Dal XVI al XVIII secolo, ogni anno una flotta del tesoro navigava verso il Messico e un'altra verso l'America centrale, che all'epoca facevano parte dell'Impero spagnolo. Una volta lì, venivano caricate le preziose merci asiatiche e le ricchezze delle Americhe, che includevano tonnellate di argento provenienti dalle miniere di Perù e Messico. Conosciute con il nome di flotas de plata (cioè, "flotte d'argento", dalla parola spagnola plata che vuol dire appunto argento), i due convogli si radunavano all’Avana, per poi fare ritorno in Spagna.
I galeoni spagnoli che trasportavano il tesoro erano ben armati con cannoni e carichi di soldati, in modo da proteggere queste e altre navi aventi uno scopo simile. Questo tesoro galleggiante, che valeva più delle entrate annuali di alcuni regni europei, era una forte tentazione per corsari, bucanieri e pirati. Il sistema di convogli però funzionava bene, tanto che la maggior parte dei nemici assaltava i porti del tesoro piuttosto che la flotta, che correva più il rischio di affondare a causa di tempeste, correnti pericolose e barriere coralline nascoste.
Dalla Spagna alle Americhe
A partire dalla prima metà del XVI secolo, la Spagna controllava gran parte dell'America centrale e meridionale. Gli spagnoli sfruttavano le miniere di argento di Messico e Perù, e sottraevano ai popoli assoggettati, come Aztechi, Maya e Inca, qualsiasi oggetto di valore che riuscivano a trovare. Le flotte del tesoro erano le navi che trasportavano queste ricchezze verso l'Europa, ricchezze che adesso appartenevano alla corona di Spagna, ai mercanti coloniali che la mandavano ai loro soci europei e agli investitori privati che armavano le flotte.
Dal 1543, ogni anno due differenti flotte di galeoni spagnoli e altre imbarcazioni andavano dalla Spagna alle Americhe. Oltre a un certo numero di passeggeri, le navi erano cariche di monete, lingotti, manufatti europei di grande valore, vino, olio d'oliva, oggetti di vetro, armi, strumenti, vestiario, libri e documenti. Le flotte attraversavano l'Atlantico con questa ricompensa anticipata, attesa con ansia e destinata ai mercanti e ai coloni delle Americhe. La flotta della Nuova Spagna salpava da Siviglia, di solito tra marzo e aprile, facendo prima scalo alle Canarie, per poi attraversare l'oceano e arrivare a San Juan, a Porto Rico. La flotta si spostava successivamente a Santo Domingo, sull'isola di Hispaniola, e a Santiago di Cuba, sulla costa orientale di Cuba, per giungere alla fine a Veracruz, in Messico. Un altro convoglio, conosciuto come la flotta di Terra Ferma, lasciava Siviglia o Cadice, tipicamente tra agosto e settembre, navigando per Santa Marta e Cartagena (nell'odierna Colombia), arrivava a Portobelo (odierno Panama), per poi fare ritorno a Cartagena.
I porti del tesoro
I porti del Regno di Terra Ferma spagnola accoglievano ogni anno le navi delle flotte del tesoro con le ricchezze che avevano accumulato, pronte per essere trasportate in Spagna. Molti porti erano pesantemente fortificati per proteggersi dagli attacchi di corsari, bucanieri e pirati di tutte le nazionalità. I tre porti principali erano Veracruz, Portobelo e Cartagena, ma ce n'erano molti altri su cui si appoggiava la flotta: le varie fermate e la rotta cambiavano nel corso degli anni.
Veracruz, fondata nel 1519 e protetta dall'isola-fortezza di San Juan de Ulúa, era il punto di raccolta dell'argento estratto in Messico e delle merci preziose provenienti dall'Asia, portate dai galeoni di Manila ad Acapulco e poi trasportate via terra a Veracruz (vedi sotto). Le navi del tesoro passavano l'inverno a Veracruz prima di ripartire per l'Europa.
Portobelo (noto anche come Puerto Bello), sull'istmo di Panama, era il punto di raccolta dell'argento proveniente dalle miniere di Potosì in Bolivia che, nel picco raggiunto intorno al 1600, producevano circa 9 milioni di pesos d'argento. L'argento veniva mandato sui galeoni a Panama, nei porti della costa occidentale dell'istmo, e da lì portato via terra da un convoglio di muli fino a Portobelo (che aveva rimpiazzato Nombre de Dios nel 1596). L'inglese Francis Drake (c. 1540-1596) una volta descrisse questa parte dell'Impero spagnolo come "la sala del tesoro del mondo" (Cordingly & Falconer, 15).
Cartagena, fondata nel 1533, era il punto di raccolta di smeraldi, perle, oro, argento e legno massiccio, che arrivavano dalla parte settentrionale del Sud America. La città era conosciuta come la "regina delle Indie" (come erano chiamate allora le Americhe) e, dal 1614, grazie alla miriade di fortificazioni che possedeva, era praticamente inespugnabile. Le navi della flotta del tesoro del Regno di Terra Ferma passavano l'inverno a Cartagena.
I galeoni di Manila
Nelle sue stive, le flotte del tesoro che solcavano l'Atlantico non trasportavano solo le ricchezze delle Americhe, ma anche le preziose merci provenienti dall'Asia. Quest'ultime venivano caricate a Manila, nelle Filippine spagnole, e trasportate annualmente con un'altra flotta del tesoro, il "galeone di Manila" appunto, verso Acapulco. Il viaggio era impegnativo e durava circa sei mesi. I galeoni di Manila furono operativi dal 1565 al 1815. Gli stessi spagnoli li avevano rinominati come naos de China, cioè "navi cinesi", dato che trasportavano merci orientali di alto valore. Una parte del carico veniva venduta nei mercati di Acapulco, ma la maggior parte veniva trasportata a Veracruz, dove alla fine veniva caricata sulle navi della flotta destinata alla Spagna. Una volta scaricati, i galeoni facevano ritorno a Manila portando, in media, circa tre milioni di "pezzi da otto" (moneta d'argento dal valore di 8 reales) per acquistare nuove merci per il prossimo viaggio nelle Americhe.
Dall’Avana alla Spagna
L'Avana era il cuore dei possedimenti americani spagnoli, e il punto dove tutte le navi delle due flotte si riunivano in primavera prima di attraversare l'Atlantico e tornare in Europa. L'Avana aveva un porto stretto, facilmente difeso dalle sue imponenti fortificazioni (dalla metà del XVIII secolo, questo gioiello dell'Impero spagnolo era difeso da una guarnigione di 6.000 uomini, armati con 180 cannoni). Le due flotte di solito partivano in estate, ma non sempre navigavano insieme. Quando questo accadeva, ciascuna flotta aveva il proprio comandante. Le navi solitamente arrivavano in Spagna tra ottobre e novembre.
Il carico della flotta del tesoro
Al ritorno in Europa, la flotta trasportava:
- argento (monete e lingotti)
- oro (polvere e lingotti)
- gemme
- perle
- pellame
- zucchero
- tabacco
- cacao
- tè
- indaco
- legno massiccio
- balle di lana di lama
- rotoli di seta
- cotone indiano
- tappeti persiani
- spezie
- porcellana cinese
- medicinali
- profumi
- conchiglie
- piume di quetzal
- animali vivi (puma, giaguari, pappagalli, scimmie urlatrici)
- pezzi d'arte e di gioielleria americani e asiatici fatti con materiali preziosi.
Gli spagnoli custodivano come segreto di stato l'esatto ammontare di quanto stessero accumulando, ma già nel 1522 la voce si era sparsa. Jean de Fleury (detto anche Florin, morto nel 1527), alla testa di otto navi, ne catturò tre della flotta del tesoro al largo di Cape Vincent. Il corsaro francese si rifece gli occhi quando vide i tre enormi forzieri, che contenevano lingotti d'oro, più di due quintali di polvere d'oro, tre quintali di perle, casse stipate di smeraldi, oggetti religiosi e opere d'arte aztechi, fatti con preziosi materiali esotici di ogni tipo, provenienti dai luoghi più disparati. C'erano persino pappagalli e giaguari vivi. Nessuna meraviglia, dunque, se le entrate annuali della corona spagnola schizzarono dai 35.000 ducati del 1516 ai 2 milioni di ducati di quarant'anni dopo. Nel Seicento, solo di argento, venivano trasportate in Spagna 25.000 tonnellate.
La protezione della flotta
Pur essendo un obiettivo ovvio per tutti i fuorilegge del mare, era molto difficile impadronirsi dei forzieri del tesoro. Perfino durante i primi anni, precedenti al sistema dei convogli, un galeone spagnolo poteva presentare fino a 60 cannoni, tra quelli sopra e sottocoperta, ed era equipaggiato con grandi lame a mezzaluna fissate ai pennoni, progettate per tagliare le vele e il sartiame di qualsiasi nave che osava affiancarsi.
Un galeone era certamente di gran lunga più grande e meglio armato di qualsiasi vascello pirata, e persino della maggior parte delle navi da guerra. Inoltre, avevano grandi equipaggi e un contingente di soldati professionisti, guidati dai loro capitani. All'occorrenza, anche i passeggeri erano buoni combattenti. Le strutture sopraelevate a poppa e a prua erano eccellenti piattaforme per i cecchini, che da lì avevano una vista eccellente sulle navi nemiche.
Bisogna aggiungere anche che era molto difficile trovare le navi in mare aperto. Questo valeva particolarmente per i galeoni di Manila, che navigavano da soli: in oltre 250 anni di servizio nelle relativamente sicure acque del Pacifico, ne furono catturati soltanto quattro.
Dal 1555 in poi, seguendo un'idea suggerita dal capitano generale Pedro Menéndez de Avilés, le navi del tesoro iniziarono a viaggiare in grandi convogli, scortati da molte navi da guerra, che garantivano una maggiore sicurezza. Le navi mercantili, anch'esse armate con i cannoni, erano protette da una specifica unità, l'Armada de la Guarda de la Carrera de las Indias ("Armata della Guardia della rotta delle Indie"). Questa flotta da guerra fu creata nel 1521 per pattugliare le acque del tratto finale della rotta, tra le Azzorre e la Spagna. Nel corso degli anni la flotta crebbe, arrivando fino a 16 galeoni. Dagli anni Quaranta del XVI secolo, l'unità speciale accompagnava i galeoni per tutto il viaggio tra i Caraibi e l'Europa: si univa alla flotta del tesoro presso L'Avana, e da lì, passando tra la Florida e le Bahamas, tornava in Spagna. Se i due convogli della flotta viaggiavano separati, i galeoni da guerra davano priorità a quello proveniente dal Regno di Terra Ferma, che trasportava l'argento sudamericano (da qui acquistò il nome di "flotta dei galeoni"). Nei momenti di massimo splendore, la flotta che partiva dalla Spagna aveva una scorta di quattro navi da guerra, mentre quella che percorreva la rotta opposta poteva arrivare a comprendere anche 90 vascelli mercantili e almeno otto navi da guerra.
Le navi di scorta venivano finanziate da una tassa sui beni destinati alle Americhe, che pagavano i proprietari delle navi. Coloro i quali volevano viaggiare a proprio rischio e pericolo senza una scorta pagavano severe sanzioni finanziarie. Inoltre, venne emanato un decreto reale per mantenere una formazione stretta all'interno del convoglio:
nessuna nave era autorizzata a lasciare il convoglio per nessuna ragione, nemmeno per inseguire un'imbarcazione nemica. Se una nave avesse infranto questa disposizione, il capitano e il navigatore sarebbero stati multati per 50.000 pesos e gli veniva proibito di viaggiare in America per due anni.
(citato in Wood, 68)
In pratica, un galeone era un lento ma formidabile castello galleggiante. Quando si trovava in formazione, un "castello" poteva fornire un fuoco di protezione per un'altra nave del convoglio. Il sistema funzionava bene. Una protezione addizionale veniva fornita da una flotta di navi da guerra sempre in movimento nei Caraibi, la Armadas de Borlavento ("gli squadroni delle Isole Sopravento"). Questi furono in servizio a partire dal 1578, all'inizio con due navi con base a Cartagena, a cui si aggiunsero altre due navi a Hispaniola e altre due ancora a Panama. Queste navi erano spesso potenziate sia con remi che con vele, affinché potessero affrontare meglio le veloci navi pirata.
L'ultima opzione era sempre quella di non salpare affatto, come accaddeva durante le guerre su larga scala, come ad esempio nel conflitto tra Spagna e Inghilterra che durò dal 1585 al 1603. In questi periodi, quando navigare in alto mare era troppo pericoloso, le flotte del tesoro restavano in porto per un anno.
A causa di queste precauzioni strategiche a scopo difensivo, era molto più probabile che una nave del tesoro affondasse per una tempesta, una secca o per un incendio accidentale, piuttosto che per un attacco nemico. I bucanieri, come l'inglese Henry Morgan (circa 1635-1688) e l'olandese Laurens de Graaf, preferivano provare ad attaccare i porti del tesoro, nonostante fossero fortificati. Nonostante ciò, nel corso degli anni, ci sono stati alcuni episodi disastrosi per gli spagnoli, ed è grazie a essi se gli storici sono informati del contenuto esatto del carico, che veniva tenuto segreto.
Le catture più significative
Nel marzo del 1579, Francis Drake catturò la Nuestra Señora de la Concepción (noto anche come Cacafuego), una nave che trasportava 26 tonnellate di lingotti d'argento, altri 13 forzieri d'argento, 36 chili d'oro e un gran numero di pietre preziose dal Perù e da Panama. Il valore del carico fu stimato in circa un milione e mezzo di ducati, cifra maggiore delle entrate annuali di molti regni europei, e che rese Drake l'uomo più ricco d'Inghilterra.
Nel 1587 il galeone di Manila, la grande Santa Ana, venne catturato da Thomas Cavendish (1560-1592), e trasportava 22.000 pesos d'oro e 600 tonnellate di spezie e sete preziose.
Intorno al 1620, almeno secondo la nostra unica fonte, il famoso autore sui bucanieri, Alexander Exquemelin (1645-1700), Pierre le Grand (vero nome sconosciuto), un pirata della Normandia, catturò vicino a Hispaniola niente meno che l'ammiraglia della flotta spagnola del tesoro. Gli uomini di Le Grande avevano abbordato il galeone di notte, e se ne erano impossessati facilmente.
Nel settembre del 1628, una forza olandese di 31 navi, guidata dall'ammiraglio Piet Pieterszoon Hein (1577-1629), catturò l'intera flotta del tesoro della Nuova Spagna mentre si dirigeva all’Avana. Hein riuscì ad impossessarsi di 46 tonnellate d'argento e molti altri oggetti di valore. Questa cattura fu un segno del declino del potere navale spagnolo e del vertiginoso aumento di quello britannico, francese e olandese.
Tuttavia, questo e altri successi furono delle eccezioni. Era molto più comune che, separatisi dal convoglio principale, soccombessero ad un attacco i vascelli più piccoli e di minor valore, come successe nel 1591 nei Caraibi ("Indie occidentali"), dove un gruppo di cinque navi, guidato da William Lane, catturò due vascelli isolati della flotta della Nuova Spagna.
La fine della flotta del tesoro
Le quantità di ricchezze estratte dalle Americhe declinarono a partire dagli anni Venti del Seicento: nel 1700 le miniere in Bolivia producevano un quarto in meno di quanto facessero un secolo prima. I conflitti come la Guerra di successione spagnola (1701-1714) danneggiarono fortemente la regolarità della flotta del tesoro. Ciononostante, i convogli continuarono fino agli anni Trenta del Settecento, con una piccola flotta che continuò a viaggiare solo dal Messico tra il 1754 e il 1789. Anche se alcune singole navi continuarono a viaggiare, per la metà del XVIII secolo avevano preso piede nuovi centri del commercio, e nuovi prodotti sostituirono il predominio detenuto precedentemente da argento, seta e spezie. Stati Uniti, Brasile, India e Cina divennero i nuovi grandi attori, che commerciavano in grandi quantità beni redditizi come tè, oppio, zucchero, tabacco, caffè e cotone.
I naufragi della flotta del tesoro
Specialmente nei Caraibi, sono stati ritrovati molti relitti della flotta e, mentre in alcuni casi il tesoro che si sperava di trovare è andato perduto, in altri il prezioso carico si è mantenuto intatto. Questi siti archeologici sono anche una testimonianza di inestimabile valore sulla flotta e la vita quotidiana dei marinai che vi erano imbarcati.
La Nuestra Señora de Atocha stava trasportando un carico stimato in 400 milioni di dollari, quando naufragò durante una tempesta al largo delle Florida Keys, le isole lungo gli Stretti della Florida. La nave, costruita in mogano, fu ritrovata nel 1985 da Mel Fisher. Nascoste nella stiva c'erano 20 tonnellate di lingotti d'argento da 30 chili l'uno, ancora impilati ordinatamente come 350 anni prima. La nave trasportava anche circa un milione di pesos d'argento e una grande quantità di smeraldi. Era un tipico vascello della flota: pesava 500 tonnellate e poteva ospitare un equipaggio di 200 persone e 50 passeggeri. Era armata con almeno 24 cannoni. Gli oggetti della nave si trovano ora in esposizione a Key West, in Florida.
La Nuestra Señora de Encarnación affondò durante una tempesta caraibica nel 1681, al largo delle coste di Panama. Lungo la rotta per Portobelo, la nave venne caricata con oltre cento forzieri di legni contenenti ceramiche, lame di spade, zoccoli per i muli per la rotta terrestre Panama-Portobelo e altri strumenti. I beni più pregiati del carico sono andati perduti, ma i sigilli di piombo che si sono conservati danno un'idea di cosa potesse esserci a bordo. Il sito del naufragio, scoperto nel 2010, è stato scavato ed esaminato da una squadra di archeologi marittimi della Texas State University, che ci hanno fornito una straordinaria comprensione sulla costruzione delle navi spagnole del XVII secolo.
La Nuestra Señora de las Mercedes, quando fu affondata dai britannici nel 1804, trasportava forse 500.000 monete d'oro e d'argento. Il sito del relitto fu al centro di una disputa tra il governo spagnolo e quello peruviano per decidere a chi appartenessero le ricchezze, ritrovate da una compagnia privata. Alla fine, la Spagna venne dichiarata come la legittima proprietaria da un tribunale federale degli Stati Uniti. Sembra, dunque, che le navi spagnole del tesoro siano ancora ambite anche oggi, ancor più che nei giorni dell'Impero spagnolo.