La battaglia del Little Bighorn, combattuta tra il 25 e il 26 giugno del 1876, è lo scontro più famoso della Grande guerra Sioux (1876-1877). Cinque compagnie del 7° Reggimento di cavalleria dell'esercito degli Stati Uniti, al comando del tenente colonnello George Armstrong Custer (1839-1876), furono spazzate via in un solo giorno da una forza combinata di guerrieri Arapaho, Sioux e Cheyenne guidati dal capo Sioux Toro Seduto (1837 circa-1890).
Custer individuò l'accampamento di Toro Seduto sulle sponde del fiume Little Bighorn (chiamato Greasy Grass dai nativi americani locali, traducibile come "pascolo viscido") nell'attuale stato del Montana, ma non aveva idea di quanto fosse grande e quanti guerrieri fossero presenti. Custer aveva ricevuto carta bianca per muovere guerra totale agli indiani delle pianure, e divise il suo reggimento in diverse colonne come aveva fatto nel 1868 nel corso del massacro di Washita. Il suo piano era quello di attaccare l'accampamento da due lati opposti per effettuare una manovra a tenaglia, prendendo donne e bambini come ostaggi in modo da costringere i guerrieri che non erano stati uccisi ad arrendersi. Il capitano Frederick Benteen (1834-1898) venne mandato in esplorazione e il maggiore Marcus Reno (1834-1889) si mise in posizione per attaccare dal lato più lontano.
Tuttavia, l'attacco di Reno venne intercettato da numerosi guerrieri al comando del capo militare Sioux Gall (1840 circa-1894). Benteen, che aveva avuto l'ordine di rifornire di munizioni la posizione di Custer, provò invece ad aiutare Reno ma finì per unirsi a lui nella ritirata. Mentre Gall respingeva Reno e Benteen, il capo militare Sioux Cavallo Pazzo (1840 circa-1877) guidò una carica contro la posizione di Custer.
Custer e le sue cinque compagnie persero la vita in quella che passerà alla storia come "l'ultima resistenza di Custer". La battaglia si concluse con una schiacciante vittoria dei nativi americani che però non riuscirono a capitalizzare l'accaduto a causa dell'ondata di protesta per la morte di Custer, che era un eroe popolare della guerra civile americana e che si era fatto un nome nelle guerre contro gli indiani.
Dopo la battaglia del Little Bighorn i capi dei nativi americani si separarono per evitare la cattura e la morte. Gli ultimi scontri della Grande guerra Sioux terminarono a favore degli statunitensi oppure in pareggio, come nel caso della battaglia di Wolf Mountain; una volta che Arapaho, Sioux e Cheyenne furono spinti nelle riserve, ebbe inizio la colonizzazione delle Grandi Pianure.
Contesto
Secondo il calendario pittografico noto come "racconto invernale" (in inglese: Winter Count) del capo Yanktonai-Sioux Cane Solitario, "i soldati bianchi fecero la loro prima apparizione nella regione" nel 1823-1824 (Townsend, 128). I Sioux ebbero poco a che fare con loro fino al 1854, quando il tenente John L. Grattan arrivò all'accampamento del capo Sioux Orso Conquistatore (1800 circa-1854) e pretese che gli fosse consegnato un uomo sospettato di aver rubato una mucca da un treno di Mormoni di passaggio. Orso Conquistatore si rifiutò di assecondare la richiesta e gli uomini di Grattan aprirono il fuoco ferendo mortalmente il capo indiano: i Sioux massacrarono Grattan e 30 dei suoi uomini in quello che verrà ricordato come il "massacro di Grattan", evento che porterà alla Prima Guerra Sioux del 1854-1856.
Prima di questo eccidio, il governo statunitense aveva negoziato i diritti che gli indiani delle pianure potevano esercitare sulle loro terre: il trattato di Fort Laramie del 1851, che includeva Sioux e Cheyenne, tra i vari termini stipulava che gli Stati Uniti non avevano alcuna pretesa sulle terre occupate da queste nazioni. Il capo dei Cheyenne meridionali Pentola Nera (1803 circa-1868) era tra quelli che siglarono il trattato, che non venne mai onorato dagli Stati Uniti e che fu infranto nel 1858 a seguito della scoperta di giacimenti auriferi nella regione, che diedero inizio alla corsa all'oro del Pike's Peak e all'afflusso di coloni. Ulteriori violazioni causarono lo scoppio della Guerra del Colorado (1864-1865), durante la quale il pacifico villaggio di Pentola Nera, che aveva issato la bandiera americana e quella bianca in segno di tregua, venne attaccato il 29 novembre del 1864, in quello che passerà alla storia come il "massacro di Sand Creek".
Con l'arrivo di altri coloni sui territori dei nativi, il capo Oglala-Sioux Nuvola Rossa (1822-1909) reagì scatenando un conflitto noto appunto come "guerra di Nuvola Rossa" (1866-1868) per difendere le terre della sua gente e costringere gli Stati Uniti a onorare il trattato. La guerra si concluse con il trattato di Fort Laramie del 1868 ma, in quello stesso anno, dei soldati al comando di Custer uccisero Pentola Nera, sua moglie e tra i 60 e i 150 Cheyenne e Arapaho nel cosiddetto massacro di Washita del 27 novembre. Il trattato del 1868 fondava la Grande riserva Sioux, ma venne infranto nel 1874 quando Custer scoprì l'oro sulle Black Hills ("colline nere"), sacre ai Sioux e ad altre nazioni, e in altre terre promesse ai nativi. La scoperta di Custer diede inizio alla corsa all'oro delle Black Hills: il governo statunitense chiese ai Sioux di vendere questi territori e il loro rifiuto portò allo scoppio della Grande guerra Sioux.
Custer, Grant e la questione del comando
George Armstrong Custer era stato un generale dell'esercito dell'Unione durante la Guerra civile americana (1861-1865) e diventò un eroe di guerra dopo la battaglia di Gettysburg nel luglio del 1863. In tempo di pace accettò il grado di tenente colonnello a partire dal 1866. Nel 1867 servì sotto il comando del general maggiore Winfield Scott Hancock (1824-1886) nelle campagne contro i Cheyenne. Il 19 aprile del 1867, Hancock circondò il villaggio Cheyenne di Pawnee Fork ma quando ordinò di attaccare vide che non c'era più nessuno e che tutti erano scappati. Custer si sarebbe ricordato di questa lezione quando, il 27 novembre del 1868, circondò l'accampamento del capo Pentola Nera in uno scontro che verrà ricordato come il "massacro di Washita" (o battaglia del fiume Washita) e in seguito presso il Little Bighorn.
Il presidente Ulysses S. Grant, che servì per due mandati tra il 1869 e il 1877, inviò un ultimatum ai Sioux dopo che questi avevano rifiutato la sua offerta per l'acquisto delle Black Hills: potevano scegliere se spostarsi nelle riserve designate dal governo degli Stati Uniti oppure essere considerati "ostili". Il colonnello Joseph J. Reynolds (1822-1899) combatté contro i Cheyenne del nord e gli Oglala-Lakota-Sioux nel 1875. Dopo che la richiesta di Grant continuò a essere ignorata, nel febbraio del 1876 il governo decise di affidare ai generali George R. Crook (1828-1890) e Alfred H. Terry (1827-1890) il compito di muovere guerra ai Sioux.
Custer stava operando in supporto di Crook e Terry quando venne convocato a Washington D.C. nel marzo del 1876 per testimoniare davanti al Congresso sulle accuse mosse al Segretario alla Guerra William W. Belknap e al fratello del presidente, Orville Lynch Grant. I due erano sospettati di aver creato un monopolio sulle basi commerciali nell'Ovest, costringendo coloni, minatori e soldati a pagare prezzi alti per i beni di prima necessità.
La sua testimonianza portò alla messa in stato di accusa di Belknap, all'umiliazione pubblica di Orville e a una serie di proteste sulla corruzione dell'amministrazione Grant. Custer credeva di essersi comportato in ossequio a quanto gli era stato chiesto e si preparò a tornare dai suoi soldati; il presidente Grant però lo rimosse dall'incarico e gli ordinò di restare a Washington D.C. Egli ignorò l'ordine e lasciò la città, ma Grant lo fece arrestare a Chicago quando scese dal treno. La stampa si occupò della vicenda e ci fu un'ondata di indignazione pubblica per il pessimo trattamento che Grant aveva riservato a un eroe di guerra; il generale Philip Sheridan (1831-1888) insieme ad altri fece pressioni sul presidente per il suo rilascio. Grant dovette cedere ma rifiutò di dare a Custer il pieno controllo delle operazioni e lo mise sotto il comando del generale Terry.
L'accampamento di Toro Seduto e la battaglia del Rosebud
Ritornato all'Ovest dai suoi soldati, Custer ricevette l'ordine da parte di Terry di trovare e attaccare l'accampamento di Toro Seduto, che si pensava fosse da qualche parte tra i fiumi Rosebud e Little Bighorn. Terry sapeva che ufficiosamente Custer aveva il comando a pieno titolo del 7° Cavalleria e che, una volta localizzato l'accampamento, avrebbe agito come suo solito uccidendo i guerrieri, sequestrando donne e bambini, abbattendo i cavalli e distruggendo le riserve di cibo. Tutto ciò era in linea con la sua politica di "guerra totale", che Custer aveva adottato in precedenza durante il massacro di Washita.
Custer pensava di cercare un piccolo accampamento, ma Toro Seduto aveva riunito un numero enorme di Sioux, Cheyenne del nord e Arapaho, che si radunarono tutti insieme per creare un fronte unico contro l'invasione delle loro terre e il mancato rispetto dei trattati. L'accademico Joseph M. Marshall scrive che:
Toro Seduto, come molti altri della sua generazione, aveva visto l'arrivo dei bianchi in territorio Lakota trasformarsi in un'ingerenza nella vita quotidiana. Il fenomeno divenne presto una vera e propria invasione, che causò la morte delle mandrie di bisonti sulle pianure del nord dal 1875; inoltre, sempre più minatori bianchi infestavano le Black Hills a causa della scoperta dell'oro. Questi erano solo alcuni degli allarmanti problemi che Toro Seduto voleva cambiare prima che fosse troppo tardi. Per fare ciò, doveva confrontarsi con la gerarchia di potere esistente presso i Lakota. Aveva bisogno di parlare con gli anziani che guidavano le famiglie e i villaggi e con i suoi coetanei. Fu questa la ragione principale per cui decise di riunire gli indiani delle pianure nella primavera del 1876.
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All'inizio di giugno, durante la Danza del sole, Toro Seduto ebbe una visione in cui i soldati cadevano ripetutamente intorno a lui, e la interpretò come una promessa del Grande Spirito verso una grande vittoria.
Mentre Toro Seduto convocava la riunione, Cavallo Pazzo mandò i suoi esploratori in avanscoperta per sincerarsi dell'arrivo dei soldati statunitensi. Ricevuta notizia della presenza del generale Crook nell'area del Rosebud, decise di attaccarlo il 17 giugno nel corso di quella che fu la battaglia del Rosebud, nota presso i Cheyenne come "la battaglia in cui la donna salvò suo fratello". Crook sarebbe stato preso completamente di sorpresa se non fosse stato avvisato dai suoi esploratori Crow e Shoshoni dell'arrivo di Cavallo Pazzo, che gli permisero di montare una difesa. Nonostante ciò, venne scacciato in quella che fu una vittoria per Cavallo Pazzo, anche se egli affermava esattamente il contrario. I Cheyenne chiamarono questo scontro prendendo spunto dal momento in cui Donna Coraggiosa salvò suo fratello Appare-alla-vista, il cui cavallo era stato abbattuto. Toro Seduto era ancora euforico per questa vittoria mentre Custer si avvicinava.
Battaglia del Little Bighorn
Il generale Terry e il colonnello John Gibbon (1827-1896) stavano marciando verso il Little Bighorn quando Custer, prima dell'alba del 25 giugno, individuò l'accampamento di Toro Seduto. Tra i suoi esploratori c'erano molti Crow e Arikara, tra cui l'Arikara-Sioux Coltello Insanguinato (1840 circa-1876), amico di Custer e suo confidente. Coltello Insanguinato e alcuni degli altri esploratori indiani avvertirono Custer che il villaggio era più grande di quanto avesse preventivato e che avrebbero potuto trovare molti guerrieri, ma vennero ignorati.
Custer decise di impiegare la stessa tattica che aveva usato a Washita e divise le sue dodici compagnie in tre colonne: lasciò per sé il comando di quella composta da cinque compagnie, Reno e Benteen avrebbero guidate le altre due da tre compagnie ciascuno e la dodicesima avrebbe sorvegliato le salmerie. A Washita aveva fatto circondare il villaggio dai suoi ufficiali che avevano avuto l'ordine di convergere verso di lui; quella volta il piano aveva funzionato perfettamente e non c'era motivo di pensare che ora potesse fallire. Benteen fu inviato in avanscoperta per attaccare il villaggio dal lato più lontano e Custer gli sarebbe andato incontro. Reno si aspettava di prendere di sorpresa l'accampamento e disperdere tutti i guerrieri, ma non aveva idea di quanti fossero né della loro determinazione: il suo attacco incontrò una fiera resistenza e la sua carica fallì, trasformandosi in una rotta a causa della contro carica guidata da Gall. Coltello Insanguinato era nel gruppo di Reno e venne ucciso con un colpo alla testa.
Reno ordinò una ritirata attraverso il fiume, dove incontrò il gruppo di Benteen, il quale aveva ricevuto una nota consegnatagli dal trombettiere John Martin per conto di Custer, in cui gli chiedeva di portargli velocemente le munizioni. Benteen, che odiava Custer dai tempi di Washita, ignorò l'ordine e scelse di restare sul posto e sostenere Reno. I due udirono il fragore di una sparatoria e dedussero che Custer stesse affrontando il nemico, ma non ritennero di dover andare in suo aiuto, anche perché avevano già i loro problemi da affrontare. Il capitano Thomas Weir (1838-1876) ignorò l'ordine di Reno di restare sul posto e corse in aiuto di Custer ma, una volta salito sulla cresta di una collina, vide che c'erano così tanti guerrieri indiani che capì che gli sarebbe stato impossibile e tornò sui suoi passi.
Dopo che Gall aveva fermato Reno, Cavallo Pazzo aveva caricato la posizione di Custer. Gli uomini al comando del capitano Myles Keogh (1840-1876) vennero spazzati via da un attacco combinato di Cavallo Pazzo e Gall, ma non si sa con precisione chi raggiunse per primo Custer e cosa sia successo durante la sua "ultima resistenza". Secondo il racconto dei Cheyenne, venne buttato giù da cavallo da Donna Coraggiosa e poi fu ucciso. Non si conosce l'identità del suo assassino, anche se ci fu chi affermò che si trattasse del guerriero Sioux Pioggia-in-Faccia (1835 circa-1905). Pioggia-in-Faccia però smentì questa versione, e fu tra i tanti che raccontarono il caos in cui si svolse la battaglia a causa della polvere che si era alzata e che rendeva impossibile vedere chiaramente cosa stava succedendo. La confusione dello scontro ci viene descritta anche dall'uomo della medicina e guida spirituale degli Oglala Lakota Sioux, Alce Nero (1863-1950), che all'epoca aveva dodici anni, nel racconto "Alce Nero sulla battaglia del Little Bighorn" dal libro "Alce nero parla":
Era un insieme di polvere, grida e tuoni... verso ovest e a nord risuonava come il ruggito vibrante del vento il grido "Hoka Hey", e si poteva sentire l'urlo dei fischietti in osso d'aquila. La valle si oscurò per la polvere e il fumo, c'erano solo ombre e un grande rumore di grida, zoccoli e spari.
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Oltre alla polvere e alla confusione, i nativi intervistati in seguito dissero che avevano saputo solo molto dopo gli eventi della presenza di Custer, che essi chiamavano "figlio della stella del mattino" a causa della sua tattica di attaccare all'alba. Probabilmente chi lo uccise non lo aveva riconosciuto.
Nessuno del suo gruppo sopravvisse, e dunque non ci sono testimonianze della sua "ultima resistenza". La famosa immagine che lo ritrae con i lunghi capelli biondi e il cappello a tesa larga, con indosso la sua giacca di pelle scamosciata e le pistole fumanti in mano è un'invenzione successiva incoraggiata da sua moglie, Elizabeth Bacon Custer (1842-1933), che plasmò la sua eredità di grande eroe americano attraverso i suoi libri e le conferenze da lei tenute. Custer si era rasato prima della battaglia e la giacca di pelle scamosciata era troppo calda per essere indossata nel mese di giugno nel territorio del Montana, e nessuno sa quali armi impugnasse quando morì. Il suo corpo venne ritrovato senza vestiti da Terry e Gibbon quando arrivarono sul posto il 27 giugno. Aveva una ferita da arma da fuoco sulla parte sinistra del torace e un'altra sulla tempia sinistra.
Si presume che la ferita al torace sia stata letale e che quella alla testa sia successiva: come raccontato dai guerrieri indiani, essi spararono a tutti i corpi per assicurarsi che fossero morti. A differenza del resto dei suoi soldati, il suo cadavere non subì mutilazioni rituali e non fu scalpato. Secondo i Cheyenne, questo fu dovuto al fatto che Custer aveva adottato Monahsetah (1850 circa-1922), figlia del capo Cheyenne Piccola Roccia che fu ucciso nel massacro di Washita, e ne aveva fatto la sua amante, entrando così a far parte della "famiglia". Gli stessi racconti affermano anche che le donne Cheyenne abbiano infilato i loro punteruoli da cucito nelle orecchie di Custer, affinché potesse "udire meglio nella vita ultraterrena" e non attaccasse più donne e bambini innocenti. Questi racconti però si contraddicono il fatto che nessuno aveva riconosciuto Custer sul campo di battaglia.
Conclusioni
Fino a questo momento la coalizione Arapaho-Cheyenne-Sioux aveva vinto tutti gli scontri della Grande guerra Sioux, ma le cose cambiarono drasticamente dopo la battaglia del Little Bighorn. L'opinione pubblica euroamericana si sentì oltraggiata dalla notizia della morte di Custer e del massacro dei suoi soldati, e chiese che venissero vendicati. L'esercito però non riuscì a individuare Toro Seduto e gli altri capi. Dopo la battaglia i condottieri nativi seguirono ognuno la propria strada: Gall e Toro Seduto fuggirono in Canada, mentre Cavallo Pazzo eluse la cavalleria statunitense muovendosi costantemente tra le Grandi Pianure.
Non ci furono più dei veri combattimenti ma solo delle schermaglie, come la battaglia di Warbonnet Creek a luglio. Il 15 agosto del 1876 il governo americano promulgò il cosiddetto Indian Appropriations Act, con cui pretese la vendita delle Black Hills a un prezzo fissato dallo stesso governo, altrimenti non sarebbero stati forniti vestiti e provviste a coloro che già si trovavano nelle riserve. Nonostante ciò, Cavallo Pazzo e altri rifiutarono la resa e continuarono a combattere.
La battaglia di Slim Buttes (9-10 settembre 1876) fu il primo grande scontro dopo Little Bighorn, e terminò con la vittoria del generale Crook e la distruzione del villaggio Cavallo Americano il Vecchio (1830 circa-1876). Il colonnello Nelson Miles (1839-1925) combatté contro Cavallo Pazzo nella battaglia di Wolf Mountain dell'8 gennaio 1877, che terminò in stallo anche se Miles affermò di aver vinto. La battaglia di Muddy Creek del 7 maggio 1877 si concluse con il massacro compiuto nel villaggio del capo Lakota Cervo Zoppo (1821 circa-1877), e fu la vittoria con cui l'esercito statunitense concluse la Grande guerra Sioux. Cavallo Pazzo si arrese il 5 maggio, seguito da altri negli anni seguenti. La battaglia del Little Bighorn fu l'ultima grande vittoria degli indiani delle pianure in difesa delle loro terre, che furono poi rivendicate dal governo e popolate da coloni.