Il 13 Vendemmiaio

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Harrison W. Mark
da , tradotto da Roberto Romagnoli
pubblicato il 12 dicembre 2022
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Spagnolo
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Battle of the Saint-Roch Church during the Revolt of 13 Vendémiaire Year IV (by Charles Monnet, Public Domain)
La battaglia alla chiesa di Saint-Roch durante la rivolta del 13 Vendemmiaio anno IV
Charles Monnet (Public Domain)

La rivolta del 13 Vendemmiaio anno quarto (5 ottobre 1795) fu un'insurrezione realista a Parigi durante la Rivoluzione francese (1789-1799). In reazione alla politica antirealista della reazione termidoriana 25.000 parigini insorsero ma furono schiacciati dai soldati francesi repubblicani sotto il comando del generale Napoleone Bonaparte (1769-1821), che, come è noto, usò colpi di mitraglia per disperdere gli insorti. Gli obiettivi dei ribelli erano sia anti termidoriani, sia favore dei realisti.

I termidoriani erano la fazione che aveva rovesciato Maximilien Robespierre nel luglio 1794, ponendo fine al regime del Terrore. Dopo aver preso controllo del governo provvisorio della Francia rivoluzionaria, la Convenzione nazionale, i termidoriani imposero politiche impopolari che peggiorarono la carestia e la povertà portando molti cittadini a sentire nostalgia per i comparativamente stabili giorni della monarchia. Dal momento che le idee realiste crescevano, i termidoriani vararono una legge che in effetti evitava che i realisti potessero ottenere la maggioranza nel futuro governo, il Direttorio nazionale. Come reazioni a questa esclusione 7 sezioni di Parigi su 48 insorsero il 5 ottobre 1795 cercando di raggiungere il Palazzo delle Tuileries, dove la Convenzione era radunata.

Gli insorti non raggiunsero mai il palazzo, dal momento che furono sconfitti da circa 6000 soldati francesi comandati da Napoleone Bonaparte, a quel tempo un giovane generale senza incarichi specifici. Quest'azione fu il trampolino di lancio di Bonaparte, dal momento che la vittoria del 13 Vendemmiaio lo condusse direttamente a ricevere l'offerta di comandare l'Armata d'Italia solo 5 mesi dopo; la sua spietatezza nel sopprimere la rivolta sarebbe stata ricordata a lungo, immortalata dallo storico inglese Thomas Carlyle che scrisse che Napoleone diede agli insorti una “sventagliata di mitraglia” (717).

Sussurri di rivolta

Nell'estate del 1795 la Francia si trovava nel suo sesto anno di Rivoluzione. Molto era avvenuto da quando la rivoluzione era cominciata con la riunione degli Stati generali del 1789. Il re era stato deposto e giustiziato, era stata dichiarata una Repubblica, le armate francesi avevano sconfitto i soldati dell'Europa dell'Antico Regime e il regime del Terrore era stato imposto per liberare la neonata Repubblica dai suoi nemici. Tuttavia, lungo questi sei fatali anni di progresso e caos, di trionfi e sconfitte, il popolo francese era ancora povero e affamato come sempre.

Molti si lamentavano delle politiche conservatrici della reazione termidoriana per la scarsità di cibo.

A Parigi l'inverno 1794-95 fu uno dei peggiori a memoria d'uomo. Dal momento che il prezzo del pane e della legna da ardere schizzarono alle stelle, la popolazione gelava nelle proprie case o soffriva la fame nelle strade. Molti si lamentavano delle politiche conservatrici della reazione termidoriana per la scarsità di cibo, dal momento che i termidoriani avevano reintrodotto un'economia di libero mercato proprio prima dell'inizio del mortale e gelido inverno. I cittadini intirizziti pensavano con nostalgia ai giorni del Terrore, quando il pane e la legna almeno erano stati a un prezzo abbordabile. Quando venne la primavera e non c'era ancora cibo, la popolazione di Parigi diede vita alla sua insurrezione finale, l'insurrezione di Pratile del 20 maggio 1795. Si domandavano pane e la Costituzione del 1793 che era stata scritta dai giacobini durante la loro permanenza al potere ma non era mai entrata in vigore.

L'insurrezione fu infine sconfitta e i suoi leader furono puniti. Piuttosto che adottare la Costituzione del 1793, che era considerata un punto di unione tra i dissidenti, la Convenzione nazionale decise di scriverne una per proprio conto, la più conservatrice Costituzione dell'anno, III (1795). Questa Costituzione di ben 377 articoli introdusse un nuovo governo per la Repubblica che sarebbe stato conosciuto come il Direttorio. Questo includeva un sistema bicamerale che consisteva in una Camera alta, il Consiglio degli anziani, e una camera bassa, il Consiglio dei 500, il potere esecutivo, per assicurare la seprazione dei poteri, era diviso tra 5 direttori eletti. La Costituzione fu adottata il 22 agosto del 1795. Il Direttorio doveva entrare in carica il 2 di novembre.

Insurrection on 1 Prairial Year III
Insurrezione del 1 Pratile anno III
Bibliothèque nationale de France (Public Domain)

Alcune fazioni politiche videro nel futuro governo di transizione una prima occasione per guadagnare potere. Uno di questi gruppi erano i realisti che solo un anno prima erano stati forzati a nascondersi per evitare di incontrare la ghigliottina. Nell'agosto del 1794, dopo la fine del regime del Terrore, gli aristocratici francesi, gli emigrati che avevano erano fuggiti dalla Francia durante il collasso dell'Antico Regime, erano stati perdonati e invitati a ritornare, rendendo così molti realisti sufficientemente sicuri di poter dar voce aperta alle loro preferenze per la monarchia. Questo movimento crebbe durante il disastroso inverno del 1794-95 e molti cominciarono a vedere la restaurazione della monarchia come un accettabile compromesso tra il cibo per le loro pance e uno stabile governo. Naturalmente essi non pensavano all'oppressivo Antico Regime del 1789, ma a una monarchia più liberale, costituzionale come quella che la Francia aveva sperimentato brevemente nel 1791. Alcuni realisti sperarono di vincere le elezioni per il Direttorio, in modo da poter pacificamente dare vita a un tale governo.

La sconfitta dei realisti

La Convenzione nazionale in scadenza si era accorta di questo aumento del sentimento realista. Benché la Convenzione potesse essere stata un corpo politico più conservatore sotto i termidoriani di quanto era stata sotto i giacobini, questo non voleva dire che essa fosse pronta a consegnare di nuovo il potere ai realisti e a vedere la morte della Repubblica. Per evitare che una maggioranza realista si insediasse nel Direttorio, i termidoriani emanarono la legge dei 2/3 che stabiliva che 2/3 dei deputati che in quel momento sedevano nella Convenzione nazionale, dovevano ugualmente servire nel Direttorio. Questo avrebbe garantito una maggioranza termidoriana nel prossimo governo, a prescindere dai risultati delle elezioni.

A Parigi i giornali della destra denunciavano la legge dei 2/3 e domandavano un ritorno alla monarchia costituzionale.

La legge di 2/3 scioccò l'opinione pubblica che si era stancata della Convenzione e dei suoi traffici corrotti. Il disagio fu palpabile il 10 di agosto, quando una festa tenuta dalla Convenzione in onore del terzo anniversario del rovesciamento della monarchia fu accolta con un entusiasmo molto tiepido. Una spia della polizia, riportò la ragione per questa mancanza di entusiasmo: le donne al mercato dicevano che sarebbe stato meglio far qualcosa per far abbassare il prezzo delle cose piuttosto che tenere feste inutili e costose (Doyle, 320-21). Sebbene la legge dei 2/3 era stata propagandata come un decreto sui mezzi per porre fine alla rivoluzione, essa vanificò tutte le speranze che la Francia si sarebbe liberata dalla corrotta e “eterna” Convenzione; il Direttorio avrebbe visto le stesse persone al potere, semplicemente in una forma diversa.

La legge di 2/3 era impopolare in Francia, un quarto delle province si opposero, come fecero tutte tranne una delle 48 sezioni di Parigi. Queste sezioni erano diventate significativamente più conservatrici di quanto non fossero state durante l'insurrezione di Pratile del maggio precedente, in quanto la Convenzione nazionale aveva arrestato o rimosso la maggior parte dei leader di sinistra che avevano partecipato a quell’insurrezione. Il risultato non previsto fu che questi nuovi leader conservatori cominciarono a rivolgersi anche contro la Convenzione, scontenti della sua posizione apertamente antirealista.

A Parigi i giornali della destra denunciavano la legge dei 2/3 e domandavano un ritorno alla monarchia costituzionale. Come contromossa la Convenzione ordinò il rilascio dei leader giacobini di sinistra e dei sanculotti imprigionati dopo Pratile, sperando che questi naturali nemici dei realisti si sarebbero presi cura dei problemi per loro. Era però troppo tardi. Nel tardo settembre alcune assemblee delle sezioni si erano già dichiarate in sessione permanente e non osservarono gli ordini della Convenzione di disperdersi.

Una rivolta realista

Il 3 di ottobre scoppiò una rivolta realista a Dreux, 40 miglia a ovest di Parigi, violentemente schiacciata dai soldati repubblicani. Le notizie dell'incidente si sparsero a Parigi il giorno dopo quando nacque l’idea di un incontro dei rappresentanti di ognuna delle sezioni per cominciare a pianificare la loro partecipazione all’azione. Si riunirono solo 15 delle 48 sezioni, ma questa era una parte abbastanza grande della città per allarmare la Convenzione che collocò soldati in alcuni punti chiave della città. La mattina del 4 ottobre, 7 sezioni si dichiararono in aperta insurrezione e cominciarono a mobilitare le loro Guardie Nazionali.

La Convenzione, incaricò della difesa della città il generale Jacques Francois Menou che aveva però solo 5000 uomini. In confronto si stima che il numero di realisti fosse di circa 20.000. Nel pomeriggio Menou mandò le sue truppe alla sezione Le Peletier che era il centro della resistenza. Piuttosto che rischiare un violento scontro con le truppe regolari di Menou, i realisti promisero di deporre le armi. Anche Menou voleva evitare la battaglia e così si accordò accettando la loro parola e ritirandosi. Naturalmente queste promesse non furono mantenute. Il giorno dopo, circa 25.000 realisti si erano riuniti a sud della Senna e cominciarono a marciare verso il palazzo delle Tuileries, dove era riunita la Convenzione nazionale. Menou fu sollevato dal comando e fu rimpiazzato con Paul Barras, un termidoriano che era destinato ad assumere un ruolo di leader nel futuro Direttorio.

Non avendo più rivestito un comando militare dal 1783, Barras si trovava certamente spiazzato ed era conscio che avrebbe avuto bisogno di aiuto se avesse dovuto adempiere alle sue istruzioni di “salvare la rivoluzione” (Roberts, 65). Fortunatamente Barras conosceva già un giovane ufficiale che sarebbe stato in grado di svolgere il lavoro sporco per lui, un ufficiale che si era già distinto brillantemente all'assedio di Tolone. Alle prime ore della mattina del 5 ottobre, mentre gli insorti realisti si stavano radunando, Barras mandò Napoleone Bonaparte.

Bonaparte at the Bridge of Arcole
Bonparte al ponte di Arcole
Antoine-Jean Gros (Public Domain)

L’entrata in scena di Napoleone

Nell'ottobre 1795, Napoleone era un brigadiere generale di 26 anni che stava cercando un lavoro. Nato in Corsica, spese la sua giovinezza ricevendo un'educazione nelle scuole militari francesi. Come ufficiale di artiglieria aveva giocato un ruolo importante nella riconquista della città portuale di Tolosa dagli inglesi nel 1793, un'azione che gli valse la promozione a brigadiere generale a solo 24 anni. Tuttavia, nonostante le sue promettenti abilità, la sua precedente associazione con Augustin Robespierre e con i giacobini caduti in disgrazia gli crearono difficoltà per trovare un comando adeguato. L'autunno del 1795 lo vedeva vivere a Parigi lavorando per l'Ufficio topografico, che era essenzialmente un purgatorio per un ufficiale così ambizioso come Bonaparte.

La sera di domenica 4 ottobre Bonaparte era al teatro Feydeau quando venne a sapere che le sezioni stavano pianificando un'insurrezione per il giorno successivo. Solo qualche ora dopo fu convocato da Barras che era rimasto impressionato dalle storie dei successi di Bonaparte a Tolone. Come notò il suo biografo Andrew Roberts, è un capriccio del destino che non ci fossero altri ufficiali superiori a Parigi che erano disposti ad accettare il comando; forse semplicemente Bonaparte aveva minori scrupoli sullo sparare sui civili. Tre anni prima, durante la dimostrazione del 20 giugno 1792, Bonaparte aveva chiesto perché le guardie svizzere del re avevano permesso ai manifestanti di marciare sulle Tuileries e molestare il re con tanta impunità: "perché non ne spazzano via quattro o cinquecento con i cannoni? Gli altri si disperderebbero molto velocemente” (Roberts, 39). Napoleone aveva attribuito la successiva caduta della monarchia alla mancanza di un'azione decisiva delle guardie svizzere. Ora Napoleone non stava per fare lo stesso errore.

Egli accettò il comando da Barras a condizione di avere completa mano libera. Dopo che gli fu accordato, il giovane generale si mise subito al lavoro. Egli ordinò al sottotenente Joaquim Murat del dodicesimo reggimento dei cacciatori a cavallo di andare al campo militare di Sablon, distante due miglia, con 100 cavalieri. Murat doveva impadronirsi dei cannoni che erano là e portarli a Parigi in tutta fretta; doveva passare a filo di spada chiunque si fosse messo sulla sua strada. Se anche gli insorti avessero pensato ai cannoni e mandato uomini per assicurarseli, Murat doveva arrivare la prima e trasportare i pezzi di artiglieria in città, secondo le istruzioni.

Napoleon Bonaparte Commanding His Troops on 13 Vendémiaire
Napoleona Bonaparte comanda le trupe il 13 Vendemmiaio
Yan' Dargent (Public Domain)

Tra le 6 e le 9 del mattino Bonaparte preparò le difese della città. Scelse ufficiali e truppe di sicura lealtà. Quando Murat ritornò con 40 cannoni Bonaparte li posizionò in punti difensivi strategici. Poi Bonaparte allineò la sua fanteria dietro i cannoni e mandò delle riserve a difendere il Palazzo delle Tuileries, nel caso gli insorti realisti avessero sopraffatto questa linea. Infine, piazzò la sua cavalleria a Place de la Revolution, dove il sangue di sospetti traditori era scorso così liberamente durante il recente Terrore. Il generale Bonaparte spese il resto della mattinata, cavalcando tra queste posizioni, assicurandosi che ogni cosa fosse pronta. Egli era pronto a fare qualunque cosa in suo potere per raggiungere la vittoria. Egli avrebbe poi giustificato le sue azioni di quel giorno scrivendo: “La gente buona e onesta deve essere persuasa con mezzi gentili. La feccia deve essere rimossa col Terrore” (Roberts, 66).

“Salve di mitraglia”

Nel primo pomeriggio una folla di 25-30.000 realisti si era riunita. L'unica cosa che stava tra loro e i deputati della Convenzione alle Tuileries erano 4500 soldati regolari e 1500 gendarmi comandati dal generale Bonaparte. Per ore i leader degli insorti si spesero in negoziazioni senza frutto con i repubblicani. Quando verso le 4 del pomeriggio essi capirono che non sarebbero arrivati da nessuna parte solo con le parole, l'insurrezione aveva perso il suo slancio. Fu solo allora che la colonna dei ribelli cominciò impulsivamente ad avanzare, esitando, verso le linee repubblicane.

A causa della precedente insurrezione di Pratile, le sezioni di Parigi erano state completamente disarmate dalla Convenzione. Le sezioni non avevano cannoni e quei pochi fucili disponibili erano a corto di polvere e di munizioni. Tuttavia, esse avevano il vantaggio del numero. A suo merito, Napoleone si trattenne dal dare l'ordine di sparare finché non fu certo che non c'erano altre alternative. Tra le 4:15 e le 4:45 del pomeriggio furono sentiti dei moschetti sparare dalle linee realiste. Bonaparte rispose con la sua artiglieria.

I cannoni repubblicani erano stati caricati con dei colpi a barattolo che consistevano in centinaia di pallottole di moschetto chiuse insieme dentro un contenitore metallico che si apriva appena era stato sparato dal cannone. Questi proiettili venivano sparati a una velocità molto più alta di quelli di normali colpi di moschetto, a una distanza massima di 600 iarde; colloquialmente questi colpi venivano chiamati a mitraglia. Non si ha notizia prima del 13 Vendemmiaio dell'uso di colpi a mitraglia sulla popolazione civile, neanche durante un'insurrezione. Napoleone, d’altra parte, non si vergognava certo della propria originalità.

Close-Up Sketch of Grapeshot
Disegno di un colpo di mitraglia
Unknown Author (Public Domain)

Quando gli uomini delle sezioni tentarono di attraversare i ponti sopra la Senna furono colpiti da una “sventagliata di mitraglia", frase coniata dallo storico inglese Thomas Carlyle. Questi colpi laceravano i tessuti, la carne e le ossa e facevano volare a terra mucchi di realisti straziati. Come la pila dei corpi cresceva, l'avanzata dei realisti fu ulteriormente rallentata e i ribelli furono fermati sui ponti o nelle strade, senza nessuna via di uscita. Il panico cresceva ed echeggiava il continuo suono del fuoco dei fucili della fanteria repubblicana. Nella maggior parte della città la mitraglia aveva funzionato e l'insurrezione era per lo più finita attorno alle 6 del pomeriggio.

Alla Chiesa di Saint Roch, che era diventato il quartier generale dell'insurrezione, i combattimenti continuarono anche durante la notte. Dei cecchini, appostati sui tetti o dietro delle barricate, sparavano sui realisti, quando essi tornavano indietro con i loro feriti. La Chiesa continuò a resistere finché Bonaparte trasporto i suoi cannoni a una distanza di 60 iarde. I realisti allora scelsero di arrendersi piuttosto che essere annientati. Dopo sei ore di sparsi combattimenti, la battaglia era finita. Circa 300 insorti realisti erano stati uccisi e molte centinaia feriti. I repubblicani avevano perso solo 30 uomini e circa 60 feriti. Fu una risonante vittoria per la Convenzione nazionale, che si sarebbe trasformata nel Direttorio nazionale meno di un mese dopo, quando la legge dei 2/3 entrò in vigore. Il popolo di Parigi non organizzò più serie minacce contro il governo per il restante periodo della Rivoluzione.

Bonaparte's Guns Fire on the Royalist Mob, 13 Vendémiaire Year IV
I cannoni di Bonparte sparano contro la folla realista, 13 Vedemmiaio anno IV
Felician Myrbach (Public Domain)

Conseguenze

La repressione dei realisti dopo Vendemmiaio fu meno severa di quella subita dai giacobini dopo Pratile. Solo due leader di sezione furono giustiziati, benché fu lasciato al generale Bonaparte presiedere all'espulsione di alcuni simpatizzanti realisti dal ministero e sovrintendere alle produzioni teatrali. La rivolta del 13 Vendemmiaio è molto più importante per la storia di Napoleone. Barras fu così impressionato dalla condotta di Bonaparte che gli assicurò la nomina a comandante dell'Armata d'Italia solo cinque mesi dopo, il comando che avrebbe reso Napoleone famoso. Grazie a questa nuova amicizia con Barras Napoleone fu anche presentato alla vedova Josephine de Beauharnais, che era stata per poco tempo amante di Barras. Napoleone e di Josephine si sposarono nel marzo 1796, dando vita a uno dei più famosi (e complicati) romanzi d'amore del diciannovesimo secolo.

Più immediatamente la condotta di Bonaparte il 13 di Vendemmiaio aumentò molto il prestigio della sua famiglia. Gli fu riconosciuto un salario annuale di 48.000 Franchi e suo fratello Joseph fu assunto nel servizio diplomatico. La sua mancanza di scrupoli nel sopprimere la ribellione sarebbe stata ricordata a lungo e qualcuno dietro le spalle l'avrebbe deriso come il generale Vendemmiaio. Ben lungi dal cercare di nascondere questo capitolo sanguinoso della sua storia, Bonaparte, una volta che divenne prima console, avrebbe ordinato che l'anniversario della vittoria fosse celebrato, giustificandosi per la strage dicendo: “Un soldato è solo una macchina che obbedisce ad ordini” (Roberts, 67). Ma come il suo biografo Roberts nota, Napoleone non disse che era stato lui quello che aveva dato gli ordini.

Secondo Thomas Carlyle l'insurrezione del 13 Vendemmiaio segnò la fine della rivoluzione francese, in quanto fu il momento quando "la cosa che noi chiamiamo specificamente Rivoluzione francese finì inaspettatamente” (717). Anche se la rivolta certamente segnò un punto di svolta, la fine definitiva delle insurrezioni popolari, molti storici moderni sono d'accordo che la Rivoluzione, che stava invecchiando, sarebbe durata ancora per più di quattro anni, intrappolata in uno stato di limbo, finché non fu definitivamente posta fine alla sua miseria da Napoleone stesso nel colpo di stato del 18 Brumaio, nel novembre 1799.

Domande e risposte

Cosa fu la rivolta del 13 Vendemmiaio?

La rivolta del 13 Vnedemmiaio fu un'insurrezione realista che avvenne a Parigi il 5 ottobre 1795, durante la Rivoluzione francese. Fu schiacciata dal generale Napoleone Bonaparte.

Cosa fece Napoleone il 13 Vendemmiaio?

Il 13 vendemmiaio anno IV (5 ottobre 1795) Napoleone Bonaparte comandò la difesa della Convenzione nazionale contro l'insurrezione realista. Egli pose fine all'insurrezione sparando colpi di mitraglia contro la folla realista, uccidendo 300 persone e disperdendone il resto. Questa azione gli assicurò il comnda dell'Armata d'Italia cinque mesi dopo.

Cosa causò la rivolta del 13 Vendemmiaio?

L'insurrezione del 13 Vendemmiaio anno IV (5 ottobre 1795) fu causata dalla frustrazione contro la Convenzione nazionale e anche dal crescente numero di simpatizzanti realisti. Quando la Convenzione negò la possibilità di una maggioranza realista nel successivo governo, i realisti a Parigi si ribellarono.

Cosa era una "salva di mitraglia"?

"Salva di mitraglia" è il termine usato dallo scrittore e storico Thomas Carlyle per descrivere le azioni di Napoleone Bonaparte il 13 Vendemmiaio. Bonaparte, fronteggiando un'insurrezione realista, sparò a mitraglia sulla folla, uccidendo 300 persone e disperdendo le rimanenti.

Info traduttore

Roberto Romagnoli
Roberto Romagnoli è insegnante di storia e filosofia nelle scuole superiori italiane. È laureato in Storia medievale all'Università di Bologna. È autore di "Le Storie di Rodolfo il Glabro. Strutture culturali e modelli di santità cluniacense". Bologna 1988.

Info autore

Harrison W. Mark
Harrison Mark è diplomato in storia e scienze politiche presso la State University of New York a Oswego.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, H. W. (2022, dicembre 12). Il 13 Vendemmiaio [13 Vendémiaire]. (R. Romagnoli, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-21364/il-13-vendemmiaio/

Stile CHICAGO

Mark, Harrison W.. "Il 13 Vendemmiaio." Tradotto da Roberto Romagnoli. World History Encyclopedia. Modificato il dicembre 12, 2022. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-21364/il-13-vendemmiaio/.

Stile MLA

Mark, Harrison W.. "Il 13 Vendemmiaio." Tradotto da Roberto Romagnoli. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 12 dic 2022. Web. 23 nov 2024.