Il termine "D-Day" viene usato per riferirsi al primo giorno dell'operazione Overlord, con cui gli Alleati sbarcarono sulle spiagge della Normandia, in Francia, il 6 giugno 1944, per attaccare l'Europa occidentale occupata dai tedeschi. In un solo giorno, sbarcarono circa 135.000 uomini, principalmente statunitensi, britannici e canadesi. L'importanza di questa data è tale che viene ampiamente considerata come un momento che ha cambiato la storia.
Dove attaccare?
L'operazione Overlord, con cui si intendeva attaccare l'Europa occupata iniziando con uno sbarco anfibio nella parte nord-occidentale del continente (in un punto tra Francia, Belgio o Paesi Bassi), era stata pianificata sin dal gennaio del 1943, quando gli Alleati iniziarono ad ammassare truppe in Gran Bretagna. Gli Alleati non erano sicuri su dove sbarcare, ma il posto doveva avere dei requisiti semplici: essere un punto in cui il braccio di mare da attraversare fosse il più corto possibile e trovarsi nel raggio della copertura dei loro aerei da caccia. Un terzo requisito era la presenza nelle vicinanze di un grande porto da catturare, da utilizzare per far arrivare ulteriori truppe e rifornimenti. La scelta migliore sembrò essere la Normandia, con le sue spiagge piatte e la presenza del porto di Cherbourg.
Il Vallo Atlantico
La guida della Germania nazista, il cancelliere Adolf Hitler (1889-1945), aveva chiamato il suo sistema di difesa dell'Europa occidentale "Vallo Atlantico". Si trattava di un impressionante sistema di fortificazioni costiere che, pur avendo delle lacune, partiva dalla Spagna e arrivava in Olanda. Già nel 1942, era iniziata la costruzione di batterie di cannoni, reti di bunker e postazioni di osservazione.
L'alto comando tedesco era consapevole che sarebbe stato sferrato un attacco, ma non sapeva dove. Gli Alleati fecero un grande sforzo a livello di intelligence per far credere al nemico che l'invasione potesse avere luogo ovunque, tranne che in Normandia. Molti comandanti tedeschi pensarono che Calais fosse la scelta più ovvia per la zona dello sbarco, dato che il Passo di Calais era il punto più vicino alla Gran Bretagna. Di conseguenza, quella fu l'area in cui vennero approntate le difese migliori. Gli Alleati si avvantaggiarono anche di un'altra convinzione del nemico, e cioè che il generale americano George Patton (1885-1945), conosciuto per le sue tattiche aggressive, sarebbe stato a capo dell'assalto del D-Day. Un intero gruppo d'armate al comando di Patton venne usato per dare al nemico una falsa pista. Persino quando ormai lo sbarco era iniziato i comandanti tedeschi non erano sicuri del fatto che la Normandia era l'obiettivo reale, ritenendola un diversivo in attesa della vera invasione. Per mantenere segreto il piano e l'accumulo di truppe, non era permesso a nessuno lasciare la Gran Bretagna senza autorizzazione, inclusi i diplomatici.
Il feldmaresciallo Gerd von Rundstedt (1875-1953), comandante in capo dell'esercito tedesco a occidente, riteneva impossibile fermare un'invasione sulla costa, pensando che fosse meglio mantenere il grosso delle forze di difesa come riserva mobile da impiegare per contrattaccare le teste di ponte nemiche. Il feldmaresciallo Erwin Rommel (1891-1944), comandante del gruppo d'armate B, non era d'accordo, e considerava essenziale fermare l'attacco proprio sulle spiagge. Per di più, Rommel credeva che la superiorità aerea alleata avrebbe rappresentato un severo ostacolo ai movimenti delle riserve. Hitler era dello stesso avviso di Rommel, e quindi i difensori vennero distribuiti ovunque ci fosse una fortificazione ritenuta debole. Rommel migliorò le difese statiche e aggiunse strutture anticarro in acciaio su tutte le spiagge più grandi. A von Rundstedt venne comunque data una riserva mobile, ma il compromesso indebolì entrambi i piani di difesa. Alle forze armate tedesche non fu d'aiuto neanche la loro confusa catena di comando: von Rundstedt non poteva richiedere forze corazzate mentre Rommel, che faceva riferimento direttamente a Hitler, poteva; inoltre, nessuno dei due aveva alcun controllo sulle forze navali e aeree disponibili, né tantomeno sulle batterie costiere. Ciononostante, le deboli difese della Normandia vennero irrobustite, arrivando all'impressionante numero di 31 divisioni di fanteria, 10 divisioni corazzate e 7 divisioni di fanteria di riserva. L'esercito tedesco disponeva di altre 13 divisioni in altre aree della Francia. Una divisione tedesca a pieno organico era composta da 15.000 uomini.
Molti reparti erano formati da soldati inesperti, che avevano passato più tempo a costruire strutture difensive che a ricevere un vitale addestramento militare. A causa della penuria di materiali, il Vallo Atlantico sognato da Hitler presentava delle aree molto forti, ma anche molti buchi. L'esercito tedesco non era dotato a sufficienza di mine, esplosivi, cemento o forza lavoro per proteggere le coste. Circa un terzo delle posizioni di cannoni non avevano un'intelaiatura di protezione. Numerose installazioni non erano a prova di bomba. Un'altra debolezza era lo scarso supporto navale e aereo. La marina aveva solo 4 cacciatorpediniere disponibili e 39 E-boat (motosiluranti), mentre la Luftwaffe, all'inizio dell'invasione, disponeva di soli 319 aerei operativi, che arrivarono a 1.000 nella seconda settimana.
Nettuno in Normandia
Il comandante supremo della forza d'invasione era il generale Dwight D. Eisenhower (1890-1969), che era stato a capo delle operazioni degli Alleati nel Mediterraneo. Il comandante in capo delle forze di sbarco in Normandia, 39 divisioni in tutto, era l'esperto generale Bernard Montgomery (1887-1976). Il comando delle forze aeree spettava al maresciallo dell'aria Trafford Leigh-Mallory (1892-1944), mentre le forze navali erano sotto il comando dell'ammiraglio Bertram Ramsay (1883-1945).
In preparazione dell'operazione Overlord, tra aprile e maggio del 1944, la Royal Air Force (RAF) e la United States Air Force (USAAF) bombardarono incessantemente le vie di comunicazione e trasporto in Francia, senza contare difese costiere, basi aeree, obiettivi industriali e installazioni militari. In totale, per indebolire il più possibile le difese naziste in vista del più grande movimento di truppe della storia, vennero condotte oltre 200.000 missioni. La resistenza francese fece la sua parte facendo saltare linee ferroviarie e sistemi di comunicazione per assicurarsi che la risposta all'invasione non fosse efficace.
Una flotta alleata composta da 7.000 imbarcazioni di ogni tipo partì dai porti della costa meridionale dell'Inghilterra come Falmouth, Plymouth, Poole, Portsmouth, Newhaven e Harwich. Nel corso dell'operazione denominata Neptune ("Nettuno"), le navi si riunirono al largo di Portsmouth in una zona chiamata Piccadilly Circus, come la brulicante strada di Londra, per poi dirigersi in Normandia verso le aree da assaltare. Nello stesso momento, alianti e aerei volarono a ovest, verso la penisola di Cherbourg, e a est, verso Ouistreham. I paracadutisti dell'82ª e della 101ª Divisione aviotrasportata statunitense attaccarono sul fianco occidentale per tagliare fuori Cherbourg. All'estremità orientale dell'area di operazioni invece, i paracadutisti della 6ª Divisione aerotrasportata britannica avevano il compito di assicurare il ponte Pegasus sul canale di Caen. Gli altri obiettivi dei paracadutisti e delle unità di alianti era distruggere i ponti per rallentare il nemico, far progredire l'invasione, distruggere le postazioni di artiglieria, assicurare l'uscita dalle spiagge e proteggere i fianchi dell'invasione.
Le spiagge
Essendo fondamentale la luce del giorno per poter fornire supporto aereo e navale, l'attacco anfibio fu fissato all' alba del 5 giugno. A causa delle cattive condizioni meteorologiche, l'inizio dell'operazione fu spostato di 24 ore. Subito dopo mezzanotte venne paracadutata sul suolo francese la prima ondata di circa 23.000 soldati britannici e americani. La prima città francese a essere liberata dai paracadutisti americani atterrati lì vicino fu Sainte-Mère-Église. Dalle 3.00 a.m. ebbe inizio il bombardamento aereo e navale della costa della Normandia, che si interruppe solo 15 minuti prima dello sbarco della fanteria alle 6.30 a.m.
Le spiagge selezionate per lo sbarco erano divise in zone, a ognuna delle quali fu dato un nome in codice. Gli americani ne avrebbero attaccate due, i britannici altre due, mentre ai canadesi sarebbe toccata la quinta. Partendo da ovest verso est, il piano era il seguente:
- Utah Beach - 4ª Divisione di fanteria statunitense, VII Corpo d'armata statunitense (1ª armata statunitense, comandata dal tenente generale Omar N. Bradley)
- Omaha Beach – 1ª Divisione di fanteria statunitense, V Corpo d'armata statunitense (1ª armata statunitense)
- Gold Beach – 50ª Divisione di fanteria britannica, XXX Corpo d'armata britannico (2ª armata britannica, comandata dal tenente generale Miles C. Dempsey)
- Juno Beach – 3ª Divisione di fanteria canadese (2ª armata britannica)
- Sword Beach – 3ª Divisione di fanteria britannica, I Corpo d'armata britannico (2ª armata britannica)
In aggiunta, il 2° Battaglione di Ranger statunitensi doveva attaccare la ben difesa falesia di Pointe du Hoc (letteralmente in lingua normanna: "punta dell'uncino") che si trovava tra Utah Beach e Omaha Beach (anche se alla fine si scoprì che non c'erano mai state installate armi da fuoco), mentre le unità di fanti di marina della Royal Navy attaccavano gli obiettivi a Gold Beach, Juno Beach e Sword Beach.
La RAF e l'USAAF continuarono a proteggere la flotta d'invasione, assicurandosi di colpire dall'aria qualsiasi contrattacco a terra del nemico. Mentre gli Alleati in questa fase potevano contare su 12.000 velivoli, la Luftwaffe si trovava in una situazione penosamente inadeguata. Solo durante il D-Day, l'aviazione alleata sferrò 15.000 sortite, mentre la Luftwaffe solo 100. Durante il primo giorno non venne abbattuto neanche un aereo alleato.
Utah
Arrivati sui fondali bassi, dalle piccole navi da sbarco fuoriuscivano le truppe che, una volta sulla spiaggia, dovevano sopravvivere alle mine e al fuoco nemico. Gli uomini attraversavano gli ultimi 300 metri d'acqua per raggiungere la costa mentre la lora avanzata veniva coperta da una cortina di fumogeni. I mezzi da sbarco erano arrivati oltre un chilometro e mezzo più a sud rispetto al punto stabilito. Tuttavia, ciò si rivelò una fortuna dato che vennero evitate la maggior parte delle difese: la spiaggia venne presa entro mezzogiorno e morirono solo sei uomini, a fronte di circa 200 nel corso dell'intera giornata. In questo punto sbarcarono circa 23.250 soldati. Utah si era rivelata una facile conquista, ma per la vicina Omaha la situazione fu totalmente diversa e drammatica.
Omaha
Il compito di stabilire una testa di ponte a Omaha Beach venne assegnato all'esperta 1ª Divisione di fanteria statunitense, soprannominata the Big Red One a causa delle spalline rosse della loro divisa. I tedeschi avevano approntato delle difese robuste, e avevano due fattori a loro vantaggio: nella zona era presente un alto promontorio nonché una divisione extra stanziata lì per motivi di addestramento. Fin da subito le truppe statunitensi si trovarono in difficoltà a causa del mare grosso, che rese particolarmente arduo lo sbarco. All'interno dei 200 veicoli d'assalto, quando non avevano il mar di mare, gli uomini toglievano freneticamente l'acqua dal fondo con i loro elmetti. 26 carri armati su 96 furono persi immediatamente perché lasciati troppo lontano dalla costa. Quasi tutta la prima ondata di pezzi d'artiglieria venne persa allo stesso modo. Finirono in mare 13 ruspe su 16 - che avrebbero dovuto buttare giù gli ostacoli -. I tedeschi furono abili a usare le loro casematte e punti di fuoco, creando un fuoco incrociato letale contro gli attaccanti. La situazione migliorò per le truppe statunitensi quando il sistema difensivo costiero finì sotto il tiro del bombardamento aeronavale. Continuarono ad arrivare altri uomini e mezzi, che venivano continuamente bersagliati dall'intenso fuoco di difesa portato da batterie di cannoni, mitragliatrici e mortai. Molti mezzi da sbarco vennero distrutti, tra cui uno sul quale si trovavano gli ufficiali della compagnia. I soldati, inchiodati sulla spiaggia dove non potevano andare né avanti né indietro, avevano solo la protezione della cortina fumogena, dei rottami e degli ostacoli presenti. La decisione da parte del comandante dell'assalto di non portare un numero maggiore di carri armati, come altrove avevano fatto britannici e canadesi, si rivelò errata. Dopo tre ore, non era stato alcun percorso che portasse fuori dalla spiaggia. L'arrivo di altri uomini e materiali venne fermato.
Omaha Beach era un cumulo di cadaveri e rottami, e gli ingegneri raccolsero ciò che poterono per aprirsi una via. I tedeschi non avevano riserve (e non potevano richiamarle, dato che erano occupate a fronteggiare i paracadutisti nelle retrovie). All'arrivo della notte, grazia al numero soverchiante di uomini e alla loro determinazione, gli statunitensi alla fine presero il controllo della spiaggia. In questo punto, durante il D-Day, sbarcarono circa 34.000 uomini che subirono circa 2.200 perdite.
Gold
Le forze britanniche e canadesi utilizzarono i carri armati Sherman, dotati di equipaggi ben addestrati, per attaccare le casematte, mentre altri carri sminavano la spiaggia creando dei passaggi sicuri. Il bombardamento aeronavale non aveva distrutto tutte le posizioni tedesche, e quindi dovettero affrontare un fuoco d'artiglieria. Prima che venissero aperti dei passaggi sicuri grazie alla mera superiorità numerica, le mine distrussero un elevato numero di carri. I relitti di carri e veicoli corazzati divennero per le unità di fanteria che sciamavano sulla spiaggia degli ottimi punti dietro cui ripararsi. A ovest, verso la metà del pomeriggio, vennero messi fuori uso i cannoni posizionati presso Le Hamel, che fino a quel momento avevano creato numerosi danni. In questo punto, durante il D-Day sbarcarono 24.970 soldati che subirono 400 perdite.
Juno
Anche le truppe canadesi che attaccarono Juno Beach dovettero fronteggiare il mare grosso e il mortale fuoco di difesa. La combinazione tra la marea e la conformazione della rocciosa linea costiera espose le navi al fuoco tedesco. In un colpo solo, 20 mezzi su 24 affondarono. Tuttavia, riuscirono a sbarcare ruspe e scavatori, che liberarono la spiaggia dagli ostacoli. Grazie all'uso combinato di carri armati e potenti esplosivi, le postazioni dei cannoni vennero distrutte. Entro mezzogiorno, i soldati avanzavano verso l'entroterra. In questo punto, durante il D-Day sbarcarono 21.400 soldati che subirono 1.200 perdite.
Sword
Sword Beach era la spiaggia più a est dell'invasione, e qui la flotta da sbarco si trovava nel raggio dei potenti cannoni di Le Havre. Le navi da guerra alleate, anch'esse dotate di grandi cannoni, bombardarono la piazzaforte di Le Havre. I carri armati, sotto la cortina fumogena, raggiunsero le posizioni stabilite per uscire dalla spiaggia e per attaccare le posizioni dei cannoni. La fanteria avanzava dietro di loro, sotto una grandinata di proiettili e pezzi d'artiglieria. Entro le 11:00 a.m., le truppe alleate si spinsero oltre la testa di ponte. In questo punto, durante il D-Day sbarcarono 28.845 soldati che subirono 630 perdite.
Il dispiegamento di forze sulle coste della Normandia
Alla fine del D-Day erano sbarcati 135.000 soldati, con perdite relativamente basse - intorno ai 5.000 uomini. Alcune cose non andarono per il verso giusto, in particolare l'alto tasso di dispersione dei paracadutisti (solo il 4% della 101ª Divisione aviotrasportata furono lanciati nella zona stabilita) ma, se non altro, questo errore causò ancora più confusione tra i comandanti tedeschi sul terreno, dato che pareva che gli Alleati stessero attaccando da ogni direzione. I difensori, superando l'iniziale svantaggio dovuto dal fatto che molti comandanti di zona si trovassero a una conferenza strategica a Rennes, alla fine organizzarono un contrattacco, impiegando le riserve e ammassando truppe da altre parti della Francia. Gli sforzi dell'esercito tedesco per rinforzare l'area costiera della Normandia vennero disturbati in maniera cruciale dai bombardamenti aerei e dall'azione della resistenza francese. I comandanti tedeschi sul campo intendevano ritirarsi, raggruppare le forze e attaccare in massa, ma l'undici giugno un ordine di Hitler vietò la ritirata.
Mentre gli Alleati avanzavano verso l'interno, le spiagge da cui era partita l'invasione vennero collegate. Gli Alleati costruirono due porti artificiali per consentite l'arrivo di altre migliaia di uomini. Chiamati con il nome in codice di Mulberry, questi porti, costituiti da 200 unità prefabbricate, sorsero al largo delle spiagge Omaha e Gold. Il 20 giugno, una tempesta distrusse il Porto Mulberry di Omaha, ma quello di Gold era ancora utilizzabile, e permise di far arrivare 11.000 tonnellate di materiali ogni 24 ore. L'altro problema degli Alleati era rifornire di carburante le migliaia di veicoli che erano sbarcati. La soluzione a breve termine fu quella di pompare il carbuante dalle navi cisterna fino ai carri armati sulla costa usando oleodotti tenuti a galla da boe (nome in codice: Tombola). Il problema venne risolto con la costruzione di un oleodotto che attraversava il Canale delle Manica e arrivava a Cherbourg (nome in codice: Pluto - acronimo di Pipeline Under the Ocean, letteralmente "oleodotto sottomarino"-). Cherbourg venne presa il 27 giugno, e divenne il punto di raccolta di uomini e rifornimenti, anche se i difensori tedeschi avevano affondato delle navi per bloccare il porto, che tornò pienamente attivo dopo sei settimane.
L'operazione Neptune ("Nettuno") terminò il 30 giugno. Dal D-Day, erano stati trasportati in Francia 850.000 uomini, 148.000 veicoli e 570.000 tonnellate di materiali ed equipaggiamenti di ogni tipo. La fase successiva dell'operazione Overlord era quella di buttare fuori gli occupanti dalla Normandia. I tedeschi non avevano solo problemi logistici, ma anche nella catena di comando: Hitler sostituì von Rundstedt con il feldmaresciallo Günther von Kluge (1882-1944), e intimò a Rommel di non assumere un atteggiamento disfattista.
Conseguenze: la campagna di Normandia
Per l'inizio di luglio, gli Alleati si erano spinti all'interno solo per una trentina di chilometri dalla costa: erano in ritardo sulla tabella di marcia. Le cattive condizioni meteorologiche limitarono l'apporto dell'aviazione all'avanzata. Le forze tedesche si avvantaggiarono della conformazione territoriale delle campagne, ritardando i loro movimenti: un numero infinito di piccoli campi, circondati da alberi e siepi, limitava la visibilità dei carri armati e li rendeva vulnerabili alle imboscate. Caen si difese strenuamente, e ci vollero i bombardieri alleati per radere al suolo la città il 7 luglio. Le truppe tedesche arretrarono, ma tenevano ancora metà della città. Gli Alleati persero circa 500 carri armati per prendere Caen, che sarebbero stati vitali per spingersi più a sud. L'avanzata su Avranches fu ugualmente tortuosa e costò la vita a 40.000 uomini dopo due settimane di pesanti combattimenti. Caen, Avranches e soprattutto Pontaubault (con il suo ponte di vitale importanza) caddero in mano agli Alleati alla fine di luglio. Dal 1° agosto, partendo dal lato ovest dell'offensiva, Patton e la sua 3ª Armata statunitense si spinsero a sud, verso i porti di Saint-Malo, Brest e Lorient, che vennero presi.
Le forze tedesche cercarono di contrattaccare e riprendere Avranches, ma la superiorità aerea degli Alleati si rivelò decisiva. Nel corso dell'agosto del 1944, gli Alleati dilagarono a sud verso il fiume Loira, da Saint-Nazaire a Orléans. Il 15 agosto ci fu un importante sbarco sulla costa sudoccidentale della Francia (operazione Dragoon); Marsiglia venne presa il 28 agosto. Nel nord della Francia era stato catturato abbastanza territorio e un numero tale di porti e basi aeree per un incremento massiccio dei rifornimenti. Il 25 agosto, Parigi venne liberata. Entro la metà di settembre le truppe alleate nel nord e nel sud della Francia si ricongiunsero tra loro, e il fronte si spinse a est, verso i confini della Germania. Nonostante alcune battute d'arresto come l'operazione Market Garden (a settembre) e un breve contrattacco durante l'offensiva delle Ardenne, nel dicembre del 1944, la direzione che aveva preso la guerra era ormai chiara e la vittoria finale alleata adesso era solo una questione di tempo.