Iperborea

Definizione

Mark Cartwright
da , tradotto da Alessandra Balielo
pubblicato il 11 marzo 2021
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Spagnolo
Ascolta questo articolo
X
Stampa l'articolo
Boreas, the North Wind (by Carole Raddato, CC BY-SA)
Borea, il vento del nord
Carole Raddato (CC BY-SA)

Nella mitologia greca Iperborea era la terra situata all’estremità settentrionale del mondo conosciuto, così lontana da essere considerata perfino oltre la sede del Vento del Nord. Lì viveva un popolo leggendario, gli Iperborei, i quali veneravano il dio del Sole Apollo. Iperborea era ritenuta un paradiso terrestre di giovinezza eterna e abbondanza, ma così lontana da essere inaccessibile per i mortali: i Greci pensavano che soltanto eroi semi-divini come Ercole potessero visitarla. Iperborea è citata in molti miti greci, di solito per spiegare la comparsa o la scomparsa, non altrimenti giustificabili, di figure e oggetti leggendari. Quale popolazione storica fu all’origine del mito di Iperborea? Forse lo ispirarono i popoli che risiedevano sulle coste settentrionali del Mar Nero, o i Celti che durante l’Età del ferro vivevano lungo il Danubio e che ebbero contatti commerciali con le civiltà del Mediterraneo almeno a partire dal VI secolo a.C. O forse la Britannia Celtica. Dovunque fosse collocata per i Greci, questa terra simboleggiava, come Atlantide, le Amazzoni e i Centauri, una civiltà misteriosa e sconosciuta situata all’estremità del mondo conosciuto.

Localizzazione

I Greci credevano che il popolo mitico degli Iperborei vivesse al limite settentrionale del mondo conosciuto. Addirittura pensavano che essi abitassero oltre la sede del vento del Nord. Perciò il nome probabilmente deriva da Borea, che nella mitologia greca era il dio del freddo vento del Nord. A causa della difficoltà di raggiungere questa terra lontana e misteriosa, i Greci pensavano che gli unici che potessero arrivarvi fossero eroi semi-divini come Ercole e Perseo.

'QUEL POPOLO SACRO NON CONOSCE MALATTIA O VECCHIAIA; SENZA FATICA O BATTAGLIE VIVONO LONTANI DALLA PAURA.' PINDARO

La lontananza di Iperborea non comporta necessariamente l’identificazione da parte dei Greci con la regione Artica. Più probabilmente la collocavano nel continente euroasiatico sopra l’area abitata dagli Scizi (le coste settentrionali del Mar Nero) o nell’Europa centrale, a nord del Danubio. Entrambe le aree, la prima con le sue popolazioni del tutto sconosciute, la seconda con il suo clima temperato e le foreste così diverse da quelle cui erano abituati i Greci, potrebbero aver ispirato all’immaginario greco racconti fantastici. Tutte e due queste regioni commerciavano con le civiltà del Mediterraneo, soprattutto ambra (originaria del Baltico), schiavi e pellicce. Un’altra possibilità per l’origine della sede degli Iperborei è la Britannia Celtica (vedi sotto la sezione sui Celti).

Boreas and Odysseus
Borea e Odisseo
Carole Raddato (CC BY-SA)

Iperborea in Esiodo e Pindaro

La prima menzione degli Iperborei si trova in un frammento del Catalogo di Esiodo (n. 150), risalente alla fine dell’VIII secolo aEV o all’inizio del VII secolo a.C. Un’altra fonte antica è il poeta greco Pindaro (c. 518 – c. 448 a.C.), che in una delle sue odi Pitiche (n. 10) scrive che Apollo vive parte dell’anno, precisamente nei mesi invernali, nella terra degli Iperborei, descritta come una sorta di paradiso di eterna giovinezza e abbondanza:

Né per nave né a piedi potresti trovare la meravigliosa via per le feste degli Iperborei. Un tempo Perseo, condottiero di popoli, visitò le loro case e festeggiò in mezzo a loro, quando li trovò a celebrare gloriose ecatombi di asini per il dio. Apollo gioisce molto delle loro feste e delle loro preghiere, e ride quando vede l’eretta arroganza degli animali. La Musa non è assente dalle loro usanze; tutt’intorno turbinano le danze delle ragazze, gli accordi forti della lira e le grida dei flauti. Essi si incoronano con aurei rami d’alloro e si divertono con gioia. Quel popolo sacro non conosce malattia o vecchiaia; senza fatica o battaglie vivono lontani dalla paura della dura Nemesi. Forte dell'audacia del suo spirito, una volta il figlio di Danae andò al raduno di quegli uomini beati, Atena ve lo condusse. Egli uccise la Gorgone e tornò portando agli isolani la morte pietrificante, la testa dai capelli luccicanti di serpenti.

In un’ode Olimpica (n. 3) Pindaro racconta della visita di Ercole agli Iperborei dopo l’inseguimento di una cerva attraverso il Danubio. Ercole da lì riportò gli ulivi che piantò nel sito di Olimpia, in preparazione dei primi Giochi Olimpici.

…l'olivo che un tempo il figlio di Anfitrione [Ercole] portò dalle ombrose sorgenti del Danubio affinché fosse il più bel trofeo delle gare olimpiche, dopo aver persuaso con la parola il popolo degli Iperborei, servi di Apollo. Con intenzioni leali chiedeva di avere una pianta ombrosa per il bosco ospitale di Zeus, per condividerla con tutti gli uomini e perché fosse corona al valore ... Vide che questo giardino [di Olimpia], privo di alberi, era esposto ai raggi penetranti del sole. E così il suo spirito lo spinse a viaggiare nella terra del Danubio, dove la figlia di Leto, dea di cavalli, lo aveva incontrato quando veniva dalle valli montuose, dai balzi profondi dell'Arcadia. Attraverso i comandi di Euristeo, suo padre lo aveva costretto a cercare la cerva dalle corna d'oro, che una volta Taigete offrì con la dedica “sacra ad Artemide la Raddrizzatrice”. Inseguendo quella cerva, aveva anche visto quella terra oltre le gelide raffiche di Borea; lì si era fermato e aveva ammirato gli alberi, e lo prese il dolce desiderio di piantarli alla meta dei dodici giri per la corsa di cavalli.

World Map of Herodotus
Mappa del mondo di Erodoto
Bibi Saint-Pol (Public Domain)

Iperborea in Erodoto

Nelle Storie dello storico greco Erodoto (c. 484 – 425/413 a.C.) l’ubicazione di iperborea è così descritta:

Sopra gli Issedoni ... vivono gli Arimaspi, uomini con un occhio solo; sopra quelli dimorano i grifoni che custodiscono l'oro; e sopra i grifoni gli Iperborei, la cui terra si estende fino al mare. Ad eccezione degli Iperborei, tutti questi popoli, a cominciare dagli Arimaspi, attaccarono i loro vicini a ondate successive.

(4.13)

In questo passo Erodoto descrive i popoli che vivono nelle terre sconosciute a nord del Mar Nero, ma non si conosce l’esatta localizzazione degli Issedoni e degli Arimaspi. Gli Iperborei sono citati di nuovo da Erodoto poche pagine più avanti:

Ma riguardo agli Iperborei, né gli Sciti né altri abitanti di questa regione hanno qualcosa da dire, tranne forse gli Issedoni; ma suppongo che anch’essi non dicano nulla di loro, poiché se lo facessero, gli Sciti lo ripeterebbero, proprio come ripetono il racconto degli Issedoni riguardo agli uomini con un occhio solo.

(4.32)

Apollo, Macedonian Gold Stater
Apollo, Gold Stater macedone
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

Fortunatamente Erodoto continua descrivendo un gruppo che sembra conoscere gli Iperborei, le persone che vivono sull'isola sacra di Delo nelle Cicladi, che non a caso è nella mitologia greca il luogo di nascita di Apollo e sede di un importante santuario del dio.

Ma i Delii hanno molto più da dire su di loro. Raccontano come gli Iperborei inviino in Scizia offerte sacre avvolte in paglia di grano, e come queste offerte siano ricevute in successione da ogni paese vicino, fino a quando non vengono portate a occidente fino al Mare Adriatico [e da lì infine in Grecia] .... Inizialmente gli Iperborei mandarono a portare le offerte due ragazze. Secondo i Delii i loro nomi erano Iperoche e Laodice. Gli Iperborei mandarono con loro anche una scorta di cinque uomini per la loro sicurezza; questi uomini sono ora chiamati Perferei e a Delo ottengono alti onori. Ma le ragazze e gli uomini mandati dagli Iperborei non tornarono più a casa, e gli Iperborei, turbati e temendo che se avessero continuato a mandarne altri non li avrebbero mai più rivisti, avvolte le offerte in paglia di grano le portarono ai confini della loro terra e imposero ai vicini l'obbligo di inviarle a loro volta alle persone vicine.

(4.33)

Erodoto scrive inoltre che i giovani di Delo continuano a tagliarsi i capelli in onore delle fanciulle Iperboree che erano morte compiendo la loro missione.

Prima delle nozze le ragazze si tagliano un ricciolo, lo avvolgono intorno a un fuso e lo depongono sopra la tomba. La tomba si trova all'interno del santuario di Artemide, alla sinistra dell’entrata, e sopra vi è cresciuto un olivo; anche tutti i ragazzi di Delo legano un loro ricciolo intorno a un ciuffo d'erba e lo depongono sulla tomba.

(4.34)

Il tono di Erodoto riguardo a Iperborea è piuttosto scettico, ed egli conclude la sua breve trattazione con il seguente commento: “Se veramente esistono gli Iperborei, allora esistono anche gli Ipernotiani (4.36). Gli Ipernotiani dovrebbero vivere a sud della sede del Vento del Sud, Noto.

Leggende associate

Nonostante secondo l’Ode di Pindaro il popolo degli Iperborei si fosse estinto quando incontrò lo sguardo pietrificante di Medusa, curiosamente alcuni Greci credevano che la sua ultima dimora fosse stata l'isola di Delo. Tale credenza potrebbe derivare da un fraintendimento della storia di Erodoto sugli ambasciatori iperborei o potrebbe essere stata creata per aumentare il prestigio di Delo e migliorare il suo ruolo di principale sito religioso panellenico contro la grande rivale Delfi, sede dell'oracolo di Apollo. Delo compare anche in un altro curioso frammento riguardante Iperborea. Per Aristotele (384-322 a.C.) la madre di Apollo, Leto, non era una dea, secondo la visione greca convenzionale, ma era una lupa venuta a Delo dalla terra degli Iperborei.

Delos Panorama
Panorama di Delos
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

Il legame di Iperborea con Delo è menzionato anche nell’Assioco, un'opera spesso attribuita a Platone (c. 429 - c. 347 a.C.) ma che gli studiosi moderni dubitano sia stata scritta dal filosofo greco. Secondo il testo le ninfe Opis e Ecaerge portarono da Iperborea a Delo tavolette di bronzo che descrivevano il viaggio dell'anima negli Inferi dopo la morte (371a). Anche Erodoto menziona un paio di nomi simili: Opis e Arge, le prime due vergini iperboree che portano offerte a Delo (Storie 4.35).

Gli Iperborei appaiono in un'altra leggenda, che coinvolge questa volta Creso, il re di Lidia del VI secolo a.C. In una versione della storia Creso fu salvato dalla sua pira funeraria da Apollo e magicamente trasportato nella terra degli Iperborei. In effetti, la favolosa terra a nord divenne il luogo dove finiva ciò la cui perdita fosse inspiegabile, in altre parole ciò che fosse irrimediabilmente perso per il mondo come lo conosciamo. Ad esempio si pensava che fosse stato in qualche modo acquisito dagli Iperborei il primo tempio di Delfi, e così la freccia di Apollo, che si riteneva avesse proprietà curative magiche.

LE SEPOLTURE DEI CELTI A VOLTE CONTENGONO OGGETTI ARTISTICI PROBABILMENTE REALIZZATI O ISPIRATI DAI GRECI E DAGLI ETRUSCHI.

Abaris l’Iperboreo

Nelle fonti antiche troviamo un personaggio preciso proveniente da Iperborea: Abaris l'Iperboreo. Abaris, figura leggendaria, visse nel VI secolo a.C. e si credeva avesse contatti con il filosofo e matematico greco Pitagora (l. c. 571- c. 497 a.C.). Il suo nome è menzionato nel dialogo di Platone Carmide (158b), anche se di lui non si dice nulla oltre al fatto che era dotato di grande fascino. Anche Erodoto lo menziona brevemente o meglio si rifiuta di menzionarlo: "Non racconterò la storia di Abaris, che si dice fosse un Iperboreo che fece il giro del mondo portando una freccia e non mangiando nulla" (Storie, 4.36). Nella più recente mitologia irlandese Abaris era considerato uno dei primi druidi. Oggi gli studiosi credono che fosse molto probabilmente un santone, un asceta o uno sciamano dell'Asia Centrale, per gli antichi Greci luogo misterioso e remoto come Iperborea.

I Celti

Nella tarda antichità Iperborea iniziò a essere associata alle tribù, divenute ormai più note, dell'Europa centrale e occidentale dell'Età del ferro, in particolare ai Celti. Tuttavia anche in precedenza, contemporaneamente alla fase arcaica della storia greca, popoli relativamente evoluti vivevano nella Germania meridionale lungo il Danubio. Parlava degli antichi Celti Pindaro quando menzionava l’attraversamento del Danubio da parte di Ercole per recarsi a Iperborea? Di certo le foreste dell'Europa centrale potrebbero corrispondere alla descrizione fatta da Pindaro di un luogo con alberi meravigliosi. I luoghi di sepoltura di questi antichi Celti a volte contengono oggetti artistici e utensili probabilmente realizzati nell’ambito delle culture mediterranee greca ed etrusca o ad esse ispirati. Ciò costituisce una prova del contatto tra culture dell'Europa settentrionale e meridionale nel VI secolo aEV, o anche prima.

Repaired Greek Cup
Coppa di Grecia riparata
Xuan Che (CC BY)

Una localizzazione alternativa per Iperborea rispetto all'Europa centrale celtica è la Gran Bretagna celtica. Lo scrittore greco Diodoro Siculo, che scrive nel I secolo a.C., riporta informazioni sugli Iperborei dal precedente scrittore greco Ecateo di Abdera (c. 360-290 a.C.):

Tra coloro che hanno scritto riguardo agli antichi miti, Ecateo e alcuni altri affermano che nelle regioni al di là della terra dei Celti si trova nell'oceano un'isola non più piccola della Sicilia. Quest'isola, prosegue il racconto, è situata a nord ed è abitata dagli Iperborei, chiamati con questo nome perché la loro terra si trova oltre il punto da cui soffia il vento del nord; e l'isola è fertile e produce ogni tipo di raccolto, e poiché ha un clima insolitamente temperato fornisce due raccolti ogni anno. Inoltre si narra la seguente leggenda: Leto nacque su quest'isola, e per questo Apollo è onorato tra loro al di sopra di tutti gli altri dei; gli abitanti sono considerati in un certo senso come sacerdoti di Apollo, poiché quotidianamente lodano questo dio con canti e lo onorano in modo straordinario. E sull'isola ci sono anche un magnifico recinto sacro di Apollo e un notevole tempio di forma sferica ornato di molte offerte votive.

Sappiamo che gli Iperborei hanno una lingua loro peculiare e che sono molto amichevoli nei confronti dei Greci… Dicono anche che la luna, vista da quest'isola, sembra essere a poca distanza dalla terra.

(Biblioteca, Libro 11:47)

L'isola qui descritta è la Gran Bretagna e il tempio sferico è Stonehenge? Certamente i lunghissimi giorni dell'estate del nord potrebbero spiegare la credenza greca che gli Iperborei godessero di un sole perpetuo. Ciò chiarirebbe anche la connessione con il culto particolare per Febo Apollo nella sua veste di dio del sole, culto che sembra essere collegato agli Iperborei ovunque fossero geograficamente localizzati. Probabilmente non sapremo mai esattamente dove fosse Iperborea per gli antichi Greci, e forse la sua localizzazione subì degli spostamenti nel tempo e si adattò alla crescente conoscenza dei diversi popoli che vivevano sempre più lontano dal mondo familiare del Mediterraneo.

Info traduttore

Alessandra Balielo
Negli studi e nell'esperienza professionale ho sempre seguito due passioni, per l'insegnamento e per l'archeologia. Nutro un grande interesse per gli studi di genere. Ho lavorato come archeologa, attualmente sono insegnante di Latino e Greco al Liceo.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2021, marzo 11). Iperborea [Hyperborea]. (A. Balielo, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-19472/iperborea/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Iperborea." Tradotto da Alessandra Balielo. World History Encyclopedia. Modificato il marzo 11, 2021. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-19472/iperborea/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Iperborea." Tradotto da Alessandra Balielo. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 11 mar 2021. Web. 22 nov 2024.