La restaurazione Meiji fu un evento politico che ebbe luogo in Giappone nel 1868. La famiglia Tokugawa, un clan guerriero che aveva regnato sul Giappone per oltre 260 anni, fu rovesciata da un gruppo di attivisti politici il cui obiettivo era quello di restaurare il potere della famiglia imperiale.
Dopo aver deposto lo shogunato Tokugawa, l'imperatore Mutsuhito (1852-1912) adottò il titolo di Meiji, che significa "governo illuminato". La restaurazione Meiji e considerata quasi universalmente come lo spartiacque che divide il Giappone "tradizionale" da quello "moderno". Anche se andò al potere un nuovo governo, che introdusse politiche radicali che cambiarono sostanzialmente la società giapponese, dato che di per sé non fu un evento particolarmente violento, ci furono anche molti elementi di continuità tra il Giappone pre- e post-restaurazione.
Le cause della restaurazione Meiji possono essere sintetizzate come segue:
- il sistema bakuhan
- la minaccia posta dagli stranieri
- l'ascesa dei lealisti imperiali
Il sistema bakuhan
Il sistema politico imposto dai Tokugawa in Giappone dopo la battaglia di Sekigahara nel 1600 può essere considerato come la prima tra le cause a lungo termine. A quel tempo, i Tokugawa controllavano più o meno il 30% delle terre di tutto il Giappone, mentre il resto era nelle mani di circa 270 famiglie di daimyo il cui titolo era ereditario. Il governo militare che i Tokugawa istituirono fu chiamato bakufu, e le terre controllate dai daimyo erano dette han. Gli storici moderni chiamano questo accordo "sistema bakuhan". Anche se i Tokugawa misero in atto diverse politiche per controllare i daimyo, quest'ultimi, all'interno dei loro han, potevano governare praticamente come preferivano. La maggior parte degli han consistevano in domini abbastanza piccoli, ma ce n'erano alcuni, come Satsuma e Choshu, che erano molto grandi. Erano come degli stati all'interno dello stato.
Nel XVII secolo, i Tokugawa presero severi provvedimenti per tenere a bada i daimyo, ma dall'inizio del XVIII secolo il sistema rimase stabile, principalmente a causa dell'inerzia istituzionale. Il sistema politico dei Tokugawa viene spesso descritto come feudale, ma il feudalesimo del Giappone medievale era diverso da quello europeo. In questo periodo, il Giappone attraversò un eccezionale periodo di pace, in cui crebbe l'economia, la popolazione aumentò, si svilupparono le città, si diffusero istruzione e alfabetizzazione e nacque una nuova cultura urbana. Anche se i Tokugawa imposero una dittatura militare, è più lecito pensare al sistema bakuhan come una sorta di federazione in cui l'equilibro di potere favoriva i Tokugawa. All'inizio del XIX secolo però, questo equilibrio fu scosso dalla minaccia proveniente da paesi stranieri.
La minaccia posta dagli stranieri
Negli anni Trenta del XVI secolo, una delle misure prese dai Tokugawa per controllare i daimyo fu quella di limitare i contatti con gli stranieri, attraverso una politica nazionale di isolamento. I Tokugawa temevano che i daimyo ribelli potessero ottenere un supporto dall'esterno, così limitarono i contatti con i coreani, i cinesi e gli europei. Gli olandesi furono gli unici esclusi da questo divieto, ma persino loro vennero confinati in una stazione commerciale a Nagasaki. I Tokugawa furono in grado di adottare questa politica in parte perché il Giappone era molto lontano dall'Europa, in parte perché, nel XVII secolo, il livello tecnologico giapponese e quello dei paesi stranieri era più o meno lo stesso. Sul finire del XVIII secolo però, gli europei iniziarono a sperimentare la rivoluzione industriale. All'inizio del XIX secolo, le navi europee, equipaggiate con armi frutto della produzione industriale, iniziarono ad avvicinarsi al Giappone, esigendo che il paese si aprisse al commercio estero. I Tokugawa respinsero con decisione queste richieste. Nel 1839, la Gran Bretagna aveva già colonizzato l'India, e la sconfitta la Cina nella guerra dell'oppio (1839-42) fu un segnale per il governo giapponese: il loro paese era sotto una minaccia concreta. In risposta, sia il bakufu che alcuni degli han più grandi si adoperarono per acquistare armi europee.
Nel 1853 il commodoro americano Matthew Perry (1794-1858) arrivò con la sua flotta di "navi nere" in Giappone, chiedendo che il paese aprisse i suoi porti al commercio. Il bakufu si sentì costretto a fare alcune concessioni e, nel 1854, fu siglato il trattato di amicizia e pace tra Giappone e Stati Uniti, che aprì i porti di Shimoda e Hakodate alle navi americane. Presto seguirono accordi simili con la Gran Bretagna, la Russia e l'Olanda. La firma forzosa di questi trattati mostrò la debolezza del governo Tokugawa, e gli oppositori lo accusarono di aver fallito nel difendere il paese. Questa fu la seconda causa a lungo termine della restaurazione.
L'ascesa dei lealisti imperiali
La terza causa a lungo termine fu l'ascesa dei lealisti imperiali. L'imperatore del Giappone aveva regnato nel corso di tutta la storia giapponese, ma furono poche le volte in cui esercitarono realmente il potere politico. Nei tempi antichi, il potere stato principalmente nelle mani dell'aristocrazia di corte, e in seguito delle potenti famiglie guerriere come i Minamoto e gli Ashikaga. Così fu anche nel periodo Edo (1603-1868). Tokugawa Ieyasu (1543-1616) si fece nominare shogun dall'imperatore nel 1603, ricevendo il diritto di istituire il bakufu. Questa però era solo una finzione politica, dato che la famiglia imperiale non aveva alcun potere reale, e dipendeva completamente dal bakufu per la sua sopravvivenza. Tuttavia, era negli interessi dei Tokugawa rafforzare il prestigio della famiglia imperiale perché in tal modo ottenevano una legittimazione maggiore.
Nel XVIII secolo, la famiglia imperiale iniziò ad acquisire influenza per un altro motivo. Dalla metà del XVII secolo, in Giappone iniziarono a diffondersi le idee neoconfuciane di origine cinese. Nel confucianesimo non solo erano importanti concetti come la lealtà e la pietà filiale; la dottrina confuciana si basava anche sullo studio critico dei testi antichi. Naturalmente si faceva riferimento ai testi cinesi, ma alcuni dotti iniziarono ad applicare le stesse tecniche analitiche allo studio di antiche opere giapponesi, come il Kojiki e il Nihon Shoki. Questi libri contenevano racconti sulla fondazione dell'antico stato giapponese da parte degli imperatori, descritti come i discendenti degli dèi. L'idea che il Giappone fosse una "terra divina" contestava l'assunto confuciano secondo il quale solo la Cina fosse "civilizzata", e che i paesi circostanti come Corea e Giappone fossero "barbari". Alcuni iniziarono a promuovere l'idea che il Giappone fosse superiore ai paesi stranieri a causa dell'origine divina della famiglia imperiale. Si sostenne inoltre che il governo di famiglie guerriere come i Tokugawa fosse illegittimo, e che la famiglia imperiale dovesse governare direttamente il paese. Questo gruppo comprendeva una gamma piuttosto diversificata di pensatori, includendo persone associate con il kokugaku ("studi nazionali" o "nativismo") e la scuola Mito, così come scrittori più indipendenti come Rai San'yo (1780-1832), il cui libro "Storia non ufficiale del Giappone" (1827) divenne molto influente.
Queste tre cause a lungo termine portarono allo sviluppo di un movimento che si opponeva sia al dominio continuativo dei Tokugawa che all'apertura del paese. Gli obiettivi del movimento furono condensati nel motto "riverisci l'imperatore, espelli i barbari", coniato da Aizawa Seishisai (1782-1863) nel suo libro "le Nuove Tesi" (1825).
Origini regionali e di classe dei rivoluzionari
Nel periodo Edo, i daimyo erano divisi in differenti categorie in base alle connessioni delle loro famiglie con i Tokugawa. Quelli che erano stati servitori dei Tokugawa prima della battaglia di Sekigahara erano chiamati fudai daimyo, mentre gli altri erano chiamati tozama daimyo. I tozama daimyo erano meno fidati, e i loro territori tendevano ad essere grandi ma lontani dal centro politico del Giappone. Nella prima metà del XIX secolo, il movimento anti-Tokugawa si sviluppò principalmente nelle aree controllate dai tozama daimyo:
Choshu (odierna prefettura di Yamaguchi)
- Yoshida Shoin (1830-1859)
- Yamagata Aritomo (1838-1922)
- Ito Hirobumi (1841-1909)
Satsuma (prefettura di Kagoshima)
- Matsukata Masayoshi (1835-1924)
- Mori Arinori (1847-1889)
- Saigo Takamori (1828-1877)
- Okubo Toshimichi (1830-1878)
Hizen (prefettura di Saga)
Okuma Shigenobu (1838-1922)
Tosa (prefettura di Kochi)
- Itagaki Taisuke (1837-1919)
- Sakamoto Ryoma (1836-1867)
Molti di questi attivisti provenivano da famiglie guerriere di basso rango, anche se alcuni membri della nobiltà di corte giocarono un ruolo importante, tra cui Iwakura Tomomi (1825-1888) e Saionji Kinmochi (1849-1940).
Gli ultimi anni del dominio Tokugawa
Gli ultimi decenni del periodo Edo vengono chiamati periodo bakumatsu. Baku viene da bakufu, matsu invece significa "fine" in giapponese. Nel 1858, il bakufu firmò il trattato di amicizia e commercio nippo-americano. Era un trattato ineguale, perché conteneva una clausola che fissava una tariffa bassa sui beni importati, mentre un'altra stabiliva che gli stranieri non fossero soggetti alla legge giapponese. L'importazione di beni dall'estero a basso costo ebbe un impatto negativo sull'economia giapponese, e l'apertura dei porti fece aumentare l'ostilità verso gli stranieri. Tra coloro che sostenevano il rovesciamento dei Tokugawa, c'era un gruppo chiamato shishi, cioè "guerrieri virtuosi". Questi erano estremisti che compivano attacchi violenti sia contro gli stranieri che contro i giapponesi ritenuti nemici. Ii Naosuke (1815-1860), che era il più potente ufficiale del bakufu, provò a schiacciare questo movimento con un giro di vite conosciuto come la Purga Ansei (1860). Molti vennero arrestai e una piccola parte fu messa a morte. Per rafforzare il governo, Ii propugnò l'unione tra la corte imperiale e il bakufu attraverso il matrimonio tra la sorella dell'imperatore e lo shogun. Tuttavia, nel 1860, Ii venne assassinato nei dintorni del castello di Edo (incidente di Sakuradamon). Fu un duro colpo per il prestigio del bakufu.
Nel 1863, degli attivisti xenofobi provenienti da Choshu presero il controllo della corte imperiale a Kyoto. L'imperatore Komei (1831-1867), anch'egli ostile all'apertura del paese, emise un ordine di espulsione dei "barbari". Il bakufu non aveva intenzione di applicarlo, ma fu la fonte di ispirazione per un certo numero di attacchi verso gli stranieri. Alcuni shishi di Satsuma uccisero un mercante. I britannici risposero bombardando Kagoshima. A Choshu, delle batterie costiere fecero fuoco sui vascelli stranieri che navigavano nello stretto di Shimonoseki. Le navi da guerra europee reagirono distruggendo le postazioni di tiro. Il bakufu lanciò una spedizione punitiva contro Choshu, ma l'attacco fu sospeso in seguito al raggiungimento di una soluzione negoziale.
Dopo queste esperienze, gli attivisti di Satsuma e Choshu realizzarono che espellere "i barbari" era impossibile. Per evitare che il Giappone diventasse una colonia, era necessario rovesciare il bakufu e creare un nuovo governo. Nel 1866, i due han formarono un'alleanza segreta e Satsuma rifiutò di partecipare a una seconda campagna del bakufu contro Choshu; anzi, lo supportò e lo rifornì di grandi quantità di armi. Il bakufu fu sconfitto, ricevendo un altro colpo al suo prestigio.
Nel novembre del 1867, l'ultimo shogun, Tokugawa Yoshinobu (1837-1913), si offrì di cedere pacificamente il potere all'imperatore Meiji, che era salito al trono dopo la morte dell'imperatore Komei. Tuttavia, alcuni elementi di Satsuma e Choshu avevano già deciso di rovesciare il bakufu con la forza. Nel gennaio del 1868, presero il controllo del palazzo imperiale a Kyoto ed emanarono un editto di restaurazione del potere imperiale. Questo gettò le basi per la guerra Boshin, un conflitto tra i sostenitori della corte e quelli del bakufu. Le forze del bakufu furono sconfitte nella battaglia di Toba-Fushimi, a sud di Kyoto. Un grande esercito imperiale allora circondò la città di Edo (l'odierna Tokyo), ma i negoziati portarono a una resa pacifica del castello di Edo. Questo evitò che la città venisse attaccata e garantì la sicurezza personale di Yoshinobu. La resistenza al nuovo governo continuò nel nord del Giappone ma, nel giugno del 1869, gli ultimi sostenitori del bakufu si arresero presso Hakodate, a Hokkaido. Questo causò la fine del dominio dei Tokugawa, durato 268 anni.
Anche se la restaurazione ebbe conseguenze importantissime, non fu un evento particolarmente violento. Si presume che durante la guerra Boshin vennero mobilitati circa 120000 uomini, di cui 8.200 morirono. Viceversa, nella guerra civile americana, che ebbe luogo quasi nello stesso periodo, combatterono tre milioni di persone e ci furono intorno a 620000 morti. Il fatto che la restaurazione Meiji non era stata accompagnata da grandi distruzioni si rivelò un fattore importante, poiché il nuovo governo si ritrovò con basi abbastanza solide da cui iniziare le sue riforme.
Il significato della restaurazione Meiji
Probabilmente l'interpretazione più comune di questi eventi è quella che si basa sulla teoria della modernizzazione. Questa teoria si sviluppò negli anni Cinquanta del '900 e divideva le società in "tradizionali" o "moderne". Le società tradizionali per definizione erano quelle che avevano un'economia basata sull'agricoltura e un sistema politico gerarchico e dispotico, mentre le società moderne erano quelle industriali, egualitarie e democratiche. La modernizzazione era il processo per il quale una società tradizionale passava ad essere una società moderna. All'apice della teoria della modernizzazione, il periodo Meiji in Giappone è stato spesso citato come un buon esempio di questo processo, e la restaurazione Meiji venne vista secondo questa prospettiva.
Tuttavia, a partire dagli anni Settanta del '900, la teoria della modernizzazione è stata fortemente screditata: si era sviluppata nel contesto della guerra fredda come un'alternativa alla teoria dello sviluppo marxista offerta dalla Cina e dall'Unione Sovietica. Tra le altre cose, non tiene conto della grande variazione esistente tra le società cosiddette tradizionali e quelle cosiddette moderne. La teoria della modernizzazione contiene anche un aspetto razzista, in quanto sovrappone le società moderne a quelle dell'Europa e del nord America. Per questo motivo, il Giappone venne considerato come una sorta di anomalia, una società non-occidentale che diventa anch'essa moderna. Per comprendere meglio la restaurazione Meiji, bisogna pensare che sia le cause che le conseguenze sono peculiari del Giappone, piuttosto che avvicinarsi da una prospettiva teoretica.