Matilde di Canossa (c.1046-1115), contessa di Toscana (1055-1115) e vice Regina di Italia (1111-1115), dopo la morte del padre nel 1052 e del fratello maggiore nel 1055 era l’ultima esponente della nobile casata dei Canossa. Matilde fu una delle donne più influenti dell’Europa medievale e viene ricordata per le sue abilità militari e politiche, il suo incessante patrocinio della Chiesa cristiana e la sua difesa dell'autorità papale. Sebbene fosse una vassalla del Sacro Romano Impero, Matilde agì spesso in modo indipendente. Il suo conflitto con il potere imperiale comportò un conflitto militare quasi permanente con Enrico IV (1050-1106), il re tedesco (1056-1105) e l'Imperatore del Sacro Romano Impero ( 1084-1105).
La maggior parte dei possedimenti di Matilde, compreso il castello avito di Canossa, si trovava nella Pianura Padana, nel nord Italia, un incrocio importantissimo di rotte commerciali tra la penisola italiana e i vicini d’Oltralpe. Nella parte meridionale del dominio di Matilde, a sud della Pianura Padana, c'era il Ducato di Toscana, montuoso a nord, per il resto collinoso e con importanti arterie stradali verso Roma. Con questi possedimenti e una saldissima alleanza con la Chiesa cristiana, ella divenne una figura politica influente nell'Europa medievale. Matilde veniva spesso chiamata la Gran Contessa da contemporanei e studiosi, nonostante questo titolo fosse inferiore al suo titolo legittimo, quello di Margravia di Toscana. Sebbene fosse considerata l'erede legittima delle proprietà paterne in Italia settentrionale, Enrico IV non riconobbe mai le sue pretese sulle terre all'interno del Sacro Romano Impero.
Giovinezza
Matilda era una discendente della Casata di Canossa, una nobile famiglia fondata dal bisnonno Atto Adalberto di Lucca (morto nel 988), un capo militare lombardo del X secolo proveniente da Lucca e vassallo dei re tedeschi d'Italia. Adalberto e suo figlio Bonifacio ampliarono il loro dominio e nel 1027 l'influenza dei Canossa comprendeva le contee di Brescia, Cremona, Ferrara, Mantova, Modena, Reggio Emilia e il Veneto. Nel 1027, l'imperatore romano Corrado II (1027-1039) trasferì il Ducato di Toscana a Bonifacio. Come ha spiegato Schevill,
Con il possesso della Toscana ... Bonifacio dominava completamente l'Italia centrale e settentrionale; e poiché si appoggiava al suo superiore, l'imperatore, più saldamente di quanto fosse usuale tra i principali feudatari dei suoi tempi, rivestì un ruolo fondamentale per il potere imperiale in Italia. (53)
Nel 1037 Bonifacio sposò Beatrice di Lorena ( circa 1020-1076), diretta discendente di Carlo Magno e nipote di Corrado per matrimonio. Matilde nacque da Bonifacio e Beatrice nel 1046, dopo due fratelli maggiori: Federico e Beatrice. Il luogo di nascita di Matilde non è certo, anche se gli studiosi hanno suggerito Canossa, Lucca e Mantova. Il 6 maggio 1052, quando Matilde aveva sei anni, Bonifacio fu ucciso da un aggressore sconosciuto, probabilmente un sicario del Sacro Romano Imperatore Enrico III (1046-1056). Federico ereditò i possedimenti feudali del padre e Beatrice fu reggente. La sorella maggiore di Matilde morì poco dopo Bonifacio nel 1053, in circostanze non chiare.
Nel 1054, la madre di Matilde, Beatrice, sposò il primo cugino, il Duca Goffredo il Barbuto dell'Alta Lorena, mentre Matilde fu promessa in sposa al figlio maggiore di Goffredo, Goffredo il Gobbo. Sebbene Papa Leone IX, un altro cugino di Beatrice, avesse concesso ai matrimoni la sua benedizione, nessuno dei due ricevette il consenso dal loro re, Enrico III.
Usando questa trasgressione riguardo al matrimonio a suo vantaggio, nel 1055 Enrico imprigionò Beatrice e Matilde a Bodfeld, oggi in Germania centrale, e rivendicò le loro proprietà. Si pensa che Federico, unico figlio ed erede di Bonifacio, sia morto nel 1055, lasciando la giovane Matilde come unica erede del dominio dei Canossa. Poiché in base alla legge imperiale le donne non avevano il diritto di possedere, governare o ereditare terre feudali, la morte di Federico rese erede legittimo di Bonifacio non Matilde ma Enrico III, il parente prossimo di Beatrice, maschio e adulto.
Madre e figlia rimasero in prigionia fino alla morte improvvisa di Enrico III, nell'ottobre del 1056. Fino all'età adulta dell'erede di Enrico, Enrico IV, la regina vedova Agnese agì come reggente del giovane re. In cambio di un rinnovato giuramento di fedeltà da parte di Goffredo il Barbuto, Agnese fece liberare i prigionieri del defunto marito e autorizzò il matrimonio di Goffredo e Beatrice. Goffredo, quindi, entrò in possesso delle terre dei Canossa e stabilì la sua corte nel Ducato di Toscana, dove la famiglia tornò per la primavera del 1057. Al di là di questi eventi le informazioni sulla giovinezza di Matilde sono scarse.
Il matrimonio di Beatrice con Goffredo il Barbuto resistette nonostante gli sforzi di Enrico III e fu riconosciuto dalla regina Agnese. L'eredità di Matilde in Italia passò al governo del patrigno, che nel 1064 ereditò anche il Ducato dell'Alta Lorena. Poiché il suo ruolo di erede era passato al patrigno, Matilde abbandonò la casa avita in Italia per quella del marito in Alta Lorena. Il fidanzamento con suo cugino Goffredo il Gobbo non fu coronato dal matrimonio fino al maggio 1069, quando Matilde aveva 23 anni e si prevedeva che l'anziano Goffredo, ammalatosi, sarebbe morto di lì a poco. Alla sua morte, i titoli in Italia e in Lorena passarono al giovane Goffredo. L'unica figlia di Matilde e Goffredo fu Beatrice, dal nome di sua nonna, ma morì poco dopo la nascita, tra il maggio e l’agosto del 1071.
L’alleanza con il Papa e la lotta per le investiture
Matilde tornò in Italia senza Goffredo e governò insieme alla madre dalla loro corte a Mantova, amministrando le terre nonostante il dominio fosse stato ereditato da Goffredo. Negli anni seguenti Matilde manovrò per stabilire la sua influenza in Italia con l'aiuto del suo stretto alleato, Ildebrando di Soana (circa 1015-1085). Matilde aveva uno stretto rapporto personale con Ildebrando, che nell'aprile del 1073 fu eletto papa con il nome di Gregorio VII. Secondo tutte le fonti Matilde e Ildebrando erano grandi alleati, e fiorirono i pettegolezzi sulla loro scandalosa intimità. Indipendentemente dal fatto che la coppia fosse intima o meno, il capo della Cristianità e sostenitore della legittimità del patriarcato medievale chiuse un occhio sull’abbandono del marito da parte di Matilde.
Durante la sua vita, Matilde cercò di rafforzare l'autorità della Chiesa cristiana e del Papato. La sua formidabile alleanza con Gregorio VII costituì un ostacolo significativo al dominio di Enrico IV e, attraverso la politica riformatrice del Papa, nota come Riforma Gregoriana, la coppia italiana sfidò la legittima autorità del suo signore feudale e del Sacro Romano Impero. Le affermazioni di superiorità papale sul potere secolare scatenarono tra Gregorio ed Enrico un conflitto noto come la lotta per le investiture. Nel 1074, Gregorio depose i membri del clero che avevano ottenuto l'ufficio per nomina secolare (investitura) e affermò il principio che il clero poteva essere nominato solo dal papa in carica, rimuovendo così l'influenza diretta del Sacro Romano Impero nelle questioni della Chiesa. Nel dicembre 1075, dopo mesi di rappresaglie politiche, Enrico IV inviò a Roma degli armati per imprigionare Gregorio, ma il papa fu salvato dai suoi fautori.
Il 26 gennaio 1076 Enrico IV convocò il Sinodo di Worms, durante il quale un'assemblea di vescovi fedeli all’imperatore condannò il papa, annullò l’obbligo di obbedienza e chiese le sue dimissioni. Il marito separato di Matilde, Goffredo il Gobbo, rimase fedele a Enrico IV e partecipò all'assemblea di Worms, dove accusò pubblicamente di adulterio Papa Gregorio VII e Matilde. Il 22 febbraio Gregorio, con Matilde al suo fianco, scomunicò e depose Enrico IV, liberando i suoi vassalli dai vincoli feudali e vietando ai cristiani di obbedire ai suoi comandi. I più alti sostenitori di Enrico IV subirono la scomunica con un ultimatum: sottomettersi al papa o abdicare.
Il 26 febbraio 1076 Goffredo fu assassinato. Prima di esalare il suo ultimo respiro, Goffredo il Gobbo diseredò Matilde lasciando in eredità i suoi beni al nipote, Goffredo di Buglione. Beatrice, che governava le terre dell'Italia settentrionale, si appellò al codice di diritto civile dell'imperatore Giustiniano I (527-565), citando il Digesto per fornire una base giuridica per il passaggio dell'eredità non a Goffredo di Buglione ma a sua figlia. Mentre piangeva la morte di sua madre il 18 aprile 1076, Matilde fu accusata dell’omicidio di Goffredo.
A settembre i capi dell'opposizione all'interno del Sacro Romano Impero chiesero la partecipazione di Gregorio VII a un'assemblea nell’inverno successivo per eleggere un nuovo Imperatore del Sacro Romano Impero. A dicembre, su suggerimento di Matilde, Gregorio VII accettò l'invito e iniziò il viaggio verso Trebur, con Matilde al suo fianco.
Il viaggio a Canossa
Ai primi di gennaio del 1077 Enrico IV, con la scorta di un esercito, attraversò le Alpi verso la Lombardia. Matilde e Gregorio VII, alla notizia del suo avvicinamento, si ritirarono nel castello di Matilde a Canossa. Arrivati poco prima di Enrico IV, Matilde e Gregorio VII guardarono il penitente Enrico arrivare alle mura di Canossa in cerca dell’assoluzione papale.
Gli eventi che accaddero sul crinale montuoso dominato dalla fortezza medievale di Matilde sono noti come il Viaggio a Canossa. Matilde, la mediatrice di questo incontro, salutò il reale cugino mentre egli implorava l'assoluzione papale nella gelida neve dell'inverno del nord Italia. All'interno del castello Gregorio VII assolse Enrico in cambio della sottomissione dell'imperatore alla Chiesa. Enrico obbedì, anche se in seguito infranse la promessa e fu di nuovo dichiarato decaduto. L'atto di penitenza di Enrico, tuttavia, rafforzò il tentativo di Gregorio di creare un'autorità religiosa superiore al potere secolare. A Canossa era stato rovesciato l'equilibrio della politica medievale europea: a marzo il Sacro Romano Impero entrò in una guerra civile: la fazione contraria a Enrico scelse il duca Rodolfo di Svevia come suo sostituto.
La guerra civile
Più tardi, nel 1077, Matilde si trasferì a Roma, vicino al Tevere. Mentre la guerra civile travolgeva l'impero, lei e Gregorio VII si allearono con la fazione ribelle dei nobili sostenitori di Rodolfo. Il papa emise una seconda scomunica nei confronti di Enrico IV nel 1080, in risposta alla quale il re tedesco denunciò nuovamente il papa citando, tra l'altro, sue presunte trasgressioni adultere con Matilde. Mentre l'esercito di Enrico si muoveva verso Roma per sconfiggere l'opposizione gregoriana, Matilde fuggì a Canossa. Molti dei suoi vassalli rifiutarono la chiamata alla guerra contro l'imperatore, che nella sua marcia verso Roma rappresentava un'incombente minaccia. L'esercito tedesco assediò la città dal maggio 1081 al marzo 1083, quando Gregorio VII fu catturato. Guiberto, vescovo di Ravenna, fu insediato come papa Clemente III ((1080-1100), e confermò Enrico IV imperatore del Sacro Romano Impero.
Enrico IV, Clemente III e il loro esercito furono cacciati da Roma nel maggio 1084 dall’avanzata dei soldati di Roberto il Guiscardo (circa 1015-1085), il duca normanno di Puglia, Calabria e Sicilia. La città, non più occupata dall'esercito imperiale, fu saccheggiata e depredata dai soldati del Guiscardo. Gregorio VII fu liberato, ma rimase deposto a favore di Clemente III. Egli trascorse l'anno successivo esiliato a Salerno, dove morì il 25 maggio 1085.
La guerra con Enrico IV danneggiò gravemente il potere finanziario e militare di Matilde. Anche se i suoi possedimenti rimasero all'interno del Sacro Romano Impero, Matilde non fu mai riconosciuta da Enrico IV come proprietaria feudale di nessun possedimento. Nonostante non fosse riconosciuta, fosse stata diseredata da Goffredo e avesse perso il suo più caro amico, Ildebrando, Matilde continuò a governare.
Nel luglio del 1085 rifiutò una proposta di matrimonio del duca Roberto di Normandia, figlio di Guglielmo il Conquistatore. L'unione con i sovrani normanni d'Inghilterra avrebbe potuto fornire la forza militare per rinnovare la sua lotta contro Enrico IV. Riluttante a risposarsi, scelse l'indipendenza. Matilde si oppose all'elezione di papa Vittore III (1086-1087), un oppositore del movimento gregoriano, e iniziò la ricerca di un successore della politica gregoriana per opporsi al papato tedesco di Clemente III. Su suggerimento di Matilde un'assemblea di vescovi elesse uno dei successori scelti da Ildebrando, il vescovo Odo di Ostia (1088-1099).
Odo, divenuto papa Urbano II, divenne un fido alleato di Matilde e tentò di emulare la filosofia papale di Ildebrando. Su suggerimento di Urbano II, nel 1089 Matilde sposò Welf V di Baviera (circa 1072-1120) il cui padre mantenne un forte esercito nel dominio nel nord-est dell'Italia, si oppose all'autorità di Enrico IV, aderì alla linea di Gregorio VII e rifiutò il papato di Clemente III, rendendo la casa bavarese un alleato ideale per Matilde.
La campagna contro Enrico IV
L'imperatore Enrico IV tornò in Italia nel 1090 per mettere a tacere papa Urbano II ei suoi vassalli apertamente rivoltosi, inclusa la ribelle Matilde. L'esercito imperiale di Enrico marciò verso sud, impadronendosi di gran parte dei possedimenti di Matilde nella Pianura Padana. Sebbene Enrico IV avesse offerto a Matilde la pace, che implicava la sottomissione alla sua autorità e a Clemente III, ella la rifiutò. Nell'ottobre del 1092 l'esercito di Enrico marciò su Canossa e sulle fortezze circostanti. Matilde, intelligente stratega, guidò il suo piccolo esercito a Canossa verso una rapida vittoria. Dopo la ritirata i sostenitori lombardi di Enrico a Cremona e Milano ripudiarono la loro fedeltà all'imperatore e accettarono un'alleanza militare con Matilde. La coalizione di Matilde a sud, i Lombardi a ovest e i Bavaresi a nord-est intrappolarono Enrico a Verona, alla base delle Alpi. Clemente III si unì al re a Verona per celebrare una messa di Natale e non poté attraversare la barriera militare per tornare a Roma, lasciando così la Santa Sede nelle mani di Urbano II.
Nel 1093, Matilde e l'alleanza gregoriana sostenevano la ribellione di Corrado, figlio ed erede di Enrico (circa 1074-1101), contro l'imperatore. Re d'Italia dal 1087, Corrado controllava gran parte dell'Italia nord occidentale al di fuori della Lombardia. Nel 1094 la seconda moglie di Enrico, Euprassia di Kiev, conosciuta con il nome tedesco di Adelaide, fuggì e denunciò pubblicamente Enrico IV come violento e adultero. Enrico attribuì il tradimento della sua famiglia alle manipolazioni della vecchia rivale Matilde, che proteggeva Adelaide a Canossa e diffondeva la notizia della sua diserzione per ottenere un sostegno più ampio.
Con Enrico IV indebolito e confinato nell'Italia nord-orientale, l'alleanza matrimoniale di Matilde e Welf V aveva raggiunto il suo scopo e fu annullata da Urbano II nel 1095. Enrico, dopo i negoziati con il duca Welf V, tornò in Germania all'inizio del 1096. Poco dopo il suo ritorno Enrico IV diseredò Corrado e scelse il suo secondo figlio, anche lui di nome Enrico, come suo erede.
La Prima Crociata e gli ultimi anni
Nel novembre del 1095, per volere dei Bizantini, papa Urbano II indisse la Prima Crociata (1095-1102) per riconquistare la città santa di Gerusalemme e sottrarla al controllo musulmano. Anni prima, Matilde aveva sostenuto la chiamata di Papa Gregorio VII per l'intervento cristiano nel Mediterraneo orientale contro l'influenza musulmana. Per il resto della vita la devota Matilde di Canossa aveva mantenuto l’ardente sostegno alla supremazia della Chiesa e al suo imperialismo, secondo il pensiero di Gregorio, e la chiamata alla guerra di Urbano non fece eccezione. Dopo aver respinto due volte l'esercito imperiale dall'Italia, Matilde si era guadagnata in Europa la fama di una dei leader più forti del suo tempo.
Per tutta la vita Matilde sostenne la Chiesa e così continuò a fare nei suoi ultimi anni, finanziando la costruzione di chiese e l'acquisizione di nuove terre. Nel 1102 Matilde cedette tutte le sue proprietà al Papato "nella persona di Papa Gregorio" (Spike 227), il che permise alla Chiesa, dopo la sua morte, di rivendicare tutte le sue proprietà, inclusi i suoi possedimenti e castelli. Dal 1101 al 1103 Matilde organizzò le confische ai sostenitori di Enrico IV di Ferrara e Parma. Più o meno nello stesso periodo e fino a poco prima della sua morte, Matilde "liberò i cittadini dagli obblighi e dalle tasse feudali" in molte città del suo dominio (Spike 221-222). Queste proprietà sarebbero state incluse tra le sue donazioni di terre alla Chiesa.
Enrico V, dopo essere salito alla guida del Sacro Romano Impero, chiese di essere incoronato da Papa Pasquale II (1099-1118). Nel 1109 il re tedesco con il suo esercito marciò dalle Alpi verso Roma, arrivando senza che Matilde intervenisse. Dopo mesi di trattative Enrico V fu incoronato imperatore nel 1111. Matilde incontrò il figlio del suo nemico a Canossa, dove fu nominata vicario della Liguria e le fu dato l'enigmatico titolo di Vice-Regina, rafforzando la sua legittimità come erede feudale di Bonifacio e al contempo consolidando la fondatezza delle rivendicazioni di Enrico sulla sua terra.
Conclusioni
Matilde di Canossa morì il 24 luglio 1115. Dopo la sua morte Enrico V rivendicò i suoi possedimenti dell'Italia settentrionale, mentre la Chiesa rivendicò il Ducato di Toscana. Alcuni governatori locali delle sue terre, sfruttando la liberazione dagli obblighi feudali concessa da Matilde alle città, utilizzarono il vuoto di potere per stabilire una serie di città-stato libere dal controllo dell’ Impero e della Chiesa. Nei secoli successivi alla morte di Matilde molte città del nord, tra cui Firenze, Genova e Pisa, mantennero o combatterono per mantenere governi indipendenti dalla Chiesa e dai regni circostanti.
La reputazione e l'influenza di Matilde resistettero ben oltre la sua morte. Le riforme di Gregorio VII, sostenute da Matilde, modificarono la struttura della Chiesa medievale per i secoli a venire. Gli studiosi hanno suggerito che lo scrittore fiorentino Dante Alighieri (1265-1321) usasse Matilde come modello per l'omonimo personaggio nel Purgatorio. Nel 1645, cinque secoli dopo la sua morte, il corpo di Matilde fu riesumato dalla sua sepoltura originale a Mantova e sepolto nella Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, di nuova costruzione. Il suo corpo riposa ancora nel cuore della Chiesa, l'istituzione alla quale dedicò la vita.