Galla Placidia (388-450 d.C.), futura Imperatrice, era figlia di Teodosio il Grande (379-395) e sorella consanguinea di Onorio Flavio (395-423) Imperatore romano d'Occidente. Fu fatta prigioniera da Alarico, durante il sacco di Roma del 410 d.C. Una volta ritornata a Roma, divenne reggente in luogo del giovane figlio Valentiniano III, che era il legittimo erede di Onorio.
Famiglia
Aelia Galla Placidia nacque a Roma nel 388 d.C. da Teodosio I e dalla sua seconda moglie Galla, sorella dell'Imperatore Valentiniano II (375-392). La giovane Galla passò la maggior parte della sua infanzia e della sua adolescenza a Costantinopoli, capitale dell'Impero Romano d'Oriente. Aveva due fratelli consanguinei - Onorio ed Arcadio (r. 395-408) -, nati dal precedente matrimonio del padre con Aelia Flaccilla. Teodosio è ricordato principalmente per aver riunito, un'ultima volta, l'Oriente e l'Occidente dell'Impero e per aver fatto del Cristianesimo l'unica religione ufficiale dell'Impero medesimo. Egli, infatti, con alcuni provvedimenti, detti decreti, emessi tra il 391 ed il 392, diede applicazione a quanto già previsto dall'Editto di Tessalonica del 380 e proibì tutti gli altri culti, disponendo la distruzione dei templi pagani. Alcuni, tra i contemporanei, videro in ciò una delle cause della caduta dell'Impero Romano.
Alla morte di Teodosio l'Impero fu diviso tra i due figli. Tuttavia, siccome i due eredi erano entrambi giovanissimi, furono affiancati da alti dignitari delle rispettive corti, di Roma e Bisanzio. Nella parte occidentale, destinata ad Onorio, che all'epoca aveva soltanto dieci anni, la reggenza andò a Flavio Stilicone, magister militum (capo dell'esercito). Quest'ultimo cercò invano di stringere alleanza con il Re dei Visigoti Alarico, che era stato addestrato nell'esercito romano ed aveva combattuto a fianco di Roma nel 394, durante la Battaglia del Frigido (Fiume nei pressi di Gorizia). Nonostante ciò, le trattative non andarono in porto ed allorquando Alarico iniziò ad essere una minaccia per la famiglia imperiale, la capitale fu trasferita a Ravenna.
Il Sacco di Roma
Onorio aveva ripetutamente evitato di entrare in contatto con Alarico, fin quando fu quest'ultimo a marciare su Roma nel 408. Una volta giuntovi e dopo aver circondato le tredici porte d'accesso alla città, costrinse il Senato romano a pagare un riscatto di enorme entità, fino a svuotarne le casse, ma, alla fine i Goti rimasero in Italia. La città antica fu messa in ginocchio, fame e denutrizione dilagarono, le strade si riempirono di corpi esanimi. Simon Baker nel suo libro dal titolo Roma Antica, scrive: "La città che aveva dominato tutto il mondo allora conosciuto, sede degli antichi dei e del Cristianesimo, con antiche istituzioni politiche come il Senato, era diventata una tomba, una città fantasma, macabra e desolata." (395)
Onorio si mosse ben poco per aiutare la città, tanto che in molti lo accusarono di essere la causa della situazione, mentre egli se ne rimase comodamente nel suo palazzo di Ravenna. Alarico attese invano una qualche risposta. Le trattative tra le parti fallirono nuovamente ed Alarico, rimanendogli ben poche alternative, insieme al cognato Ataulfo, marciò, per la terza volta in due anni, su Roma. Nella notte del 24 agosto 410, la porta sulla Salaria fu aperta dall'interno ad opera di qualche ignoto e la città, con poca o nessuna resistenza, fu facilmente espugnata.
Lo storico Peter Heather nella sua opera "La caduta dell'Impero Romano" dice: "Dopotutto si realizzò una delle conquiste di città più civile tra quelle di cui abbiamo notizie. Molti dei Goti di Alarico erano cristiani e trattarono molti dei luoghi santi di Roma con grande rispetto." (227) Alarico aveva ordinato di preservare le chiese ed i monasteri. Benché solo l'antica sede del Senato venne data alle fiamme, i Goti depredarono le abitazioni senatoriali delle loro statue, dei loro gioielli e delle pietre preziose. Perrottet riporta come "gli scontri dilagassero in ogni parte della città, fino ad arrivare alla ferocia allorquando i mercenari unni presero la guida dei disordini" (61).
Alarico lasciò Roma portando con sé quanto era stato depredato ed, in modo imprevisto, Galla Placidia, sorella dell'Imperatore, che ne sarebbe rimasta ostaggio per quasi un decennio. Alarico affidò ad Ataulfo la responsabilità di Galla, ed in considerazione del suo lignaggio imperiale, la stessa fu trattata con ogni riguardo, lasciandole almeno la parvenza dell'autonomia. Tuttavia, alla morte di Alarico, avvenuta nel 410, il comando passò ad Ataulfo, il quale nel 412 decise di lasciare l'Italia e di marciare alla volta della Gallia. Una volta giuntovi, però fu costretto a ripiegare su Barcellona, in Spagna, dove si stabilì.
Matrimonio con Ataulfo
Nel 414 d.C., Ataulfo e Galla furono uniti in matrimonio (forse ciò avvenne contro il volere di lei) a Narbona, nella parte sud occidentale della Gallia. La storica Margaret Deanesly ha scritto che il matrimonio non ebbe l'autorizzazione imperiale, poiché Onorio negò il proprio consenso, sebbene gli imperatori di quell'epoca non avessero solitamente contrarietà alle unioni tra appartenenti alla famiglia regnante e capi delle genti barbare. Da Ataulfo e Galla nacque un figlio, Teodosio. Sfortunatamente, il giovane erede morì poco dopo la sua nascita e fu sepolto a Barcellona.
Nel 415 d.C., Ataulfo fu pugnalato a morte da un suo sottoposto rancoroso. Prese allora il potere un nuovo capo con idee antiromane, Sigerico. Egli sterminò tutti i figli che Ataulfo aveva avuto da un precedente matrimonio, e con scarso riguardo all'alto rango di Galla, la costrinse a marciare a piedi per diciannove chilometri, alla testa di altri prigionieri. Fortunatamente per Galla, prima che potesse deciderne il destino, dopo appena sette giorni, Sigerico fu ucciso. Il nuovo Re Wallia (o Vallia) si arrese alla pressione dell'Impero e scese a patti con i Romani. Dopo tali trattative, con un riscatto di 600.000 misure (modi) di grano, Galla poté tornare da Onorio a Roma.
Matrimonio con Costanzo
Una volta ritornata a Ravenna, il primo gennaio 417 d.C., andò in moglie (di nuovo senza volerlo) a Costanzo, comandante militare di Onorio. Era stato Costanzo a spingere Ataulfo verso la Spagna e mentre riguadagnava il terreno perduto nelle provincie della Gallia e della Spagna, era riuscito perfino a spegnere la rivolta dell'autoproclamatosi imperatore Costantino III (r. 407-411). Dal matrimonio tra i due nacquero due bambini: una figlia, Giusta Grata Onoria nel 418 ed un figlio, Valentiniano, nel 419.
Costanzo molto probabilmente contro il volere di Onorio, e parimenti a Costantino III, fu nominato co-imperatore. Essendo egli diventato augustus, Galla divenne augusta. Allorquando il nipote di Galla, l'Imperatore romano d'Oriente, Teodosio II (402-450) non volle riconoscere loro le dignità acquisite, Costanzo tentò di costringerlo a farlo, ma si ammalò, così, dopo appena sette mesi in carica in qualità di co-imperatore, nel 421 morì. Due anni dopo, Galla ed i suoi figli furono banditi da Ravenna e si rifugiarono a Costantinopoli. Soltanto a seguito della morte di Onorio, ammalatosi di idropsia (anasarca), il figlio di Galla fu riconosciuto da Teodosio come legittimo erede dell'Impero occidentale, prendendo il nome di Valentiniano III (425-455).
Giovanni usurpa il trono
Tuttavia, ancor prima che Galla potesse ritornare a Ravenna, la sede imperiale era stata occupata da Giovanni Primicerio, un giurista di lungo corso giunto alla carica di primicerius notariorum (Capo dei notai), da cui il nome. Il suo magister militum, Flavio Castino era un acerrimo avversario di Galla, e cercò in ogni modo di impedire il suo ritorno a Ravenna e la successione al trono del figlio. In precedenza, prima che Galla fosse allontanata da Ravenna, egli aveva preso le parti di Onorio in una disputa tra quest'ultimo e la sorella. L'usurpatore ebbe il riconoscimento di Spagna, Gallia e Italia mentre, benché lo sperasse, Teodosio glielo negò.
Galla riuscì ad approfittare con prontezza della situazione, convincendo il nipote ad inviare truppe in Italia. Gli uomini di Teodosio entrarono agilmente nella città di Ravenna e sovvertirono le difese di Giovanni senza ostacoli. Lo stesso fu arrestato, condannato a morte e giustiziato nel 425. Valentiniano III assunse legittimamente il titolo di Imperatore, ma dal momento che aveva soltanto sei anni, Galla esercitò la carica in suo nome come reggente.
La Reggenza di Galla
Durante la reggenza, tra gli uomini di corte, tre si posero in particolare evidenza, disputandosi la più stretta vicinanza e, con essa, la più ampia influenza, sul giovane Imperatore. Il primo, un ufficiale dell'esercito che in seguito sarebbe diventato magister militum, si chiamava Flavio Ezio ed all'inizio era stato un nemico di Galla, essendosi schierato dalla parte di Giovanni, ma poi guadagnatosene la fiducia, si rese meritevole dell'affidamento del comando dell'esercito in Gallia. Il secondo, Bonifacio, era alla testa della guardia imperiale romana (Comes domesticorum), e di lì a poco sarebbe diventato luogotenente per l'Africa (Comes Africae). Ugualmente ad Ezio, era stato per alcuni tempi allontanato dalle cariche ed isolato da Galla, fino a quando si era riconciliato con lei. I due capi militari si scontrarono in battaglia a Rimini nel 432, dove Bonifacio durante le ostilità fu ferito e morì. Il terzo, Felice, un politico arrivista e pronto a tutto, rimase vittima del complotto che egli stesso aveva ordito contro Ezio, dopo che quest'ultimo, avvertito probabilmente da Galla delle sue intenzioni, ne favorì l'arresto e la condanna alla pena capitale, insieme alla moglie. Rafforzato da queste affermazioni personali, Ezio avrebbe raggiunto la vittoria contro i Visigoti, ma fu fatto uccidere nel 454 dall'Imperatore Valentiniano III; la sua figura non era più ritenuta indispensabile, o forse era diventata ingombrante.
Galla, nell'esercizio della reggenza del figlio: "Mise i generali l'un contro l'altro, tenendo le fila dei delittuosi intrighi di palazzo e tessendo alleanze, col fine di far fronte alla nuova minaccia incombente dall'Est, Attila l'Unno." (Perrottet, 65) Non a caso, dunque, Margaret Deanesly ha affermato che dalla morte di Onorio: "Lei divenne per venticinque anni la vera sovrana dell'Occidente"(29). Purtroppo, però, i figli si rivelarono essere la sua più grande delusione. Valentiniano, raggiunta la maggiore età nel 437, assunse a tutti gli effetti la carica di Imperatore ed il suo esercizio, ma diede prova di essere altrettanto inetto dello zio, da cui l'aveva ereditata. La sorella, Onoria, non se la cavò meglio. Dopo essersi rifiutata di sposare un senatore romano impostole dal fratello, in cerca di una via di scampo, inviò, sconsideratamente, l'anello distintivo della sua dignità allo stesso Attila, chiedendogli l'aiuto necessario ad eludere le volontà del fratello. Attila vide in ciò una proposta di matrimonio e chiese a Valentiniano, come dote, la metà del suo regno. L'Imperatore rifiutò. L'Unno non accolse con favore il rifiuto e decise di marciare verso la Gallia, dove però venne sconfitto da Ezio. Onoria, secondo le fonti prevalenti, dopo essere stata etichettata come traditrice, fu esiliata.
Galla morì nel 450 d.C. e venne sepolta nel mausoleo di famiglia, a Roma. Secondo la Deanesly: "La sua parabola esistenziale oltre ad essere un significativo esempio della difficile coesistenza tra l'oligarchia romana e le emergenti elite barbariche, è il risultato della disponibilità bizantina a consentire alle donne l'esercizio di un ruolo di primo piano, nelle istituzioni imperiali."(29).