Le Etymologiae sono un'opera in Latino del teologo e arcivescovo Isidoro di Siviglia (560 – 636 circa); redatte a inizio VII secolo, furono pubblicate nella loro forma definitiva poco dopo la morte dell'autore. Il lavoro, sorta di enciclopedia ante litteram medievale, è una rassegna dei significativi saperi e della cultura del mondo antico. Il contenuto è ampiamente tratto da precedenti opere romane e paleocristiane, alcune delle quali a loro volta raccoglievano materiale più antico ancora. Le Etymologiae furono un testo considerevolmente importante nella trasmissione della conoscenza dall'Antichità all'Europa medioevale; tanto che, se Isidoro non avesse intrapreso il monumentale compito di redigerle, alcune delle informazioni contenute in questa "enciclopedia" sarebbero andate irrimediabilmente perdute.
Così di sovente vennero le Etymologiae ricopiate dagli amanuensi e largamente diffuse che furono di fatto seconde alla sola Bibbia quanto a popolarità tra gli studiosi dell'Europa medioevale. Come il nome stesso suggerisce, le etimologie costituiscono fondamentale fulcro dell'enciclopedia di Isidoro; sono ivi contenute migliaia di voci, il più delle quali accompagnate da un etimo, circa un'ampia gamma d'argomenti. Le etimologie, lo studio dell'origine delle parole, erano ragguardevole aspetto dell'apprendimento medioevale. Secondo il pensiero di Isidoro e altri studiosi coevi, ogni parola cui si faccia ricorso onde descrivere qualcosa spesso conterrebbe una certa essenza della cosa stessa; ad esempio, per Isidoro, il vino (vinum) è così chiamato perché "rinfresca" le vene (venae) di nuovo sangue. Isidoro si serve insomma dell'arte dell'etimologizzare quale strumento di comprensione del mondo intorno a lui, incoraggiando anzi i lettori a fare lo stesso.
La conoscenza [etimologica] della quale [parola] è di sovente necessaria nella sua interpretazione; infatti è a condizione che avrai visto donde una parola origina, che più velocemente ne comprendi la sostanza. Anzi, l'ispezione di ogni realtà è più chiara, conosciuta l'etimologia.
(Etymologiae I, xxix, 2)
Isidoro di Siviglia
Molto poco è con certezza noto circa lo stesso Isidoro. Egli nacque nel 560 circa, al tempo in cui la sua famiglia, onde fuggire la recente invasione bizantina, aveva abbandonato Cartagena, sulla costa spagnola sudorientale, per trasferirsi a Siviglia. La Spagna di quel tempo era in larga parte sotto il controllo dei Visigoti, una tribù germanica là stanziatasi a seguito di generazioni in giro per l'Europa alla ricerca di una nuova patria. I genitori di Isidoro morirono quando egli era ancora giovane, e fu posto sotto la tutela del fratello maggiore Leandro, allora abate di una scuola monasteriale a Siviglia; questi divenne poi arcivescovo di Siviglia nel 580 circa, e fu amico personale di papa Gregorio I già da prima della sua ascesa al soglio pontificio. Sotto la guida di Leandro, e di Isidoro dopo di lui, la monarchia visigotica spagnola si convertì al cattolicesimo. I Visigoti non si erano originariamente convertiti che all'Arianesimo, dottrinariamente non-trinitario, e dunque non credevano che le persone della Trinità siano coeterne e coeguali — un'eresia, per la Chiesa cattolica.
Dopo la morte di Leandro, Isidoro gli successe quale arcivescovo di Siviglia nel 600 circa. Preservò i fitti legami intrecciati dal fratello con la monarchia visigotica, e fu amico di re Sisebuto (565 – 621circa), con il quale condivise cospicui interessi intellettuali. Quale arcivescovo tra i più insigni del suo tempo, e tessitore di amicizie nella ristretta cerchia della monarchia visigotica, è da ritenersi Isidoro esercitasse considerevole influenza sia religiosa che politica.
Ciò ch'è indubbio circa Isidoro è che fu scrittore formidabilmente prolifico: l'amico e collega Braulione, che l'aveva incoraggiato a scrivere le Etymologiae, ne elenca oltre una dozzina di opere maggiori pubblicate durante la sua vita, nonché altri lavori minori — è testimonianza della duratura popolarità di Isidoro che queste opere maggiori, salvo una sull'eresia, siano tutte giunte sino a noi.
Egli era rimarchevolmente dotto circa gli autori sia cristiani che pagani, e da entrambi attinse liberamente il materiale per le sue Etymologiae; anzi, a cagione della sua cospicua cultura, è di sovente stato chiamato “l'ultimo studioso dell'Antichità”. Isidoro morì nel 636, lasciando le Etymologiae incomplete. Fu santificato nel 1598, e la sua ricorrenza è il 4 aprile.
[Gli atomi] li si dice attraverso il vuoto dell'universo intero con moto incessante volare e di qua e di là essere trasportati, tal come il sottile pulviscolo si vede entrare tra i raggi del sole attraverso la finestra. Da questi [atomi] alcuni filosofi pagani ritennero tutti gli alberi e le piante e i frutti originare, e fuoco ed acqua in uno nascere ed esistere.
(Etymologiae XIII, ii, 1)
La struttura delle Etymologiae
Isidoro intese la sua enciclopedia quale completa panoramica del sapere che avesse importanza, ma essa non è tuttavia organizzata come lo sarebbe una moderna. Le Etymologiae erano inizialmente state organizzate da Isidoro per 20 ampli argomenti — a loro volta successivamente suddivisi in libri, alla pubblicazione dopo la sua morte. I 20 libri e gli argomenti sono:
I: Grammatica
II: Retorica e dialettica
III: Matematica, Geometria, Musica, e Astronomia
IV: Medicina
V: Leggi e cronologia
VI: Libri ecclesiastici ed officii
VII: Dio, angeli e santi
VIII: La Chiesa e le sette eretiche
IX: Lingue e nazioni; terminologia civica, regale, e militare; relazioni familiari
X: Vocaboli
XI: Uomini e portenti
XII: Animali
XIII: Il cosmo e le sue parti
XIV: La terra e le sue parti
XV: Architettura
XVI: Rocce e metalli
XVII: Agricoltura
XVIII: Guerra e gioco
XIX: Navi, case e vestiti
XX: Cibo e utensili
I libri da I a III sono dedicati alle Sette arti liberali dell'educazione classica: Grammatica, Retorica e Dialettica (il cosiddetto Trivio); e Matematica, Geometria, Musica, ed Astronomia (il Quadrivio). Queste discipline formavano la spina dorsale d'ogni seria educazione medioevale — donde la loro primaria posizione nelle Etymologiae. Il libro X de vocabulis è l'unico nell'enciclopedia le cui voci sono disposte alfabeticamente; e quantunque esse sono discusse quasi nell'interezza dell'opera, il X è dedicato esclusivamente alle etimologie. Nella ricostruzione degli etimi, Isidoro è talvolta accurato e talaltra meno, e occasionalmente indulge in bizzarrie bell'e buone. Ad esempio, in X apprendiamo il termine per padrone (dominus) derivare da quello per la casa (domus) di cui è possessore — qui Isidoro è senz'altro nel giusto. Altrove, tuttavia, egli ci dice che i termini per orbite oculari e guance (genae) e per ginocchia (genua) si somiglierebbero perché nel ventre materno il nostro corpo si forma rannicchiato, con le ginocchia facenti pressione sul volto. Quantunque i due termini latini si rassomiglino davvero, questa etimologia è, per usare un eufemismo, assai fantasiosa.
Un'altra tipica voce delle Etymologiae, circa l'origine dei Troiani:
I Troiani erano anteriormente Dardani, da Dardano, chiamati. I fratelli Dardano e Iasione emigrarono dalla Grecia, donde giunsero Iasione in Tracia e Dardano in Frigia, ove primo [quest'ultimo] regnò, e dopo di lui il figlio Erittonio, e il nipote Troo, dal quale prendono il nome i Troiani.
(Etymologiae IX, ii, 67)
Le fonti di Isidoro
Principale fonte di auctoritas (autorità, prestigio, credibilità) era per Isidoro la Bibbia, che cita per quasi 200 volte nelle Etymologiae. Anche Virgilio è cospicuamente citato — più di 190 volte. Virgilio (70 – 19 a.C.) era stimato il più grande poeta della Letteratura latina, e, pertanto, una delle massime autorità della Lingua latina. Altre personalità latine pagane come Cicerone (106 – 43 a.C.) e Lucano (39 – 65 d.C.) sono largamente citate, così come autori cristiani quali Girolamo (347 – 420 d.C. circa) e Agostino (354 – 430 d.C.). Tuttavia, il grosso del materiale delle Etymologiae è attinto da altri enciclopedisti e compilatori: Plinio il Vecchio (23 – 79 d.C. circa), Solino (metà del III sec. d.C.), Servio (tardo IV – inizio V sec.) e Cassiodoro (485 – 585 circa). Isidoro, prevalentemente, non cita queste fonti, anche quando ne incorpora lunghi estratti; gli stessi Solino, Servio, e Cassiodoro non vengono per la verità nemmeno menzionati nell'opera, e Plinio non è citato quale fonte che in una manciata d'occasioni.
Aristotele (384 – 322 a.C.) è invece menzionato più d'una dozzina di volte, quantunque sia probabile Isidoro non lo avesse mai letto — frammenti, con maggiori probabilità, ne sono presi in prestito da opere altrui. È addirittura citato quale fonte Pitagora (571 – 497 a.C. circa), quantunque questi non abbia lasciato nessuno scritto. Autori quali Girolamo, Aristotele, Cicerone, Virgilio e gli altri citati da Isidoro possono essere considerati una vera e propria "auctoritas in prestito" alla sua enciclopedia. Essa è dunque un mosaico di fonti spesso sovrapposte, talvolta citate e talaltra no — i riferimenti sono frequentemente indiretti e di seconda mano, altre volte ricordati a memoria. Nonostante tutto, Isidoro si muove con disinvoltura da una fonte all'altra, pagane o cristiane che siano; anzi, non solo il ricorso ad auctores pagani non era considerato blasfemo nella cristianità medioevale, ma i Padri della Chiesa come Girolamo e Agostino cui Isidoro fa séguito avevano ritenuto che un'educazione delle Arti liberali includente autori pagani potesse anzi essere di beneficio agli studi teologici.
Lascito e séguito
Le Etymologiae furono opera considerevolmente influente per oltre un migliaio d'anni, diffondendosi dalla Spagna, alla Gallia e all'Irlanda, donde nel resto del continente. Lo studioso Beda il Venerabile (673 – 735 circa) le conosceva molto bene; fiorirono altresì sotto il programma culturale carolingio di VIII e IX secolo; furono innumerevolmente ricopiate da amanuensi in tutta Europa, e ne sopravvivono migliaia di manoscritti. L'enciclopedia fu inoltre una delle prime opere di letteratura medioevale a esser stampata — per la prima volta nel 1472. Essa fu di diretta influenza sui voluminosi dizionari ed enciclopedie del tardo Medioevo, e, durante tutto il periodo, Isidoro venne ritenuto insigne autorità.
Geoffrey Chaucer (1343 – 1400 circa) aveva familiarità con le Etymologiae, e le cita indirettamente nel Racconto del Parroco (Parson's Tale) dei suoi Canterbury Tales. Lo stesso Dante (1265 – 1321) nella Divina Commedia pose il famoso e riverito Isidoro nel Paradiso, nel Cielo del Sole riservato alle anime dei sapienti che avevano illuminato il mondo col loro intelletto. Più recentemente, il critico e saggista tedesco Ernst Robert Curtius ha notato, nel suo studio della Letteratura latina europea, come le Etymologiae “furono di fatto Il Libro base per l'intero Medioevo” (23). Papa Giovanni Paolo II (r. 1978 – 2005) ha nominato Isidoro santo patrono di internet per il suo sforzo di raccogliere nella sua enciclopedia tutto ciò che era opinione valesse la pena conoscere.