Le attività coreutiche furono presenza significativa nella vita di tutti i giorni della Grecia antica. Non solo gli antichi greci solevano danzare in numerose occasioni diverse, ma consideravano appartenere in qualche modo alla danza anche alcune attività non performative come il giuoco della palla (ἐπίσκυρος) e gli esercizi ginnici ritmici. La danza, insomma, era dagli antichi greci ricondotta all'ambito fondamentalmente fisiologico, mentale e spirituale caratterizzante la persona. Individualmente o in gruppo, si soleva danzare spontaneamente a matrimoni e simposi, o performare coreografie prestabilite come esemplificato da danze e movimenti coordinati ascritti al coro (χορός) del teatro classico. La danza poteva raccontare una storia, dare sfoggio di nerbo marziale o destrezza atletica, intrattenere ospiti, o dare impostazione e cadenza a processioni e altri elementi chiave della pratica cultuale.
Quantunque la danza venga nella Letteratura greca antica prevalentemente ascritta alla μουσική (termine generale abbracciante tutte le categorie delle arti performative: fare musica, danzare, cantare, recitare), v'è tuttavia una vasta gamma di testimonianze attestanti balli praticati anche come attività indipendente. L'educazione coreutica (γυμνοπαιδίαι) era materia fondamentale dell'educazione, e cospicua iconografia vascolare ci raffigura ragazzi e ragazze danzanti sotto la supervisione di tutori uomini e donne. Autori come Platone, Luciano di Samosata, e Ateneo di Naucrati raccomandano la danza quale parte essenziale nello sviluppo di buoni cittadini d'ambo i sessi, grazie al suo effetto costruttivo esercitato su mente e corpo. Così come per diverse altre culture del mondo antico, la danza ebbe ruolo fondamentale nella società greca antica per secoli.
Origini
Le origini della danza greca antica vanno rintracciate al II millennio AEC; l'interpretazione tradizionale ne ascrive la nascita alla civiltà Minoica dell'isola di Creta. L'arte e la cultura minoica ebbero considerevole impatto sulla civiltà Micenea e sulle società cicladiche — e l'insieme delle tre sostanziò quella che chiamiamo cultura Greca Classica. È pertanto plausibile la danza greca antica si sia effettivamente evoluta da un'antesignana minoica. Il drammaturgo greco Sofocle (496 – 406 AEC ca.), nel suo Aiace, definisce il dio Pan “prima guida del coro celeste”, “primo istitutore delle danze degli dèi” (θεῶν χοροποί'ἄναξ), inventore di balli basati su quelli originari di Cnosso. Anche Ateneo indica Creta quale culla di diversi tipi di danza, inclusa la Pirrica (ballo con armatura) e la sìkinnis (σίκιννις), vivace danza satiresca. Sigilli ed anelli d'oro risalenti dal 1500 AEC circa e decorati con incisioni raffiguranti donne danzanti sono stati rinvenuti ad Isopata, vicino Cnosso, e ad Agía Triáda, vicino Festo; nella parte orientale di Creta, Paleocastro ci ha invece reso diverse figurine fittili raffiguranti ballerine — le medesime che appaiono negli affreschi parietali del palazzo del Minoico Tardo a Cnosso.
Le figure cretesi di donne danzanti, dipinte e modellate, vengono sovente interpretate come divinità o sacerdotesse, così inferendo una relazione fondamentale comune alla maggior parte delle comunità e civiltà antiche, Grecia antica inclusa, tra la danza e la pratica cultuale. Luciano di Samosata, cui dobbiamo l'unico testo completo che ci sia pervenuto circa la danza greco-romana, riteneva l'attività fare parte della creazione cosmica per similitudine all'armonioso viaggio danzante degli astri attraverso l'universo. Nella mitologia greca, quantunque la patrona della danza fosse la musa Tersicore (τέρπω “dar piacere”, “rallegrare”, e χoρός “danza”), anche sua sorella Urania (la musa dell'Astronomia) vi presiedeva, in misura della sua parte teorica. La primordiale significatività anche testuale della danza nell'antica Grecia è altresì attestata dall'Archeologia: la più alta testimonianza dell'uso dell'alfabeto greco che ci sia fino ad ora giunta, la cosiddetta iscrizione di Dipylon, acclara che l'anfora su cui fu vergata fosse un premio per “colui il quale tra questi danzatori ora si esibisca con più delicatezza” ([h]ὸς νῦν ὀρχεστôν πάντον ἀταλό[τατα] παίζει).
Tipi di danza
La danza greca antica può anzitutto essere suddivisa tra performance individuale o di gruppo. In quella individuale si possono ulteriormente discernere esibizioni di intrattenitori professionisti e ballo estemporaneo come attività di svago o a margine di celebrazioni — le esibizioni di professionisti sono prevalentemente associate agli spettacoli acrobatici. Lo storico Senofonte (430 – 354 AEC ca.), nelle sue Anabasi, menziona con ammirazione alcuni giovani accompagnatori dei mercenari greci, i quali a turno intrattennero i presenti alla stipulazione della pace tra i greci e i paflagoni; secondo il resoconto, un ballerino brandì uno scudo leggero e rievocò nei movimenti una scena di combattimento tra due guerrieri immaginari, per poi esibirsi in una danza persiana anch'essa d'ispirazione marziale; poi una ballerina, vestita da oplita, incantò gli astanti con una eccellente danza pirrica — la danza del fuoco, la più popolare danza marziale del mondo greco antico.
Altra occasione per l'esibizione di danzatori singoli era il simposio, per il quale si era inoltre soliti assoldare compagnie di musici professionisti per allietare la serata. La musica era ritenuta essere la sostanza principale del piacere (ἡδονή, hedone), e poteva implicare l'esibizione di ballerine (ὀρχηστρίδες, orchestrides) accompagnate da flautiste (αὐλητρίδες, auletrides) e arpiste (ψάλτριαι, psaltriai); talvolta le danzatrici stesse contribuivano alla musica tenendo il tempo con un paio di nacchere (κρόταλα, krotala). Se facoltoso, il padrone di casa poteva permettersi l'ingaggio d'una intera compagnia la cui esibizione includesse una sorta di Varietà con graziosi numeri di danza, improvvisazioni, e spettacolari azioni acrobatiche e musicali.
I simposi stessi costituiscono temperie per la nostra primaria fonte di conoscenza circa la danza estemporanea di non professionisti; i bagordi notturni non di rado includevano forme d'improvvisazione individuale, sorta di movimenti e scossoni corporali sconnessi da eseguire in gruppo con gli altri combeoni: si trattava dell'assiduo gran finale del tipico simposio, durante il quale i convitati si precipitavano in strada cantando, salterellando lungo la via di casa, e schiamazzando lodi a Dioniso, dio del vino — il tutto, insomma, in una sorta di processione satiresca (κῶμος, kòmos) o “danza dei beoni deliranti”.
La seconda categoria di danza greca antica è quella riguardante le performance di gruppo, consistenti in serie di movimenti sincronizzati e spesso programmati in anticipo eseguiti da membri semi-professionisti (come per i cori del teatro) o da profani (come durante rituali religiosi, riti nuziali e funebri), in gruppi di soli uomini o sole donne. Le attestazioni di danza quale attività collettiva sono numerose nel mondo antico, e in antica Grecia ciò era vero per la maggior parte delle sue manifestazioni. Omero (750 AEC ca.), primo tra molti autori i quali toccarono l'argomento, nell'Iliade, descrive lo scudo di Achille essere decorato, tra le altre cose, da tre gruppi di giovani danzatori e danzatrici. Quanto invece alla cultura materiale, i primi danzatori identificati con nome a noi pervenuti sono raffigurati sul Vaso François (575 AEC ca.), ampio cratere per la mescita di vino e acqua: lungo la fascia superiore del collo del vaso, sotto l'orlo, 14 giovani e fanciulle procedono ritmati e tenendosi per mano, a mo' di celebrazione di Teseo, eroico principe ateniese il quale li ha liberati dal labirinto di Cnosso.
Plutarco, Giulio Polluce, e Luciano, tra gli altri, riconoscono in questa danza essere rappresentata la geranos (γερανός), popolare carola dal passo sostenuto. Le danze lineari, forse anche più frequentemente eseguite di quelle circolari e a zigzag, erano prevalentemente connesse a riti religiosi come per le processioni, o a occasioni di tutti i giorni come per matrimoni e funerali. Ma anche le carole erano di sovente parte del rito, quando la fila di danzatori prendeva a circolare intorno all'ara della divinità. Nelle danze come la geranos aventi connessione rievocativa al mito del labirinto e del filo dato da Arianna a Teseo perché ritrovasse la via, i partecipanti potevano altresì zigzagando imitare il serpeggiare del luogo mitico e inscenare i colpi di scena della narrazione.
Le forme di danza lineare e circolare erano spesso adoperate nella più famosa espressione coreutica dell'antica Grecia: le danze del χορός a teatro. Nella sua forma originaria, il ditirambo (διθύραμβος) era prevalentemente associato a Dioniso; si trattò della forma di performance coreutica e canora collettiva più durevole, attestata dal VII sec. AEC fino alla tarda antichità, e divenne sviluppo prominente nelle celebrazioni ateniesi delle Grandi Dionisie (note quali frangente di nascita della Tragedia) fin da quando il poeta lirico di VI sec. AC Laso di Ermione la introdusse nella polis. Il χορός del teatro greco eseguiva una serie di movimenti coreografati durante la parabasi (παράβασις, “procedere in avanti”), momento tramite il quale l'autore era solito esporre il proprio messaggio a pubblico, affidandolo al coro. Il χορός era guidato da un corego (χορηγός, “capo-coro”) in andatura e ritmo di danza variabili a seconda della misura poetica dei versi della rappresentazione scenica e aventi tipologia specifica a seconda del genere teatrale di riferimento: l'emmeleia (ἐμμέλεια, der. di ἐμμελής “armonico” — danza dignitosa e compassata) nelle tragedie, la cordace (κόρδαξ — danza buffonesca e lasciva) nella commedia, e la summenzionata σίκιννις nel dramma satiresco.
Personaggi e persone danzanti
Figure di danzatori, sia mitiche che storiche, sono considerevolmente raccontate nella Letteratura greca antica. Odisseo ammira il fascino e la bellezza di Nausicaa, palesate nella sua danza incantevole. Ermes s'innamora di Filomela vedendola danzare in onore di Atemide. Ippocleide, nobile ateniese scelto tra i più eminenti pretendenti onde sposare la principessa di Sicione Agariste (inizio VI secc AEC), “si giocò, ballando” il suo matrimonio, eseguendo nella sua cieca ubriachezza un inappropriato misto di danza acrobatica e κῶμος.
Ma i più famigerati ballerini sono tuttavia i compagni nientemeno che di Dioniso in persona: il suo seguito maschile consisteva di satiri, uomini per metà e per metà capre, noti per l'irriducibile allegrezza e il carattere malizioso. I satiri ci vengono il più delle volte presentati danzare e inseguire giovani donne, in particolare le menadi (o baccanti) adoratrici di Dioniso; queste ultime, “donne forsennate”, indossano pelli di cerbiatto e brandiscono il tirso, ferula rituale di finocchio selvatico o pino, e si abbandonano in una danza estatica spesso culminante in comportamenti inconsueti e violenza, come il brandire serpenti e smembrare animali. Il tragediografo greco Euripide (484 – 707 AEC ca.), ne Le Baccanti, racconta la storia delle donne tebane le quali, guidate dalla regina madre Agave, in preda alla follia in loro incussa da Dioniso uccidono re Penteo.
Questi danzatori mitici venivano imitati da persone in carne e ossa. Il vaso di Pronomos, grosso cratere a volute riccamente decorato databile circa al 400 AEC, mostra attori, travestiti da satiri, prepararsi dietro le quinte e affollarsi intorno a Demetrio, l'autore del dramma satiresco che si va ad inscenare. Sull'altro lato del vaso, Dioniso e la sua sposa, la talentuosa danzatrice e principessa cretese Arianna, osservano dall'alto l'αὐλητής Pronomos. In numerose occasioni, come durante celebrazioni e riti misterici prettamente femminili, le donne ci vengono attestate comportarsi come menadi; durante un'edizione delle annuali feste Agrionie in Beozia, ad esempio, tre gruppi di danzatrici si precipitarono verso le montagne, vagando tutta notte in preda ad un psicosi collettiva onde sentirsi in contatto col dio Dioniso e al di sopra dell'esistenza terrena.
Quantunque sia impossibile rintracciare senza soluzione di continuità una filiazione della danza greca moderna da quella dell'antichità, quest'ultima sopravvive in forme e movimenti ancora riscontrabili in alcune comunità greche odierne. La danza greca antica, insieme al suo portato di storie e iconografia, ha ispirato e seguita ad ispirare scrittori, poeti, pittori, ballerini, attori e molti altri attraverso le epoche e le diverse culture del mondo.