imponente battaglia su terra e sul mare. Diversi generali dei Song disertarono o si arresero. Con una corte travagliata dalle lotte intestine dei consiglieri dell'imperatore bambino e lo spietato massacro dell'intera città di Changzhou, la fine della dinastia Song era vicina. L'imperatrice vedova e il suo giovane figlio Gongzong (che regnò dal 1274 al 1275) si arresero insieme alla loro capitale Lin'an il 28 marzo 1276. Vennero fatti prigionieri e portati a Pechino.
Gruppi di lealisti combatterono per altri tre anni, installando altri due giovani imperatori nel processo (Duanzong e Dibing), ma vennero spazzati via. I Song erano abbastanza ricchi, ma pagarono a caro prezzo la loro mancanza di unità politica, l'assenza di investimenti militari, che era stata una caratteristica della guerra cinese, l'assenza di cavalleria mobile e, in generale, la scarsa innovazione nelle armi. Infine, il 19 marzo 1279 una grande battaglia navale venne vinta a Yaishan, vicino all'odierna Macao; la conquista mongola della Cina era completa. Era la prima volta che il paese veniva unificato dal IX secolo d.C.
Xanadu e Daidu
Nel 1263 la capitale mongola fu spostata da Karakorum, in Mongolia, a Xanadu (Shangdu), in posizione più vantaggiosa, nel nord-est della Cina. Karakorum aveva associazioni spiacevoli per Kublai perché Ariq Boke l'aveva usata come base, prima che lui la conquistasse nel 1262. A Xanadu, progettata da Liu Bingzhong, vennero costruite mura e torri ricreando la classica pianta quadrata cinese per l'intera città. All'interno c'era un magnifico complesso di palazzi completo di giardini di caccia. L'intera città copriva 25.000 ettari e vantava una popolazione di circa 200.000 persone al suo apogeo.
Nel 1273 Xanadu fu relegata ad essere solo la capitale estiva dell'Impero mongolo e Daidu (alias Khanbaliq, ora Pechino) fu scelta come capitale principale. Daidu, la cui costruzione era iniziata nel 1266-7, divenne un forte simbolo della conquista mongola della Cina. Kublai divideva il suo tempo tra queste due città e continuava a godersi i tradizionali passatempi mongoli, come cacciare e bere latte di giumenta fermentato.
La Dinastia Yuan
Diventando imperatore della Cina, Kublai si diede il nome regale di Shizu e, nel 1271, chiamò la sua nuova dinastia 'Yuan', che significa 'origine' o 'centro, perno'. Il khan, ora imperatore, abbracciò la cultura cinese, a differenza dei suoi predecessori, indossando le tradizionali vesti imperiali e facendosi portare su una portantina invece di andare a cavallo. Tutto questo faceva parte della sua campagna per apparire agli occhi dei cinesi come il loro legittimo sovrano. L'imperatore si circondò di ministri cinesi e consiglieri confuciani, anche se, dietro le quinte, tutte le cariche chiave venivano assegnate a non cinesi, soprattutto a membri della guardia del corpo imperiale mongola e, nell'area delle finanze, ai musulmani, considerati esperti in quel campo.
Anche le posizioni amministrative chiave nelle 12 province semi-autonome di nuova creazione in cui la Cina e la Corea settentrionale (annessa nel 1270) erano ora divise andarono ai mongoli. I tradizionali sei ministeri cinesi risalenti alla dinastia Tang (618-907) continuarono ad esistere, ma Kublai abolì gli esami per il servizio civile, che avrebbero favorito i funzionari cinesi, con la loro educazione confuciana. Infine, non c'era alcun protocollo per la corte imperiale cinese nella capitale mongola Karakorum. Chiaramente, la routine simile a quella di un imperatore cinese era solo a beneficio dei cinesi.
Kublai si assicurò che i mongoli avessero sempre un vantaggio sui cinesi, classificandoli ufficialmente come superiori rispetto a loro. C'erano diverse misure segregazioniste, come il divieto per i cinesi di prendere nomi mongoli, indossare abiti mongoli o imparare la lingua mongola. I matrimoni misti erano scoraggiati e venivano inflitte pene diverse per lo stesso crimine a seconda della razza. Più che una politica esclusivamente razziale, Kublai era più preoccupato di controllare i suoi sudditi, rendendo più facile identificare chi era chi e assicurarsi che non ci fossero ribellioni: ai cinesi era proibito portare armi e riunirsi in pubblico, per esempio.
L'imperatore fece alcuni seri tentativi di unire i molti popoli del suo impero, incoraggiando l'uso di lingue diverse all'interno dell'amministrazione, tollerando diverse religioni e persino assicurandosi che alla corte imperiale venissero serviti piatti diversi. Lui stesso si convertì al buddismo tibetano, una mossa probabilmente influenzata da sua moglie e consigliera più importante, Chabi (alias Cabui-qatun, morta nel 1281), e dal monaco tibetano Phags-pa Lama (1235-1280). Quest'ultimo venne incaricato di creare una nuova lingua ufficiale (basata sul tibetano e sul sanscrito) che Kublai sperava potesse essere un ulteriore legame tra le molte nazionalità sotto il suo governo, ma l'idea non prese mai piede fuori dalla corte.
Un'altra sua iniziativa politica fu quella di promuovere il commercio internazionale. Gli artigiani furono uno dei gruppi che beneficiò del dominio mongolo, perché prima avevano uno status sociale molto basso. I mongoli, essendo nomadi, forse rimasero insolitamente impressionati dalla porcellana fine e dalle opere d'arte, e così Kublai concesse agli artigiani esenzioni fiscali. I commercianti, non essendo produttori ma 'scambiatori', erano discriminati in modo analogo, e anche questi beneficiarono di misure fiscali più favorevoli e della fine dei regolamenti suntuari. Vennero incoraggiati a usare la carta moneta e i cambi di valuta vennero regolamentati meglio e la costruzione di ulteriori strade e canali favorirono il trasporto delle merci. L'effetto di queste politiche fu quello di creare un boom del commercio, in particolare della porcellana. Kublai fece lo stesso con altre professioni i cui contributi pratici alla società lo colpirono, come i medici e gli astronomi.
Marco Polo
Il viaggiatore veneziano Marco Polo (1254-1324) partì nel 1271 e attraversò l'Asia per raggiungere la Cina durante il regno di Kublai Khan. Tra il 1275 e il 1292 lo servì persino, apparentemente in qualità di ambasciatore/reporter itinerante nelle parti più remote dell'Impero Mongolo. Al suo ritorno in Europa, Marco scrisse delle sue esperienze nel suo libro I viaggi di Marco Polo, distribuito per la prima volta nel 1298 circa. Le sue descrizioni sono tra le migliori fonti che abbiamo sulla dinastia Yuan e l'imperatore in particolare. A proposito dell'aspetto fisico di Kublai scrive questo:
Kublai, che è chiamato gran khan, o signore, è di statura media, cioé non è né alto né basso; i suoi arti sono ben formati e in tutta la sua figura c'è una giusta proporzione. La sua carnagione è chiara e occasionalmente soffusa di rosso, come la tinta brillante della rosa, che aggiunge molta grazia al suo volto. I suoi occhi sono neri e belli, il suo naso è ben formato e prominente. (112)
Le invasioni del Giappone
Tornando al 1268, non è chiaro perché Kublai volesse includere il Giappone nel suo impero mentre stava ancora combattendo i Song. Forse era interessato alle sue risorse (in particolare all'oro) o al prestigio che ne sarebbe derivato, in quanto la conquista era un modo tradizionale per i leader mongoli per cementare la propria posizione di potere, o forse a fermare il commercio tra il Giappone e i Song, indebolendo così il suo avversario. Conquistare il Giappone gli avrebbe dato accesso a un esercito che includeva samurai ben addestrati, o comunque a una sorta di vendetta per il caos che i wako (i pirati giapponesi) causavano sulle coste dell'Asia orientale attaccando le navi mercantili.
Quali che fossero le sue ragioni, il suo approccio fu chiaro: prima la diplomazia, poi la guerra. Dal 1268, Kublai inviò degli ambasciatori, ma le sue richieste di tributo furono totalmente ignorate, tranne per il fatto che le truppe giapponesi furono messe in allerta nelle aree in cui era probabile un'invasione. Questo fu un bene visto che Kublai perse la pazienza e mise insieme una flotta di circa 800-900 navi, la quale salpò dalla Corea nel novembre del 1274. Le navi trasportavano un esercito di circa 16.600-40.000 mongoli, cinesi e coreani. Gli attacchi mongoli incontrarono una forte resistenza sulle isole esterne ma la flotta proseguì verso la baia di Hakata, sbarcando il 19 novembre.
Forse erano preparati, ma la forza di difesa giapponese contava appena 4.000-6.000 uomini. I mongoli vinsero i primi scontri grazie al loro numero, alle armi e ai movimenti coordinati delle truppe, cosa a cui i giapponesi non erano abituati perché preferivano consentire ai singoli guerrieri di scegliersi il proprio obiettivo, uno stile di guerra ancora medievale. Curiosamente, però, gli invasori non si spinsero in profondità nel territorio giapponese. Ciò fu dovuto forse a problemi di approvvigionamento o alla morte del generale Liu Fuxiang. Può anche essere vero che l'intera 'invasione' fu in realtà solo una missione di ricognizione. Qualunque sia stato il motivo, gli invasori rimasero sulle loro navi per la notte, ritirandosi nella baia, per sicurezza, il 20 novembre. Questa fu una decisione fatale perché, secondo alcuni resoconti, si scatenò una terribile tempesta che uccise fino a un terzo dell'esercito mongolo e danneggiò gravemente la flotta. Gli aggressori furono quindi costretti a ritirarsi.
Kublai Khan tornò alla diplomazia e inviò altre due ambasciate in Giappone nel 1275, chiedendo, ancora una volta, il pagamento di un tributo. Questa volta i giapponesi furono ancora più sprezzanti e decapitarono gli ambasciatori. I giapponesi usarono questo intervallo di tempo per costruire fortificazioni e prepararsi all'inevitabile seconda invasione.
La flotta di invasione di Kublai Khan che partì a giugno del 1281 era molto più grande della precedente. Questa volta, grazie alla recente sconfitta dei Song e all'acquisizione della loro marina, era composta da 4.400 navi e circa 100.000 uomini, ancora una volta un misto di guerrieri mongoli, cinesi e coreani. Ancora una volta sbarcarono ad Hakata, ma le nuove fortificazioni resistettero. Dopo pesanti perdite, i mongoli si ritirano sull'isola di Iki solo per essere bersagliati dalle navi giapponesi, che effettuarono costanti incursioni contro di loro utilizzando piccole imbarcazioni. Kublai fu comunque in grado di inviare rinforzi dalla Cina, forse altri 40.000 uomini. Le flotte combinate si spostarono quindi a est e attaccarono Takashima, in una battaglia che si svolse il 12 agosto.
Per diverse settimane infuriarono aspri combattimenti e gli invasori probabilmente dovettero affrontare carenze di rifornimenti. Poi, ancora una volta, il tempo intervenne, causando il caos: il 14 agosto un tifone distrusse la maggior parte della flotta mongola, demolendo le navi incontrollabili (e non costruite particolarmente bene) che erano state legate con delle catene per metterle al sicuro dalle incursioni giapponesi, fracassandole sulla costa. Da metà a due terzi delle forze mongole rimasero uccise e migliaia di soldati rimasero bloccati sulle spiagge della baia di Imari, dove la maggior parte venne giustiziata. Le navi sopravvissute tornarono in Cina. Ai venti di tempesta che affondarono o portarono via in sicurezza le navi mongole dalle coste giapponesi fu dato il nome di kamikaze o 'venti divini' poiché vennero visti come una risposta di Hachiman, il dio shintoista della guerra, all'appello giapponese di inviare aiuto per proteggere il paese da un nemico numericamente superiore.
Morte ed eredità
Come il Giappone, il sud-est asiatico venne attaccato svariate volte per terra e per mare, ma le invasioni del Vietnam (1257, 1281 e 1286), della Birmania (1277 e 1287) e di Giava (1292), si rivelarono essere un premio elusivo e dei successi limitati, e le armate mongole affrontarono esperienze sconosciute come le giungle umide, le malattie parassitarie e gli elefanti da guerra. Kublai non rinunciò mai al Giappone e continuò a inviare missioni diplomatiche infruttuose per persuadere il paese ad aderire al sistema tributario cinese.
Il regno successivo di Kublai fu un po' deludente, ma era riuscito a promuovere una situazione relativamente pacifica in tutta l'Asia, la cosiddetta Pax Mongolica. Ci furono tumulti, specialmente quando furono aumentate le tasse per finanziare le sue imprese straniere immensamente costose. Ci fu una grande ribellione in Tibet all'inizio degli anni '90 del XIII secolo, e gli altri discendenti di Gengis Khan, in particolare gli Ogedeidi, continuarono a rodere i confini occidentali della Cina. Anche la salute dell'imperatore si deteriorò e, gravemente sovrappeso, inizò a soffrire di gotta cronica e reumatismi.
Kublai morì per cause naturali nel 1294 all'età di 79 o 80 anni, un'età estremamente avanzata per i sovrani mongoli, abituati a una vita dura. Il suo corpo venne portato in un luogo segreto, probabilmente in Mongolia, come era tradizione, e sepolto molto probabilmente in una tomba sontuosa, ma che non è mai stata ritrovata. A Kublai successe suo nipote Temur come Khan e imperatore della Cina (r. 1295-1308) dopo che la sua prima scelta, suo figlio Zhenjin (1243-1285), era morto prematuramente. La dinastia Yuan fondata da Kublai godette di circa 30 anni di stabilità, ma in seguito fu tormentata da controversie dinastiche e non raggiunse mai più l'apice che aveva raggiunto sotto il suo fondatore. Gli Yuan avrebbero governato la Cina fino all'arrivo della dinastia Ming, nel 1368.
Grazie a Marco Polo e ad altri, il potere e la ricchezza della corte e dell'impero di Kublai hanno fatto presa sull'immaginario collettivo e hanno reso la sua capitale estiva, Xanadu, sinonimo di opulenza e vita piacevole. Gengis Khan può essere ricordato come il più grande e temibile condottiero mongolo, ma Kublai si è guadagnato la reputazione duratura di uomo che ha raccolto i frutti della supremazia mongola ed è diventato, agli occhi degli occidentali, la quintessenza del potentato orientale.