Afrikakorps

Definizione

Mark Cartwright
da , tradotto da Giovanni De Simone
pubblicato il 11 settembre 2024
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Spagnolo
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Afrika Korps Troops (by Ruffneck88 - German Federal Archives, CC BY-SA)
Truppe dell'Afrikakorps
Ruffneck88 - German Federal Archives (CC BY-SA)

Il Deutsches Afrikakorps (D.A.K.) fu un'unità scelta corazzata dell'esercito tedesco che combatté in Nordafrica durante la Seconda guerra mondiale (1939-45). All'inizio, venne guidato da Erwin Rommel (1891-1944), prima che quest'ultimo fosse promosso al comando di una forza più grande, di cui questa unità era solo una parte. L'Afrikakorps guadagnò la sua reputazione grazie alla padronanza dell'ambiente desertico, alla sua abilità nel combattimento e al suo spirito di corpo.

Pur non essendo l'unica componente delle forze dell'Asse al comando di Rommel, con il termine "Afrikakorps" ci si riferisce comunemente a tutte le truppe italo-tedesche coinvolte nella campagna del Nordafrica.

La battaglia per il Nordafrica

Nel 1940, un esercito italiano invase l'Egitto inglese ma, tra il dicembre 1940 e il febbraio 1941, venne respinto in Libia dall'offensiva nota come operazione Compass. Gli Alleati, grazie alla loro superiorità in armamenti, mezzi corazzati e in termini tattico-operativi, ottennero una vittoria stupefacente, riuscendo a prendere Tobruch e facendo 138.000 prigionieri. Questa sconfitta motivò Adolf Hitler (1889-1945), capo della Germania nazista, a inviare in Nordafrica una forza meglio addestrata e meglio armata per contrastare la minaccia posta dagli Alleati. Il Nordafrica era un teatro importante, perché il suo possesso garantiva il controllo delle rotte marittime mediterranee, nonché di isole strategiche come Creta e Malta. Dall'altro lato, il capo dell'Italia fascista, Benito Mussolini (1883-1945), desiderava costruire un grande impero coloniale in Africa. Con l'arrivo dell'Afrikakorps, gli Alleati dovettero fronteggiare un esercito combinato dell'Asse. Gli ordini di Hitler per le truppe tedesche, giunte nel febbraio del 1941, erano di rallentare quanto più possibile le truppe alleate, in modo da favorire lo sforzo bellico dell'Asse su altri fronti. Il cancelliere tedesco non pensava a una campagna di conquista, bensì a una di contenimento che utilizzasse poche risorse per logorare quanto più possibile il nemico. Infatti, il nome che Hitler scelse per le prime forze tedesche in Nordafrica fu Sperrverband, che significa "distaccamento di blocco". Il piano, chiamato operazione Sonnenblume (in tedesco: girasole) era di assicurarsi che le truppe italiane potessero continuare a resistere alle offensive degli Alleati.

Formazione e struttura

Il Deutsches Afrikakorps, che fu il nuovo nome che Hitler scelse per la sua unità combattiva, venne ufficialmente approntato nel febbraio del 1941. Era composto da due divisioni: la 5ª Leichte-Division, rinominata 21ª Panzer-Division nell' ottobre del 1941, e la 15ª Panzer-Division. Queste divisioni erano formate da unità di provenienza diversa, nessuna delle quali aveva esperienza di guerra nel deserto.

WWII North Africa Campaign, 1940-1943
Campagna del Nordafrica nella seconda guerra mondiale, 1940-1943
Simeon Netchev (CC BY-NC-ND)

Le Panzer-Division erano l'equivalente delle divisioni corazzate alleate, e comprendevano un numero maggiore di carri armati per la fanteria rispetto a una divisione normale. La 5ª Leichte-Division aveva 12.000 uomini e 160 carri armati, mentre la 15ª Panzer-Division ne aveva 15.000, equipaggiati con 140 carri. Questo era il loro potenziale iniziale a cui, nei mesi seguenti, si aggiunse quello di varie unità italiane, come la "Savona", una delle sei divisioni italiane che si unirono all'Afrikakorps nel corso della guerra. Ci furono anche delle aggiunte temporanee, come per esempio una brigata di paracadutisti. L'Afrikakorps comprendeva anche diversi gruppi specializzati di supporto, tra cui batterie di artiglieria e unità anticarro, un distaccamento per le segnalazioni, dei commando di sabotaggio (le cosiddette "unità Brandenburg"), un gruppo cartografico, un'unità dedita al trasporto di acqua, una compagnia di ricognizione e un battaglione per i rifornimenti. Inoltre, riceveva un supporto aereo, sia sul posto che dall'Italia, da aerei da caccia come il Messerschmitt Bf 109 e da bombardieri in picchiata Junkers Ju 87 Stuka. La Luftwaffe (forza aerea tedesca) aveva anche delle unità di artiglieria, che potevano essere impiegate come normale artiglieria campale o in funzione anticarro.

L'AFRIKAKORPS ERA LA PIÙ POTENTE FORZA D'ATTACCO A DISPOSIZIONE DI ROMMEL.

L'uomo messo al comando delle truppe tedesche appena arrivate in Africa aveva idee molto differenti rispetto a Hitler sulla conduzione della guerra nel deserto. Erwin Rommel guidò l'Afrikakorps dal febbraio all'agosto del 1941. Il comandante tedesco, che aveva già ottenuto una certa fama alla testa della 7ª Panzer-Division durante la caduta della Francia, preferiva attaccare il nemico ogni volta che ne aveva la possibilità. Accarezzò anche l'idea di respingere gli Alleati in Egitto fino al canale di Suez, di vitale importanza per il nemico. I suoi successi furono tali che i suoi superiori decisero di ingrandire le dimensioni del suo esercito e poi di fargli ottenere il comando generale delle forze dell'Asse nella regione. Nel corso del conflitto, l'unità al suo comando assunse diversi nomi: dopo la prima e più conosciuta denominazione di Afrikakorps, si passò a quella di Panzergruppe Afrika (dal settembre 1941 al gennaio del 1942), poi di Panzerarmee Afrika (da gennaio a settembre del 1942; in italiano: Armata Corazzata Africa), successivamente a Deutsch-Italienische Panzerarmee (dall'ottobre 1942 al febbraio 1943; in italiano: Armata corazzata italo-tedesca) e per finire, Heeresgruppe Afrika (dal febbraio al maggio 1943; in italiano: Gruppo d'armate Africa). Questi cambiamenti riflettono il delicato equilibrio politico in atto tra Hitler e Mussolini. Anche se tecnicamente l'alto comando italiano era superiore a Rommel, dato che la Libia era una colonia italiana, egli spesso lo scavalcò comunicando direttamente con Hitler. La sua relazione con il capo del partito nazista fiorì di vittoria in vittoria.

Egli trasformò le sue divisioni in una formidabile macchina da combattimento, grazie soprattutto a un duro addestramento e alla sua forte personalità. Come è stato notato da uno dei suoi ufficiali: "l'Afrikakorps seguiva Rommel ovunque egli andasse, nonostante le difficoltà verso cui li guidava" (Dear, 7).

Rommel & the Afrika Korps, 1941
Rommel e l'Afrikakorps, 1941
H.Hoffmann - Imperial War Museums (CC BY-NC-SA)

Tra i comandanti che succedettero a Rommel alla guida dell'Afrikakorps si può includere il generale Ludwig Crüwell (1892-1958). Crüwell venne fatto prigioniero nel 1942, essendo finito in territorio nemico dopo l'abbattimento del suo aereo. La sicurezza che si respirava all'interno dell'Afrikakorps può essere illustrata dalle parole di Crüwell durante la sua prigionia presso l'Hotel Shepheard, all'epoca il migliore del Cairo: "questo posto sarà un magnifico quartier generale per Rommel!" (Boatner, 110). Il tenente generale Walther Nehring (1892-1983) venne nominato al posto dello sfortunato Crüwell, anche se fu seriamente ferito durante un’incursione aerea alleata nel settembre del 1942. La posizione di comandante del D.A.K. era rischiosa perché l'unità si trovava sempre al centro dell'azione. A El Alamein, nel novembre del 1942, venne catturato un altro comandante, il tenente generale Wilhelm Ritter von Thoma (1891-1948), che detiene il dubbio onore di essere stato il prigioniero di più alto grado catturato dall'esercito britannico fino a quel momento.

Qualunque fosse il nome e la dimensione dell'esercito al comando di Rommel, l'Afrikakorps rimase la sua unità da combattimento più potente, la prima a lanciarsi all'attacco e la prima a ritirarsi quando si prospettava una sconfitta. Non era una coincidenza che il grido di guerra dell'Afrikakorps fosse Heia Safari, che in Swahili vuol dire "andiamo a prenderli" (Dear, 7).

Nonostante le imprese eroiche compiute, spesso in condizioni di inferiorità materiale rispetto ai suoi avversari, Rommel dovette sempre faticare per ottenere le risorse di cui aveva bisogno per condurre la campagna come voleva lui, specialmente dopo che, nel giugno del 1941, l'operazione Barbarossa, vale a dire l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica, diventò la priorità di Hitler. L'afflusso di uomini, carburante e materiali, che venivano trasportati via mare dall'Italia, era soggetto a grandi fluttuazioni, in base al successo che gli Alleati avevano nel riuscire a dominare l'aria e a controllare il Mediterraneo. Come annotò Rommel nelle sue lettere private, "tutto dipendeva dai rifornimenti" (Strawson, 225).

Afrika Korps Soldier
Soldato dell'Afrikakorps
German Federal Archives (CC BY-SA)

La guerra nel deserto

Nella Seconda guerra mondiale, il deserto fu un teatro particolare. In questo ambiente, nel corso delle battaglie i contendenti miravano a distruggere i materiali del nemico piuttosto che a conquistare territori. I civili cercavano di stare alla larga dalla follia e dalla distruzione della guerra; il loro coinvolgimento però, al di fuori delle aree costiere e con l'eccezione dei nomadi Senussi, era molto basso. L'area era principalmente piatta, caratterizzata da pianure disseminate di rocce e dalla presenza occasionale di modesti rilievi e scarpate. La fascia meridionale della zona interessata dagli scontri era inadatta al transito dei veicoli a causa di ostacoli naturali come paludi salmastre e grandi dune di sabbia, tipiche del deserto del Sahara. Spesso, il terreno piatto faceva sì che il combattimento fosse condotto a distanza. Inoltre, la mobilità era essenziale: gli eserciti si spostavano rapidamente e i loro comandanti dovevano cercare di monitorare gli spostamenti del nemico, a volte senza riuscirci. Dato che era possibile avere un certo spazio di manovra, i generali sognavano di spostare le loro truppe similmente a come gli ammiragli dirigevano le loro flotte in mare, ma l'aspetto negativo era rappresentato dalla logistica, poiché le linee di rifornimento dovevano seguire di pari passo i lunghi e rapidi movimenti degli eserciti. Come venne notato da un comandante tedesco, "il deserto era un paradiso per un tattico ma un incubo per un quartiermastro" (Moreman, 9). L'Afrikakorps fu l'unita combattiva che, rispetto alla maggior parte delle altre, gestiva meglio i rifornimenti e raggiunse un'autosufficienza totale; i suoi membri ricevevano persino delle lettere da casa con notevole regolarità.

UN TRATTO DISTINTIVO DELL'AFRIKAKORPS ERA LA SUA STRAORDINARIA CAPACITÀ DI USARE IN MANIERA COMBINATA LE DIVERSE COMPONENTI DELLE FORZE ARMATE.

Il deserto era un ambiente ostile, insopportabilmente caldo di giorno e molto spesso gelido di notte. Pericoli come furiose tempeste di sabbia, scorpioni, dissenteria e piaghe erano una costante, insieme alle irritazioni causate dalle mosche e alla dieta monotona a base di cibo in scatola. Nel 1942, la razione giornaliera di acqua per un soldato era di 3 litri. L'Afrikakorps aveva a disposizione taniche metalliche per l'acqua ben sigillate (che potevano essere usate anche per il trasporto di carburante) che erano molto ammirate dai soldati nemici, visto che le loro erano di qualità inferiore. A questi contenitori, prima di copiarli, gli Alleati diedero il nome di jerrycan, che in inglese significa letteralmente "lattina dei tedeschi" (jerry è lo slang per "tedesco", mentre "can" ha il senso generale di "contenitore di metallo").

Le uniformi del D.A.K.

Gli ufficiali di solito indossavano pantaloni corti tropicali e una casacca di lana leggera color oliva o cachi, con il caratteristico collo aperto e la fascia da braccio dell'Afrikakorps. Gli ufficiali di rango più alto assoldavano frequentemente un sarto per confezionare le proprie uniformi, specialmente le casacche, che poi adornavano con distintivi tipici dell'esercito tedesco sul continente europeo.

Afrika Korps Field Jacket
Giacca da campo dell'Afrikakorps
Imperial War Museums (CC BY-NC-SA)

L'abbigliamento tropicale dell'esercito tedesco prevedeva anche stivali con i lacci alti oppure all'altezza della caviglia; altrettanto diffusi erano i morbidi cappelli dotati di una lunga visiera per coprire gli occhi, che divennero un tratto distintivo delle truppe dell'Afrikakorps. Un veterano si riconosceva dal fatto che il suo cappello era sbiadito dal sole, e così molti soldati sbiancavano i propri per non far capire che erano novellini. Gli equipaggi dei carri armati preferivano indossare la cosiddetta "bustina", e i caschi coloniali venivano usati durante le cerimonie.

Durante il giorno, la truppa preferiva magliette di cotone a maniche corte leggere, che ufficialmente non si potevano indossare in battaglia; nel corso della notte e delle prime ore del mattino, in cui le temperature erano più fredde, venivano usati pantaloni larghi, maglioni e pastrani militari a doppio petto di lana pesante. Gli indumenti che venivano sottratti al nemico venivano riutilizzati quasi sempre, specialmente i pastrani. In battaglia bisognava indossare l'elmetto d'acciaio di ordinanza, che veniva dipinto con colori che imitavano quello della sabbia del deserto per camuffarsi durante i combattimenti. Anche i veicoli venivano mimetizzati in modo simile, e portavano tutti il logo dell'Afrikakorps, formato da una palma e una svastica.

Gli armamenti

L'Afrikakorps ebbe a disposizione carri armati Panzer I, II, III e IV, la cui potenza di fuoco e la corazza aumentavano in base al numero che li contrassegnava. Il più comune era il Panzer III che, quando possibile, veniva dotato di un cannone da 50 mm. Il Panzer IV aveva un cannone corto da 75 mm, che era potente ma aveva bisogno di sparare sull'obiettivo da una distanza ravvicinata per essere efficace contro i mezzi corazzati alleati. Alla fine, la sua potenza di fuoco venne aumentata adottando una canna più lunga.

Panzer VI Tiger Tank
Carro armato Panzer VI Tiger
Bundesarchiv, Bild 101I-554-0872-35 / Pirath, Helmuth (CC BY-NC-SA)

A partire dal dicembre del 1942, l'Afrikakorps ricevette alcuni esemplari di Panzer Tiger, che possedevano una corazza di 10 centimetri ed erano dotati di un temibile cannone da 88 mm, che aveva un raggio d'azione superiore a qualsiasi carro alleato. Le unità italiane impiegavano carri armati come l'M13/40 che però, rispetto ai Panzer tedeschi, avevano una corazza e un armamento inferiori, e spesso erano meccanicamente inaffidabili. Combattere all'interno dei carri non era affatto piacevole dato che le temperature raggiungevano facilmente i 45 gradi Celsius.

Il D.A.K. impiegava anche numerosi veicoli corazzati e semicingolati per operazioni di ricognizione, comunicazione, trasporto truppe o spostamento di artiglierie. Essendo un esercito completamente mobile, l'Afrikakorps aveva anche migliaia di veicoli ordinari come autocarri, ambulanze, motociclette e automobili. Non essendo stati progettati per il deserto, molti di questi mezzi ebbero difficoltà dovute alle condizioni dell'ambiente in cui si vennero a trovare: la sabbia rovinava i motori e il terreno accidentato si rivelò tremendo pe le molle delle sospensioni. In qualsiasi momento e luogo, poteva finire fuori uso da uno a due terzi dei veicoli. Non è quindi una sorpresa che, nell'estate del 1942, il nemico avesse catturato circa metà dei veicoli complessivi dell'Afrikakorps.

Come armi anticarro, erano presenti i fucili Panzerbüchse 38 e 39 da 7,92 mm, il Pak 38 da 50 mm e i cannoni da 88 mm, originariamente progettati come armi antiaeree ma che vennero utilizzati ad alzo zero contro i carri armati. Questi cannoni potevano spazzare via i carri alleati prima che questi potessero avvicinarsi per sparare. Tra gli altri pezzi d'artiglieria c'erano i cannoni Infanteriegeschütz da 75 e 150 mm.

Afrika Korps Logo
Logo dell'Afrikakorps
Imperial War Museums (CC BY-NC-SA)

La fanteria era armata con fucili Karabiner 98 kurz; i capi squadra avevano pistole mitragliatrici da 9 mm, mentre gli ufficiali anziani portavano una pistola Walther P38. Tra le armi più pesanti si possono includere la mitragliatrice leggera Maschinengewehr 34 da 7,92 mm e il mortaio Granatenwerfer 34 da 81 mm. Per non permettere alla sabbia di inceppare i meccanismi, tutte le armi necessitavano di attenzioni e cure speciali. Spesso i soldati avvolgevano le componenti principali con dei vestiti, specialmente quando si alzava della polvere da un veicolo in movimento o durante una tempesta di sabbia.

La superiorità tattica

Un tratto distintivo dell'Afrikakorps era la sua straordinaria capacità di usare in maniera combinata le diverse componenti delle forze armate: carri armati, artiglieria, unità anticarro e fanteria. Rommel privilegiava la velocità e l'audacia, attaccando in un punto specifico con delle unità combinate per penetrare in profondità oltre le linee nemiche e circondare l'avversario, tagliandolo fuori dalle riserve e dalle linee di rifornimento, per poi distruggere il materiale in massa. Nel frattempo, i fianchi venivano protetti da forze di ricognizione e la fanteria avanzava dietro i carri armati per assicurarsi la conquista del terreno appena preso. Heinz Schmidt, un comandante di Panzer, spiega come funzionava praticamente il piano d'attacco:

Avevamo sviluppato un nuovo metodo d'attacco. Con i nostri dodici cannoni anticarro saltavamo da un punto di osservazione all'altro, mentre i nostri Panzer, fermi e se possibile parzialmente nascosti, fornivano un fuoco di copertura. Dopo esserci sistemati, toccava a noi dargli un fuoco di copertura mentre loro sparavano nuovamente. La tattica funzionava bene e, nonostante il loro alto volume di fuoco, i carri nemici non erano in grado di fermare la nostra avanzata. Subivano costantemente forti perdite e cedevano continuamente terreno.

(Strawson, 117).

General Rommel on Campaign
Rommel nel corso di una campagna
Imperial War Museums (CC BY-NC-SA)

Anche se le vittorie ottenute con questo approccio aggressivo arrivavano a un prezzo molto alto, si trattava di tattiche che sconvolgevano i comandanti alleati, che erano molto più cauti e molto spesso preferivano aspettare di avere un vantaggio schiacciante di uomini, mezzi e materiali prima di effettuare una mossa decisiva contro il nemico. Tuttavia, il successo dell'Afrikakorps non fu dovuto solo alla velocità e al movimento. Rommel dimostrò ripetutamente che le armi anticarro erano molto più efficaci contro i mezzi corazzati del nemico rispetto ai suoi stessi carri armati, cambiando l'uso tradizionale per cui tali veicoli erano stati pensati. L'Afrikakorps fece anche un utilizzo innovativo dei pezzi d'artiglieria, sparando orizzontalmente contro i carri alleati. Inoltre, la capacità di recupero dei veicoli danneggiati dal campo di battaglia era superiore a quella degli Alleati. Nel complesso, "nessuno aveva il minimo dubbio sul fatto che i veterani dell'Afrikakorps, anche ridotti alla forza di una brigata, formavano la più potente e formidabile forza d'attacco nel deserto" (Barr, 67).

L'equivalente dell'Afrikakorps presso gli Alleati era la 7ª Divisione corazzata dell'8ª Armata britannica, i cosiddetti Desert Rats, il cui comandante di maggior successo fu il generale Bernard Montgomery (1887-1976). Persino questa unità però, fu spesso surclassata dall'efficienza, dall'addestramento e dall'esperienza in battaglia dell'Afrikakorps. I successi di Rommel furono tali che i suoi nemici, con reclutante ammirazione, iniziarono a dargli il soprannome di "volpe del deserto". L'alto comando alleato iniziò ad avere sempre più paura del fatto che i loro soldati iniziavano a essere stregati dalla figura di Rommel, che era visto da molti come lo spauracchio della guerra nel deserto, dato che era un generale capace di ottenere vittorie sensazionali. Il regime nazista volle sfruttare questa fama intorno alla "volpe del deserto", che era tale anche fra le truppe dell'Asse: Hitler lo nominò feldmaresciallo nel 1942, in una sfavillante cerimonia a Berlino, paragonabile solo ai congressi del partito nazista a Norimberga.

Le campagne

Tra le vittorie più importanti dell'Afrikakorps contro gli Alleati si possono annoverare quella a El-Agheila nel marzo del 1941 e poi a Marsa el-Brega il 1° aprile, con la presa di Bengasi il 4 dello stesso mese. Successivamente, tra il maggio e il giugno del 1941, il D.A.K. respinse con decisione le offensive Brevity e Battleaxe condotte dagli Alleati; ottenne delle importanti vittorie tra il maggio-giugno del 1942 nelle battaglie di Bir Hakeim e Ain el-Gazala, che portarono alla presa di Tobruch e, nel febbraio del 1943, conseguì un'impressionante vittoria nella battaglia del passo di Kasserine, che fu il battesimo di sangue per l'esercito statunitense nella guerra nel deserto.

Destroyed German 88mm Gun, El Alamein
Cannone tedesco da 88 mm distrutto, El Alamein
Imperial War Museums (CC BY-NC-SA)

Tra i fallimenti più importanti del D.A.K va ricordato il lungo assedio di Tobruch tra l'aprile e il maggio del 1941 e le sconfitte nella prima e seconda battaglia di El Alamein (tra il luglio e l'ottobre-novembre del 1942), dovute alla superiorità del nemico in termini di uomini, equipaggiamenti e rifornimenti, che cambiarono definitivamente il corso della guerra a favore degli Alleati. Dopo El Alamein, nonostante decine di migliaia di italo-tedeschi fossero stati fatti prigionieri, l'Afrikakorps fu tra le ultime unità ad alzare bandiera bianca. Nell'ultimo messaggio del suo ultimo comandante, il generale Hans Cramer (1896-1968), si legge:

Munizioni sparate. Armi ed equipaggiamento distrutti. In accordo con gli ordini ricevuti, l'Afrikakorps ha combattuto fino al punto di non poter andare più avanti. Il Deutsches Afrikakorps risorgerà. Heia Safari!

(Dear, 7)

Con gli sbarchi dell'operazione Torch nel novembre del 1942 e gli attacchi alle forze dell'Asse in Tunisia, gli Alleati ottennero la vittoria definitiva in Nordafrica nel maggio del 1943. Per quella data, Rommel era già rientrato in Germania per problemi di salute. La "volpe del deserto" non vide la fine dell'unità che egli stesso aveva trasformato in una formidabile macchina da guerra. Moti dei membri dell'Afrikakorps furono catturati in Tunisia e trasportati come prigionieri di guerra in Canada, dove alcuni restarono fino al 1947.

Domande e risposte

Qual era lo scopo dell'Afrikakorps?

Lo scopo originario dell'Afrikakorps era quello di supportare le forze italiane in Nordafrica per assicurarsi che gli Alleati non ottenessero il controllo della regione.

Chi era il comandante dell'Afrikakorps?

L'Afrikakorps ebbe diversi comandanti, ma il più famoso di tutti fu il primo, Erwin Rommel.

Cosa accadde all'Afrikakorps?

L'Afrikakorps venne sciolto in seguito alla vittoria degli Alleati in Tunisia nel maggio del 1943.

Info traduttore

Giovanni De Simone
Ho conseguito la laurea in Lingue e Mediazione Culturale con il massimo dei voti presso l'Università di L'Aquila. Ho una grande passione per la storia e sono convinto che l'attività di traduzione possa arricchire la conoscenza di ciascuno di noi.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2024, settembre 11). Afrikakorps [Afrika Korps]. (G. D. Simone, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-23250/afrikakorps/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Afrikakorps." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. Modificato il settembre 11, 2024. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-23250/afrikakorps/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Afrikakorps." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 11 set 2024. Web. 18 nov 2024.