Trattato di Parigi 1783

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Harrison W. Mark
da , tradotto da Aurora Alario
pubblicato il 06 settembre 2024
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese
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Treaty of Paris, Unfinished Portrait (by Benjamin West, Public Domain)
Trattato di Parigi, Ritratto incompiuto
Benjamin West (Public Domain)

Il Trattato di Parigi, firmato il 3 settembre 1783 dai delegati di Gran Bretagna e Stati Uniti, fu l'accordo di pace che pose formalmente fine alla Rivoluzione americana (1775-1783) e riconobbe gli Stati Uniti come nazione indipendente. Il trattato venne considerato vantaggioso per gli Stati Uniti, i cui confini furono estesi fino al fiume Mississippi, raddoppiandone così il territorio.

Contesto: Il mondo capovolto

Il 19 ottobre 1781, il malridotto esercito britannico marciò fuori da Yorktown, in Virginia. I soldati, con indosso le nuove e splendenti uniformi confezionate per l'occasione, avanzarono tra l'esercito francese e quello americano per lanciare i propri moschetti su una pila in costante aumento di armi abbandonate. La commozione era palpabile: alcuni soldati britannici piangevano mentre deponevano le armi, altri, invece, gettavano i moschetti nella speranza che si rompessero. Lord Charles Cornwallis, comandante dell'esercito britannico che si arrendeva, non era presente alla cerimonia perché si era ammalato. Al generale Charles O'Hara, comandante in seconda, venne lasciato il compito di offrire la spada al generale americano George Washington, il quale rifiutò, chiedendo invece a O'Hara di consegnarla al proprio comandante in seconda, il generale Benjamin Lincoln. Leggenda vuole che, nel corso della cerimonia le bande militari eseguirono un brano intitolato "The World Turned Upside Down".

Sebbene molti in Parlamento non approvassero l'indipendenza degli Stati Uniti, erano preoccupati per l'impatto negativo della guerra sulla Gran Bretagna.

Come suggerisce la scena drammatica, fu subito evidente che l'assedio di Yorktown segnò un importante punto di svolta nella guerra. Nel periodo immediatamente successivo all'assedio, pochi poterono prevedere quanto fosse stato significativo. Nonostante la resa di Cornwallis, l'esercito britannico aveva certamente la capacità militare di continuare a combattere, poiché possedeva ancora considerevoli risorse militari a New York, Charleston, in Canada e nelle Indie Occidentali. In effetti, il re Giorgio III di Gran Bretagna (1760-1820) e il primo ministro Lord Frederick North avevano tutte le intenzioni di pianificare una campagna per il 1782. Il re e i suoi ministri sapevano che i neonati Stati Uniti erano sull'orlo del fallimento. La moneta continentale emessa dal Congresso non valeva nulla e molti dei soldati sottopagati dell'esercito continentale erano prossimi all'ammutinamento. Come se non bastasse, le casse del Regno di Francia si stavano pericolosamente assottigliando, tanto che i francesi avevano lasciato intendere che avrebbero dovuto abbandonare la guerra se la pace non fosse stata raggiunta al più presto. Tutto ciò che Re Giorgio III e Lord North dovevano fare era prolungare la guerra per un anno o due e la ribellione americana sarebbe crollata su se stessa.

Sfortunatamente per il re e i ministri, il popolo britannico era da tempo stanco della guerra e la sconfitta a Yorktown fu la goccia che fece traboccare il vaso. Nel gennaio 1782, tale atteggiamento si rifletté in Parlamento quando si riunì nuovamente dopo la pausa natalizia . Molti parlamentari non approvavano necessariamente l'indipendenza degli Stati Uniti, tuttavia, erano più preoccupati per l'impatto negativo che la guerra stava avendo sulle risorse britanniche e sul prestigio internazionale, in particolare dopo che il conflitto aveva assunto una dimensione globale con l'ingresso della Francia e della Spagna nel 1778-79. Anno dopo anno, i membri del Parlamento ascoltarono Lord North fornire scuse sul perché le forze britanniche avessero fallito in Nord America durante la precedente campagna, prima di promettere che una vittoria si profilava all'orizzonte. Una volta che la notizia della resa di Cornwallis raggiunse Londra, i parlamentari ne ebbero finalmente abbastanza. Nel febbraio 1782, il segretario coloniale Lord George Germain fu costretto a lasciare il governo, mentre Lord Sandwich, Primo Lord dell'Ammiragliato, perse il titolo poco dopo. Il castello di carte crollò infine il 20 marzo, quando Lord North si dimise piuttosto che affrontare l'umiliazione di essere rimosso dall'incarico con un voto di sfiducia. Lo stesso Giorgio III prese in considerazione l'idea di abdicare al trono, ma fu convinto a non farlo.

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North venne sostituito come primo ministro da Charles Watson-Wentworth, secondo marchese di Rockingham, la cui fazione politica, nota come "Whigs di Rockingham", si era opposta a molte delle politiche del ministero di North, andando contro anche alla decisione di prendere parte alla guerra in Nord America. Una volta salito al potere, sostenuto da influenti politici britannici come Charles James Fox ed Edmund Burke, Lord Rockingham, prese immediatamente provvedimenti per porre fine alla guerra; il re, che disprezzava Rockingham al punto tale che i due non potevano nemmeno stare nella stessa stanza, non poté fare nulla mentre il nuovo ministero si accingeva a porre fine a sette anni di guerra. Nell'aprile del 1782, Rockingham inviò un rappresentante a Parigi per avviare colloqui di pace informali. Alla morte inaspettata di Rockingham il luglio seguente, il conte di Shelburne divenne primo ministro e assunse la supervisione dei negoziati.

Apertura delle discussioni

L'uomo scelto da Rockingham per rappresentare la Gran Bretagna a Parigi fu Richard Oswald, un mercante scozzese che possedeva terre in America e aveva fatto fortuna con il commercio degli schiavi. Arrivato a Parigi nell'aprile del 1782, Oswald venne subito presentato al noto Benjamin Franklin, eclettico americano che da qualche anno ricopriva la carica di ministro degli Stati Uniti in Francia. I due uomini ebbero alcune discussioni informali sulla pace, ma non riuscirono a fare alcun progresso per diversi mesi. L'incarico formale di Oswald non arrivò ancora per qualche tempo, nel frattempo Franklin dovette attendere l'arrivo dei colleghi commissari di pace, selezionati dal Congresso. Tra loro c'erano John Adams, che al momento si trovava ad Amsterdam per finalizzare un prestito da parte dei banchieri olandesi; John Jay, ministro americano in Spagna frustrato dai tentativi di ottenere il riconoscimento degli Stati Uniti da parte della Spagna e Henry Laurens, ex presidente del Congresso continentale che era stato catturato nel 1780 e rinchiuso nella Torre di Londra. Oswald, che aveva fatto affari con Laurens prima della guerra, contribuì a organizzare il rilascio dalla Torre e gli assicurò il passaggio in Francia. Anche Thomas Jefferson era stato nominato uno dei commissari di pace, ma aveva rifiutato, adducendo motivi personali.

Oswald non era stato incaricato di riconoscere l'indipendenza degli Stati Uniti, cosa su cui i commissari americani insistevano.

I colloqui seri iniziarono finalmente nel settembre 1782, quando Oswald ricevette l'incarico formale di emissario e Franklin fu raggiunto da Jay e Laurens (Adams sarebbe arrivato solo a fine ottobre). I negoziati, tuttavia, si arenarono rapidamente. Oswald non era stato incaricato di riconoscere l'indipendenza degli Stati Uniti, cosa su cui i commissari americani insistevano prima di ogni ulteriore discussione. La situazione di stallo frustrò enormemente il ministro degli Esteri francese, Comte de Vergennes, che contava su un rapido trattato di pace; la guerra stava mettendo a dura prova l'erario della Francia e la recente sconfitta di una flotta francese nella battaglia delle Saintes (aprile 1782) aveva indebolito l'influenza del paese nell'ambito dei negoziati. Vergennes esortò Franklin e gli altri commissari a mettere da parte il "punto dell'indipendenza" fino al trattato finale; nel frattempo, il ministro degli Esteri francese inviò di nascosto dei delegati a Londra per far intendere che la Francia non appoggiava tutte le richieste degli americani e sarebbe stata disposta a considerare altre opzioni (McCullough, 275). La questione venne risolta alla fine di settembre, quando Oswald fu finalmente autorizzato a riconoscere gli Stati Uniti come nazione sovrana.

Le sessioni formali ripresero il 30 ottobre 1782, con la presenza di Adams, e sarebbero proseguite per il mese successivo. Henry Strachey, sottosegretario di Stato britannico, arrivò per prendere parte ai negoziati e assicurarsi che Oswald si attenesse alle istruzioni. Strachey fu descritto nel diario di Adams come un uomo che "faceva pressione su ogni punto", ma nonostante ciò i diplomatici britannici erano meno esperti degli americani; Franklin, Jay e Adams avevano trascorso gli ultimi anni ad affinare le loro abilità diplomatiche frequentando le corti d'Europa per cercare di ottenere sostegno e aiuti per la causa americana. Henry Laurens non contribuì molto alle discussioni. La prigionia ne aveva peggiorato la salute e la notizia della morte del figlio, il colonnello John Laurens, l'agosto precedente durante uno scontro insignificante, lo indussero a ritirarsi ulteriormente.

Termini e accordi

Una volta che gli inviati britannici ebbero riconosciuto l'indipendenza degli Stati Uniti, rimanevano ancora delle questioni irrisolte, la più evidente delle quali riguardava la definizione dei confini. Gli inglesi rifiutarono di cedere il Canada, come desiderava Franklin, tuttavia, accettarono di cedere tutto il territorio compreso tra i monti Appalachi e il fiume Mississippi, raddoppiando così le dimensioni degli Stati Uniti. Tutte le proprietà britanniche all'interno dei confini sarebbero state confiscate e tutti i territori statunitensi attualmente occupati dalle forze armate britanniche sarebbero stati restituiti senza alcun compenso. Inoltre, a entrambe le nazioni venne garantito l'accesso al fiume Mississippi e agli americani furono concessi i diritti di pesca al largo di Terranova e del fiume San Lorenzo.

United States Expansion after the Treaty of Paris in 1783
Espansione degli Stati Uniti dopo il Trattato di Parigi del 1783
Simeon Netchev (CC BY-NC-ND)

La questione che si rivelò più controversa riguardava i lealisti, ovvero gli americani che si erano schierati con la Gran Bretagna durante la guerra. Henry Strachey sosteneva che i lealisti avrebbero dovuto essere risarciti per le proprietà e le ricchezze che avevano perso sostenendo la Gran Bretagna; i commissari americani erano piuttosto indifferenti alle condizioni dei lealisti, che consideravano traditori, e non volevano dar loro nulla. Alla fine si convenne che sarebbe stato lasciato ai singoli Stati il compito di risarcire i lealisti per le proprietà sequestrate durante la guerra, un gesto che entrambe le parti ritennero di fatto privo di significato. Infine, le parti si impegnarono a restituire i prigionieri di guerra e la Gran Bretagna avrebbe ritirato i soldati dal suolo americano "con tutta la rapidità necessaria" (Middlekauff, 594). Dopo i negoziati, Strachey si recò a Londra con gli articoli proposti per chiedere l'approvazione del governo di Lord Shelburne. Tornò a Parigi il 25 novembre e, dopo alcune revisioni dell'ultimo minuto, la bozza finale del Trattato di Parigi fu completata il 30 novembre 1782.

Il trattato definitivo consisteva in un preambolo e dieci articoli; di seguito riassunti:

  1. Sua Maestà Britannica Giorgio III riconosce gli Stati Uniti come nazione libera e sovrana e rinuncia a tutte le rivendicazioni sul governo e sul territorio.
  2. I confini degli Stati Uniti sono fissati al di sotto del Canada a nord e del fiume Mississippi a ovest.
  3. Agli americani vengono concessi i diritti di pesca a Terranova e nel fiume San Lorenzo, nonché il diritto di trattare il pesce in Nuova Scozia, nelle Isole Magdalen e nel Labrador, finché questi luoghi rimarranno liberi.
  4. I debiti prebellici di una delle due parti dovranno essere pagati dall'altra.
  5. Il Congresso raccomanderà ai governi statali di risarcire i lealisti per le proprietà confiscate durante la guerra.
  6. Gli Stati Uniti non confischeranno altre terre lealiste da qui in avanti.
  7. Tutti i prigionieri di guerra devono essere rilasciati e gli inglesi devono ritirare "eserciti, guarnigioni e flotte" dagli Stati Uniti.
  8. La navigazione del fiume Mississippi rimarrà aperta sia alla Gran Bretagna che agli Stati Uniti.
  9. I territori catturati durante la guerra che non sono stati specificamente ceduti nel trattato devono essere restituiti.
  10. Il Trattato deve essere ratificato entro sei mesi dalla sua firma.

Firma del Trattato

Vergennes e i ministri francesi in principio furono increduli quando seppero che era stato redatto un trattato, in quanto erano stati esclusi dai negoziati, il che significava che gli Stati Uniti avevano fatto una pace separata senza di loro. Fu Franklin a placare la furia di Vergennes, comunicandogli che la pace non era ancora stata finalizzata e che si trattava solo di un accordo preliminare. Vergennes si ricredette rapidamente e fu costretto ad ammettere che i termini del trattato erano migliori di quanto avesse sperato. Il 20 gennaio 1783, Francia e Spagna firmarono i propri trattati preliminari con la Gran Bretagna. La Francia ottenne il controllo di Tobago e di alcune terre intorno al fiume Senegal, tuttavia, per il resto sia la Gran Bretagna che la Francia accettarono di restituire tutti i territori conquistati dal 1778. La Spagna ottenne il possesso delle Floridas e di Minorca, in cambio delle Bahamas, che vennero cedute alla Gran Bretagna. Infine, Francia e Spagna si accordarono per abbandonare il Grande Assedio di Gibilterra, che rimase in mano britannica. La pace preliminare con la Repubblica olandese arrivò solo il 2 settembre 1783, quando la Gran Bretagna accettò di restituire tutti i possedimenti olandesi catturati nelle Indie orientali.

Una volta che tutte le parti ebbero accettato i rispettivi trattati preliminari, fu il momento della firma. Il 3 settembre 1783 Franklin, Adams e Jay apposero la firma sul trattato, così come un inviato britannico, David Hartley, che aveva sostituito Oswald. Il trattato fu inviato al Congresso, che lo ratificò ufficialmente il 14 gennaio 1784. Dopo più di otto estenuanti anni, la guerra rivoluzionaria americana era finalmente finita; in tutti gli Stati Uniti si festeggiava mentre, nel novembre 1783, le ultime truppe britanniche abbandonavano New York.

Treaty of Paris of 1783
Trattato di Parigi, 1783
National Archives and Records Administration (Public Domain)

Conseguenze

La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che i termini del Trattato di Parigi portarono maggiori benefici agli Stati Uniti, il cui confine occidentale fu più che raddoppiato. Alcuni punti, tuttavia, vennero contestati anche dopo la firma del trattato. Come era prevedibile, gli Stati si dimostrarono riluttanti a risarcire i lealisti per le proprietà confiscate, questi ultimi presentarono domanda nel corso degli anni successivi, tuttavia solo in pochi vennero risarciti. Inoltre, il fallimento della cartamoneta degli Stati Uniti, unitamente all'incapacità del governo federale di aumentare le tasse secondo gli Articoli della Confederazione, rese difficile per i debitori americani ripagare i creditori britannici, come previsto dal trattato. La Gran Bretagna ne approfittò per tenere i soldati in diversi forti sul suolo americano nella regione dei Grandi Laghi, da cui diedero sostegno alle nazioni native americane ostili agli Stati Uniti nella Guerra indiana del Nord-Ovest (1790-1795). Solo con il Trattato di Jay del 1794 queste questioni furono risolte e le relazioni commerciali furono riaperte tra Gran Bretagna e Stati Uniti. La pace, tuttavia, non sarebbe durata: la Gran Bretagna e gli Stati Uniti sarebbero entrati nuovamente in guerra nel 1812.

Domande e risposte

Che cos'era il Trattato di Parigi del 1783?

Il Trattato di Parigi del 3 settembre 1783 pose fine alla Rivoluzione americana e la Gran Bretagna riconobbe l'indipendenza degli Stati Uniti.

Chi firmò il Trattato di Parigi del 1783?

Il Trattato di Parigi del 1783 venne firmato da tre delegati americani - Benjamin Franklin, John Jay e John Adams - e da un inviato britannico, David Hartley. Henry Laurens contribuì a negoziare il trattato, ma non lo firmòd.

Quando fu firmato il Trattato di Parigi del 1783?

Il Trattato di Parigi fu redatto il 30 novembre 1782, firmato il 3 settembre 1783 e ratificato dal Congresso il 14 gennaio 1784.

Info traduttore

Aurora Alario
Sono una traduttrice freelance. Mi sono laureata in Mediazione Linguistica presso il SSML Centro Masterly di Palermo, dove ho studiato interpretariato e traduzione per le lingue inglese e francese. Mi interessa la storia e subisco il fascino della cultura indiana. Sono appassionata di informatica, musica e lingue, ovviamente.

Info autore

Harrison W. Mark
Harrison Mark è diplomato in storia e scienze politiche presso la State University of New York a Oswego.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, H. W. (2024, settembre 06). Trattato di Parigi 1783 [Treaty of Paris of 1783]. (A. Alario, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-23420/trattato-di-parigi-1783/

Stile CHICAGO

Mark, Harrison W.. "Trattato di Parigi 1783." Tradotto da Aurora Alario. World History Encyclopedia. Modificato il settembre 06, 2024. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-23420/trattato-di-parigi-1783/.

Stile MLA

Mark, Harrison W.. "Trattato di Parigi 1783." Tradotto da Aurora Alario. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 06 set 2024. Web. 19 ott 2024.