La scienza e la tecnologia in Mesopotamia presero a svilupparsi durante il Periodo di Uruk (4100-2900 AEC) e il Periodo Protodinastico (2900-1750 AEC) della cultura sumera, nel meridione della regione. Le fondamenta di futuri conseguimenti e progressi scientifico-tecnologici mesopotamici furono gettate dai sumeri, i quali per primi esplorarono una embrionale pratica di metodo scientifico; si dedicarono all'innovazione tecnologica; crearono la scrittura; svilupparono matematica, astronomia e astrologia; e concepirono persino la nozione stessa del tempo. Tra le più importanti invenzioni sumeriche possiamo enumerare:
- la ruota
- la vela
- la scrittura
- l'arco e l'arco a mensola (falso arco)
- tecniche irrigue e di coltivazione
- la città
- la mappa
- la matematica
- la nozione di tempo e gli orologi
- astronomia e astrologia
- i farmaci e la chirurgia
I sumeri conseguirono queste innovazioni nello sforzo di migliorare la propria condizione di vita — ma devono essere giunti alla loro necessità attraverso l'osservazione di un problema esistente e la proposta di una soluzione da testare. Alcuni studiosi si oppongono all'uso delle definizioni di “scienza” o “metodo scientifico” in riferimento alle invenzioni sumeriche e mesopotamiche, perché la religione rivestiva in esse e nelle vite della popolazione un ruolo significativo, e la volontà degli dèi era considerata l'unico e finale fattore nel funzionamento della vita sulla terra e dell'universo.
Tuttavia, “metodo scientifico” resta il termine più appropriato onde definire la forma mentale e operativa dei mesopotamici, i quali, pur attenendosi a una concezione sostanzialmente teistica della vita, erano proni a immaginare un modo operante secondo leggi naturali nel tentativo di scoprire le quali gettarono le fondamenta per una ricerca scientifica successivamente sviluppata da pensatori egiziani e greci, e che giunge direttamente sino a noi.
La “causa formale”
Con ciò non s'intende affermare gli antichi mesopotamici si occupassero di ricerca scientifica nel medesimo modo e con la nostra stessa mentalità moderna, e coloro che si oppongono all'uso di “scienza” e “metodo scientifico” sic et simpliciter circa la Mesopotamia non si può dire abbiano pienamente torto. I mesopotamici credevano gli dèi avessero creato l'ordine dal caos, e gli esseri umani quali collaboratori, co-lavoratori nel mantenimento di detto ordine. Siccome gli dèi erano causa efficiente e finale di tutte le cose visibili e invisibili, l'obiettivo delle innovazioni sembra essere stato la comprensione del funzionamento dell'ordine di concerto con la collaborazione umana nella sua preservazione.
Questa preservazione assunse la forma pratica di migliorie nelle cose basilari della vita degli abitanti, e ciò richiedeva osservazione, formulazione di una sorta d'ipotesi del funzionamento di un dato aspetto empiriso, la messa alla prova dell'ipotesi, e il conseguimento d'una conclusione; quantunque questo iter segua la forma essenziale del metodo scientifico odierno, la ragione ultima di ogni fenomeno osservabile era ascritta agli dèi, e, dunque, anziché domandarsi perché qualcosa funzionasse ci si soffermava piuttosto sul come funzionasse e come migliorarne il funzionamento corrispettivamente al ruolo umano di collaboratori degli dèi.
Per un contadino sumero antico non avrebbe avuto senso domandarsi “Perché i miei campi sono aridi e quelli del mio vicino fertili?”, perché l'ovvia risposta sarebbe stata che così volevano gli dèi. La domanda sarebbe piuttosto stata: “Come posso influenzare il volere degli dèi onde rendere fertili i miei campi?”; magari gli dèi semplicemente richiedevano maggiori atti di devozione dal contadino, oppure intendevano forzarlo a qualcosa cui non avrebbe altrimenti pensato, così ponendolo intenzionalmente alla prova dell'invenzione di un sistema di irrigazione che permettesse a più di un bracciante d'avere approvvigionamenti d'acqua per la propria terra.
La necessità sembra sì essere davvero stata la madre dell'invenzione, ma questa era tutta intesa al mantenimento di questa sorta di "causa formale" sottostante all'ordine divino del mondo. Le cose erano come erano, e il compito del singolo individuo era raccogliere le sfide pòrte dagli dèi a migliorare il migliorabile — e accettare ciò che non si può cambiare.
La ruota, la vela e la scrittura
Due invenzioni mesopotamiche considerate le più importanti furono la scrittura e la ruota. Quantunque alcuni studiosi asseriscano la ruota abbia piuttosto avuto origine in Asia centrale (e corroborante, per la verità, è la più antica ruota a noi giunta, là rinvenuta), è tuttavia generalmente accettato che il concetto di ruota abbia avuto origine a Sumer quale implemento nella produzione della ceramica. Si ritiene la ruota venisse sviluppata onde produrre più e migliore ceramica in minor tempo; successivamente la ruota del tornio venne adattata a carretti/carriole e poi carri onde trasportare beni e prodotti e semplicemente muoversi più celermente da un luogo all'altro.
Lo stesso paradigma sembra applicarsi all'invenzione della vela, la quale con ogni probabilità fu frutto dell'osservazione dell'effetto del vento su un telo o un tessuto, magari steso ad asciugare dopo il lavaggio. Un telo di maggiori dimensioni, si poté intuire, avrebbe raccolto più vento e aiutato a navigare i fiumi con maggiore facilità e velocità. Ciò sarebbe stato particolarmente rimarchevole nel commercio, essendo i corsi d'acqua il tragitto preferito nonostante le difficoltà di muoversi lentamente controcorrente; la vela avrebbe posto rimedio a questo problema aggiungendo il vento alla forza dei rematori o sostituendolo ad essi.
La scrittura fu inventata tra il 3600 e il 3500 AEC quale sistema di trasmissione d'informazioni nel commercio su lunghe distanze. La sua forma originaria era di rudimentali pittogrammi recanti dati come “due pecore — tempio di Uruk”, cui però non riusciva chiarire quale fosse il proposito delle due pecore, se fossero da consegnarsi al tempio o se di là venissero, se fossero vive o macellate. Secondo lo studioso Noah Kramer:
Fu probabilmente […] circa cinquemila anni fa che i sumeri, quale risultato delle loro necessità economiche e amministrative, concepirono l'idea di scrivere su argilla. I primi tentativi erano rozzi e pittografici, e non poterono che essere utilizzati per la più semplice notazione amministrativa; ma, nei secoli successivi, tali furono le modifiche e rimodulazioni di questo sistema da parte di scribi ed insegnanti che esso perse completamente il suo carattere pittografico-rappresentativo per diventare un sistema squisitamente convenzionale e a base fonetica. Nella seconda metà del III millennio AEC la tecnica scrittoria sumerica era diventata sufficientemente duttile onde esprimere senza difficoltà le più intricate composizioni storiche e letterarie.(History Begins at Sumer, xxi)
Questo sistema di scrittura è noto come cuneiforme, dal latino cuneus (cuneo), perché i segni erano impressi con uno stilo/cannula a forma di cuneo in argilla umida poi lasciata ad essiccare. Ovviamente i sumeri non chiamavano la loro scrittura cuneiforme (la definizione è moderna), né mai lo fece nessun'altra civiltà che sé ne servì successivamente. Il cuneiforme si diffuse da Sumer e fu utilizzato da altre grandi civiltà della Mesopotamia e dell'Anatolia, incluse:
- accadi
- assiri
- babilonesi
- elamiti
- hatti
- ittiti
- urriti
Già dal 3200 AEC il sistema di scrittura era sufficientemente avanzato da richiedere una sorta di dizionario (noti come testi lessicali) con le definizioni di alcuni simboli e di parole e successivamente recanti, inoltre, la traduzione dei termini in Sumero, Accade e Ittita. Il cuneiforme fu utilizzato onde creare ogni sorta di documento anche oggi immaginabile, dalle lettere personali agli accordi commerciali e gli affari, gli atti di proprietà, fatture e ricevute, gli avvisi legali, storie e letteratura. L'Epopea di Gilgameš fu scritta in cuneiforme, così come gli inni di Enḫeduanna e i capolavori della Letteratura Naru mesopotamica. Il sistema restò in vigore finché non venne soppiantato dalla scrittura alfabetica nel 100 AEC circa.
Agricoltura, architettura e lo stato
In agricoltura, i sumeri idearono pratiche di irrigazione, la seminatrice, l'aratro, il piccone, e pare avessero inventato la vite di Archimede assai prima dei greci — essa è un dispositivo usato per sollevare acqua, magari dai canali alle rogge. Anche il processo di birrificazione e il serbatoio sorsero dalle pratiche agricole: si pensa la birra sia stata scoperta attraverso l'accidentale fermentazione di granaglie. I sumeri inoltre formarono la prima burocrazia governativa, la quale sovrintendeva alla regolata produzione e distribuzione del raccolto. Il Kramer prosegue:
Nonostante i sumeri avessero l'individuo e i suoi conseguimenti in alta considerazione, c'era però un fattore prioritario che promuoveva e incoraggiava un forte spirito di cooperazione sia tra individui che tra comunità: la totale dipendenza di Sumer, per il suo benessere se non proprio per la sua esistenza, da sistemi di irrigazione i cui complicati processi richiedevano sforzi comuni e salda organizzazione. I canali andavano scavati e manutenuti costantemente. L'acqua andava divisa equamente tra gli interessati. Onde conseguire ciò, un potere più forte del singolo proprietario o anche di una singola comunità si rese necessario: di qui l'ascesa delle istituzioni governative e dello stato sumero. (Sumerians, 5)
Il concetto di stato emerse da piccole organizzazioni comunali sovradomestiche (household) i cui membri non erano tutti imparentati ma condividevano un interesse comune e, spesso, una certa estensione di terre. Una rigida gerarchia governava quest'organizzazione, con a capo un capotribù/”grande uomo” (noto come ensi e successivamente lugal) e la consorte, e gli altri giù sino ai braccianti non specializzati. Con lo sviluppo della città e l'emergere del concetto di monarchia, le prime organizzazioni divennero casati regali veri e propri.
Al centro delle città sorgevano complessi templari ritenuti vere e proprie abitazioni degli dèi, e che svilupparono col tempo un'architettura monumentale intesa ad onorarli. Ogni città aveva il suo tempio e la sua divinità poliade, e ognuna lavorava perché il suo santuario fosse più sfarzoso e maestoso di quelli delle altre città. Oltre ai templi, altri edifici necessari pure richiedevano un certo livello di complessità, con portali, sale e corridoi, e occorse ingegnarsi per la loro efficace costruzione; a tal proposito, lo studioso Stephen Bertman spiega:
La principale soluzione ingegneristica fu l'arco, invenzione sumerica del quarto millennio AEC — esso creava un'apertura e poteva allo stesso tempo reggere peso, ridistribuendolo (questa la sua efficacia) ai lati e poi scaricandolo verticalmente nei piedritti anziché sostenerlo interamente su di sé. Costruendo serie ininterrotte di archi, gli ingegneri poterono innalzare gallerie a volta. L'arco non solo apriva un passaggio, ma era un modo stabile ed efficiente onde supportare la struttura sovrastante; e, a parità di peso gravante sulla superficie verticale, essendo esso aperto, riduce la quantità di mattoni o rocce per edificare la parete.(190)
Il primo esempio fu il cosiddetto arco a mensola (o falso arco), costruito a “gradini” posti in serie e gradualmente restringentesi verso la chiave di volta; e successivamente si evolse nell'arco vero e proprio. L'arco e l'arco a mensola sarebbero poi stati impiegati da altre civiltà, dall'Egitto alla Grecia, fino, notoriamente, a Roma.
Col crescere delle città s'incrementò anche il commercio, e vennero realizzate delle mappe onde misurare le distanze e la direzione tra le città-stato di Sumer e della Mesopotamia settentrionale, fino a terre lontane come l'Egitto e l'India. Le mappe venivano realizzate tracciando linee e contorni e imprimendo i segni in cuneiforme su argilla umida, o modellando, scolpendo e intagliando altro materiale. Le distanze venivano misurate adoperando un'altra invenzione mesopotamica: la matematica.
Matematica, tempo e Astronomia/Astrologia
La matematica probabilmente si sviluppò da un contesto commerciale, in quanto necessità in contabilità e inventariato, ma fu chiaramente aspetto importante in architettura per la pianificazione e l'edificazione urbana e templare. Durante la costruzione di queste grandi città e dei loro maestosi edifici, pare i sumeri avessero già padroneggiato il paradigma matematico del teorema di Pitagora secoli prima della nascita del filosofo greco. Ciò non sorprende, se si pensa che le città mesopotamiche furono per lungo tempo centri di sapere e cultura — in particolare Babilonia (dal 1792 circa al 600 AEC), dove il filosofo greco Talete di Mileto si riteneva avesse studiato.
I mesopotamici svilupparono un sistema matematico squisitamente sofisticato a base sessagesimale (a differenza del moderno, a base decimale). Questo sistema constava di addizione, sottrazione, moltiplicazione, divisione, algebra, geometria, ed equazioni reciproche e quadratiche. La notazione a base sessagesimale ispirò la divisione del tempo basata sul concetto di 60, e così l'ora fu divisa in 60 minuti e il minuto in 60 secondi. Il tempo veniva misurato con meridiane e clessidre, e il periodo dall'alba al tramonto e viceversa fu scandito in 12 ore diurne e 12 notturne, creando così il giorno di 24 ore.
Questi giorni venivano poi calcolati nell'anno onde decretare il tempo ottimale per le diverse attività, e l'astronomia si occupò di redigere carte celesti per il calcolo delle stagioni e la creazione del calendario. I mesopotamici impiegavano un calendario lunisolare in cui ogni mese inizia con la prima fase di luna crescente; quantunque a questi iniziali tentativi non riuscì d'individuare precisamente la durata dell'anno solare vero e proprio, dal XVII secolo AEC l'astronomia era a tal punto perfezionatasi che l'anno e gli altri cicli temporali erano impeccabilmente definiti.
La mappatura del firmamento veniva interpretata, come ogni altra cosa, in funzione del volere degli dèi, e fu così comprensibilmente consequenziale pensare di poter divinarne i messaggi da particolari fenomeni astronomici: nacque così l'astrologia. La divinazione era stata praticata in Mesopotamia già prima dell'elucubrazione di un sistema astrologico, attraverso l'aruspicina: interpretando cioè le viscere degli animali sacrificati. Tuttavia l'astrologia s'impose come arte maggiore perché i segni celesti vennero interpretati come più chiari e diretti messaggi divini, inerenti il futuro di nazioni come di individui, e persino la personalità di questi ultimi. I segni zodiacali e l'inerente interpretazione di caratteristiche basilari individuali in funzione del futuro a breve e lungo termine furono concetti escogitati in Mesopotamia e successivamente adottati da egiziani e greci.
Medicina e dottori
Lo stesso modello fenomenologico si applica alla pratica medica mesopotamica, molti dei cui aspetti ebbero cospicuo corso in Egitto e Grecia. La dea sumera della guarigione era Gula (successivamente nota in altre regioni come Ninkarrak e Ninisinna), nella cui iconografia era spesso presente un cane, animale associato alla guarigione, alla salute e alla protezione. Oltre che dal cane, Gula si credeva assistesse le persone coadiuvata dal consorte Pablisag, dalla figlia Gunurra e dai figli di questa Damu e Ninazu.
Ninazu era associato alla salute giornaliera ma anche alla morte come passaggio dalla vita al mondo dell'aldilà. Quantunque la morte non fosse considerata la fine della vita ma una transizione, era preferibile allontanarla il più a lungo possibile. Il simbolo di Ninazu era una verga attorta da serpenti (i quali rappresentavano la transizione dalla malattia alla guarigione e dalla vita all'oltre-vita), e si sarebbe successivamente evoluto nel caduceo greco, il quale ancora oggi è simbolo della professione medica.
C'erano due tipi di dottore in Mesopotamia:
- l'asu, un medico praticante che prescriveva trattamenti per malattie e infortuni;
- l'asipu, un guaritore olistico facente affidamento su formule magiche, amuleti e incantesimi.
Ambo i professionisti venivano considerati con egual rispetto e, in alcuni casi, collaboravano. Sia le donne che gli uomini potevano essere medici, anche se era piuttosto raro le prime praticassero questa professione.
I testi di medicina mesopotamica elencano diagnosi, cure, tecniche chirurgiche e metodi di sistemazione delle fratture. La malattia e gli infortuni si riteneva fossero il risultato di una condotta peccaminosa risultante nel “disequilibrio” della persona e nell'ira degli dèi; era dunque una delle responsabilità dei medici far confessare al paziente le proprie iniquità e promettere di non commetterne in futuro, e prescrivere un trattamento che avrebbe riportato il paziente in equilibrio e nel favore degli dèi, perché questi “rimuovessero la mano” dalla persona e la riconducessero alla salute.
Questa confessione del paziente corrisponde alla successiva pratica greca, suggerita da Ippocrate, secondo la quale il dottore inizia il trattamento chiedendo al paziente cosa ha compiuto onde incorrere in malattia o infortunio — si tratta di pratiche antesignane della moderna anamnesi o storia clinica. I medici effettuavano frequenti operazioni chirurgiche, e quantunque non possedessero nozione di microbiologia, compresero la pulizia delle mani migliorasse la salute del paziente e riconobbero l'importanza della pulsazione regolare come di altri segni di benessere generale. Essi si prestavano inoltre come terapisti sessuologi, consulenti matrimoniali ed esorcisti.
Conclusioni
La scienza e la tecnologia in Mesopotamia informarono successive discipline ulteriormente poi avanzate da altre civiltà. Lo studioso Paul Kriwaczek così riassume l'importanza del contributo mesopotamico:
Cospicua parte della tecnologia che ha supportato l'umanità prima che l'industrializzazione interessasse la nostra società appena due secoli fa fu originariamente escogitata in questa parte del mondo: a casa, il serbatoio della fermentazione della birra, la fornace del vasaio, e il telaio tessile; nei campi, l'aratro, la seminatrice, la carriola; lungo fiumi, canali e rogge, la banderuola e la vela; in musica, l'arpa, la lira e il liuto; nei cantieri, il mattone e l'arco. (47)
Samuel Noah Kramer, nel suo iconico La Storia inizia a Sumer, esplora “39 primati” e aspetti di civiltà che furono successivamente attribuiti a inventori greci ma che di fatto erano inizialmente apparsi a Sumer durante i periodi di Uruk e Protodinastico. Questi progressi e innovazioni in cultura, scienza e tecnologia ancora oggi informano il nostro mondo.