La Grande guerra del Nord ebbe luogo tra il 1700 e il 1721 durante il regno dello zar Pietro I, detto il Grande, e vide combattersi Svezia e Russia. Una delle principali cause che portarono allo scoppio delle ostilità fu il desiderio di Pietro il Grande di conquistare dei territori che si affacciassero sul Mar Baltico e di ottenere l'accesso al Mar Nero.
Nel corso dei 21 anni del conflitto vennero combattute molte battaglie; i russi ottennero una vittoria decisiva contro gli svedesi a Poltava nel 1709, anche se un trattato di pace formale venne siglato solo nel 1721. Il famoso scrittore francese Voltaire (1694-1778) diede al conflitto il nome di "famosa guerra del nord".
Contesto
Lo zar Pietro aveva espresso il desiderio di conquistare dei territori sul Mar Baltico per costruirci un porto fin dal 1697. All'epoca il Baltico era sotto l'influenza della Svezia, che otteneva grandi benefici dal controllo dei numerosi porti e delle rotte marittime. Russi e svedesi si erano combattuti per secoli per il possesso delle coste finlandesi. Dopo la morte di Ivan il Terribile nel 1584, la Svezia conquistò un'ampia porzione delle coste russe, compresa Novgorod, che tornò alla Russia nel 1616. La Svezia aveva tagliato fuori la Russia dall'accesso al mare, e lo zar Pietro era perfettamente consapevole di quanto ciò fosse un danno per l'economia del suo paese: delle basi sul Baltico gli avrebbero consentito di avere un collegamento diretto via mare con paesi dell'Europa occidentale come Inghilterra e Olanda.
Un'altra possibile causa del conflitto fu la visita a Riga che Pietro il Grande fece nel corso della sua Grande Ambasceria. Il governatore di Riga, che era la capitale della Lettonia, negò allo zar il permesso di visitare le fortificazioni. Sentendosi offeso, Pietro giurò che un giorno avrebbe conquistato la città.
Nel 1698 Pietro incontrò Augusto (1670-1733), principe elettore di Sassonia, re di Polonia e granduca di Lituania; quest'ultimo gli chiese aiuto nel caso i polacchi si fossero rivoltati contro di lui e in cambio gli promise di aiutarlo a conquistare Riga. Anche se questo accordo verbale non fu mai formalizzato in forma scritta, si dice che Pietro avesse una profonda affinità con Augusto e che prese seriamente le sue parole.
La Svezia
All'epoca la Svezia era una delle nazioni più potenti d'Europa e controllava numerosi territori che le permettevano di accedere a rotte commerciali molto proficue. Il re di Svezia Carlo XII (1682-1718) venne incoronato nel 1697 a soli 15 anni. Egli aveva ereditato un vasto impero che includeva Estonia, Scandinavia (ad eccezione della Norvegia), Finlandia e le isole del Baltico. La Svezia controllava anche le rotte commerciali che passavano sui fiumi Neva, Elba, Oder e sulla Dvina. L'esercito svedese era in grado di marciare in qualsiasi parte d'Europa, il che lo rendeva un attore chiave sia in tempo di guerra che di pace. Nonostante la sua giovane età, Carlo aveva un talento naturale per governare. Durante il suo regno l'Impero svedese raggiunse il suo picco massimo, anche se alla fine della Grande guerra del Nord venne sconfitto dalla Russia. Carlo però si guadagnò un posto nella storia come grande condottiero ed eroe di guerra.
Johann Patkul
Johann Patkul era un nobile della Livonia con un forte sentimento patriottico; era un uomo intelligente e colto ma anche risoluto e impulsivo. La Livonia è una regione storica che si trova nell'attuale Estonia e che finì sotto il controllo svedese a partire dal 1660. Durante il regno di Carlo XI, tra il 1660 e il 1697, per ottenere un potere assoluto il monarca ridusse notevolmente le prerogative e l'influenza della nobiltà. Patkul si oppose strenuamente a questa situazione e portò il caso davanti al re il quale, pur essendo stato toccato dal suo discorso, non cambiò idea al riguardo. Decise allora di scrivere una rabbiosa petizione e la inviò a Stoccolma, dove venne considerato un traditore.
Patkul fu condannato a morte ma riuscì a sfuggire all'arresto. Vagò per tutta Europa per sei anni sognando di creare una coalizione anti-svedese insieme ad altri che la pensassero come lui. Cercò in particolar modo l'appoggio della Confederazione polacco-lituana perché sapeva che Augusto era sassone e avrebbe preso le parti della nobiltà tedesca della Livonia. Nel 1698 i due si incontrarono e Patkul riuscì a convincerlo a formare un'alleanza anti-svedese, promettendogli che in caso di conquista della Livonia i nobili lo avrebbero riconosciuto come loro sovrano legittimo. Era una proposta che Augusto non poteva rifiutare.
In precedenza, Patkul aveva fatto visita anche al re di Danimarca Federico IV, sul trono dal 1699 al 1730, che voleva entrare in guerra per recuperare i territori che gli svedesi gli avevano sottratto e scacciarli dai suoi confini. Polonia e Danimarca siglarono un'alleanza offensiva contro la Svezia. Patkul suggerì di convincere anche la Russia a partecipare, credendo che il suo numeroso esercito sarebbe stato utile alla causa. Tuttavia, c'era la preoccupazione che i russi avrebbero potuto non lasciare le province baltiche, reclamandole per sé stessi.
La Russia si unisce alla lotta
Patkul e il rappresentante personale di Augusto, il generale George von Carlowitz, andarono fino a Mosca per avere udienza dallo zar. Una volta arrivati trovarono già un ambasciatore svedese che attendeva di essere ricevuto. Com'era consuetudine dopo l'incoronazione di un nuovo re, gli svedesi cercavano di mantenere in vigore i trattati esistenti tra Russia e Svezia.
Pietro arrivò a Mosca e trovò queste due delegazioni che lo attendevano. Nel corso delle settimane successive, lo zar trattò con entrambe le parti, anche se Patkul restò in incognito. L'ambasciatore svedese era al corrente della presenza dei funzionari di Augusto, ma immaginò che anche loro fossero lì per il rinnovo degli accordi. Pietro tranquillizzò gli svedesi trattandoli con gli onori più alti e firmando tutto ciò che gli proponevano. L'incontro si concluse con una lettera personale da consegnare a Carlo XII. Gli svedesi non avevano idea che solo pochi giorni dopo Pietro avrebbe firmato un trattato con Augusto con il quale si impegnava a entrare in guerra non più tardi dell'aprile del 1700.
La preparazione della guerra
Lo zar precisò che non sarebbe sceso in guerra contro la Svezia fino a che la Russia non avesse firmato un trattato di pace con l'Impero ottomano. Sapeva inoltre che aveva bisogno di tutto il tempo possibile per preparare i suoi soldati ad affrontare un esercito europeo come quello svedese. Emanò un decreto con il quale reclutava i soldati in congedo, offrendosi di pagarli undici rubli all'anno più un'indennità per le bevande. Ordinò anche ai proprietari terrieri di fornire un servo della gleba ogni cinquanta famiglie sulle quali esercitavano il loro dominio; inoltre, pretese che i monasteri fornissero una recluta ogni 25 famiglie sotto il loro controllo. Nel giro di pochi mesi portò l'esercito a oltre 30.000 unità divise in 35 reggimenti. Molti degli ufficiali in comando erano stranieri. Pietro fornì i soldati di cappotti verde scuro, pantaloni, stivali e cappelli, armandoli di moschetti e baionette. Inoltre, li addestrò a marciare in colonne e a disporsi in linea.
Mentre lo zar attendeva la formalizzazione del trattato di pace con gli ottomani, i suoi nuovi alleati presero l'iniziativa e attaccarono la Svezia: le truppe di Augusto invasero la Livonia marciando verso Riga. Carlowitz morì nel corso dell'invasione. Nel frattempo, i danesi di Federico IV assediarono la città di Tönning. Pietro fu infastidito dal fatto che i suoi alleati avevano deciso di attaccare senza di lui.
I rapporti con i turchi erano così cattivi che lo zar decise di ristabilire momentaneamente relazioni amichevoli con gli svedesi inviando una delegazione a Stoccolma per convincerli che le sue intenzioni erano pacifiche. Promise persino di scacciare Augusto da Riga nel caso fosse riuscito a conquistarla. La Svezia fu soddisfatta da queste promesse e restò in buoni rapporti con la Russia. Con il passare dei mesi, il trattato di pace con l'Impero ottomano venne finalmente formalizzato nell'agosto del 1700 e la Russia dichiarò ufficialmente guerra alla Svezia.
L'assedio di Narva
La città di Narva si trovava sulle sponde del fiume omonimo. Costruita dai danesi nel XIII secolo, era circondata da una fortezza ben armata. Gli alleati dello zar tentarono di dissuaderlo dall'attaccare la città perché non volevano che finisse in suo possesso. Lo zar Pietro sapeva che il possesso di Narva gli avrebbe dato l'accesso al mare e la possibilità di costruire una flotta più ampia.
I russi arrivarono a settembre e posero la città sotto assedio con l'aiuto di un feldmaresciallo che combatteva per loro, il duca Charles Eugène de Croÿ (1651-1702), e di un ingegnere di nome Hummert inviato da Augusto di Sassonia. Divenne subito chiaro che le forze russe non erano adatte al compito ricevuto: non avevano abbastanza uomini e i loro cannoni non erano in grado di causare danni significativi. Pietro inoltre seppe che Augusto si era ritirato da Riga. Il colpo finale fu il passaggio di Hummert dalla parte degli svedesi.
Con l'arrivo dell'inverno, l'esercito russo dovette fronteggiare le malattie e, sorprendentemente, il ritiro dello zar Pietro. Ci sono diverse ragioni dietro questa decisione. Forse aveva pensato che potesse essere più utile nell'organizzazione delle linee di rifornimento e che l'assedio sarebbe stato ancora in corso al suo ritorno. In ogni caso, decise di lasciare il comando al duca di Croÿ e partì.
Carlo XII colse al volo questa opportunità e si spinse con i suoi uomini verso Narva in aiuto della guarnigione della città. Incredibilmente il re di Svezia, al comando di soli 8.000 uomini, il 20 novembre del 1700 sbaragliò l'esercito russo che era circa tre volte più numeroso I soldati russi odiavano i loro ufficiali stranieri, i quali durante l'assenza di Pietro non furono in grado di controllare la truppa. Oltre 5.000 di loro finirono dispersi. L'esercito svedese inoltre combatté con il vento alle spalle, che spinse una bufera di neve proprio in faccia ai russi, che non riuscivano a individuare i loro avversari.
Pietro apprese la notizia della sconfitta mentre si trovava a poca distanza da Narva e ordinò ai sopravvissuti di ritirarsi verso Novgorod. L'abilità di Carlo XII venne applaudita in tutta Europa mentre Pietro veniva schernito. Ci vollero quasi dieci anni per vendicare la sconfitta di Narva.
Conseguenze dopo Narva
Pietro non si lasciò distrarre dalla sconfitta e rimase concentrato sul suo obiettivo primario, mettendo più impegno e passione nello sforzo bellico. La sua paura più grande dopo il fallimento dell'assedio di Narva era che Carlo XII marciasse su Mosca, ma fortunatamente per lui questo non avvenne. Decise dunque di ricostruire il suo esercito, che fu riorganizzato e portato a 34.000 unità. Inoltre, aumentò le tasse per rafforzare le fortificazioni e acquistò nuove armi; ordinò anche che le campane delle chiese venissero fuse per costruire cannoni.
Nel 1701, Pietro si incontrò con Augusto di Sassonia per delle trattative che durarono dieci giorni. Entrambi erano d'accordo a proseguire il conflitto e decisero che nessuno dei due poteva uscire dalla guerra senza il consenso dell'altro. La Polonia si sarebbe concentrata sulla Livonia e sull'Estonia, mentre la Russia avrebbe agito in Carelia e Ingria. Lo zar nominò il nobile Boris Šeremetev (1652-1719) come nuovo comandante in capo dell'esercito russo.
Ulteriori campagne
Carlo XII realizzò che non poteva combattere nello stesso momento Russia e Polonia, e concentrò i suoi sforzi sulla sconfitta di Augusto. Contemporaneamente, i russi ottennero alcune vittorie. La prima fu la sconfitta della marina svedese ad Arcangelo, sul Mar Bianco.
Nel gennaio del 1702 i russi ottennero la prima grande vittoria terrestre presso Erestfer, in Livonia orientale, durante la quale 3.000 svedesi persero la vita. A Mosca si celebrò questo risultato con un enorme banchetto e uno spettacolo di fuochi d'artificio. Nel giugno del 1702, Šeremetev e i suoi uomini affrontarono il colonnello Wolmar Anton von Schlippenbach (1653-1721) presso Hummelshof, sempre in Livonia, spazzando via quasi interamente l'esercito svedese. La Livonia ora si trovava virtualmente indifesa, e le truppe di Šeremetev non impiegarono molto a conquistare le città rimanenti.
Nel giro di poco tempo, lo zar pensò di attaccare dal mare e diede ordine di costruire una flotta di piccole imbarcazioni che superasse in numero quella svedese in modo da sopraffarla. Queste navi furono costruite sul lago Ladoga, che ospitava già galee e brigantini svedesi. Il 20 giugno del 1702 circa 400 soldati russi marciarono contro gli svedesi, forzandoli a ritirarsi. Il 7 settembre venne portato un altro attacco che costrinse gli svedesi a sgomberare il Ladoga. Un'operazione simile venne messa in atto sul Peipus, noto anche come lago dei Ciudi, e gli svedesi dovettero andarsene frettolosamente anche da lì.
La presa della fortezza di Nöteborg
La fortezza di Nöteborg fu costruita dagli abitanti di Novgorod nel XIII secolo e fu occupata dagli svedesi nel 1611. Da lì si potevano controllare molteplici rotte commerciali sul Baltico, oltre che sul lago Ladoga e verso la Russia. Per questo motivo Pietro desiderava riconquistarla. L'esercito russo marciò sulla fortezza e la bombardò con i mortai per dieci giorni, fino a che i soldati all'interno non si arresero. Nöteborg fu la prima grande fortificazione a cadere nelle mani dei russi e Pietro ne fu estasiato. Lo zar celebrò la vittoria con una grande entrata a Mosca e la costruzione di archi di trionfo. I russi cambiarono il nome del forte in Šlissel'burg.
La Russia si affaccia sul Mar Baltico
Nel 1703 lo zar decise che era il momento di ottenere uno sbocco sul Mar Baltico. Circa 20.000 soldati marciarono verso la costa, seguiti da Pietro e una flotta di 60 navi. I russi raggiunsero un piccolo insediamento svedese che venne catturato il giorno successivo. All'accampamento russo arrivò la notizia che una flotta svedese era in avvicinamento. Una volta arrivati, gli svedesi vennero ingannati dai russi, che risposero ai loro colpi di segnalazione e si nascosero nelle paludi della Neva, pronti a tendere un'imboscata alle navi.
Pietro il Grande ottenne una vittoria monumentale e conseguì l'accesso al Baltico e ai territori lungo la Neva, raggiungendo uno degli obiettivi principali del conflitto. Anche l'Ingria tornò alla Russia. Questo successo strategico permise allo zar di costruire la grande città di San Pietroburgo, che venne attaccata molte volte dagli svedesi ma sempre senza successo.
La presa di Tartu e Narva
Nel 1704 Pietro ordinò a Šeremetev di prendere la piazzaforte di Tartu, nell'attuale Estonia. Tartu era stata distrutta nel XVI secolo da Ivan il Terribile ma nel frattempo era stata ricostruita. I russi si trovavano davanti a una grande sfida. Pietro arrivò a Tartu il 3 luglio e riorganizzò i suoi uomini. Dieci giorni dopo Tartu fu conquistata. Ora l'attenzione dei russi si spostò ancora una volta su Narva, che si stava già preparando all'attacco.
A partire dal 30 luglio Narva fu bombardata per dieci giorni. Il 9 agosto i russi entrarono in città. Ancora agitati per la battaglia, i soldati dello zar iniziarono a massacrare uomini, donne e bambini. Pietro dichiarò un cessate il fuoco e diede ordine di uccidere qualsiasi soldato russo che gli avesse disobbedito. Questa vittoria ebbe un sapore speciale per Pietro, a cui bruciava ancora la sconfitta subita a Narva quattro anni prima.
La battaglia di Poltava
La battaglia di Poltava del 1709, nell'attuale Ucraina, fu lo scontro decisivo della Grande guerra del Nord. Carlo XII confidava nella sua abilità di sconfiggere la Russia, ma Pietro era altrettanto pronto a vincere.
Carlo aveva deciso di prendere Poltava, una piccola città sulle rive del fiume Vorskla. Aveva avuto notizia che lì si trovavano 5.000 soldati russi in possesso di una grande quantità di provviste, di cui i suoi uomini avevano un disperato bisogno. Nel maggio del 1709 decise dunque di mettere sotto assedio la cittadina, ma la sua idea trovò la forte opposizione dei suoi generali, i quali si erano resi conto che l'esercito svedese non era più la grande e potente macchina da guerra di una volta.
Nel frattempo, i russi si erano messi in posizione e aspettavano l'arrivo dello zar. Diversamente da altre volte, Pietro assunse il comando diretto delle operazioni. Dopo aver appreso che gli svedesi erano a corto di polvere da sparo, decise che era giunto il momento di attraversare il Vorskla. Il 27 giugno gli svedesi attaccarono, ma i russi non ci misero molto a fermarli.
I due eserciti si incontrarono in campo aperto e si diedero battaglia. Pietro si gettò nel mezzo dello scontro mostrando grande coraggio e ispirando i suoi uomini. Carlo XII venne ferito gravemente, ma continuò a spronare i suoi soldati persino mentre veniva portato via in barella. Nel giro di poche ore la battaglia era terminata e i russi avevano vinto. I resti dele truppe svedesi finirono in prigionia, segnando la fine di quello che una volta era stato un esercito potente e coraggioso.
Il trattato di Nystadt
Tra il 1718 e il 1721 vennero portati avanti dei tentativi di pace, che si complicarono con la morte di Carlo XII alla fine del 1718. I russi continuarono a sferrare attacchi lungo la costa svedese nel corso del 1719 e la nuova regina di Svezia, Ulrika Eleonora (1688-1741), rifiutava le condizioni avanzate dallo zar. Giorgio I, re di Gran Bretagna tra il 1714 e il 1727, portò avanti una politica anti-russa con la quale cercava di far riottenere alla Svezia i territori perduti.
Dopo una lunga serie di trattative e l'intervento di altri paesi come Gran Bretagna e Prussia, alla fine il 30 agosto del 1721 venne firmato il trattato di Nystadt. La Russia cedette la Finlandia, accettò di pagare una grossa somma per la Livonia, concesse alla Svezia di poter acquistare grano senza dazi in alcune regioni specifiche e rilasciò tutti gli ostaggi svedesi. In cambio, la Svezia cedeva alla Russia Estonia, Livonia, l'Ingria e il distretto di Vyborg.
Conseguenze della Grande guerra del Nord
Il 22 ottobre 1721 il santo sinodo e il parlamento russo offrirono a Pietro il titolo di imperatore di Russia e l'appellativo di "Pietro il Grande". Dopo alcune esitazioni lo zar accettò. Per celebrare la sua grande vittoria, Pietro concesse la grazia a tutti i prigionieri con la sola esclusione dei colpevoli di omicidio. Ci furono numerose feste, banchetti e balli in maschera, nonché una serie di celebrazioni che iniziarono nell'ottobre del 1721 e terminarono nel gennaio 1722. La fine della Grande guerra del Nord inaugurò una nuova età dell'oro per la Russia e dimostrò che lo zar era degno di essere chiamato "Pietro il Grande".