Guerra d'indipendenza spagnola

Definizione

Harrison W. Mark
da , tradotto da Giovanni De Simone
pubblicato il 07 agosto 2023
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Spagnolo, Turco
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Battle of Busaco, 27 September 1810 (by Richard Simkin, Public Domain)
Battaglia di Buçaco, 27 settembre 1810
Richard Simkin (Public Domain)

La Guerra d'indipendenza spagnola (1807-1814) è nota nella storiografia portoghese con la denominazione di Guerra Peninsular. Fu un grande conflitto delle guerre napoleoniche (1803-1815) combattuto nella penisola iberica e che vide Portogallo, Spagna e Gran Bretagna contro il Primo Impero francese di Napoleone I (1804-1814; 1815). Resta tuttora l'episodio più sanguinoso della storia moderna spagnola.

La guerra iniziò nell'ottobre del 1807 dopo che il Portogallo tardò a rispondere alla richiesta francese di interrompere i commerci con la Gran Bretagna. Il 30 novembre i soldati francesi occuparono Lisbona, costringendo la famiglia reale portoghese a fuggire in Brasile, dove istituirono un governo in esilio. Desideroso di estendere il suo controllo su tutta la penisola iberica, Napoleone si rivoltò contro il suo ex-alleato spagnolo e depose la casata dei Borboni, mettendo suo fratello Giuseppe Bonaparte sul trono di Spagna. L'imperatore però aveva fortemente sottovalutato il patriottismo degli spagnoli. Dopo la Rivolta del 2 di maggio del 1808, la maggior parte del paese si ribellò contro l'occupazione francese. Gli spagnoli ottennero una prima vittoria durante la battaglia di Bailén (16-19 luglio 1808): fu la prima grande sconfitta dell'esercito imperiale francese, che ispirò i movimenti di resistenza a continuare la lotta.

Nel corso dei cinque anni seguenti, centinaia di migliaia di soldati francesi furono mandate a combattere in Spagna e Portogallo, impegnando un gran numero di risorse militari di cui c'era bisogno altrove; per questo motivo, Napoleone si riferiva a questa guerra chiamandola "[la mia] ulcera spagnola". Questo conflitto fu caratterizzato anche dal brutale utilizzo di tattiche di guerriglia, che causarono la morte di un numero maggiore di soldati francesi rispetto agli scontri tra le truppe regolari. Anche se le sorti della guerra furono in bilico per entrambi gli schieramenti, il dominio francese sul paese alla fine si sfaldò: il successo di Sir Arthur Wellesley, alias il Duca di Wellington (1769-1852), e del suo esercito anglo-ispano-portoghese nella battaglia di Vitoria (21 giugno 1813) mise fine alla Spagna bonapartista. Il re borbone Ferdinando VII di Spagna fu rimesso sul trono l'11 dicembre 1813, mentre l'esercito di Wellington si spingeva in Francia. Le ostilità cessarono con l'abdicazione di Napoleone nell'aprile del 1814.

L'invasione del Portogallo

Dopo la firma del trattato di Tilsit nel luglio del 1807, Napoleone era all'apice del suo potere. Nel corso dei due anni precedenti aveva annichilito gli eserciti di Austria, Prussia e Russia, e ora dominava la maggior parte dell'Europa occidentale e centrale; la sua autorità andava dai Pirenei al fiume Niemen. Portogallo e Spagna però restavano fuori dal suo controllo. Anche se nessuna delle due nazioni rappresentava una minaccia immediata per l'Impero francese, entrambe avevano il potenziale per diventare un fastidioso ostacolo verso il suo obiettivo finale: la sconfitta del Regno Unito.

IL PORTOGALLO ERA IL PIÙ ANTICO ALLEATO DELLA GRAN BRETAGNA SUL CONTINENTE, E I DUE PAESI AVEVANO FORTI RAPPORTI COMMERCIALI.

Il Portogallo era particolarmente irritato a questo proposito. In seguito all'alleanza con l'Inghilterra del 1373, i portoghesi erano i più antichi alleati della Gran Bretagna sul continente, e i due paesi avevano forti rapporti commerciali. Le navi da guerra britanniche avevano persino usato i porti lusitani nelle operazioni contro la Francia. La Spagna, d'altra parte, era un alleato della Francia, sebbene alquanto inaffidabile: nel 1806, all’inizio della Guerra della Quarta Coalizione, il primo ministro spagnolo Manuel de Godoy fece un annuncio inquietante, nel quale parlava della necessità di dover sconfiggere un nemico, pur non nominandolo apertamente, ma che altri non era che la Francia. Dopo la vittoria dei francesi nella battaglia di Jena-Auerstedt, Godoy ritrattò la sua dichiarazione. Questo incidente fece sospettare a Napoleone che la Spagna stesse tramando di tradirlo; tuttavia, doveva occuparsi prima del Portogallo.

Nel luglio del 1807, l'imperatore dei francesi inviò un ultimatum al governo lusitano, pretendendo che il Portogallo mettesse fine a tutti i commerci con la Gran Bretagna e che si unisse al Blocco continentale, il grande embargo che Napoleone aveva imposto alla Gran Bretagna. Ci si aspettava anche che il Portogallo unisse la sua flotta a quella francese, arrestasse tutti i sudditi britannici sul suo territorio e che dichiarasse formalmente guerra alla Gran Bretagna; se non avesse ottemperato a tali richieste entro il primo giorno di ottobre, la Francia avrebbe minacciato di invadere il paese. Il principe Giovanni del Portogallo, in qualità di reggente in luogo di sua madre, l'incapacitata regina Maria I, ritenne queste richieste impossibili da accettare: se lo avesse fatto, il Portogallo sarebbe stato attaccato dalla marina britannica; in caso contrario, sarebbe stato invaso dall'esercito francese. Invece di rispondere, il principe esitò, protestando per il fatto che Napoleone voleva forzare una nazione neutrale a dichiarare guerra a un proprio alleato.

Con l'avvicinarsi della scadenza dell'ultimatum, il principe Giovanni perse la sua tempra e mise in atto molte misure antibritanniche, ma ormai era troppo tardi. Il 27 ottobre 1807, con il trattato segreto di Fontainebleau, Napoleone e Godoy si accordarono per invadere il Portogallo e spartirsi i suoi territori. Quasi contemporaneamente, il generale francese Jean-Andoche Junot marciò con un corpo d'armata di 25.000 uomini verso il Portogallo attraversando la Spagna con la benedizione di Godoy, il quale però ignorava che Junot aveva ricevuto l'ordine di cartografare il territorio spagnolo in vista di una futura invasione. Il 30 novembre, Junot entrò a Lisbona senza quasi aver incontrato resistenza, ma non fece in tempo a catturare i membri della casa reale dei Braganza, che erano stati evacuati dalle navi da guerra britanniche e portati nella loro colonia del Brasile. Frustrato, Junot permise ai suoi soldati di saccheggiare Lisbona e chiese il pagamento di un'indennità di cento milioni di franchi.

Evacuation of the Portuguese Royal Family to Brazil
Evacuazione della famiglia reale portoghese in Brasile
Henri L'Evêque (Public Domain)

L'occupazione della Spagna

Ora che il Portogallo era sotto controllo francese, le turbolenze si spostarono in Spagna. Il re di Spagna era Carlo IV di Borbone, che però era poco più di un figurante: il potere vero era nelle mani di Godoy, personaggio odiato e temuto sia dai nobili spagnoli che dal popolo, autoproclamatosi "principe della pace". Dopo aver iniziato la sua carriera come guardia del corpo del re, Godoy scalò le gerarchie sociali fino a diventare l'amante della regina consorte Maria Luisa. Il principe Ferdinando, figlio del re e suo erede, guidava l'opposizione nei confronti del primo ministro e voleva rimuoverlo, poiché desiderava salire al trono al posto dell'incompetente padre. All'inizio del 1808, entrambe le parti si rivolsero a Napoleone per dirimere la disputa. L'imperatore dei francesi fu felice di immischiarsi nella faccenda.

Nel febbraio del 1808, 70.000 soldati francesi attraversarono i Pirenei. Usando sia la forza che l'inganno, i francesi presero possesso delle fortezze spagnole più importanti. Nel caso di quella di Barcellona, il governatore spagnolo fece entrare i francesi credendo che si trattasse di un convoglio di militari feriti; in realtà, una volta all'interno della cittadella, i francesi gettarono la maschera e la guarnigione cittadina si trovò davanti a dei granatieri armati di tutto punto. Napoleone insisteva sul fatto che l'arrivo di soldati francesi avesse il solo scopo di mantenere la pace e preparare un assalto a Gibilterra, occupata dai britannici; lo stesso re Carlo disse ai suoi preoccupati sudditi di non temere l'intervento del suo "caro alleato, l'imperatore dei francesi" (Mikaberidze, 254). Tuttavia, il popolo spagnolo non fu così ingenuo: Godoy venne incolpato di aver consegnato il paese ai francesi e ad Aranjuez, il 18 marzo, venne quasi linciato da una folla inferocita di soldati e contadini. Si salvò solo grazie all'intervento della sua nemesi, il principe Ferdinando, che venne acclamato re dal popolo in tumulto. Poco dopo, per paura di una rivoluzione in stile francese, re Carlo abdicò in favore del figlio.

Manuel de Godoy
Manuel de Godoy
Francisco Bayeu y Subías (Public Domain)

L'ex-monarca rimpianse quasi immediatamente il suo gesto, e chiese l'aiuto di Napoleone per riavere il trono. Allo stesso tempo, il nuovo re Ferdinando VII scrisse all'imperatore dei francesi chiedendo di sposare una delle sue nipoti per unire le loro dinastie. A questo punto, Napoleone si trovò davanti a un bivio: poteva acconsentire al matrimonio di Ferdinando con una delle sue nipoti, per poi usarlo per governare da dietro le quinte; oppure, poteva deporre la dinastia dei Borboni e mettere sul trono uno dei suoi uomini. Alla fine, prevalse la seconda opzione. All'inizio di maggio, Napoleone invitò padre e figlio a una conferenza a Bayonne per appianare le loro differenze. Una volta arrivati, Ferdinando subì delle minacce affinché abdicasse in favore del padre. Dopo di che, si scoprì che Carlo IV aveva già ceduto i diritti reali a Napoleone. Sia Carlo che Ferdinando vennero imprigionati e rimasero in Francia per il resto delle guerre napoleoniche. Nel frattempo, 20.000 soldati francesi al comando di Joachim Murat occuparono Madrid e Napoleone mise sul trono di Spagna suo fratello Giuseppe. Apparentemente, sembrava che i francesi avessero conquistato senza sforzi la penisola iberica, ma avevano fortemente sottovalutato la risolutezza del popolo spagnolo.

Le rivolte

Napoleone non capì che gli spagnoli erano un popolo orgoglioso e patriottico, ricco di storia e di tradizioni, che disprezzava le usanze straniere. Erano anche profondamente cattolici: consideravano i francesi dei pagani senza dio a causa delle loro politiche di scristianizzazione messe in atto durante la rivoluzione. L'occupazione francese era già invisa alla popolazione, ma la notizia dell'arresto del re fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il 2 maggio del 1808 i cittadini di Madrid scesero in strada e massacrarono 150 soldati francesi. La cosiddetta "Rivolta del 2 di maggio" venne brutalmente repressa da Murat, che utilizzò la formidabile cavalleria mamelucca per disperdere la folla. Nei giorni successivi alla rivolta furono fucilati centinaia di insorti.

The Death of Pedro Velarde y Santillán during the Dos de Mayo Uprising, 1808
La morte di Pedro Velarde y Santillán durante la Rivolta del 2 di maggio del 1808
Joaquín Sorolla (Public Domain)

Tuttavia, questo era solo l'inizio. Tra il 20 e il 27 di maggio, i governatori filofrancesi di Badajoz, Cartagena e Cádiz furono assassinati, mentre tre giunte provinciali si sollevarono, iniziando a formare eserciti di patrioti spagnoli. La giunta di Siviglia chiese aiuto ai britannici, che inviarono un corpo di spedizione al comando di Sir Arthur Wellesley, il futuro duca di Wellington. Nonostante il coagularsi di un fronte nemico, Napoleone non era preoccupato. "Se ritenessi di dover impiegare 80.000 uomini per questa guerra, non la farei mai" osservò arrogantemente Napoleone, "ma sono certo che non me ne serviranno più di 12.000" (Chandler, 611).

LA BATTAGLIA DI BAILÉN FU LA PRIMA GRANDE SCONFITTA DELL'ESERCITO FRANCESE DALL'INIZIO DELLE GUERRE NAPOLEONICHE.

Non ci volle molto prima che Napoleone iniziasse a perdere la sua sicurezza. Nella successiva battaglia di El Bruc (6-14 luglio 1808), una milizia catalana tenne testa a 4.000 soldati francesi fuori Barcellona; l'esercito napoleonico venne respinto anche nel corso del primo assedio di Saragozza, durato dal 15 giugno al 14 agosto. Tuttavia, il peggio doveva ancora venire: durante la battaglia di Bailén (16-19 luglio), un esercito andaluso comandato dal generale Francisco Javier Castaños sconfisse i francesi guidati dal generale Dupont, che venne fatto prigioniero insieme a 18.000 uomini. Quando ricevette la notizia, Napoleone andò su tutte le furie e affermò che "dall'inizio della guerra, non era mai accaduto nulla di così stupido, folle e vigliacco" (Chandler, 618). La sua rabbia era dovuta al fatto che la battaglia di Bailén era stata la prima grande sconfitta dell'esercito francese dall'inizio delle guerre napoleoniche: il mito dell'invincibilità francese si era infranto. Questi eventi portarono l'Austria a preparare quella che sarebbe stata la guerra della Quinta Coalizione contro la Francia (1809).

Nel frattempo, Sir Arthur Wellesley era sbarcato in Portogallo alla testa di 14.000 uomini. Dopo la liberazione di Lisbona, Wellesley si scontrò con l'esercito francese di stanza in Portogallo al comando dal generale Junot, e ottenne una vittoria decisiva nella battaglia di Vimeiro (21 agosto 1808). Dopo questa sconfitta, Junot trattò con i superiori di Wellesley, i generali Dalrymple e Burrard: in cambio dell'evacuazione del Portogallo, Junot e i suoi 26.000 soldati ebbero il permesso di tornare in Francia. Il fatto che ai francesi fosse stato consentito di andare via con così facilmente causò uno scandalo in Gran Bretagna: Dalrymple, Burrard e Wellesley vennero richiamati, e il comando delle forze britanniche in Portogallo passò a Sir John Moore. In ogni caso, le sconfitte di Bailén e Vimeiro convinsero il re Giuseppe a lasciare Madrid e a ordinare una ritirata generale oltre il fiume Ebro.

L'intervento di Napoleone

Napoleone sapeva di non poter tollerare una sconfitta in terra di Spagna, dato che l'impero francese si basava sui suoi successi militari. Decise dunque di prendere personalmente il comando della campagna. Nell'autunno del 1808 attraversò i Pirenei con la sua nuova Armée d'Espagne, composta da 278.000 uomini. L'offensiva dell'imperatore fu rapida come al solito: nel giro di un mese, sconfisse gli spagnoli nelle battaglie di Espinosa de los Monteros e di Gamonal (entrambe il 10 novembre), Tudela (23 novembre) e Somosierra (29-30 novembre). Il 4 dicembre entrò trionfalmente a Madrid, restaurando l'autorità francese e smantellando le vestigia dell'Ancien Régime spagnolo.

The Second Siege of Zaragoza
Il secondo assedio di Saragozza
Louis-François, Baron Lejeune (Public Domain)

Ora bisognava sottomettere il resto del paese. Il maresciallo Jean Lannes fu mandato a sovrintendere il secondo assedio di Saragozza (durato dal 19 dicembre del 1808 al 20 febbraio del 1809): i francesi riuscirono a prendere la città al costo di 10.000 soldati e 54.000 vittime tra i civili spagnoli. Gli invasori riottennero il controllo della maggior parte della Spagna settentrionale e centrale e lo stesso Napoleone, alla testa di 80.000 uomini, partì all'inseguimento dell'esercito di Moore. L'imperatore stava finalmente per ingaggiare le forze britanniche quando ricevette la notizia dell'aggressione austriaca, che lo costrinse a tornare a Parigi e lasciare il comando al maresciallo Jean-de-Dieu Soult. Il 16 gennaio del 1809 la retroguardia di Moore tenne testa ai francesi nella battaglia di La Coruña, consentendo alla Royal Navy di evacuare il resto dell'esercito britannico. Moore fu ucciso nel corso delle operazioni, ma l'evacuazione fu un successo.

Napoleone si impantana nel sangue

Napoleone non sarebbe più tornato nella penisola iberica e affidò lo sforzo bellico ai suoi marescialli. Questi si rivelò un errore, perché i suoi generali rivaleggiavano l'uno con l'altro e spesso non riuscivano a coordinare le loro campagne. L'imperatore credeva ancora di poter riconquistare facilmente i territori iberici, e ordinò a Soult di invadere nuovamente il Portogallo. Alla testa di 23.000 uomini, Soult si aprì la strada con la forza fino a Oporto, ma la sua offensiva venne fermata presto da Wellesley, a cui era stato riaffidato il comando di una forza anglo-portoghese di 16.000 uomini. Dopo la sconfitta nella seconda battaglia di Oporto del 12 maggio del 1809, Soult fu costretto ad abbandonare il Portogallo. Wellesley si spinse verso la Spagna, dove si riunì con un esercito spagnolo forte di 30.000 soldati. Il composito esercito di Wellesley ottenne un'altra grande vittoria contro 46.000 francesi nella sanguinosa battaglia di Talavera (27-28) In seguito a questo successo, Wellesley fu nominato visconte di Wellington.

Arthur Wellesley, 1st Duke of Wellington
Arthur Wellesley, primo duca di Wellington
Thomas Lawrence (Public Domain)

Talavera però si rivelò una vittoria inutile per gli alleati: Wellington dovette ripiegare verso la penisola di Lisbona, dietro la linea difensiva soprannominata "le linee di Torres Vedras". Per anticipare un'altra invasione del Portogallo, Wellington decise di mantenersi dietro la linea difensiva, mentre il suo esercito veniva rifornito e rafforzato via mare dalla Royal Navy. Il suo atteggiamento difensivo era giustificato, dato che Napoleone aveva inviato migliaia di truppe fresche nella penisola iberica, con le quali ottenne una serie di vittorie: la controffensive francese in Catalogna portò alla presa di Gerona il 10 dicembre del 1809, mentre i contrattacchi effettuati dagli spagnoli all'inizio dell'anno successivo fallirono. Il 5 febbraio del 1810 i francesi posero l'assedio a Cádiz, che sarebbe durato due anni; la città era la sede della neocostituita assemblea nazionale spagnola, che prese il nome di Cortes de Cádiz. In questo momento erano presenti circa 300.000 soldati francesi nella penisola iberica: si trattava di uno sforzo che metteva a dura prova le risorse militari francesi.

Nel 1810, il maresciallo francese André Masséna ricevette l'ordine di scacciare Wellington dal Portogallo, ma fu sconfitto nella battaglia di Buçaco del 27 settembre 1810 e costretto a ritirarsi in Spagna. La primavera successiva, Wellington lanciò la sua offensiva, che culminò nell'infruttuosa battaglia di Albuera (16 maggio 1811), che gli costò il 40% dei suoi uomini. Trovandosi momentaneamente bloccato, Wellington attese l'arrivo di forze fresche e rifornimenti prima di effettuare un'altra offensiva, prevista per l'anno successivo. Nel 1812, Wellington riuscì a prendere la città di Badajoz dopo un assedio durato dal 16 marzo al 6 aprile; successivamente, il 22 luglio 1812, si scontrò con il maresciallo Auguste de Marmont nella battaglia di Salamanca. Questo scontro fu una delle più grandi vittorie di Wellington, con la quale assestò un duro colpo alla posizione francese in Spagna. Dopo Salamanca, i francesi furono costretti a togliere l'assedio a Cádiz e a evacuare ancora una volta Madrid, danneggiando irreparabilmente il prestigio del governo del re Giuseppe Bonaparte. Il successo degli alleati portò le Cortes de Cádiz a redigere nel marzo del 1812 una nuova costituzione influenzata dai principi dell'Illuminismo.

Proclamation of the Spanish Constitution of 1812
proclamazione della costituzione del 1812
Salvador Viniegra (Public Domain)

La guerriglia

La Guerra d'indipendenza spagnola fu caratterizzata dall'ampio uso di tattiche di guerriglia. Tra i 35.000 e i 50.000 partigiani, sia spagnoli che portoghesi, si rifugiarono sulle montagne da cui lanciavano assalti brutali ai convogli francesi e alle loro linee di comunicazione. La campagna era perfetta per le imboscate: isolati drappelli francesi e messaggeri spesso cadevano preda di attacchi a sorpresa. L'odio intenso che i guerriglieri provavano per i francesi spessò portò le imboscate a trasformarsi in sanguinosi massacri: i soldati francesi venivano mutilati, castrati, crocifissi, scorticati o sepolti vivi. Sebbene i francesi trattassero i partigiani con uguale crudeltà, l'impatto psicologico di queste azioni di guerriglia danneggiò fortemente il morale francese: persino il re Giuseppe era terrorizzato all'idea di lasciare la capitale.

La vittoria degli alleati

Ormai, alla fine del 1812, la situazione si era messa male per i francesi. L'invasione della Russia di Napoleone era terminata con l'annichilimento della Grande Armée, e le nazioni europee si unirono insieme contro i francesi nella guerra della Sesta Coalizione (1813-1814). I bonapartisti spagnoli furono lasciati a sé stessi. All'inizio del 1813, Wellington marciò attraversò il Portogallo settentrionale con il suo esercito anglo-ispano-portoghese, forte di 121.000 uomini. Il 21 giugno 1813 si scontò a Vitoria con un esercito francese di 65.000 soldati, guidato dal re Giuseppe e dal maresciallo Jean-Baptiste Jourdan. Gli alleati vinsero questa battaglia, e Wellington inseguì i francesi fino ai Pirenei.

Battle of Vitoria, 1813
Battaglia di Vitoria del 1813
Heath & Sutherland (CC BY-SA)

Dopo Vitoria, la Spagna bonapartista collassò. Ferdinando VII fu rilasciato e rimesso sul trono di Spagna l'11 dicembre del 1813. Nel febbraio del 1814, Wellington invase il sud della Francia, combattendo a Tolosa (10 aprile 1814) e a Bayonne (14 aprile). Pochi giorni dopo, Napoleone abdicò e fu esiliato all'isola dell'Elba: fu l'atto che mise fine alla Guerra d'indipendenza spagnola.

Domande e risposte

Quando ebbe luogo la Guerra d'indipendenza spagnola?

La Guerra d'indipendenza spagnola fu parte delle guerre napoleoniche. Ebbe inizio con l'invasione francese del Portogallo e terminò con l'abdicazione di Napoleone del 1814.

Quale fu il risultato più significativo della Guerra d'indipendenza spagnola?

La Guerra d'indipendenza spagnola privò l'Impero francese di centinaia di migliaia di soldati e risorse militari che potevano essere impiegate altrove. Diede anche iniziò alle guerre d'indipendenza in America latina.

Quale fu la causa della Guerra d'indipendenza spagnola?

La Guerra d'indipendenza spagnola fu causata dall'invasione di Portogallo e Spagna da parte dei francesi, che però dovettero scontrarsi con la resistenza popolare.

Quali furono gli schieramenti che si affrontarono durante la Guerra d'indipendenza spagnola?

La Guerra di indipendenza spagnola venne combattuta da Portogallo, Spagna e Gran Bretagna contro il Primo Impero francese di Napoleone I.

Quale tipo di tattica fu predominante nel corso della Guerra di Indipendenza spagnola?

La Guerra d'indipendenza spagnola vide l'uso su vasta scala di tattiche di guerriglia, impiegate sia dai partigiani spagnoli che portoghesi contro gli occupanti francesi.

Info traduttore

Giovanni De Simone
Ho conseguito la laurea in Lingue e Mediazione Culturale con il massimo dei voti presso l'Università di L'Aquila. Ho una grande passione per la storia e sono convinto che l'attività di traduzione possa arricchire la conoscenza di ciascuno di noi.

Info autore

Harrison W. Mark
Harrison Mark è diplomato in storia e scienze politiche presso la State University of New York a Oswego.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, H. W. (2023, agosto 07). Guerra d'indipendenza spagnola [Peninsular War]. (G. D. Simone, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-21747/guerra-dindipendenza-spagnola/

Stile CHICAGO

Mark, Harrison W.. "Guerra d'indipendenza spagnola." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. Modificato il agosto 07, 2023. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-21747/guerra-dindipendenza-spagnola/.

Stile MLA

Mark, Harrison W.. "Guerra d'indipendenza spagnola." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 07 ago 2023. Web. 22 ott 2024.