Rivoluzione iraniana

Definizione

Scarlett Hart
da , tradotto da Giovanni De Simone
pubblicato il 13 febbraio 2025
Disponibile in altre lingue: Inglese, Arabo, Francese, Turco
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Demonstration in Tehran (by Institute for Iranian Contemporary Historical Studies, Public Domain)
Protesta a Teheran
Institute for Iranian Contemporary Historical Studies (Public Domain)

La Rivoluzione iraniana (1978-1979) fu un movimento sociale che scaturì dal variegato e diffuso malcontento verso il governo monarchico dell'Iran. La rivoluzione abbatté il regime dello shah Mohammad Reza Pahlavi, sul trono dal 1941 al 1979, e causò la fine della dinastia Pahlavi, culminando con la fondazione della Repubblica islamica dell'Iran, che dura ancora oggi.

Le sue origini hanno cause profonde e risalgono a problemi che precedono l'insediamento della dinastia Pahlavi (1925-1979). In Iran c'era una profonda insoddisfazione per la mancanza di democrazia, per le condizioni economiche, per l'immoralità religiosa della monarchia e di gran parte della società e per la presenza duratura di forze straniere. Queste istanze portarono alla "rivoluzione costituzionale" del 1905-07, con la quale si espresse l'insoddisfazione e la protesta contro il dominio della dinastia Qajar, al potere dal 1789 al 1925. Tale evento portò alla stesura di una costituzione e alla nascita di un'assemblea rappresentativa elettiva, il Majlis. Tuttavia, lo shah si mantenne vicino alle forze straniere restando impopolare e, alla fine, i Qajar vennero sostituiti con i Pahlavi.

LA DINASTIA PAHLAVI DIVENTÒ UN SIMBOLO DELL'IMMORALITÀ OCCIDENTALE E DEL SACRILEGIO RELIGIOSO.

Il nuovo sovrano, Reza Shah Pahlavi, che regnò dal 1925 al 1941, mise in atto un programma di "modernizzazione" che sarebbe dovuto continuare sotto il regno del suo successore, Mohammad Reza Shah, nonostante le figure religiose più importanti fossero nettamente contrarie. La dinastia Pahlavi, anche se a volte risultò popolare, diventò un simbolo dell'immoralità occidentale e del sacrilegio religioso. Le proteste divennero una costante nella società iraniana e alla fine la rivoluzione del 1978-9 portò alla fondazione della Repubblica islamica dell'Iran.

La rivoluzione costituzionale

In Iran, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, ci fu un sentimento di rivolta crescente sia tra gli intellettuali laici che nel clero sciita contro il dominio della dinastia Qajar, accusata di non opporre abbastanza resistenza all'interferenza economica e politica da parte degli stranieri.

Questo malcontento portò alla "rivoluzione costituzionale", che durò dal 1905 al 1907. I gruppi che si opponevano al dominio di Mozaffar al-Din Shah, sul trono dal 1896 al 1907, guidarono dei lunghi scioperi e organizzarono proteste nella maggior parte delle grandi città dell'Iran. Nell'ottobre del 1906 venne redatta una costituzione che prevedeva delle limitazioni al potere regio e che introduceva un'assemblea rappresentativa elettiva, chiamata Majlis. Lo shah morì il 3 gennaio 1907, cinque giorni dopo aver firmato la costituzione. Insieme alle "leggi fondamentali supplementari" promulgate all'inizio del 1907, la costituzione sancì una democratizzazione dell'Iran e costituì un precedente: una rivolta popolare era riuscita con successo a creare a uno sconvolgimento politico.

Representatives of the First Iranian Parliament
Rappresentanti del primo parlamento iraniano
National Library and Archives of the Islamic Republic of Iran, World Digital Library (Public Domain)

La dinastia Qajar alla fine venne destituita da un colpo di stato nel febbraio del 1921, dopo che un ufficiale militare, Reza Khan, guidò la brigata cosacca persiana a prendere il potere. Reza Khan salì sul trono diventando Reza Shah Pahlavi, il primo monarca della nuova dinastia Pahlavi.

Reza Shah Pahlavi

Gli obiettivi principali di Reza Shah Pahlavi erano di rafforzare il governo centrale e di "modernizzare" l'Iran avvicinandosi sempre di più all'Europa politicamente, socialmente ed economicamente. Una parte del suo programma di modernizzazione era la limitazione del potere della gerarchia religiosa, che tentò di portare avanti in molti ambiti differenti. Reza Shah creò un sistema d'istruzione laico, fondando tra l'altro l'università di Teheran nel 1935 sullo stile di quelle europee e permettendo l'iscrizione alle donne. Nello sforzo di limitare attivamente il potere della gerarchia religiosa, promosse la creazione di un insieme di leggi laiche; inoltre, proibì al clero di esercitare la funzione giudiziaria e quella notarile, che passò a dei notai in possesso di una licenza statale. Nel 1932 venne anche adottato il modo di vestire europeo e, nel 1936, fu fatto divieto esplicito di indossare il velo.

Reza Shah in Persepolis
Reza Shah a Persepoli
Unknown Photographer (Public Domain)

Reza Shah era stato molto popolare, ma la sua intolleranza verso i dissidenti politici gli alienò le simpatie degli intellettuali, che volevano un governo più democratico, e del clero sciita. La polizia e l'esercito divennero sempre più violenti. La ribellione nella moschea di Goharshad del 13 luglio 1935 segnò il punto di svolta nel comportamento dell'esercito, che uccise dozzine di fedeli che si erano riuniti per protestare contro lo shah.

Reza Shah alla fine abdicò il 16 settembre del 1941, dopo l'invasione congiunta dell'Iran da parte di Gran Bretagna e Unione Sovitica. Suo figlio salì sul trono, diventando lo shah Mohammad Reza Pahlavi.

Il petrolio e Mossadeq

L'occupazione dell'Iran avvicinò ancora di più il paese alla politica delle potenze occidentali causando un ulteriore malcontento verso il governo di Pahlavi. Il coinvolgimento dell'Iran nella Seconda guerra mondiale (1939-45) comportò scarsità di cibo, il forte aumento dell'inflazione e la presenza di truppe straniere che alimentò la xenofobia e il nazionalismo. Inoltre, il Majlis, che rappresentava gli interessi delle grandi proprietà, non dava una risposta efficace a questi problemi. Questo portò a una crescita dei consensi verso il partito del Tudeh, di stampo comunista, che organizzava attivamente gli operai delle industrie.

L'esportazione più redditizia dell'Iran, il petrolio, era il motivo del coinvolgimento straniero negli affari di governo. A partire dal 1944, sovietici e americani si contesero le concessioni petrolifere iraniane; i sovietici lanciarono attacchi propagandistici e militari contro il paese. Le truppe sovietiche si ritirarono nel maggio del 1946, dopo che il governo ebbe siglato un accordo petrolifero con l'URSS.

IL 15 MARZO 1951 IL MAJLIS, GUIDATO DA MOHAMMAD MOSSADEQ, VOTÒ PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELL'INDUSTRIA PETROLIFERA.

Il 1948 vide una crescita del desiderio popolare di nazionalizzare il petrolio perché era stato reso noto che il governo britannico aveva entrate maggiori dalla Anglo-Iranian Oil Company di quante ne avesse lo stesso governo iraniano. Il 15 marzo 1951 il Majlis, guidato dal capo del Fronte Nazionale Mohammad Mossadeq, nominato successivamente primo ministro nell'aprile dello stesso anno, votò per la nazionalizzazione dell'industria petrolifera.

La popolarità di Mossadeq, le sue politiche antioccidentali e la sua intransigenza nella nazionalizzazione del petrolio lo portarono ad avere delle frizioni con lo shah. Nel giugno del 1953, Stati Uniti e Gran Bretagna unirono le forze per destituire Mossadeq con l'operazione Ajax. Lo shah, cooperando con la CIA statunitense, rimosse Mossadeq. Ci furono quattro giorni di rivolte, durante i quali Mohammad Reza Pahlavi lasciò il paese. Il 19 agosto del 1953 dei reparti dell'esercito pro-shah, finanziati da Stati Uniti e Gran Bretagna, sconfissero le forze di Mossadeq e lo shah tornò in Iran. Mossadeq fu imprigionato.

Seguì un periodo di repressione politica, in cui Mohammad Reza Pahlavi tentò di concentrare il potere nelle sue mani. I partiti nazionalisti e comunisti vennero repressi, i mezzi di informazione controllati e la SAVAK, cioè la polizia segreta, fu rafforzata; anche le elezioni vennero controllate attentamente.

Il malcontento del clero

Il clero sciita era sempre più insoddisfatto della mancanza di aderenza all'Islam della dinastia Pahlavi. Il progetto di modernizzazione che era stato perseguito fin dal regno di Reza Shah fu criticato pesantemente dalla gerarchia religiosa, specialmente per quanto riguarda l'adozione del modo di vestire all'europea e la proibizione del velo, che fu interpretata come un simbolo di erosione dei tradizionali valori islamici. Nel 1944 un religioso di medio calibro, Ruhollah Khomeini, pubblicò il libro Kashf al-Asrar ("la rivelazione dei segreti"), in cui attaccava il progetto di modernizzazione dello shah e le sue politiche anticlericali.

I dibattiti tra religiosi e laici erano stati una costante della politica iraniana fin dalla rivoluzione costituzionale, e tornarono nuovamente alla ribalta dopo l'annuncio da parte di Mohammad Reza Pahlavi della sua "rivoluzione bianca" del gennaio del 1963. Si trattava di un programma di modernizzazione in sei punti che comprendeva una riforma agraria, la nazionalizzazione delle foreste e dei pascoli e la vendita delle fabbriche governative a privati. Il programmo proponeva anche l'emancipazione delle donne e la possibilità per i non-musulmani di ricoprire cariche pubbliche. Il clero sciita riteneva tutto questo inaccettabile. Khomeini, divenuto ayatollah nel frattempo, fu arrestato a Qom nel giugno del 1963 per un discorso in cui attaccava lo shah e la "rivoluzione bianca". Il suo arresto causò tre giorni di protesta in tutto il paese, la più violenta dalla deposizione di Mossadeq dieci anni prima, che alla fine però fu severamente repressa dallo Shah.

Shah Mohammad Reza Pahlavi
Lo shah Mohammad Reza Pahlavi
Royal Court of Iran (Public Domain)

Nell'ottobre del 1964 il governo propose un provvedimento che garantiva immunità diplomatica al personale militare statunitense di stanza in Iran e alle loro famiglie, permettendogli in sostanza di evitare i tribunali iraniani. Il provvedimento fu molto impopolare, specialmente tra i religiosi, che negli Stati Uniti vedevano l'epitome dell'immoralità occidentale. Khomeini, rilasciato dagli arresti domiciliari nell'aprile del 1964, attaccò il provvedimento davanti a una grande folla a Qom. Le registrazioni di questo sermone ebbero una grande diffusione, e attirarono un'attenzione considerevole sul movimento religioso antigovernativo. Pochi giorni dopo il suo sermone, Khomeini fu arrestato di nuovo ed esiliato in Turchia, da cui andò in Iraq nell'ottobre del 1965.

Dall'esilio, Khomeini continuò a rilasciare dichiarazioni contro lo shah. Alla fine degli anni Sessanta Khomeini recitò una serie di lezioni ai suoi studenti che vennero raccolte e pubblicate in un libro intitolato Velayat-e Faqih, traducibile come "potere del giurista islamico". Egli sosteneva che la monarchia era una forma di governo totalmente incompatibile con l'Islam.

Nel frattempo, dato che l'opposizione legale sembrava inefficace, i giovani iraniani formavano numerosi gruppi clandestini di guerriglia contro il regime. La maggior parte di queste formazioni furono sciolte dal regime con la forza, ma due sopravvissero: i Fedayan-e Khalq ("organizzazione dei fedayin del popolo iraniano"), di ideologia marxista e antimperialista, e i Mojahedin-e Khalq ("mojahedin del popolo iraniano"), che vedevano nell'Islam le fondamenta della loro lotta politica. Entrambi i gruppi usavano tattiche simili per minare il regime dello shah: attaccavano le stazioni di polizia, bombardavano gli uffici statunitensi, britannici e israeliani e uccidevano ufficiali di sicurezza iraniani e militari statunitensi.

Il tumulto politico e la rivolta

Nel 1976 l'economia iraniana era in sofferenza. Lo shah aveva provato a espandere l'industria e le infrastrutture iraniane utilizzando l'aumento delle rendite petrolifere causato dalla crisi dell'OPEC, ma il suo sforzo era andato oltre le possibilità umane e istituzionali della nazione. Questo portò alla diffusione di problemi economici e sociali. Come parte di un più ampio programma di modernizzazione, il governo usò l'aumento delle rendite petrolifere per nazionalizzare le scuole secondarie private e le università, ridurre le tasse sul reddito e attuare un ambizioso piano di assicurazione sanitaria. Tuttavia, questi programmi non combatterono efficacemente l'inflazione o gli elevati prezzi degli alloggi.

MENTRE LE PROTESTE DEL 1977 ERANO STATE PORTATE AVANTI PRINCIPALMENTE DAI LAICI E DALLA CLASSE MEDIA, NELLA PRIMA METÀ DEL 1978 FURONO GUIDATE DA FIGURE RELIGIOSE.

Nel 1978 erano presenti in Iran 60.000 stranieri, di cui 45.000 americani, che rafforzavano la percezione popolare secondo la quale i piani di modernizzazione dello shah stavano erodendo il carattere iraniano, i valori religiosi islamici e l'identità del paese. Al crescere del dissenso aumentò la repressione politica, che portò a uno stato monopartitico che alienò ulteriormente le classi istruite. Dal 1977 in poi, le organizzazioni per i diritti umani iniziarono ad attirare l'attenzione sulle violazioni commesse in Iran, che il presidente statunitense Carter si impegnò a combattere nel quadro della sua politica estera. Lo shah rispose con il rilascio di prigionieri politici e con l'annuncio di nuove protezioni legali per i cittadini. Approfittando di questa nuova libertà politica, il Fronte Nazionale, il Movimento di Liberazione Iraniano e altri gruppi politici iniziarono a riorganizzarsi e riprendere le attività.

Mentre le proteste del 1977 erano state principalmente portate avanti dai laici e dalla classe media, nella prima metà del 1978 furono guidate da figure religiose, che ottennero il supporto di gruppi più tradizionalisti e del proletariato urbano. I manifestanti compirono sempre più atti di violenza organizzata, bersagliando gli obiettivi ritenuti più rappresentativi del regime. Per esempio, locali notturni e cinema erano simboli della corruzione morale e dell'influenza occidentale, le banche rappresentavano lo sfruttamento economico e le stazioni di polizia erano l'incarnazione della violenza del regime.

Gli slogan e i manifesti contro lo shah usavano Khomeini come volto della rivoluzione. L’ayatollah fu proposto come guida di uno stato islamico ideale. Dall'esilio, Khomeini continuò a spingere per ulteriori dimostrazioni e ammonì che non bisognava fare alcun compromesso con il regime. Nell'agosto del 1978, nel cinema Rex morirono più di 400 persone in un incendio appiccato da studenti con inclinazioni religiose. La popolarità del governo crollò in seguito alle voci secondo le quali l'incendio fosse l'opera della polizia segreta e non di studenti islamisti.

La rivoluzione

Il 4 settembre del 1978, alla fine del Ramadan, le proteste antigovernative si diffusero in tutto il paese e assunsero un tono sempre più radicale. Il governo dichiarò la legge marziale a Teheran e in altre undici città. L'8 settembre cu fu il massacro di piazza Jaleh, quando le truppe di Mohammad Reza Shah aprirono il fuoco contro 20.000 manifestanti pro-Khomeini a Teheran. Secondo il governo ci furono tra gli 84 e i 122 morti, sebbene il numero effettivo sia oggetto di una forte disputa e potrebbe essere più alto. Quel giorno divenne noto in Iran come il "venerdì nero", e causò un aumento del malcontento contro il governo.

Demonstration of 8 September 1978
Protesta dell'8 settembre 1978
Islamic Revolution Document Center (Public Domain)

Khomeini, espulso dall'Iraq nel 1978, si era spostato in Francia e questo diede al suo movimento una risonanza globale e la possibilità di coordinare meglio i gruppi di protesta grazie a una rete telefonica migliore.

Nel settembre del 1978, i lavoratori del settore pubblico e dell'industria petrolifera iniziarono a scioperare regolarmente su ampia scala, chiedendo paghe e condizioni di lavoro migliori. Queste richieste si trasformarono in un appello al cambiamento politico, unendosi alle proteste contro lo shah. Entro novembre, la scarsità di carburante, trasporti e materie prime causarono il blocco della produzione industriale privata. Lo shah realizzò che la sua presa sulla società iraniana stava svanendo, e chiuse scuole e università, sospese la pubblicazione dei giornali e proibì i raduni di quattro o più persone a Teheran. Tentò di riportare ordinando il rilascio di oltre mille prigionieri politici, compreso l’ayatollah Hossein-Ali Montazeri, un associato di Khomeini. Tuttavia, questi provvedimenti non ebbero il successo desiderato. Khomeini giudicò questi sforzi inutili e incitò a continuare la protesta. Gli scioperi ripresero, portando al crollo totale del governo.

Il 10 e l'11 dicembre centinaia di migliaia di persone parteciparono a delle marce contro il regime in tutto il paese, causando violenti scontri tra i manifestanti e le truppe dello shah. Lo shah intavolò delle trattative con il capo del Fronte nazionale, Shapour Bakhtiar, che acconsentì a formare un governo sotto la dinastia Pahlavi e a permettere la fuga del sovrano. Il 3 gennaio 1979 il Majlis votò a favore della costituzione del governo, e il 6 gennaio Bakhtiar presentò allo shah la sua nuova squadra. Il 16 gennaio Mohammad Reza Shah fuggì dall'Iran, e al diffondersi della notizia scoppiarono celebrazioni per tutto il paese.

Il governo Bakhtiar

Il primo ministro Bakhtiar e il suo governo tentarono immediatamente di prendere le distanze dal regime togliendo le restrizioni sulla stampa, liberando tutti i prigionieri politici restanti e promettendo la dissoluzione della SAVAK. Questo governo di compromesso ottenne il supporto del clero moderato ma la maggior parte dei manifestanti, sia di stampo khomeinista che di sinistra, continuarono a pretendere la fine della monarchia. Il Fronte Nazionale espulse Bakhtiar dal partito per essere capitolato davanti al regime di Pahlavi, e Khomeini dichiarò il suo governo illegale. Il 29 gennaio Khomeini incitò un "referendum di piazza" sulla monarchia, radunando oltre un milione di persone a Teheran.

Il 1° febbraio Khomeini tornò finalmente in Iran, dove fu accolto da un estatico benvenuto. Nel suo discorso del giorno successivo nominò Mehdi Bazargan come primo ministro del governo provvisorio. Nei giorni seguenti la lealtà delle forze armate passò da Bakhtiar a Khomeini: l'8 e il 9 febbraio, l'aeronautica giurò fedeltà all'ayatollah. Gli arsenali dell'aeronautica furono aperti e le armi vennero distribuite alla folla. L'11 febbraio, gli alti comandanti militari annunciarono la "neutralità" delle forze armate, il che essenzialmente rappresentava il ritiro del supporto a Bakhtiar. Nel tardo pomeriggio, l'ormai ex primo ministro fu costretto a nascondersi e la capitale cadde nelle mani dei ribelli: la dinastia Pahlavi era collassata.

Bazargan e il governo provvisorio

Dopo il proclama di Khomeini, Bazargan divenne il primo ministro del regime rivoluzionario nel febbraio del 1979. Tuttavia, il paese era ancora animato da un sentimento rivoluzionario e il governo aveva uno scarso controllo sulla società o sulla sua stessa burocrazia. A causa dalla fondazione di centinaia di comitati rivoluzionari semi-indipendenti durante la rivoluzione, non c'era più un effettivo controllo dell'autorità centrale.

Ayatollah Khomeini
L'ayatollah Khomeini
Sharok Hatami (Public Domain)

Khomeini non si considerava legato al governo: faceva i propri annunci politici, nominava i rappresentanti del governo e fondò nuove istituzioni senza consultare Bazargan. Il primo ministro ora divideva il potere con il Consiglio della Rivoluzione islamica, un organo creato da Khomeini nel gennaio del 1979. Vennero creati dei nuovi tribunali rivoluzionari per punire i collaboratori del vecchio regime. Da quel momento in poi, le esecuzioni di militari e funzionari di polizia, di agenti della SAVAK, di ministri del governo e di deputati del Majlis ebbero luogo giornalmente. L'operato di queste corti era molto controverso, e il 14 marzo Bazargan insistette affinché sospendessero le loro attività. Tuttavia, il 5 aprile i tribunali furono autorizzati nuovamente dal Consiglio della Rivoluzione. Prima delle dimissioni di Bazargan nel novembre del 1979, vennero giustiziate più di 550 persone.

Nel tentativo di islamizzare l'Iran, Khomeini fondò diverse istituzioni, tra cui i pasdaran, cioè il "corpo delle guardie della rivoluzione islamica", una forza militare leale al clero sciita che accrebbe rapidamente la sua forza. Bazargan si ritrovò essenzialmente senza poteri. Il 30 e 31 marzo 1979 venne tenuto un referendum nazionale per determinare il sistema politico del paese dopo la monarchia. Tuttavia, il voto non era segreto, e c'era solo una forma di sistema politico sulla scheda: la repubblica islamica. Il 1° aprile Khomeini dichiarò la nascita della Repubblica islamica dell'Iran. La costituzione fu riscritta per gettare le basi del dominio clericale e per dare a Khomeini l'autorità ultima in qualità di faqih, cioè di "tutore giuridico" o "guida della rivoluzione" in qualità di erede del Profeta.

Khomeini, i predicatori populisti e i partiti di sinistra alimentarono la fiamma già presente del sentimento antiamericano. Nell'ottobre del 1979 il vecchio shah Mohammad Reza Pahlavi fu ammesso a un trattamento medico negli Stati Uniti d'America con grande preoccupazione della Repubblica islamica, che temeva la strumentalizzazione della sua malattia da parte degli USA per un colpo di stato contro la rivoluzione. Dopo che Bazargan incontrò il consigliere del presidente Carter sulla sicurezza nazionale in Algeria, centinaia di migliaia di persone scesero in piazza a Teheran e alcuni studenti "sulla linea dell'Imam" occuparono l’ambasciata statunitense, prendendo in ostaggio 52 diplomatici americani. Il 6 novembre 1979, due giorni dopo lo scoppio della protesta, Bazargan si dimise. Il Consiglio della Rivoluzione islamica assunse le funzioni del primo ministro in attesa delle elezioni presidenziali e del Majlis. La crisi degli ostaggi in Iran durò 444 giorni e terminò con la rottura competa delle relazioni tra USA e Iran.

Domande e risposte

Cos'è stata la Rivoluzione iraniana?

La Rivoluzione iraniana fu la mobilitazione sociale e politica che portò alla caduta della dinastia Pahlavi (1925-1979) e alla creazione della Repubblica islamica dell'Iran.

Quali furono le cause della Rivoluzione iraniana?

La dinastia Pahlavi era stata fortemente impopolare per decenni prima della rivoluzione, specialmente tra gli iraniani religiosi e tra quelli di sinistra. I Pahlavi diedero la priorità a progetti di "modernizzazione", che causarono la persecuzione delle tradizionali operazioni religiose l'avvicinamento dell'Iran agli USA.

Info traduttore

Giovanni De Simone
Ho conseguito la laurea in Lingue e Mediazione Culturale con il massimo dei voti presso l'Università di L'Aquila. Ho una grande passione per la storia e sono convinto che l'attività di traduzione possa arricchire la conoscenza di ciascuno di noi.

Info autore

Scarlett Hart
Scarlett is a recent graduate of Human, Social and Political Sciences, with a particular interest in gender, coloniality, and modern history of the Middle East.

Cita questo lavoro

Stile APA

Hart, S. (2025, febbraio 13). Rivoluzione iraniana [Iranian Revolution]. (G. D. Simone, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-23980/rivoluzione-iraniana/

Stile CHICAGO

Hart, Scarlett. "Rivoluzione iraniana." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. Modificato il febbraio 13, 2025. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-23980/rivoluzione-iraniana/.

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Hart, Scarlett. "Rivoluzione iraniana." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 13 feb 2025. Web. 12 mar 2025.