Narām-Sîn

5 giorni rimasti

Investire nella formazione storica

Sostenendo la nostra organizzazione benefica World History Foundation, investite nel futuro dell'educazione storica. La vostra donazione ci aiuta a fornire alle nuove generazioni le conoscenze e le competenze necessarie per comprendere il mondo che li circonda. Aiutateci a iniziare il nuovo anno pronti a pubblicare informazioni storiche più affidabili e gratuite per tutti.
$3754 / $10000

Definizione

Joshua J. Mark
da , tradotto da Elisa Mion
pubblicato il 07 agosto 2014
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Persiano, Svedese
Ascolta questo articolo
X
Stampa l'articolo
Victory Stele of Naram-Sin (by Jan van der Crabben, CC BY-NC-SA)
Stele della Vittoria del sovrano accadico Narām-Sîn
Jan van der Crabben (CC BY-NC-SA)

Narām-Sîn (2261-2224 a.C., circa) fu l'ultimo grande sovrano dell'impero di Akkad e nipote del sovrano Sargon "il Grande" (2334-2279 a.C., circa), il quale fondò l'impero stesso. Viene tuttora considerato il più importante sovrano accadico dopo Sargon "il Grande" (o, secondo alcuni, addirittura prima di lui) e, insieme al nonno, divenne una personalità quasi leggendaria nella tradizione e nella storia mesopotamiche.

I racconti delle gesta di Narām-Sîn e di Sargon "il Grande" venivano ancora narrati in Mesopotamia a migliaia di anni di distanza dalla loro morte. Narām-Sîn fu protagonista di molte storie, leggende e canzoni, ma è interessante notare che la medesima tradizione mesopotamica lo ha reso noto soprattutto grazie ad un racconto che lo ritrae e che lo identifica come il sovrano che distrusse l'impero di Akkad a causa delle sue empie azioni; il racconto in questione è noto con il titolo La Maledizione di Akkad ed è stato scritto durante il periodo di Ur III (2047-1750 a.C., circa).

Tuttavia, non è stata ancora confermata l'effettiva veridicità storica per questa particolare leggenda, attualmente classificata dagli studiosi come appartenente al genere della narû literature ("letteratura narû") mesopotamica - la prima narrativa storica al mondo - e che propone come protagonista una personalità celebre e realmente esistita in un racconto di fantasia. Narām-Sîn fu scelto come personalità principale per la sua notorietà in grandi opere letterarie come, ad esempio, La Leggenda di Kutha e La Grande Rivolta, nessuna delle quali, però, risulta essere accurata dal punto di vista storico.

Ogni leggenda ed ogni racconto descrivono Narām-Sîn come un sovrano estremamente sicuro di sé, orgoglioso ed arrogante. È il primo sovrano mesopotamico ad auto-divinizzarsi mentre regna - ovvero, mentre è ancora in vita - e a firmare documenti ufficiali con il sigillo di una divinità, il dio di Akkad in persona. Il suo regno segnò l'apice della dinastia sargonide e, dopo la sua morte, l'impero iniziò a crollare.

Il regno e le campagne militari

Narām-Sîn si proclamò "re delle quattro PARTi del mondo" ed iniziò a scrivere il suo nome dopo un segno (determinativo SUMERO-accadico DINGIR o diĝir) che lo designava al pari di qualsiasi altra divinità del pantheon mesopotamico.

Dopo la morte del sovrano Sargon "il Grande", suo figlio Rimuš salì al trono e regnò tra il 2279 ed il 2271 a.C., circa. Le città dell'impero si ribellarono dopo la morte di Sargon ed infatti Rimuš trascorse i primi anni di regno a ristabilire l'ordine. Condusse una campagna militare contro l'Elam, che sconfisse, e in un'iscrizione affermò di aver riportato grande ricchezza, prosperità e benessere nella città di Akkad. Regnò per soli nove anni prima di morire e gli succedette il fratello, il sovrano Maništusu (2271-2261 a.C., circa).

Anche Maništusu dovette reprimere numerose ribellioni al momento della sua successione al trono. Morì dopo un regno della durata di 15 anni e gli succedette il figlio, il sovrano Narām-Sîn (anche noto con il nome Naram-Suen). Come suo padre e suo zio prima di lui, Narām-Sîn dovette reprimere le ribellioni in tutto l'impero prima di poter effettivamente cominciare a governare (presumibilmente da qui si trasse l'ispirazione per la leggenda de La Grande Rivolta) ma, una volta che ebbe inizio il suo regno, l'impero di Akkad fiorì.

In 36 anni di regno, egli ampliò i confini dell'impero, ne mantenne l'ordine all'interno, ne incrementò il commercio e condusse personalmente campagne militari con il suo esercito oltre il Golfo Persico e, forse, anche in Egitto. La Stele della Vittoria di Narām-Sîn (attualmente conservata al Louvre di Parigi) celebra la vittoria del sovrano accadico contro Satūni, re dei Lullubiti (un gruppo di tribù dei Monti Zagros) e raffigura il sovrano Narām-Sîn che sale su una montagna calpestando i corpi dei suoi nemici, ad immagine e somiglianza di una divinità.

Come suo nonno, egli si proclamò "re delle quattro parti del mondo" ma, con una mossa ben più audace, iniziò a scrivere il suo nome dopo un segno (determinativo sumero-accadico DINGIR o diĝir) che lo designava al pari di qualsiasi altra divinità del pantheon mesopotamico. Il sumerologo Samuel Noah Kramer descrive così il regno di Narām-Sîn:

Narām-Sîn elevò Akkad a nuove vette di potere e gloria ... I suoi successi militari furono numerosi e prodigiosi: sconfisse una potente coalizione di re ribelli di Sumer e territori limitrofi; conquistò la regione ad Ovest sino al Mar Mediterraneo ed alle catene del Tauro e dell'Amanus; estese il suo dominio in Armenia ed eresse la sua statua della vittoria nei pressi dell'odierna città di Diyarbakır (Diyarbekir); combatté contro i Lullubiti sulle vette dei Monti Zagros settentrionali e commemorò la sua vittoria con una magnifica stele; trasformò l'Elam in uno stato vassallo parzialmente semitizzato e costruì numerosi edifici presso la città di Susa; portò il bottino da Magan dopo aver sconfitto il suo re Manium, che alcuni studiosi hanno volto identificare con il celebre faraone d'Egitto Menes, l'Unificatore (Narmer). Non v'è da stupirsi che si sentisse abbastanza potente tanto da aggiungere l'appellativo di "re delle quattro parti del mondo" alle sue titolature reali e che fosse così presuntuoso tanto da auto-divinizzarsi e considerarsi "dio di Akkad" in persona. (62)

Map of the Akkadian Empire
Mappa dell'estensione dell'impero di Akkad
Nareklm (GNU FDL)

La Maledizione di Akkad

Nonostante il suo regno spettacolare, considerato l'apice dell'impero accadico, le generazioni successive lo andarono invece ad associare a La Maledizione di Akkad, un testo letterario datato alla Terza Dinastia di Ur ma forse scritto prima. La Maledizione di Akkad, che appartiene al genere storico-letterario mesopotamico noto come narû literature ("letteratura narû"), segue il modello di altre opere narû nel comunicare al pubblico un importante messaggio a contenuto religioso o culturale e, in questo specifico caso, circa il buono, giusto, corretto ed opportuno rapporto tra un sovrano e le divinità.

La Maledizione di Akkad narra la storia della distruzione dell'omonima città per volontà delle divinità a causa di un empio atto compiuto da un sovrano: costui è proprio Narām-Sîn. Inoltre, affronta in modo alquanto interessante il problema della sofferenza, apparentemente priva di logica, nella rappresentazione del sovrano Narām-Sîn che tenta di strappare con forza alle divinità una ragione per la sua stessa misera condizione.

Secondo il testo, il grande dio sumerico Enlil tolse il suo favore ed il suo benestare alla città di Akkad; così facendo, egli proibì alle altre divinità di entrare nella città stessa e di benedirla ancora con la loro semplice presenza. Narām-Sîn, non sapendo davvero che cosa potesse aver fatto per incorrere in questo enorme dispiacere e sdegno divino, pregava, chiedeva dei segni, consultava ripetutamente i presagi, nell'attesa di una risposta dal dio Enlil, cadendo in una depressione della durata di ben sette anni.

Infine, stanco di aspettare ed infuriato per non aver ricevuto risposta alcuna, radunò il suo esercito e marciò verso il tempio del dio Enlil, l'Ekur nella città di Nippur, distruggendolo. Egli "infierisce con le vanghe sulle radici, con le asce sulle fondamenta, finché il tempio, come un soldato morto, cade prostrandosi" (Leick, Invention of the City, 106). Questo attacco, naturalmente, provocò l'ira non solo del dio Enlil ma anche di tutte le altre divinità del pantheon mesopotamico, le quali gli inviarono contro i Gutei (sumerico: Gutium), "un popolo che non conosce inibizioni, con istinti umani ma intelligenza canina ed avente sembianze scimmiesche" (Leick, 106) per invadere e devastare la città di Akkad.

Dopo l'invasione dei Gutei, dilagarono gravi carestie e pestilenze, i morti rimasero a marcire nelle strade e nelle case, la città cadde completamente in rovina e in questo modo, secondo la leggenda, ebbero fine la città di Akkad ed il relativo impero, entrambi vittime dell'arroganza di un re, il proprio re, verso le divinità.

Tuttavia, non esiste alcuna testimonianza storica del fatto che Narām-Sîn abbia effettivamente arrecato danni con forza e violenza all'Ekur di Nippur o che abbia addirittura distrutto il tempio del dio Enlil medesimo e si ritiene, quindi, che La Maledizione di Akkad sia un'opera cronologicamente molto più recente, scritta per esprimere "una preoccupazione di natura ideologica circa il giusto rapporto tra le divinità ed un sovrano assoluto" (Leick, 107), il cui autore scelse Akkad e Narām-Sîn come soggetti ed esempi principali per il loro status divenuto ormai leggendario.

La narû literature ("letteratura narû") corrispondeva ad un genere molto popolare ed apprezzato in Mesopotamia e spesso, a quanto pare, la versione del passato descritta e proposta in questi racconti veniva accettata come narrazione storica d'indubbia veridicità. Secondo le testimonianze storiche ed archeologiche, Narām-Sîn onorava le divinità, più volte ordinò di collocare la propria immagine accanto alle loro nei templi ed era piuttosto pio nonostante la sua abituale arroganza.

Stele of the Akkadian king Naram-Sin
Stele del sovrano accadico Narām-Sîn
Osama Shukir Muhammed Amin (Copyright)

La morte ed il conseguente declino dell'impero di Akkad

Narām-Sîn morì presumibilmente per cause naturali e gli succedette il figlio, Šar-Kali-Šarrī, il quale regnò dal 2223 al 2198 a.C., circa. Il regno di Šar-Kali-Šarrī ebbe inizio come quello dei suoi predecessori: anch'egli dovette compiere enormi sforzi per sedare le numerose rivolte dopo la morte del padre ma, a differenza dei suoi predecessori, sembrò non avere la capacità di mantenere l'ordine e non riuscì neppure a prevenire gli ulteriori attacchi militari esterni sferrati all'impero.

Leick scrive: "Nonostante i suoi sforzi e le campagne militari di successo, non fu in grado di proteggere il suo regno dalla disintegrazione e, dopo la sua morte, le fonti scritte si ridussero pesantemente sino a perdersi in un periodo di crescente anarchia e confusione" (A-Z of Mesopotamia, 159). È interessante notare che "il suo progetto edilizio più importante fu la ricostruzione del tempio del dio Enlil a Nippur" e forse questo evento, unitamente all'invasione dei Gutei ed assieme ad una diffusa carestia, diede origine alla successiva leggenda che si tradusse infine ne La Maledizione di Akkad.

Šar-Kali-Šarrī condusse una guerra quasi continua contro l'Elam, gli Amorrei e l'invasione dei Gutei, ma è proprio quest'ultima, oltretutto concomitante con i cambiamenti climatici che causarono la carestia menzionata poc'anzi, ad essere comunemente individuata come la vera e propria causa del crollo dell'impero di Akkad e dell'oscura età mesopotamica che ne conseguì. Gli eventi verificatisi durante il regno di Šar-Kali-Šarrī sarebbero stati poi assimilati a quelli di altri sovrani accadici al fine di creare la base di partenza per fiabe e racconti narrati in seguito per migliaia e migliaia di anni.

Ancora nel VII secolo a.C., gli Assiri leggevano e narravano le gesta di Sargon "il Grande" e di Narām-Sîn. Queste opere vennero in seguito recuperate e riscoperte tra le rovine della biblioteca di Assurbanipal (accadico: Aššur-bāni-apli; 668-627 a.C., circa) a Ninive nella metà del XIX secolo, assieme a più di 30.000 altri testi, fornendo alle leggende un nuovo pubblico di lettrici e lettori a ben oltre 3.000 anni di distanza dalla loro originaria stesura. Quando gli eserciti invasori dei Medi, dei Babilonesi e dei Persiani distrussero le grandi città assire, seppellirono questi racconti sotto le macerie degli edifici in fiamme e, così facendo, li preservarono in modo tale che ancora oggi, migliaia e migliaia di anni dopo, la gente legga le storie delle imprese degli eroi accadici e del grande sovrano Narām-Sîn.

Domande e risposte

Chi era Narām-Sîn?

Narām-Sîn (2261-2224 a.C., circa) fu il più grande sovrano dell'impero di Akkad, in Mesopotamia, dopo suo nonno, il sovrano Sargon di Akkad (Sargon "il Grande").

Per che cosa è annoverato il sovrano Narām-Sîn?

Narām-Sîn è annoverato per essere il primo sovrano mesopotamico ad auto-divinizzarsi, così come pure per le sue numerose vittorie militari celebrate nelle opere d'arte. È diventato leggendario grazie alle opere oggi classificate come appartenenti al genere della letteratura narû mesopotamica ("narû literature") - la prima narrativa storica al mondo.

Perché il sovrano Narām-Sîn era una figura così popolare nella tradizione e nelle leggende mesopotamiche?

Narām-Sîn era una delle personalità più popolari nella tradizione e nelle leggende mesopotamiche per il suo status di potente re accadico auto-divinizzato. Ciò ha fornito l'ispirazione per ulteriori numerosi racconti che lo ritraggono talvolta come monarca arrogante castigato dalle divinità.

Come morì il sovrano Narām-Sîn?

Il sovrano Narām-Sîn morì per cause naturali nel 2224 a.C., circa. Dopo la sua morte, per l'impero di Akkad iniziò un inesorabile declino, sino alla caduta completa e definitiva.

Info traduttore

Elisa Mion
Archeologa, sin da bambina prova sincero e crescente interesse e fascino (se non vero e proprio Amore!) per le Civiltà, la Storia e l'Archeologia del Vicino Oriente antico. Nel 2022 si è laureata con lode in Archeologia del Vicino Oriente antico discutendo una tesi incentrata su Ninive (Iraq).

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, J. J. (2014, agosto 07). Narām-Sîn [Naram-Sin]. (E. Mion, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-657/naram-sin/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "Narām-Sîn." Tradotto da Elisa Mion. World History Encyclopedia. Modificato il agosto 07, 2014. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-657/naram-sin/.

Stile MLA

Mark, Joshua J.. "Narām-Sîn." Tradotto da Elisa Mion. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 07 ago 2014. Web. 26 dic 2024.