Sarpedonte, figura della mitologia greca antica, è principe licio e uno dei principali eroi di parte troiana durante la Guerra di Troia. Nell'Iliade di Omero, è figlio di Zeus e Laodamia, e cugino del secondo in comando delle forze licie Glauco di Licia — diverse versioni del mito forniscono tuttavia una diversa genealogia. È forza dominante in battaglia, meritevole del rispetto del principe troiano Ettore e dei suoi pari. Viene durante il conflitto ucciso da Patroclo, compagno dell'eroe Achille — ma, con l'intervento di Zeus, il corpo di Sarpedonte è trasportato in patria in Licia dove venne seppellito con tutti gli onori.
Genealogia
Nell'Iliade, il Sarpedonte che combatte a Troia (i miti constano di due omonimi) è nipote dell'eroe Bellerofonte, il famoso uccisore della Chimera e domatore del cavallo alato Pegaso. Originario di Corinto, Bellerofonte era finito al servizio di re Iobate di Licia per gli intrighi di Stenebea, moglie di re Preto di Tirinto; durante il suo servizio per Iobate, l'eroe corinzio affrontò la Chimera, mostro ignivomo misto di leone, capra e con un serpente per coda; in altra occasione, con l'aiuto della dea Atena, catturò il cavallo alato Pegaso, nato dalla testa della gorgone Medusa uccisa dall'eroe Perseo.
Bellerofonte ebbe tre figli: Isandro; Ippoloco; e la madre di Sarpedonte, Laodamia. Onde prevenire una guerra di successione nascesse dal loro contendersi il trono di Licia, i fratelli stabilirono di disputare una gara: scoccare una freccia attraverso un anello posto a mo' di bersaglio sul petto di un bambino; quando Laodamia offerse suo figlio a vittima dell'impresa, sia gli zii che il cugino Glauco ritirarono la loro pretesa regale, ed elevarono Sarpedonte al trono di Licia.
Altre versioni del mito ci presentano un Sarpedonte figlio di Zeus ed Europa, fratello del re di Creta Minosse. Sarpedonte e Minosse si contendono il trono di Cnosso dopo la morte del padre adottivo Asterione; lotta intestina in conseguenza della quale Sarpedonte è esiliato in Asia, dove si stabilisce come re di Licia. Un'altra versione ancora afferma che il Sarpedonte guerriero a Troia era nipote del Sarpedonte fratello di Minosse.
La Guerra di Troia
Il mitico conflitto ci è riportato avere casus belli nel rapimento della regina Elena di Sparta da parte del principe troiano Paride. Re Menelao, oltraggiato dalla sfacciata audacia dei suoi ospiti troiani, persuade suo fratello Agamennone re di Micene a riunire tutti gli alleati e veleggiare contro Ilio onde liberare la regina. La flotta achea che attraversa l'Egeo consta più di mille navi. La decennale guerra coinvolge molti eroi e gli stessi olimpi con interessi per una parte belligerante e l'altra. Il conflitto terminò con il sacco della città da parte dei greci introdottivisi grazie al celebre cavallo di legno.
Le forze licie al comando di Sarpedonte sono considerate tra i più possenti alleati di Troia, il baluardo e sostegno della città (ἕρμα πόληος — Iliade, XVI, 549). Sarpedonte è tenuto in alta considerazione come uno dei più grandi difensori di Troia, quasi a pari livello degli eroi troiani Ettore ed Enea quanto in destrezza marziale. Glauco figlio di Ippoloco, con le sue truppe da Xanto, si affianca a Sarpedonte nella spedizione a Troia. Egli stesso preminente guerriero, Glauco incontra nell'agone il condottiero greco, e prediletto della dea Atena, Diomede; e, durante un colloquio apprendendo della reciproca discendenza, i due decidono non combattere l'un contro l'altro quantunque schierati in campi opposti: i nonni avevano precedentemente stretto un legame d'amicizia, ora rinsaldato dallo scambio d'armature in dono e dal prendere pacifiche strade separate. È in questa occasione che Sarpedonte s'imbatte in Tlepolemo, figlio nientemeno che dell'eroe Eracle; dopo un acceso scambio d'insulti, Tlepolemo è sconfitto e ucciso, ma Sarpedonte resta ferito alla gamba sinistra.
Tale è l'influenza esercitata da Sarpedonte nel conflitto che ci viene riportato critico di Ettore stesso, in battaglia — lo accusa di lasciar più pesante e pericoloso agone agli alleati dei troiani piuttosto che ai troiani stessi. Lo scambio di battute convince Ettore a richiamare i suoi uomini e a contrattaccare più decisamente i greci. Il “divo Sarpedonte” (simile a nume — άντίθεος), col cugino Glauco e l'altro alleato troiano Asterope assalta le fortificazioni a protezione delle navi achee, aiutando Ettore a far breccia nelle difese greche.
A seguito della celeberrima lite tra il generalissimo Agamennone e Achille, migliore e più valoroso tra i greci, il Pelide e i suoi mirmidoni si astengono dal prender parte alla guerra. Questa assenza fa sì i troiani sfruttino con successo il frangente, assaltando il campo acheo e appiccando il fuoco ad una nave. Patroclo implora Achille di tornare al campo di battaglia onde respingere l'avanzata troiana; questi acconsente a prestargli la sua armatura, perché l'indossi e instilli la paura nei nemici troiani. Credendo Achille sia tornato a combattere a difesa delle navi, Sarpedonte affronta Patroclo sul campo di battaglia.
Zeus, sapendo che il destino sta per compiersi e la morte di suo figlio si avvicina, considera di salvare Sarpedonte sottraendolo dalla battaglia; ma Era, affrontandolo, lo avverte che le altre divinità olimpie non tollererebbero di buon grado un tale intervento divino, poiché anche molti di loro hanno figli propri in guerra. Zeus cede, e accetta per compromesso di salvare almeno il corpo di Sarpedonte inviandolo in Licia dopo l'uccisione per mano di Patroclo.
Glauco, colmo d'angoscia e dolore per il suo comandante e cugino caduto, rammenta a Ettore il suo dovere verso gli alleati dei troiani. Un accanito agone si infittisce intorno il corpo di Sarpedonte, con ambo le parti miranti a impossessarsi delle spoglie del comandante licio. Non appena i troiani prendono l'armatura dal suo corpo, appaiono Apollo, Ipno e Tanato: purificano il corpo e lo trasportano in Licia. Resta a Glauco rivendicare il ruolo di Sarpedonte quale guida delle truppe licie dopo la morte di quest'ultimo.
Il culto di Sarpedonte
Le attestazioni cultuali di Sarpedonte sono cospicue in Asia Minore a cagione del suo coinvolgimento nella Guerra di Troia e dell'altro mito circa il suo insediamento in Licia a seguito dell'esilio da Creta. Particolare devozione è riscontrabile a Xanto, dove, secondo Omero e Aristotele, Sarpedonte sarebbe stato sepolto. Successivamente, durante il V secolo aEC, fu ivi eretto un considerevole complesso templare sul sito della presunta tomba di Sarpedonte presso l'acropoli — questo santuario, noto come Sarpedoneion, fu sede di giuochi e sacrifici regolarmente officiati in onore dell'eroe licio.
Rappresentazioni in arte
Sarpedonte trova varie iterazioni iconografico-figurative, prevalentemente però illustranti la sua morte e la rimozione del corpo da parte di Ipno e Tanato. Un cratere a campana fittile (recipiente utilizzato per la mescita del vino), conservato al Metropolitan Museum of Art, mostra da un lato Europa implorare Zeus per la vita di Sarpedonte, e dall'altro Europa osservare il ritorno delle spoglie di Sarpedonte da Troia. L'eroe licio è anche rappresentato in un olio su tela del 1874 EC del pittore francese Henri Michel-Lévy ora al Museo d'Orsay — è illustrata la drammatica traslazione del corpo di Sarpedonte a Zeus suo padre da parte di Ipno e Tanato.
Ma la più celebre rappresentazione di Sarpedonte figura sul Cratere di Eufronio, precedentemente esposto al Metropolitan Museum of Art e ora restituito al Museo nazionale cerite di Cerveteri in Italia; è rappresentato Sarpedonte, dopo essere stato ucciso da Patroclo, tratto via dall'agone da Sonno e Morte su comando di Zeus. L'opera fittile è lavoro degli ateniesi di VI secolo aEC Eufronio ed Euxitheos.
Altra ragguardevole opera d'arte pertinente Sarpedonte è un eneo manico di cista etrusca rappresentante con ogni probabilità, in tre dimensioni, Sonno e Morte trasportanti il corpo di Sarpedonte via dal campo di battaglia. Alternativa interpretazione vi legge il trasporto del corpo del re etiope Memnone, ucciso da Achille.