La colonizzazione europea delle Americhe

Definizione

Joshua J. Mark
da , tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro
pubblicato il 19 ottobre 2020
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Portoghese, Spagnolo, Turco
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Secoton Village by John White (by John White, CC BY-NC-SA)
Il villaggio di Secoton di John White
John White (CC BY-NC-SA)

La colonizzazione europea delle Americhe fu il processo che vide europei stanziarsi nelle regioni dell'America settentrionale, centrale, meridionale, e insulare (i Caraibi). Essa è anche la causa riconosciuta del rimpiazzamento culturale e spesso della totale distruzione fisica d'intere popolazioni indigene. Il fenomeno ebbe principio e fase iniziale tra il 1492 e il 1620 EC, un cospicuo incremento tra il 1620 e il 1720 EC circa, e si è con diverse modalità protratto sino a tutto il XX secolo. L'afflusso e il crescente stanziamento di coloni e migranti europei necessitò la sottrazione di terre ai nativi americani, la costante pressione territoriale e demografica sui quali ne sancì infine l'internamento in riserve.

La prima comunità in America settentrionale fu stabilita verso il 1030 EC dal vichingo islandese Leif Erikson (n. 970 – 980 EC circa), nell'isola di Terranova (odierno Canada) presso il sito di L'Anse aux Meadows. Si trattò tuttavia d'insediamento temporaneo, e i navigatori l'abbandonarono poco più d'un anno dopo onde far ritorno in Groenlandia; né ispirarono ulteriori spedizioni verso la località. Quantunque reperti nordici sono stati rinvenuti anche altrove lungo la costa nordamericana, di fatto suggerendo ulteriori esplorazioni o contatti, ciò non costituisce prova d'una diffusa presenza vichinga nelle Americhe.

Pertanto, come noto, una vera colonizzazione europea della regione non può essere fatta principiare che con Cristoforo Colombo (1451 – 1506 EC), i cui viaggi verso le allora note come Indie Occidentali (Isole Caraibiche), il centro e sud America tra il 1492 e il 1504 EC introdussero un “Nuovo Mondo” all'attenzione degli europei. Colombo non intendeva scoprire un nuovo continente ma cercava una rotta alternativa verso l'Asia, a seguito della chiusura della Via della Seta da parte dell'Impero Ottomano nel 1453 EC; l'evento inaugurò una vera e propria “Era delle scoperte” (fatta da alcune letture storiografiche coincidere con l'Età Moderna). Colombo, veleggiando per conto della Spagna, aperse la via e allo stanziamento di coloni spagnoli nelle regioni da lui lambite, e successivamente alla conquista spagnola dell'intera America centrale e meridionale nel corso del XVI secolo.

L'area dell'attuale Brasile fu rivendicata per il Portogallo nel 1500 EC dal nobile navigatore Pedro Álvares Cabral (1468 – 1520 EC circa); mentre parti dell'odierno Canada vennero dichiarate francesi a seguito dell'esplorazione di Giovanni da Verrazzano (1485 – 1528 EC), il quale mappò l'intera costa orientale del Nordamerica nel 1524 EC; nel 1534 fu fondata la colonia della Nouvelle-France.

La Repubblica delle Sette Province Unite (l'Olanda post-spagnola) fondò nel 1614 EC la colonia di Nieuw Nederland nel nord America (coincidente territorialmente agli odierni Connecticut, Delaware, New Jersey, New York e dintorni); la Svezia stabilì la colonia di Nya Sverige in parte dell'attuale Delaware, dal 1638 EC. Altre nazioni, come Russia, Germania, e Scozia tentarono ma senza successo stabilirsi nel Nuovo Mondo.

Tra le piante più significative cui i coloni vennero introdotti dai nativi nordamericani ci fu il tabacco.

La ricchezza acquisita alla Spagna dalle colonie e la vendita dei nativi americani ridotti in schiavitù incoraggiarono il Regno d'Inghilterra (dal 1707 Regno di Gran Bretagna) a intraprendere proprie iniziative coloniali nel Nuovo Mondo; le prime due colonie (Popham e Roanoke) fallirono, ma la terza, Jamestown, fondata nell'odierna Virginia nel 1607 EC, ebbe successo. Fece seguito la colonia di Plymouth, fondata nel 1620 EC presso l'attuale Massachusetts. Questo status quo del controllo europeo in America, quantunque scosso da conflitti periodici, tenne sostanzialmente sino alla Guerra franco-indiana (1754 – 1763 EC), cui risultò un significativo sbilanciamento in favore del controllo inglese dell'intera costa occidentale dell'America settentrionale.

La colonizzazione è riconosciuta essere l'inizio del cosiddetto Scambio Colombiano — termine coniato nel 1972 dallo storico statunitense Alfred W. Crosby, professore alla University of Texas at Austin, e designante gli scambi e trasmissioni interculturali di animali, specie vegetali, malattie, tecnologie, valori culturali, e masse di individui tra le Americhe, l'Africa occidentale e l'Europa.

Tra le piante più significative cui i coloni vennero introdotti dai nativi nordamericani ci fu il tabacco, il quale, essendo ad alta intensità di manodopera e necessitando considerevole terra arabile al fine della sua coltivazione, causò presto e ostilità tra gli europei e i nativi a cagione delle crescenti estensioni di terre loro sottratte e deforestate, e la formalizzazione istituzionale di una tratta atlantica degli schiavi dal 1640 EC affiancante quella già stabilita dagli spagnoli nel centro e nel sud America e afferente al sistema feudale di lavoro forzato dell'encomienda.

La storia della conquista e della colonizzazione delle Americhe fu successivamente scritta da chi ne traeva giovamento e da chi ne prevalse, di fatto rielaborando e atteggiando sforzi ed efferatezze alla luce d'un presunto nobile interesse d'esplorazione, di civilizzazione, e di conversione degli indigeni al cristianesimo. Questa narrazione è stata recentemente screditata in molte sedi, e giuste iniziative proposte per il riconoscimento della perdita umana, culturale, e di diritti onde i colonizzatori europei hanno abusato i nativi americani e gli africani. Va tuttavia purtroppo riconosciuto come a questi sforzi storiografici e sociali non abbia ancora fatto seguito un significativo risultato di coscienza collettiva.

Colombo, il Portogallo, e la conquista spagnola

Relazioni commerciali tra Europa ed Asia si erano sostanziate già dal 130 AEC, quando la dinastia cinese Han (202 AEC – 220 EC) aperse i canali che avrebbero poi costituito la Via della Seta. Quantunque lungo i secoli queste vie commerciali furono oggetto di contenziosi e di controllo parziale e totale da parte di succedentisi e diverse monarchie e tribù, esse rimasero aperte, e beni e prodotti poterono compiere il viaggio in ambo le direzioni fino alla conquista turca dell'Impero Bizantino, quando gli ottomani di fatto ostruirono lo sbocco occidentale della Via della Seta.

Gli europei tuttavia avevano accresciuto abitudine di e necessità per gli articoli asiatici, e pertanto iniziarono a cercare vie alternative verso l'Oriente. Colombo credette di poter trovare un nuovo passaggio per le Indie veleggiando verso ovest, e ricevette finanziamenti e armamento per la spedizione dai regnanti di Spagna, Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia; il primo viaggio fu intrapreso nel 1492 EC. Sbarcato nelle odierne Bahamas, il genovese credette l'isola essere parte d'un arcipelago costiero cinese, e lo rivendicò per la Spagna. Lungo i successivi tre viaggi, il tentativo di trovare un passaggio verso l'Asia restò frustrato, ma la Spagna era a questo punto interessata allo sfruttamento e alla colonizzazione del Nuovo Mondo tanto quanto alla via per le Indie.

Il primo viaggio di Colombo non constò che di tre navi; un secondo nel 1493 EC fu intrapreso alla testa di 17 equipaggiate con coloni, soldati, preti, e grandi cani di razza mastino da impiegare nell'intimidazione dei nativi. Il genovese, come da accordi con Ferdinando e Isabella, divenne governatore della nuova colonia e vi istituì il sistema dell'encomienda onde i coloni spagnoli poterono requisire cospicui tratti di terra e offrire “protezione” ai nativi in esse stanziati, in cambio del loro lavoro.

Nel 1500 EC, il Cabral rivendicò il territorio dell'odierno Brasile, e vi fu stabilita una colonia dal 1530 EC. I portoghesi non ebbero per gli indigeni più riguardo di quanto Colombo precedentemente, e anzi costoro furono quasi istantaneamente ridotti in schiavitù. Avendo inoltre constatato quanto facilmente la popolazione locale morisse per le malattie europee contro le quali non avevano immunità, e come poco fisicamente inclini sembrassero al duro lavoro manuale, i portoghesi presero ad importare mano d'opera servile dall'Africa Occidentale. Si stima per quest'epoca (1540 EC circa), nelle aree afferenti le scoperte di Colombo e Cabral, la morte del 90% della popolazione indigena locale.

Colombo aveva promesso ai regnanti di Spagna oro e ricchezze dal Nuovo Mondo che di fatto non fu capace di rinvenire; altri furono dunque inviati a trovarne: Hernán Cortés (1485 – 1547 EC) fu il più famigerato tra costoro, e opera sua la conquista dell'Impero Azteco tra il 1519 – 21 EC e l'aver mandato un suo comandante, Pedro de Alvarado (1485 – 1541 EC circa) a sottomettere i maya a nord nel 1523 EC — missione in cui aveva precedentemente fallito il conquistador Francisco Hernández de Córdoba e che sarebbe stata completata solo nel 1697 EC quando il conquistador Martín de Ursúa (1653 – 1715 EC) schiacciò l'ultima resistenza maya.

Cortés & the Siege of Tenochtitlan
Cortés e l'assedio di Tenochtitlan
Unknown Artist (Public Domain)

Col tempo, le culture maya dei k'iche' e degli yucatechi furono distrutte o, esuli, costrette nascondersi. I libri e le icone dei maya dello Yucatán (odierno Messico), furono bruciati dal vescovo Diego de Landa a Mani nel 1532 EC, e nel libro sacro dei k'iche' (il Popol Vuh, scritto tra il 1554 e il 1558 EC circa) è al principio affermato esso sia stato vergato in segreto, onde preservare ciò che i conquistatori spagnoli avevano e avrebbero distrutto.

La conquista seguitò in ogni direzione, parte sostanziale della continua ricerca europea di oro; gli spagnoli giunsero così ad occupare un vasto territorio esteso dagli attuali stati USA di sudovest fino all'estremità dell'America meridionale. Nella regione del moderno Venezuela, Francisco Pizzarro (1476 – 1541 EC) conquistò gli inca nel 1532, e un'ultima resistenza fu schiacciata nel 1572 EC. Una volta che i nativi furono sterminati, venduti come schiavi o deportati, i coloni spagnoli si stabilirono nelle terre loro sottratte.

Francia e Paesi Bassi

Al nuovo territorio fu dato, da Cartier, il nome di Canada, etimologicamente riconducibile alla parola irochese kanata (villaggio).

La colonia della Nouvelle-France fu fondata nel 1534 EC nell'attuale Canada dall'esploratore francese Jacques Cartier (1491 – 1557 EC). La Francia brandì pretese territoriali anche in regioni del sud America, nei Caraibi, nell'area dell'odierna Louisiana, e altrove. La missione di Cartier, come quella di Colombo, era quella d'aprire una rotta verso l'Asia e tornarne con oro. Durante il suo primo viaggio, egli ed i suoi uomini rapirono due dei figli del capo indiano irochese Donnacona; fecero ritorno nel 1535 EC con tre navi, i due nativi americani al cui padre fu estorto un riscatto, e piani per uno stanziamento stabile da implementarsi pienamente durante un terzo viaggio nel 1541 EC. Al nuovo territorio fu dato il nome di Canada, etimologicamente riconducibile alla parola irochese kanata (villaggio).

Cartier era sicuro, basandosi su quanto riferitogli da Donnacona, che il Canada pullulasse d'oro; e il rapporto del primo alle autorità francesi, corroborato dall'intenzione del secondo di ammettere qualsiasi cosa gli garantisse la restituzione dei figli, sollecitò l'arrivo di ulteriori coloni, avventurieri e speculatori nella regione dal 1542 EC. I francesi non erano interessati a schiavizzare i nativi poiché avevano già appreso l'opinione non fossero a tal fine di "buona resa", e trovarono più profittevole farli lavorare alle proprie dipendenze nel procacciamento di pelli animali e altri beni da poi rivendere in Europa

Map of New France, 1612 CE
Mappa della Nuova Francia, 1612 d.C.
Samuel de Champlain (Public Domain)

Gli stessi olandesi ebbero pretese territoriali rivendicanti parti del Canada meridionale e nelle odierne regioni della valle del fiume Hudson nello stato di New York; esse erano frutto dell'attività della Compagnia Olandese delle Indie Orientali (Vereenigde Geoctroyeerde Oostindische Compagnie, abbreviato in VOC) la quale come gli altri attori economici e militari cercava una nuova rotta per l'Asia, e, lungo il percorso, colonizzò il nord America. Questa famigerata via per l'Asia, sfuggente perché di fatto non esistente che per la tecnologia del XX secolo EC, divenne col tempo nota come “Passaggio a Nord-Ovest”. L'esploratore Henry Hudson (noto come Hendrick nelle fonti olandesi — 1565 – 1611 EC circa) mappò le regioni e le rivendicò per la VOC nel 1609 EC, e alle colonie stabilitevi nel 1614 EC fece seguito Nieuw Amsterdam (Manhattan) nel 1624 EC.

Prime colonie inglesi

Impressionata dalle ricchezze che alla Spagna era riuscito ammassare nel Nuovo Mondo, l'Inghilterra prese in considerazione stabilirvi delle colonie proprie; inizialmente trovò tuttavia più semplice lanciare una guerra di corsa i cui pirati corsari (patrocinati dallo stato) assalissero i vascelli spagnoli di ritorno dalle Americhe sottraendone il carico — tra costoro è rinomato Sir Francis Drake (1540 – 1596 EC circa), noto agli Spagnoli come “il dragone” per la ferocia delle sue incursioni a Panama e dei continui attacchi alle loro navi.

Francis Drake Portrait, Buckland Abbey
Ritratto di Francis Drake, Abbazia di Buckland
Marcus Gheeraerts the Younger (Public Domain)

Gli inglesi compresero però presto sarebbe stato più efficiente ed efficace lanciare incursioni marittime dalle stesse coste americane piuttosto che dalle Isole Britanniche, e la regina Elisabetta I Tudor (r. 1558 – 1603 EC), la quale aveva patrocinato e finanziato la missione di Drake, incaricò l'amico e confidente personale Sir Walter Raleigh (1552 – 1618 EC circa) d'una spedizione che requisisse qualunque terra americana non fosse già sotto la bandiera d'una nazione europea.

Raleigh appuntò i capitani Philip Amadas e Arthur Barlowe alla testa di due navi salpande nel 1584. Essi fecero ritorno più tardi quello stesso anno, facendo rapporto a Raleigh, e questi disse ad Elisabetta fosse stata rinvenuta una terra prospera e rigogliosa, abitata da indigeni amichevoli, e che aveva ribattezzato Virginia in onore della verginità della regina.

Un primo stanziamento fu approntato nel 1585, sotto la guida di Ralph Lane (? - 1603 EC), sull'isola di Roanoke, a cagione d'una tempesta che non permise alle navi di raggiungere il continente. Inizialmente i nativi si mostrarono amichevoli e liberali, ma quando le provviste dei coloni presero a scarseggiare e quelli rinzelarono per il costante aiuto offerto senza nulla in cambio ricevere, e Lane per giunta li attaccò assassinandone il capo, fu forza l'intera colonia, affamata e soverchiata dai nativi, evacuasse ottenendo passaggio da Drake, di ritorno da un'incursione contro gli spagnoli.

Una seconda spedizione, capeggiata da John White, fu inviata nel 1587 EC — questi recò con sé la sua famiglia e un totale di 117 coloni: prevalentemente nuclei familiari cui era stata promessa terra. Come già precedentemente accaduto, risorse e provviste terminarono, ma stavolta nessun aiuto venne dai nativi ostili. White fece ritorno in Inghilterra per rifornimenti, ma, a cagione del maltempo e di altri differimenti, non poté compiere ritorno che nel 1590 EC, quando trovò Roanoke inspiegabilmente diserta dai coloni — l'isola guadagnò l'epiteto di “lost colony” (colonia perduta).

Arrival of the Roanoke Island Colonists
Arrivo dei coloni dell'isola di Roanoke
John White (Public Domain)

Una delle cause che aveva attardato White era la minaccia delle navi spagnole i cui ordini erano di porre fine alla guerra di corsa degli inglesi come Drake. Decisa a colpire il problema alla fonte, la Spagna riunì l'intera flotta — la cosiddetta Armada Invencible forte di 132 navi, 17.000 soldati e 7000 marinai — con l'intento d'invadere l'Inghilterra nel 1588 EC. Alla battaglia navale di Gravelinga, l'Armada si scontrò con Drake e altri comandanti; la strategia inglese fu di cannoneggiare il nemico e scompaginarne la formazione dall'invio di imbarcazioni in fiamme — la flotta spagnola fu altresì imperversata da un'improvvisa tempesta. Solo metà della flotta fece ritorno in Spagna.

Elisabetta I morì nel 1603 EC, e le successe al trono Giacomo VI (Stuart) di Scozia, col nome di Giacomo I d'Inghilterra (r. 1603 – 1625 EC). La battaglia di Gravelinga aveva di fatto debellato la minaccia spagnola, e poterono essere intrapresi nuovi piani di colonizzazione del Nuovo Mondo; due spedizioni furono inviate nel 1606 EC: una finanziata dalla Virginia Company of London e l'altra dalla Virginia Company of Plymouth, ambe con lettere patenti reali e il mandato di Giacomo I di stabilire colonie in separate regioni del nord America. La spedizione della Plymouth fondò la colonia di Popham nella zona dell'attuale Maine nel 1607 EC, ma fu abbandonata dopo appena un anno; la colonia della Virginia, fondata anch'essa nel 1607, sarebbe poi invece diventata Jamestown — conobbe qualche difficoltà ma sopravvisse e divenne la prima colonia inglese permanente di Nordamerica.

Conclusioni

La colonia di Jamestown non sopravvisse nei primi anni che a malapena, e perse l'80% della sua popolazione in pochi mesi, anzitutto a cagione della composizione della spedizione: si trattava di aristocratici i quali si rifiutavano di lavorare e di lavoratori non specializzati privi di nozioni d'agricoltura. La colonia fu soccorsa e salvata dal militare, marinaio e avventuriero John Smith (1580 – 1631 EC), cui è ascritta la famosa massima “Colui che non lavora non mangerà”, e che riuscì a riorganizzare la comunità di sopravvissuti perché si procacciasse da vivere e stabilisse relazioni cordiali con i nativi della tribù Powhatan, senza il cui aiuto sarebbero morti di fame.

Smith fece ritorno in Inghilterra nel 1609 EC, assenza durante la quale la colonia sofferse il cosiddetto Tempo di Fame (Starving Time) e fece ricorso al cannibalismo. Una nave, la Sea Venture, era in viaggio per recare loro aiuti, ma fu trascinata e fatta naufragare nelle Bermuda da una tempesta nel 1609 EC. Privi di rifornimenti e disperando soccorso, i coloni stavano per abbandonare l'insediamento per tornare in Inghilterra, quando, nel 1610 EC, giunsero navi con provviste e i tre uomini che avrebbero cambiato le sorti della colonia: John Rolfe (1585 – 1622 EC), noto per avere anche sposato la celebre Pocahontas (1596 – 1617 EC circa); Thomas Gates (fl. 1585 – 1622 circa), futuro governatore; e Thomas West, III barone De La Warr (1577 – 1618 EC).

De La Warr impedì la colonia venisse completamente abbandonata dagli abitandi disperati, e la riorganizzò con Gates alla gestione amministrativa e Rolfe alla concezione d'un incrocio di piante di tabacco per meglio adattarne la coltivazione al suolo della Virginia e ottenerne un prodotto che reputava sarebbe stato popolare in Europa; Rolfe ci vide giusto, e la coltivazione e produzione del tabacco non solo salvò economicamente la colonia ma incoraggiò altri inglesi a recarvisi. La coltivazione, sfortunatamente, richiedeva ampie estese di terreno per la massimizzazione del profitto; e un nuovo giunto per conto della Virginia Company, Sir Thomas Dale (1560 – 1619 EC circa), orchestrò la deportazione della tribù Powhatan. La servitù a contratto (o servitù debitoria; ing.: indenture) di coloni inglesi coperse l'iniziale fabbisogno di manodopera per il raccolto, ma quando essa si rivelò insufficiente e problematica, fu infine sostituita dalla schiavitù istituzionalizzata

Nel 1619 EC, si riunì un primo corpo elettivo e legislativo, e prima camera bassa di inglesi del Nordamerica: la House of Burgesses — evento tradizionalmente riconosciuto come seminale espressione della democrazia nel Nuovo Mondo — quantunque si sia concluso con chiarezza storica come già i nativi americani ebbero precedentemente, per secoli, praticato forme di governo democratico.

Il successo di Jamestown incoraggiò la fondazione della colonia di Plymouth nel 1620 EC da parte dei separatisti puritani guidati da Edward Winslow (1595 – 1655 EC) e William Bradford (1590 – 1657 EC), sorretti da una auto-narrazione da pellegrini alla ricerca di una terra santa dove godere di libertà religiosa. Jamestown venne infine abbandonata e a lungo dimenticata; ma Plymouth, quantunque sopravvisse solo fino al 1691 EC, avrebbe perdurato nella memoria collettiva e nell'immaginario nazionale statunitense quale immagine evocante pellegrini grati e nativi amichevoli e dunque mito fondativo del Paese.

Info traduttore

Alfonso Vincenzo Mauro
Interprete e traduttore a Vietri sul Mare (SA). Condirettore del festival di cultura 'La Congrega Letteraria', a Vietri sul Mare. Corso di laurea in Storia, Universita' degli Studi di Napoli 'Federico II'.

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, J. J. (2020, ottobre 19). La colonizzazione europea delle Americhe [European Colonization of the Americas]. (A. V. Mauro, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-19230/la-colonizzazione-europea-delle-americhe/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "La colonizzazione europea delle Americhe." Tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro. World History Encyclopedia. Modificato il ottobre 19, 2020. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-19230/la-colonizzazione-europea-delle-americhe/.

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Mark, Joshua J.. "La colonizzazione europea delle Americhe." Tradotto da Alfonso Vincenzo Mauro. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 19 ott 2020. Web. 20 nov 2024.