Boston Tea Party

Definizione

Harrison W. Mark
da , tradotto da Giovanni De Simone
pubblicato il 24 novembre 2023
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese
Ascolta questo articolo
X
Stampa l'articolo
Boston Tea Party (by Nathaniel Currier, Public Domain)
Il Boston Tea Party
Nathaniel Currier (Public Domain)

Il Boston Tea Party fu un atto di protesta politica portato avanti dai coloni americani il 16 dicembre del 1773 a Boston, in Massachusetts. Camuffati come dei nativi Mohawk, i coloni gettarono 342 casse di tè nelle acque del porto di Boston, per protestare sia per la tassa imposta sul tè che per il monopolio che la compagnia britannica delle Indie Orientali aveva sul commercio di tale prodotto.

Il Tea Party fu parte di una disputa più ampia tra il parlamento della Gran Bretagna e le Tredici colonie britanniche in America del nord sul diritto del parlamento nel tassare le colonie: i coloni sostenevano che qualsiasi tentativo del parlamento di tassarli direttamente violava i loro diritti costituzionali in quanto sudditi inglesi, dato che non erano rappresentati in parlamento. Nel maggio del 1773, il parlamento aveva promulgato il Tea Act ("tassa sul tè"), che avrebbe dovuto salvare la problematica situazione finanziaria della compagnia delle Indie Orientali, dandole il monopolio sul commercio del tè in America. I coloni avevano interpretato questo atto come un altro tentativo di dominarli, e decisero di non scaricare più il tè dalle navi. Dopo la distruzione del carico della compagnia delle Indie Orientali, il parlamento decise di punire la città di Boston promulgando una serie di leggi punitive all'inizio del 1774, conosciute collettivamente come Intolerable Acts ("leggi intollerabili"). Queste leggi contribuirono a innescare la Guerra d'indipendenza americana (1775-1783). Il Tea Party resta uno degli episodi più iconici della rivoluzione americana (1765-1789),

Contesto

Alla metà degli anni Sessanta del Settecento, il parlamento della Gran Bretagna aveva bisogno di nuove entrate fiscali per ripagare l'enorme quantità di debiti che aveva accumulato per combattere nella recente Guerra dei sette anni (1760-1756). Una fonte potenziale erano le Tredici colonie britanniche in Nord America, la cui difesa era stata in parte uno dei motivi per cui era stata combattuta la guerra. Credendo che le colonie avrebbero dovuto contribuire a sostenere l'onere finanziario dell'Impero britannico, il parlamento approvò lo Stamp Act ("legge del bollo") nel marzo del 1765, con cui impose una tassa su tutti i materiali cartacei circolanti nelle colonie americane, tra cui giornali, documenti legali, calendari, carte da gioco e altro ancora. Lo Stamp Act incontrò una veemente resistenza da parte dei coloni, i quali credevano che questa tassa violasse i loro diritti in quanto inglesi, precisamente il diritto di auto-tassazione. Dato che i coloni americani non erano rappresentati, essi sostenevano che il parlamento non avesse il potere di poterli tassare direttamente.

SCOPPIARONO DELLE PROTESTE NELLE COLONIE E I MERCANTI AMERICANI MISERO SOTTO PRESSIONE LA GRAN BRETAGNA BOICOTTANDONE LE IMPORTAZIONI.

Tali sentimenti venivano ribaditi nelle assemblee coloniali, compresa la House of Burgesses della Virginia, la quale affermò che solo la Virginia aveva il potere di tassare i propri cittadini. Scoppiarono delle proteste nelle colonie, mentre i mercanti americani misero sotto pressione la Gran Bretagna boicottandone le importazioni; altri coloni scesero in strada. Il 14 agosto 1765, a Boston, capitale della provincia di Massachusetts Bay, la folla si riunì. Appesero un'effige del distributore di marche da bollo della colonia su un olmo, prima di saccheggiargli la casa. Dodici giorni dopo, la folla assaltò la casa del vicegovernatore del Massachusetts Thomas Hutchinson, costringendo lui e la sua famiglia a fuggire su Castle Island, nel porto di Boston. Queste proteste portarono alla nascita dei Sons of Liberty ("Figli della libertà"), un'organizzazione segreta di agitatori politici americani clandestini.

Di fronte a queste reazioni ostili, il parlamento revocò lo Stamp Act all'inizio del 1766. Tuttavia, i coloni ebbero a malapena il tempo di festeggiare prima che il parlamento promulgasse un nuovo insieme di tasse e regolamenti, conosciuti collettivamente come Townshend Acts, tra il 1767 e il 1768. Ancora, i coloni protestarono: la camera dei rappresentanti del Massachusetts approvò una circolare rivolta alle altre assemblee coloniali, sollecitandole a sottoscrivere una petizione per il re contro le tasse, mentre i mercanti delle colonie aderirono a nuovi accordi per non importare le merci britanniche. L'epicentro della ribellione americana era ancora una volta Boston, dove una folla scese in strada nel giugno del 1768 per picchiare gli esattori delle tasse. La situazione a Boston divenne così instabile che il generale Thomas Gage, comandante in capo delle forze britanniche in Nord America, inviò 2.000 soldati per ristabilire la pace nell'ottobre del 1768. Le tensioni culminarono nel massacro di Boston, nel quale nove soldati britannici spararono sulla folla il 5 marzo 1770: vennero colpiti undici uomini, di cui cinque alla fine morirono.

The Boston Massacre
Il massacro di Boston
Paul Revere (Copyright)

Circa un mese dopo il massacro, il parlamento revocò la maggior parte delle leggi che componevano i Townshend Acts: il nuovo primo ministro britannico, Lord North, voleva allentare le tensioni, e si concentrò su altri problemi presenti nel vasto Impero britannico. Anche se molte delle tasse furono abolite, Lord North mantenne quella sul tè per diverse ragioni. In primo luogo, il parlamento voleva sottolineare il fatto che non rinunciava alla sua autorità di tassare le colonie: mantenendo almeno una delle tasse di Townshend, si segnalava che la questione non era ancora chiusa. Secondo, il parlamento decise che da adesso in poi, i salari degli ufficiali coloniali sarebbero stati pagati con le entrate delle tasse sul tè: in tal modo, gli ufficiali sarebbero stati più dipendenti dal parlamento ed era meno probabile che si lasciassero influenzare dai coloni.

Il Tea Act

Dopo questa revoca parziale dei Townshend Acts, ci fu un periodo di relativa calma politica nelle colonie. Questa calma però era apparente: le cicatrici lasciate dal massacro di Boston erano ancora forti, e gli americani si divisero in "lealisti" (cioè, sostenitori della Gran Bretagna) e "patrioti" (cioè, oppositori delle tasse del parlamento). Le assemblee coloniali erano ancora in conflitto con i rispettivi governatori, i "Figli della libertà" occasionalmente ricoprivano ancora i lealisti di catrame e piume, e un gruppo di coloni del Rhode Island attaccò e incendiò una goletta della Royal Navy, la HMS Gaspee, nel giugno del 1772. Tuttavia, nonostante incidenti isolati come il Gaspee Affair, sembrava che i tentativi di Lord North per allentare la tensione stessero funzionando. I mercanti delle colonie uscirono dagli accordi di non importazione e i soldati che avevano perpetrato il massacro di Boston erano stati processati e per la maggior parte scagionati, lasciando credere a molti che le relazioni tra la Gran Bretagna e le sue colonie sarebbero migliorate presto.

Lord North
Lord North
National Portrait Gallery, London (CC BY-NC-ND)

Tali speranze svanirono dopo il 10 maggio 1773, quando il parlamento promulgò il Tea Act ("tassa sul tè"). Diversamente dallo Stamp Act e dai Townshend Acts che lo avevano preceduto, il Tea Act non era stato concepito direttamente per tassare o punire i coloni americani. Piuttosto, serviva a salvare la compagnia britannica delle Indie Orientali, una delle più importanti istituzioni commerciali della Gran Bretagna, che si trovava sull'orlo della bancarotta dopo aver avuto dei rovesci finanziari in India. Molti parlamentari pensarono che la compagnia potesse salvarsi grazie alle sue eccedenze di tè: anche se stava avendo difficoltà a vendere il tè nei mercati europei, ne aveva abbastanza nei suoi magazzini per salvarsi dal collasso; bastava solo trovare un compratore. La soluzione del parlamento fu di garantire alla compagnia il monopolio sul commercio del tè nelle colonie del Nord America. Con il monopolio venne fissato un prezzo ridotto, come incentivo per i coloni ad acquistarlo legalmente dalla compagnia delle Indie Orientali, invce di contrabbandarlo dagli olandesi, che lo vendevano illegalmente ai mercanti delle colonie. Di conseguenza, il parlamento decise di conservare la tassa sul tè che aveva inizialmente imposto nel 1767: venne fissata a soli tre penny per sterlina. Nessuno avrebbe mai pensato che i coloni facessero storie, considerando che sarebbe stato più economico di qualsiasi altra alternativa, pur essendo tassato.

I coloni però, vedevano le cose in maniera differente: piuttosto che uno sforzo per salvare la compagnia delle Indie, lo considerarono un altro tentativo per dominarli. Samuel Adams (1722-1803), un bostoniano conosciuto già per essere un oppositore diretto della "tassazione senza rappresentanza", definì il monopolio della compagnia delle Indie come un "veleno": lui e altri che la pensavano in questo modo evidenziarono che, acquistando il tè della compagnia a basso costo, i coloni avrebbero anche pagato la tassa al parlamento, il che equivaleva a riconoscerne l'autorità a tassarli. Per usare le parole della biografa di Adams, Stacy Schiff, sembrava come se il parlamento "potesse letteralmente far scivolare via la sovranità britannica in acqua potabile" (230) Per questo motivo, quando la notizia del Tea Act arrivò nelle colonie nel settembre del 1773, la rabbia che era rimasta dormiente negli ultimi tre anni si riaccese.

La resistenza nelle colonie

Subito dopo aver appreso del Tea Act, i coloni vennero a sapere che sette navi che trasportavano il tè della compagnia delle Indie Orientali erano dirette a Boston (quattro), Philadelphia, New York e Charleston. In ciascuna di queste città, la compagnia aveva nominato dei mercanti americani che dovevano fungere da "destinatari" (consignees); costoro avrebbero ricevuto il carico e avrebbero venduto il tè per conto della compagnia, in cambio di una commissione. Prima ancora dell'arrivo delle navi, i "Figli della libertà" diressero la rabbia dei coloni contro questi "destinatari". Il 16 ottobre 1773, a Philadelphia, i "Figli della libertà" tennero un incontro nel quale si decise che chiunque avesse importato il tè della compagnia delle Indie doveva essere bollato come "un nemico del suo paese"; venne nominato un comitato per chiedere le dimissioni dei consignees (Middlekauff, 228). A dicembre, tutti i "destinatari" di Philadelphia si erano dimessi: queste decisioni vennero pesantemente influenzate dalle minacce dei gruppi di patrioti, come quello dal nome esplicito di "comitato per il catrame e le piume". Pertanto, quando la nave carica di tè della compagnia arrivò a Philadelphia, non c'era nessuno a riceverla, e fu costretta a ritornare in Gran Bretagna senza aver venduto il carico.

The Bostonians Paying the Excise-Man, or Tarring and Feathering
I bostoniani che pagano l'uomo delle accise, ovvero la taratura e la piuma
Philip Dawe (Public Domain)

Allo stesso maniera, i "Figli della libertà" intimidirono i "destinatari" di New York per spingerli a dimettersi. Il governatore di New York tentò di reagire, esigendo che, quando il tè fosse arrivato, sarebbe stato scaricato a prescindere, e una nave da guerra britannica nelle vicinanze era pronta a far rispettare questo decreto. Tuttavia, il carico della nave non arrivò mai: danneggiata da una tempesta e costretta a trovare riparo, la nave arrivò a New York fin troppo tardi e fu costretta a tornare in Inghilterra, senza aver potuto scaricare il tè. La nave diretta a Charleston, in Sud Carolina, arrivò in sicurezza a destinazione, ma dovette stare ferma in porto perché tutti i "destinatari" di Charleston si erano dimessi. Dopo 20 giorni, il governatore della Sud Carolina confiscò legalmente il tè, dato che la nave non era stata in grado di pagare i dazi d'importazione. Il carico fu immagazzinato altrove e non venne mai venduto. In tre città coloniali su quattro, dunque, i coloni in protesta avevano fatto sentire la loro voce forte e chiara. Ancora una volta però, fu a Boston che ebbe luogo la più significativa e drammatica di queste proteste.

Problemi a Boston

Già prima che si diffondesse la notizia del Tea Act, Boston era in fermento. Nell'agosto del 1772, in Massachusetts si seppe che i salari dei giudici da adesso in poi sarebbero stati pagati con le entrate sul tè, in modo da sottrarre la magistratura della colonia alla sfera della pubblica influenza. Preoccupati dal fatto che gli ufficiali coloniali erano più legati alla corona che ai cittadini del Massachusetts, Samuel Adams e i suoi accoliti sollecitarono la fondazione di un comitato per affermare i diritti delle colonie. Questo comitato si riunì nel novembre del 1772, e produsse un documento che stabiliva i diritti naturali dei coloni e condannava il fatto che i salari dei giudici erano pagati dalla corona come l'ultimo atto di una lunga lista di "infrazioni e violazioni" di questi diritti (Schiff, 218). Questo documento, conosciuti come il Boston pamphlet, venne redatto da Adams e alcuni capi del movimento patriottico, tra cui James Otis Jr., Josiah Quincy e il dottor Joseph Warren.

Il Boston pamphlet venne osteggiato da Thomas Hutchinson, diventato nel frattempo governatore del Massachusetts. Nel gennaio 1773, fece un discorso in cui sosteneva che i coloni avevano qualche diritto dei cittadini inglesi, ma non tutti; le colonie, inoltre, erano asservite al parlamento sin dalla loro fondazione. Adams e i suoi alleati risposero a questo attacco in giugno, pubblicando le lettere personali di Hutchinson, che avevano ricevuto da Benjamin Franklin (1706-1790) sei mesi prima. Le lettere rivelavano la frustrazione di Hutchinson e altri ufficiali della corona per quanto riguardava la recente opposizione nelle colonie; non si trattava di una grande sorpresa, tuttavia, la tempistica della pubblicazione sembrava solamente sottolineare il fatto che gli ufficiali britannici erano lontani dalla posizione dei coloni. Alcuni americani interpretarono le lettere addirittura come una prova del fatto che esisteva una cospirazione per privarli dei loro diritti.

NON POTENDO SACRICARE IL TÈ O ANDARSENE, TUTTO CIÒ CHE POTEVA FARE LA DARTMOUTH ERA ASPETTARE LA SCADENZA DEL PAGAMENTO E VEDERE CHE DIREZIONE AVREBBERO PRESO GLI EVENTI.

Così, quando a Boston si seppe dell'arrivo delle quattro navi della compagnia delle Indie Orientali, la tensione era già alta. La fazione dei patrioti di Adams fece del suo meglio per costringere i "destinatari" di Boston a dimettersi come era avvenuto a Philadelphia, New York e Charleston. Il governatore Hutchinson, impaziente di riaffermare la sua autorità, persuase i "destinatari" (due dei quali erano suoi figli) a resistere. Nessuna intimidazione messa in atto dai "Figli della libertà" fu sufficiente a farli dimettere, arrivando così il 28 novembre 1773, all'arrivo della prima nave carica di tè, a una situazione di stallo. Secondo la legge britannica, la Dartmouth aveva 20 giorni di tempo per scaricare il carico e pagare i dazi necessari per l'importazione, prima che i beni fossero sequestrati e messi all'asta dagli agenti doganali. In questo caso, la scadenza era a mezzanotte del 17 dicembre. Il 29 novembre, Adams invitò "ogni amico del suo paese, di sé stesso e dei posteri" a partecipare a un incontro a Boston presso la Faneuil Hall per discutere su quale fosse il modo migliore per fronteggiare questa minaccia alla libertà americana (Schiff, 234). All'incontro parteciparono 5.000 bostoniani (su una popolazione totale di 16.000); la sede fu spostata da Faneuil Hall, rivelatasi troppo piccola, all' Old South Meeting House.

Adams insisteva che il tè dovesse essere respinto e mise al corrente Francis Rotch, il giovane mercante di Nantucket che possedeva la Dartmouth, che il carico doveva tornare in Inghilterra; qualsiasi tentativo di scaricarlo sarebbe andato incontro a una resistenza. Nell'incontro si decise anche di creare una guardia di 25 uomini per controllare la Dartmouth e assicurarsi che nessuna delle 114 casse di tè che erano state imbarcate lasciassero la stiva. Il governatore Hutchinson reagì proibendo alla Dartmouth di lasciare il porto di Boston prima di aver pagato i dazi necessari. Rotch e il capitano della nave, dunque, si ritrovarono in una situazione difficile: non potevano né scaricare il tè né andarsene via; tutto ciò che potevano fare era aspettare la scadenza del pagamento e vedere che direzione avrebbero preso gli eventi.

Il Tea Party

Alle 10 a.m. del 16 dicembre 1773, Samuel Adams organizzò un altro incontro all'Old South Meeting House. Come in quello del 29 novembre, anche in questo si riunì una grande porzione della popolazione di Boston: i partecipanti dovettero sforzarsi per udire la voce di Adams sopra la fredda pioggia di dicembre che stava cadendo all'esterno. Mancavano meno di 14 ore al momento in cui gli ufficiali doganali avrebbero potuto appropriarsi legalmente del tè, e Adams chiese a Rotch di fare un appello dell'ultimo minuto al governatore Hutchinson che gli permettesse di lasciare il porto. Rotch lo fece, e ritornò all'Old South Meeting House intorno alle 6 p.m., riferendo che la sua richiesta era stata respinta. Gli chiesero allora se volesse scaricare il tè, e Rotch rispose che l'avrebbe fatto solo se costretto dagli ufficiali doganali. Adams allora si alzò per ringraziare Rotch per i suoi sforzi, e annunciò che i partecipanti all'incontro "avevano fatto tutto ciò che potevano per la salvezza del loro paese" (Schiff, 240).

The Boston Tea Party
Il Boston Tea Party
W. D. Cooper (Public Domain)

Circa 15 minuti dopo, per le strade scure all'esterno del luogo dell'incontro si udirono grida di guerra e fischi. La folla iniziò lentamente a uscire all'esterno, nonostante gli appelli di Adams e John Hancock di non sciogliere la riunione. Alcuni di coloro che erano andati via si diressero verso la zona del porto, al molo di Griffin, dove la Dartmouth era stata raggiunta dalla Beaver e dalla Eleanor, le altre due navi che trasportavano il tè della compagnia delle Indie Orientali. A questo punto, un gruppo di uomini compreso tra i 30 e i 130, alcuni dei quali travestiti da nativi Mohawk, si arrampicarono a bordo delle navi. Davanti alla folla che si era riunita, questi uomini portarono sul ponte le casse di tè, le aprirono spaccandole e gettarono il contenuto nelle acque del porto di Boston. In poco tempo distrussero tutte le casse, che contenevano oltre 40 tonnellate di tè, per un valore approssimativo di 10.000 sterline. Prima che qualcuno potesse fermarli, i responsabili del Tea Party di Boston si dispersero tra la folla.

Conseguenze

Contrariamente alle credenze popolari, Samuel Adams probabilmente non diede il segnale per distruggere il tè. Tuttavia, si mise immediatamente al lavoro per pubblicizzare e difendere il Tea Party, enfatizzando il fatto che non era l'atto di una folla irrazionale, ma un atto di protesta politica. Con il diffondersi della notizia, molti capi del movimento patriottico annunciarono il loro supporto, anche se alcuni erano segretamente a disagio con la distruzione di una proprietà privata. Nei mesi successivi ai fatti di Boston, vennero compiuti atti di natura simile. La settima nave che trasportava il tè della compagnia si arenò a Cape Cod, in Massachusetts, nel dicembre del 1773. Il tè venne tassato e smerciato. Nel marzo del 1774, i "Figli della libertà" appresero che questo carico era conservato in un magazzino di Boston, che presero d'assalto: ancora una volta travestiti da Mohawk, distrussero tutto ciò che trovarono. Nell'ottobre del 1774, i coloni di Annapolis, nel Maryland, presero ispirazione dal Tea Party di Boston e incendiarono il Peggy Stewart, un vascello da carico.

A Londra, le notizie provenienti da Boston vennero accolte con rabbia; persino i membri del parlamento che in precedenza avevano difeso le colonie credevano che stavolta gli americani si erano spinti troppo lontano. Nonostante Lord North fosse solitamente un moderato nella gestione degli affari coloniali, capì che il parlamento non poteva permettere che la distruzione di una proprietà della compagnia delle Indie Orientali restasse impunita. All'inizio del 1774, il parlamento promulgò una serie di leggi che diventeranno conosciute nelle colonie con il nome di Intolerable Acts ("leggi intollerabili"), che comprendevano la chiusura del porto di Boston fino a quando la compagnia delle Indie Orientali non fosse stata risarcita pienamente della distruzione del tè. Anche se le leggi intollerabili colpirono principalmente Boston, avrebbero innescato la rabbia in tutte le colonie, e sarebbero diventate una delle cause dirette della Guerra d'indipendenza americana.

Domande e risposte

Cosa è stato il Boston Tea Party ?

Il Boston Tea Party è stata una forma di protesta politica contro la tassazione britannica, messa in atto dai coloni di Boston il 16 dicembre 1773. I coloni, alcuni dei quali travestiti da Mohawk, gettarono 340 casse di tè nelle acque del porto di Boston.

Quando ha avuto luogo il Boston Tea Party?

Il Boston Tea Party ebbe luogo il 16 dicembre 1773, alla vigilia della Guerra di indipendenza americana (1775-1783).

Perché i coloni gettarono in mare il tè durante il Boston Tea Party?

Durante il Tea Party, i coloni gettarono il tè nelle acque del porto di Boston per protestare contro il Tea Act del 1773, che aveva dato alla compagnia britannica delle Indie orientali il monopolio sul commercio del tè in America e imposto una nuova tassa. I coloni videro questo fatto come un tentativo da parte della Gran Bretagna di dominarli.

Quali gruppi erano coinvolti nel Boston Tea Party?

Il Boston Tea Party fu messo in atto da cittadini di Boston affiliati ai "Figli della libertà", mentre il tè che venne distrutto apparteneva alla compagnia britannica delle Indie orientali.

Info traduttore

Giovanni De Simone
Ho conseguito la laurea in Lingue e Mediazione Culturale con il massimo dei voti presso l'Università di L'Aquila. Ho una grande passione per la storia e sono convinto che l'attività di traduzione possa arricchire la conoscenza di ciascuno di noi.

Info autore

Harrison W. Mark
Harrison Mark è diplomato in storia e scienze politiche presso la State University of New York a Oswego.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, H. W. (2023, novembre 24). Boston Tea Party [Boston Tea Party]. (G. D. Simone, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-22424/boston-tea-party/

Stile CHICAGO

Mark, Harrison W.. "Boston Tea Party." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. Modificato il novembre 24, 2023. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-22424/boston-tea-party/.

Stile MLA

Mark, Harrison W.. "Boston Tea Party." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 24 nov 2023. Web. 18 nov 2024.