Ildegarda di Bingen

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Joshua J. Mark
da , tradotto da Alessandra Balielo
pubblicato il 30 maggio 2019
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Tedesco, Portoghese, Spagnolo
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Depiction of Hildegard of Bingen in the St. Foy Church (by Ralph Hammann, CC BY-SA)
Immagine di Ildegarda di Bingen nella Chiesa di Sainte Foy
Ralph Hammann (CC BY-SA)

Ildegarda di Bingen (conosciuta anche come Hildegarde von Bingen, 1098-1179) fu una mistica cristiana, badessa benedettina ed erudita, esperta in filosofia, composizione musicale, botanica, letteratura medievale, cosmologia, medicina, biologia, teologia e storia naturale. Rifiutò di essere definita dalla gerarchia patriarcale della Chiesa e, pur attenendosi alle sue restrizioni, giunse quasi a superare i limiti stabiliti per le donne.

Oltre che per l’impressionante corpus di opere e per le raffinate composizioni musicali, Ildegarda è conosciuta per il suo concetto spirituale di Viriditas - "viridità, verdezza" - la forza vitale cosmica che pervade il mondo naturale. Per Ildegarda il Divino si manifesta ed è evidente nella natura. La natura stessa non è il Divino, ma il mondo naturale dà testimonianza di Dio, esiste a causa sua e lo glorifica. Ildegarda è conosciuta anche per i suoi scritti sul concetto di Sapientia - la Saggezza Divina - in particolare la Saggezza Divina Femminile immanente che si accosta all'anima umana e la nutre.

Fin da giovane, sperimentò visioni estatiche di luce e suoni, che interpretò come messaggi di Dio. Queste visioni furono riconosciute come autentiche dalle autorità ecclesiastiche, che la incoraggiarono a scrivere le sue esperienze. Durante la sua vita sarebbe diventata famosa per le sue visioni, la sua saggezza, i suoi scritti e le sue composizioni musicali; i suoi consigli erano richiesti dalla nobiltà di tutta Europa.

La giovinezza e l'educazione

Ildegarda proveniva da una famiglia dell'alta società tedesca, ed era la più giovane di dieci figli. Da bambina era spesso malata, all’incirca dall'età di tre anni fu afflitta dai mal di testa che accompagnavano le sue visioni. Non si sa se i genitori abbiano consultato dei medici per i suoi problemi di salute, ma all'età di sette anni la mandarono come novizia nel convento di Disibodenberg.

ILDEGARDA TEMEVA LE SUE VISIONI E AVEVA CERCATO DI RESPINGERLE, MA VOLMAR LA SOSTENNE E LA INCORAGGIÒ AD ACCETTARLE.

Ildegarda fu posta sotto la cura della badessa Jutta von Sponheim (1091-1136), che era a capo dell'ordine: un'aristocratica, figlia di un conte, che aveva scelto per sé la vita monastica. Nel 1105, quando Ildegarda entrò in convento, Jutta aveva solo sei anni più di lei e diventarono amiche intime. Jutta insegnò a Ildegarda a leggere, scrivere e recitare le preghiere e la introdusse alla musica, insegnandole a suonare il salterio (uno strumento a corde simile a una cetra). Jutta potrebbe anche aver insegnato alla compagna più giovane il latino (anche se questa ipotesi è stata contestata) e la incoraggiò a leggere molto.

Durante questo periodo, fu istruita anche da un monaco di nome Volmar (morto nel 1173), che era priore del convento e confessore delle monache (dato che alle donne non era permesso confessare, celebrare la Messa o presiedere nessuna assemblea ufficiale, eccetto le riunioni di altre donne riguardanti il mantenimento quotidiano della comunità). Ildegarda aveva parlato delle sue visioni a Jutta, che sentì il dovere di informarne Volmar. Volmar incoraggiò Ildegarda a credere nell'autenticità delle visioni e a scriverne. Forse fu lui a insegnarle il latino e a introdurla ai vari generi di letteratura. Dopo sette anni di tutela e servizio, all'età di quattordici anni Ildegarda fece la sua professione di fede e fu accettata nell'ordine.

St. Hildegard Meeting St. Jutta of Sponheim
Santa Ildegarda incontra Jutta di Sponheim
Kurt Wichmann (CC BY)

Ildegarda e Jutta erano tipiche monache del periodo, in quanto provenivano da famiglie aristocratiche di classe elevata che potevano permettersi di pagare la Chiesa per prendersi cura delle loro figlie. Sebbene fosse ufficialmente proibito ricevere denaro dai genitori, per accettare una ragazza i conventi richiedevano una "dote", con la motivazione che sarebbe servita al suo mantenimento. Queste doti prendevano la forma di atti di proprietà, denaro in contanti, abiti costosi e simili oggetti di valore. Le figlie di famiglie povere non potevano permettersi la dote e, se volevano partecipare alla vita del convento, dovevano farlo come domestiche o cuoche. Gli studiosi Frances e Joseph Gies commentano così l'attrazione esercitata dal convento sulle giovani donne nel Medioevo:

Per le donne di classe elevata, il convento soddisfaceva diversi bisogni fondamentali. Costituiva un'alternativa al matrimonio, accogliendo ragazze le cui famiglie non erano in grado di trovare loro dei mariti. Forniva uno sbocco per le anticonformiste, donne che non volevano sposarsi perché sentivano una vocazione religiosa, perché il matrimonio era ripugnante, o perché vedevano nel convento un modo di vivere in cui potevano esibirsi e forse distinguersi. Il convento era il rifugio delle donne intellettuali. (64)

Ildegarda certamente si adattava a questo modello di donna intellettuale, distinguendosi per la sua vasta conoscenza, la devozione verso Dio e la capacità di mettersi a servizio degli altri. Quando nel 1136 Jutta morì, Ildegarda, allora trentottenne, fu scelta all'unanimità per succederle.

Visioni e trasferimento a Rupertsberg

Fin da giovane Ildegarda aveva temuto le sue visioni e aveva tentato di respingerle, ma Volmar la sostenne e la incoraggiò ad accettarle. Alcuni anni dopo essere diventata badessa, cominciò a ricevere le visioni più vividamente di prima e con tale frequenza che fu costretta a letto. Confessò di avere delle visioni all'abate Kuno, che presiedeva il suo ordine: lui la incoraggiò a scriverne, ma lei rifiutò.

Le visioni stesse poi insistettero perché lei le mettesse per iscritto e le interpretasse per il pubblico. Ildegarda resistette finché non cadde in un delirio in cui le visioni, continuamente ricorrenti, le chiedevano di essere messe per iscritto. Lei racconta:

Rimasi trenta giorni in questa afflizione, mentre il mio corpo bruciava come se avessi la febbre... E durante quei giorni vidi una processione di innumerevoli angeli che combattevano a fianco di Michele contro il drago e vincevano. E uno di loro mi chiamò: "Aquila! Aquila! Perché dormi? Alzati! Perché è l'alba - e mangia e bevi! Immediatamente il mio corpo e i miei sensi tornarono al mondo e, vedendo questo, le mie figlie [le compagne suore] che piangevano intorno a me mi sollevarono da terra e mi misero sul letto e così cominciai a recuperare le forze. (Gies, 78)

Incoraggiata da Volmar e dall'abate Kuno e ispirata dalle visioni, Ildegarda iniziò a scrivere la sua opera più nota, lo Scivias (forma abbreviata del latino Scito vias Domini - "Conosci la via del Signore" -, composta intorno al 1142-1151) che, in accordo con le istruzioni delle sue visioni, raccontava ciò che vedeva e ciò che pensava significasse. A questo punto era una veggente affermata, rinomata per la sua saggezza e molto ricercata per i suoi consigli. Papa Eugenio (1145-1153) lesse parti dello Scivias, approvò le visioni come autentiche rivelazioni e incoraggiò Ildegarda a continuare il lavoro. Le persone si recavano a Disibodenberg per farle visita; l’abate Kuno gentilmente ricordava loro di lasciare una donazione prima di partire.

Ruins of Disibodenberg Monastery
Rovine del Monastero di Disibodenberg
E-W (CC BY-SA)

Nel 1147 Ildegarda chiese il permesso di fondare un proprio convento a Rupertsberg, 105 km a sud-est. La sua richiesta scatenò un contrasto con l'abate Kuno, che le negò il permesso e le suggerì di accettare la posizione di Priora a Disibodenberg e di sottomettersi alla sua autorità. Non sono documentate le ragioni del rifiuto, ma molto probabilmente Kuno era riluttante a perdere una risorsa così grande: lldegarda, infatti, non portava solo entrate significative, ma riusciva a gestire il convento in maniera efficiente, mantenendo anche una corrispondenza con figure importanti che avrebbero potuto fare ulteriori donazioni.

Ildegarda rifiutò di accettare la decisione di Kuno, ripeté la sua richiesta e quando Kuno la respinse una seconda volta, la portò davanti all'arcivescovo di Magonza, che la approvò. Ma Kuno non voleva ancora lasciar andare lei o le suore finché Ildegarda, costretta a letto (forse a causa delle sue visioni), lo informò che Dio stesso la stava punendo perché non aveva esaudito la sua richiesta di trasferire le suore a Rupertsberg. Ildegarda fu colpita da una paralisi così grave che nessuno riusciva a farle muovere le braccia o le gambe; dopo aver assistito a questo, Kuno cedette e permise alle monache di partire. Ildegarda fondò il convento di Rupertsberg intorno al 1150, con diciotto suore e il suo amico monaco Volmar come loro confessore.

Opere e convinzioni

La concezione di Ildegarda è onnicomprensiva, e trascende di gran lunga la visione comune della Chiesa medievale, pur rimanendo nei limiti dell'ortodossia. Ildegarda sosteneva che lo spirito del Divino era tanto femminile quanto maschile e che entrambi questi elementi erano essenziali per la sua completezza. Il concetto di Viriditas elevava il mondo naturale dalla visione che ne aveva la Chiesa, come regno caduto di Satana, a un'espressione ed estensione del Divino. Dio si rivelava nella natura, e l'erba, i fiori, gli alberi e gli animali testimoniavano il Divino semplicemente con la loro esistenza.

L'ORDO VIRTUTUM DI ILDEGARDA È LA PIÙ ANTICA OPERA MORALE MEDIEVALE E L'UNICO SPETTACOLO TEATRALE IN MUSICA DEL MEDIOEVO.

La sua prima opera, lo Scivias, riferisce ventisei delle sue visioni in tre sezioni - sei visioni nella prima, sette nella seconda, tredici nella terza - insieme alla sua interpretazione e al commento sulla natura del Divino e sul ruolo della Chiesa come intermediaria tra Dio e l'umanità. Ildegarda descrive Dio come un uovo cosmico, sia maschile sia femminile, pulsante d'amore; l'aspetto maschile del Divino è trascendente mentre quello femminile è immanente. È questa immanenza che invita al rapporto con il Divino.

Ildegarda credeva che, prima della caduta dell'uomo, Dio fosse adorato attraverso il canto celeste che, dopo la caduta, fu imitato in maniera approssimativa dalla musica, come l'uomo poteva sentirla e comprenderla. La musica, quindi, era la migliore espressione dell'amore, della devozione e dell'adorazione di Dio. In linea con questa convinzione, termina lo Scivias con il testo del dramma morale Ordo Virtutum e con la Sinfonia del Cielo, una delle sue prime composizioni musicali.

Durante la sua permanenza a Disibodenberg, Ildegarda praticò abitualmente quella che oggi è conosciuta come "cura olistica", usando le energie risonanti dello spirito e rimedi naturali per mantenere la salute e curare malattie e lesioni. Tra il 1150 e il 1158 compose il suo Liber Subtilitatum ("Libro delle sottigliezze delle diverse qualità delle cose create") composto di due sezioni, la Physica ("Medicina") e Causae et Curae ("Cause e cure delle malattie"). In esso sostiene che gli esseri umani sono l'apice della creazione di Dio e che il mondo naturale vive in armonia con l'umanità; gli esseri umani dovrebbero prendersi cura della natura e la natura farà lo stesso.

Il suo concetto di salute si basava sulla diffusa concezione, derivata dall'antica medicina greca, che faceva dipendere la salute del corpo umano dall'equilibrio di quattro umori del corpo: sanguigno/pacifico/secco (sangue), collerico/arrabbiato/caldo (bile gialla), flemmatico/apatico/umido (flemma), malinconico/depresso/freddo (bile nera). La concezione degli umori di Ildegarda era ancora conforme alla concezione tradizionale, dalla quale differiva leggermente. Quando questi umori erano in equilibrio, il corpo era in ottima salute; la malattia indicava uno squilibrio. Ildegarda raccomandava rimedi erboristici, bagni caldi, ritmi di sonno adeguati, una dieta sana e un atteggiamento positivo per mantenersi in equilibrio o riportare una persona malata a uno stato sano ed equilibrato.

La condotta virtuosa era essenziale per la salute e Ildegarda affrontò questo aspetto nel suo dramma morale Ordo Virtutum ("Ordine delle virtù"), completato nel 1151. L'opera rappresenta la lotta dell'anima, intrappolata nella carne, tra il richiamo delle virtù e le tentazioni del diavolo: fu eseguita da Ildegarda e dalle sue monache come coro delle virtù e dell'anima (una voce femminile); il clero maschile cantava i ruoli dei patriarchi e dei profeti e molto probabilmente Volmar rivestiva il ruolo di Satana - l'unico personaggio nel dramma che non canta poiché Satana è incapace di produrre musica, vera lode di Dio. Ordo Virtutum è la più antica opera morale medievale e l'unico spettacolo teatrale in musica del Medioevo che ci sia rimasto.

Illustration of Hildegard of Bingen from Scivias
Illustrazione di Ildegarda di Bingen dallo Scivias
Eisenacher~commonswiki (Public Domain)

A Rupertsberg Ildegarda fu particolarmente produttiva e scrisse il Liber Vitae Meritorum ("Libro dei meriti della vita"), tra il 1158 e il 1163. Quest'opera espande e sviluppa il tema della sua opera precedente, affrontando la lotta dell'anima tra virtù e vizio, la vera natura e le ricompense finali di entrambi, la ragione della lotta dell'anima e l'immanenza della presenza di Dio e del suo amore redentore. In questo lavoro trattò anche della sessualità umana, in particolare di quella femminile, descrivendo l'orgasmo di una donna come la forza spirituale che avvolge il seme dell'uomo nell'utero e ve lo trattiene. La profondità della passione che i genitori provano l'uno per l'altro durante il rapporto sessuale determinerebbe il carattere del bambino; se sono innamorati, allora l'orgasmo di entrambi è forte e il bambino sarà sano e felice; se non lo sono, allora il bambino sarà amareggiato e squilibrato.

Tra il 1164 e il 1174 Ildegarda scrisse la sua grande opera teologica, il Liber Divinorum Operum ("Libro delle opere divine"), riunendo i temi degli scritti precedenti ma elevandoli, tramite la grande scala delle visioni successive e la spiegazione della natura dell’Amore Divino (Caritas) e della Divina Sapienza (Sapientia), rappresentati come energie femminili irradianti luce.

In quest’opera è approfondito anche il concetto di Viriditas. Il "verde" del mondo naturale si riflette nel "verde" dell'anima umana, ricettiva al Divino, che, una volta connessa alla forza vitale cosmica, fiorisce alla vita. Tagliata fuori dall'Amore Divino, l'anima è in balia del vizio che conduce solo all’infelicità e alla morte. La scelta naturale e favorevole alla vita è quella di abbracciare il Divino come energia essenziale e duratura dell'esistenza, riconoscendo che le virtù portano verso una realtà elevata e trascendente. Ovviamente la musica è collegata con questo concetto di "verde", poiché eleva l'anima nella lode della fonte di tutta la vita.

Corrispondenza e contrasti

Mentre componeva le sue opere e le partiture musicali (ancora popolari ed eseguite ai giorni nostri), Ildegarda teneva anche una corrispondenza con re, regine, autorità ecclesiastiche e molti altri. Scambiò lettere, che ci sono rimaste, con importanti personalità del Medioevo come Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), Tommaso Becket (1118-1170), Enrico II (1133-1189), Eleonora d'Aquitania (circa 1122-1204), Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Germania (1122-1190), e molti altri. Non ebbe mai paura dei contrasti o delle critiche e non esitò a lottare per ciò che riteneva giusto, resistendo all'autorità patriarcale, ecclesiastica o laica.

PERFINO A OTTANT'ANNI ILDEGARDA SI OPPONEVA ALLE PREPOTENZE E NON SI FACEVA INTIMIDIRE DA FIGURE MASCHILI AUTORITARIE.

Ildegarda compì quattro viaggi per tenere conferenze, con tappe a Colonia, Treviri, Wurzburg, Francoforte e Rothenburg, e trasferte nelle Fiandre. Questi tour erano espressamente destinati a tenere sermoni a un pubblico prevalentemente maschile, nonostante San Paolo avesse invitato le donne ad astenersi dal parlare in presenza di uomini, dall’esercitare autorità sugli uomini o dall’insegnare agli uomini (I Timoteo 2:12-14, I Corinzi 11:3, I Corinzi 14:34). Un punto centrale dei discorsi di Ildegarda era la corruzione della Chiesa e la necessità di una riforma immediata e drastica.

Perfino a ottant'anni Ildegarda si opponeva alle prepotenze e non si faceva intimidire da figure maschili autoritarie. L'arcivescovo di Magonza le ordinò di riesumare il corpo di un giovane, morto scomunicato e sepolto in terra santa a Rupertsberg. Ildegarda rifiutò, sostenendo che l'uomo aveva chiesto l'assoluzione e ricevuto la grazia e che solo la caparbietà e l'orgoglio personali dell'Arcivescovo gli impedivano di riconoscerlo. Compì due viaggi a Magonza per perorare il caso, ma gli fu negata udienza e il suo convento fu posto sotto interdetto. Solo quando l'arcivescovo morì, l'interdetto fu revocato e Ildegarda e le sue monache ritornarono nello stato di grazia della Chiesa.

Conclusioni

Oltre al suo contributo alla teologia, alla filosofia, alla musica, alla medicina e oltre a tutto il resto, Ildegarda inventò la scrittura delle Litterae ignotae (un alfabeto alternativo), che usò nei suoi inni per brevi rime e, forse, per conferire al testo il senso di un'altra dimensione e di un livello superiore. Inventò anche la Lingua ignota (lingua sconosciuta), una lingua artificiale con un alfabeto di 23 lettere che serviva a separare ed elevare il suo ordine dal mondo terreno.

Nonostante i suoi successi e la sua fama, la Chiesa continuò a considerare le donne non solo come cittadine di serie B, ma anche come pericolose tentazioni e ostacoli alla virtù. Bernardo di Chiaravalle, personaggio molto influente, affermò che un uomo non poteva stare insieme a una donna senza desiderare di avere rapporti sessuali con lei e l'ordine canonico dei Premostratensi bandì le donne dall’ordine, sostenendo di aver riconosciuto "che la malvagità delle donne è maggiore a tutte le altre nel mondo" (Gies, 87). Ildegarda lottò proprio contro questa mentalità misogina, non solo all'interno della Chiesa, ma nella società medievale in generale.

Comunque la Chiesa riconobbe il significato della sua opera e lei fu considerata una donna di grande importanza. Furono fatti quattro tentativi di canonizzarla ma nessuno ebbe successo, sebbene sia spesso chiamata Santa Ildegarda di Bingen. È stata beatificata, non canonizzata, solo nel 2012, sebbene per molti sia degna di essere proclamata santa. Le sue famose visioni sono oggi interpretate come sintomi di una persona che soffriva di emicrania, ma questo non ha in alcun modo sminuito la sua reputazione.

Nel 1979 l'artista Judy Chicago incluse Ildegarda di Bingen nella sua opera d'arte The Dinner Party (attualmente in mostra al Brooklyn Museum, New York, USA), un tavolo triangolare decorato con posti apparecchiati per trentanove donne della storia e della letteratura: l’opera celebra il loro contributo alla cultura mondiale e alla conoscenza. I nomi di altre 999 donne sono incisi sul pavimento su cui poggia il tavolo. Senza dubbio Ildegarda sarebbe felice del suo posto a tavola tra Eleonora d'Aquitania e Petronilla de Meath (1300-1324), accusata di essere una strega e giustiziata per eresia; due delle tante donne celebrate nell’opera per quello che furono e per il messaggio che continuano a offrire al mondo.

Info traduttore

Alessandra Balielo
Negli studi e nell'esperienza professionale ho sempre seguito due passioni, per l'insegnamento e per l'archeologia. Nutro un grande interesse per gli studi di genere. Ho lavorato come archeologa, attualmente sono insegnante di Latino e Greco al Liceo.

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, J. J. (2019, maggio 30). Ildegarda di Bingen [Hildegard of Bingen]. (A. Balielo, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-18094/ildegarda-di-bingen/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "Ildegarda di Bingen." Tradotto da Alessandra Balielo. World History Encyclopedia. Modificato il maggio 30, 2019. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-18094/ildegarda-di-bingen/.

Stile MLA

Mark, Joshua J.. "Ildegarda di Bingen." Tradotto da Alessandra Balielo. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 30 mag 2019. Web. 21 dic 2024.