Troia

Definizione

Mark Cartwright
da , tradotto da Aurora Alario
pubblicato il 11 maggio 2018
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Spagnolo
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The Trojan Horse (by Tetraktyas, CC BY-SA)
Il Cavallo di Troia
Tetraktyas (CC BY-SA)

Troia è il nome della città che nell'Età del Bronzo venne attaccata nel corso della guerra di Troia, una popolare storia della mitologia greca, nonché nome attribuito al sito archeologico nel nord-ovest dell'Asia Minore (oggi Turchia) il quale ha rivelato una grande e prospera città occupata per millenni. Gli studiosi hanno discusso a lungo sulla reale esistenza della mitica Troia e se il sito archeologico fosse la città stessa; tuttavia, è ormai quasi universalmente accettato che gli scavi archeologici abbiano portato alla luce la città dell'Iliade di Omero. Altri nomi di Troia sono Hisarlik (turco), Ilios (Omero), Ilion (greco) e Ilium (romano). Il sito archeologico di Troia è stato inserito dall' UNESCO nella lista dei Patrimoni dell'Umanità.

Troia nel mito

Troia è l'ambientazione dell'Iliade di Omero, in cui viene narrato l'ultimo anno della guerra di Troia nel XIII secolo a.C.. In realtà si trattò di un assedio della città, durato dieci anni, da parte di una coalizione di forze greche guidate dal re Agamennone di Micene. Lo scopo della spedizione era reclamare Elena, moglie di Menelao, re di Sparta e fratello di Agamennone. Rapita dal principe troiano Paride, Elena venne portata via come sua ricompensa per aver scelto Afrodite come dea più bella in una competizione con Atena ed Era. La guerra di Troia viene raccontata anche in altre fonti, quali i poemi del Ciclo epico (di cui non restano che dei frammenti) e viene anche brevemente menzionata nell'Odissea di Omero. Troia e la guerra di Troia divennero in seguito un mito fondamentale della letteratura classica greca e romana.

Nell'Iliade, Omero descrive Troia come "ben fondata", "solidamente costruita" e "ben murata".

Omero descrive Troia come "ben fondata", "solidamente costruita" e "ben murata"; si trovano anche diversi riferimenti a belle merlature, torri e mura "alte" e "ripide". Le mura dovevano essere insolitamente forti per resistere a un assedio durato dieci anni e, di fatto, a far cadere Troia fu l'inganno del cavallo piuttosto che una vera carenza difensiva. Nella mitologia greca, infatti, le mura erano talmente imponenti che si diceva fossero state costruite da Poseidone e Apollo che, dopo un atto di empietà, vennero costretti da Zeus a servire il re troiano Laomedonte per un anno. Le fortificazioni, tuttavia, non aiutarono il re quando Ercole saccheggiò la città con una spedizione composta da sole sei navi. Il saccheggio fu la vendetta di Ercole per non essere stato pagato per i servizi resi al re quando uccise il serpente marino inviato da Poseidone. L'episodio viene tradizionalmente collocato un secolo prima della guerra di Troia, poiché l'unico maschio sopravvissuto era il figlio minore di Laomedonte, Priamo, il re troiano del successivo conflitto.

Black-figured amphora (wine-jar) signed by Exekias as potter and attributed to him as painter
Anfora a figure nere (vaso da vino) firmata da Exekias come vasaio e attribuita a lui come pittore
Trustees of the British Museum (Copyright)

Troia nell'archeologia

Abitato già dall'inizio dell'Età del Bronzo (3000 a.C.) fino al XII secolo, il sito archeologico oggi chiamato Troia si trova a 5 km dalla costa, tuttavia, un tempo si trovava vicino al mare. Situata in una baia creata dalla foce del fiume Skamanda, Troia occupava una posizione strategicamente importante tra le civiltà egee e orientali, in quanto controllava il principale punto di accesso al Mar Nero, all'Anatolia e ai Balcani da entrambe le direzioni, via terra e via mare. In particolare, la difficoltà di trovare venti favorevoli per entrare nei Dardanelli può aver fatto sì che gli antichi velieri si fermassero nei pressi di Troia. Di conseguenza, il sito divenne la più importante città dell'Età del Bronzo nell'Egeo settentrionale, raggiungendo l'apice della sua prosperità in piena Età del Bronzo, in contemporanea con la civiltà micenea sulla terraferma greca e l'impero ittita a est.

Troia fu oggetto di scavi per la prima volta nel 1863 ad opera di Frank Calvert e visitata da Heinrich Schliemann, che proseguì gli scavi dal 1870 fino alla sua morte, avvenuta nel 1890; in particolare, intervenne sulla vistosa collina artificiale alta 20 metri, rimasta intatta fin dall'antichità. I primi ritrovamenti di Schliemann di gioielli e vasi d'oro e d'argento sembravano avvalorare la sua convinzione che il sito fosse effettivamente la Troia di Omero. I reperti, tuttavia, sembrano risalire a più di mille anni prima di una probabile datazione della guerra di Troia e indicano come la storia del sito fosse molto più complessa di quanto si pensasse. In effetti, forse inconsapevolmente, Schliemann avrebbe aggiunto 2000 anni alla storia dell'Occidente, in precedenza risalente soltanto alla prima Olimpiade del 776 a.C..

The World of the Iliad, c. 1200 BCE
Il mondo dell'Iliade, circa 1200 a.C.
Simeon Netchev (CC BY-NC-ND)

Gli scavi nel sito proseguono per tutto il XX secolo e continuano ancora oggi, portando alla luce nove diverse città e non meno di 46 livelli di abitato. Le città vennero etichettate da Troia I a Troia IX, seguendo la classificazione originale di Schliemann (e del suo successore Dorpfeld), leggermente modificata per integrare i risultati della datazione al radiocarbonio dell'inizio del XXI secolo.

Troia I (circa 3000-2550 a.C.) era un piccolo insediamento circondato da mura di pietra. I reperti di ceramica e di metallo corrispondono ai ritrovamenti di Lesbo e Lemnos nell'Egeo e dell'Anatolia settentrionale.

Troia II (circa 2550-2300 a.C.) presenta edifici più grandi (lunghi 40 m), fortificazioni in mattoni di fango e pietra con porte monumentali. I reperti del "tesoro" di Schliemann - oggetti in oro, argento, elettro, bronzo, corniola e lapislazzuli - risalgono molto probabilmente a questo periodo. Il "tesoro" comprende 60 orecchini, sei bracciali, due magnifici diademi e 8750 anelli, tutti in oro massiccio. Ancora una volta, i ritrovamenti di oggetti in materiali stranieri fanno pensare a scambi commerciali con l'Asia.

The Trojan Plain c. 1200 BCE
La pianura di Troia, circa 1200 a.C.
Simeon Netchev (CC BY-NC-ND)

Troia III - Troia V (circa 2300-1750 a.C.) è il periodo più difficile da ricostruire, dal momento che gli strati sono stati rimossi frettolosamente durante i primi scavi per raggiungere i livelli inferiori. In generale, sembrerebbe il periodo meno prospero, tuttavia, il contatto con l'estero è ulteriormente testimoniato dalla presenza di forni a cupola di influenza anatolica e di ceramiche di epoca minoica.

Il sito archeologico di Troia presenta imponenti mura di fortificazione spesse 5 metri e alte fino a 8 metri, costruite con grandi blocchi di calcare.

Troia VI (circa 1750-1300 a.C.) è il periodo più visibile oggi nel sito e si tratta probabilmente della città assediata durante la Guerra di Troia descritta da Omero. Imponenti mura di fortificazione spesse 5 m e alte fino a 8 m, costruite con grandi blocchi di calcare e comprendenti diverse torri (a pianta rettangolare come nelle fortificazioni ittite), dimostrano non solo la prosperità ma anche la preoccupazione per la difesa. Le mura erano un tempo sormontate da una sovrastruttura di mattoni di fango e legno, e da una muratura in pietra ben salda e inclinata verso l'interno; alzandosi, le mura corrispondevano certamente alla descrizione omerica di "Troia solidamente costruita". Inoltre, alcune sezioni delle mura sono leggermente sfalsate ogni 10 metri circa, in modo da curvare intorno al sito senza la necessità di creare angoli (un punto debole nella difesa delle mura). Si può considerare una caratteristica unica di Troia e dimostra un'indipendenza dall'influenza micenea e ittita. Le mura comprendevano cinque porte che consentivano l'ingresso alla città interna, composta da grandi strutture, un tempo a due piani, con corti centrali e sale dotate di colonne simili a quelle di città micenee contemporanee quali Tirinto, Pilo e la stessa Micene. Al di fuori della cittadella fortificata, la città bassa si estendeva per ben 270.000 metri quadrati, protetta da un fossato scavato nella roccia. Le dimensioni del sito sono ora molto più grandi di quanto si pensasse quando Schliemann effettuò gli scavi e suggeriscono una popolazione di 10.000 persone, molto più in linea con la grande città-stato di Omero.

I reperti rinvenuti nel sito indicano l'esistenza di una fiorente industria della lana e il primo utilizzo di cavalli, ricordando l'epiteto spesso usato da Omero di "Troiani domatori di cavalli". Sono state scoperte ceramiche molto simili a quelle della Grecia continentale, soprattutto ceramiche grigie di Minyan che ricordano i vasi di metallo. Sono state trovate anche ceramiche importate da Creta, Cipro e dal Levante. A differenza dei palazzi micenei, non c'è traccia di sculture o pareti affrescate.

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Troia VI venne parzialmente distrutta, ma la causa esatta è sconosciuta, a parte alcune prove di incendio. È interessante notare che sul sito sono state rinvenute punte di freccia, di lancia e pallini da fionda in bronzo, alcuni persino incastonati nelle mura della fortificazione, il che suggerisce una sorta di conflitto. La datazione dei ritrovamenti (circa 1250 a.C.) e della distruzione del sito sono correlate alle date della guerra di Troia riportate da Erodoto. I conflitti tra Micenei e Ittiti nel corso dei secoli sono più che probabili e potrebbero essere all'origine dell'epica guerra di Troia nella mitologia greca. Le prove di una guerra su larga scala sono molto scarse, ma la possibilità di conflitti minori è evidenziata nei testi ittiti, dove "Ahhiyawa" fa riferimento ai Greci micenei e "Wilusa" alla regione di cui Ilios era la capitale. Tali documenti raccontano di disordini locali e del sostegno miceneo alle ribellioni locali contro il controllo ittita nell'area di Troia e suggeriscono un possibile motivo di rivalità regionale tra le due civiltà. È interessante notare anche l'esistenza di una spada micenea in bronzo presa come bottino di guerra e ritrovata ad Hattusa, la capitale ittita.

Troia VIIa (circa 1300-1180 a.C.) e Troia VIIb (circa 1180-950 a.C.) mostrano entrambe non solo un aumento delle dimensioni della città bassa e una certa ricostruzione delle fortificazioni, ma anche un netto declino della qualità architettonica e artistica rispetto a Troia VI. Ad esempio, si assiste a un ritorno al vasellame fatto a mano dopo secoli di prodotti realizzati alla ruota. Ancora una volta, ciò si correla bene con la tradizione greca secondo cui, dopo la guerra di Troia, la città venne saccheggiata e abbandonata, almeno per un certo periodo. Sia Troia VIIa che Troia VIIb furono distrutte da incendi.

Troia VIII e Troia IX (dal 950 a.C. al 550 a.C. circa) corrispondono rispettivamente ai siti della greca Ilion e della romana Ilio. L'insediamento, popolato durante i cosiddetti Secoli Bui, tornò a un livello di sviluppo significativo solo nell'VIII secolo a.C.. L'antica Troia, tuttavia, non venne mai dimenticata. Secondo Erodoto, il re persiano Serse sacrificò più di mille buoi sul sito prima dell'invasione della Grecia. Anche Alessandro Magno visitò il sito prima della spedizione nella direzione opposta per conquistare l'Asia.

All'inizio del III secolo a.C. venne costruito un tempio dorico dedicato ad Atena e nuove fortificazioni sotto Lisimaco (301-280 a.C. circa). Anche i Romani tenevano in grande considerazione Troia e la chiamavano addirittura "Sacra Ilio". Secondo la tradizione romana, l'eroe troiano Enea, figlio di Venere, era fuggito da Troia e si era stabilito in Italia, dando così ai Romani un'ascendenza divina. Giulio Cesare nel 48 a.C. e l'imperatore Augusto (27 a.C.-14 ) ricostruirono gran parte della città e anche Adriano (117-138 d.C.) aggiunse edifici che comprendevano un odeon, un ginnasio e delle terme. L'imperatore Costantino (regno 324-337) progettò addirittura di costruire la sua nuova capitale a Troia e iniziarono alcuni lavori di costruzione, finché non venne scelta Costantinopoli. Con il passare del tempo il sito andò in rovina, probabilmente a causa dell'insabbiamento del porto, e la città di Troia, un tempo grande, fu definitivamente abbandonata, per non essere riscoperta per altri 1500 anni.

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Info traduttore

Aurora Alario
Sono una traduttrice freelance. Mi sono laureata in Mediazione Linguistica presso il SSML Centro Masterly di Palermo, dove ho studiato interpretariato e traduzione per le lingue inglese e francese. Mi interessa la storia e subisco il fascino della cultura indiana. Sono appassionata di informatica, musica e lingue, ovviamente.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

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Cartwright, M. (2018, maggio 11). Troia [Troy]. (A. Alario, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-372/troia/

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Cartwright, Mark. "Troia." Tradotto da Aurora Alario. World History Encyclopedia. Modificato il maggio 11, 2018. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-372/troia/.

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Cartwright, Mark. "Troia." Tradotto da Aurora Alario. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 11 mag 2018. Web. 20 nov 2024.