La Sicilia nell'età del Bronzo

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Salvatore Piccolo
da , tradotto da Stefano Freyr Castiglione
pubblicato il 08 febbraio 2018
Disponibile in altre lingue: Inglese, Greco
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L'età del bronzo in Sicilia, considerata uno dei periodi più importanti della preistoria dell'isola, vide lo stabilirsi di una cultura unitaria e, in qualche modo, artisticamente vivace. Le tre fasi principali del periodo prendono il nome dai centri più importanti dell'epoca in questione: Castelluccio (antica età del bronzo), Thapsos (media età del bronzo) e Pantalica (tarda età del bronzo). Si registrò un marcato aumento degli scambi culturali e commerciali con regioni vicine e lontane, in particolare con la Cornovaglia, attraverso le coste atlantiche di Francia, Spagna, Sardegna, la costa tirrenica fino allo stretto di Messina, e da lì verso l'area Egeo-Anatolica. Era un mondo, quindi, in grande fermento, che sentiva il bisogno di interconnettersi per raggiungere un futuro migliore.

Caratteristiche Europee

Verso la fine del terzo millennio AEC, l'Europa fu coinvolta in una serie di eventi tecnologici e sociali che sfociarono nella nascita della metallurgia e di società gerarchiche. L'uso del bronzo (2300-1750 AEC), una lega di metallo resistente e facilmente malleabile, permise la fabbricazione di una vasta gamma di strumenti metallici come rasoi, asce e lame, che permisero di migliorare il tenore di vita delle tribù (costituite da 20-30 persone) contribuendo, a loro volta, alla crescita della popolazione. Questi oggetti in bronzo portarono alla nascita di una ricchezza mobile e inalterabile. L'esame dell'organizzazione delle aree tombali rinvenute nelle necropoli europee di questa era mostra che le società iniziarono a sviluppare classi diverse al loro interno. Ad esempio, furono utilizzate tombe singole per personaggi illustri, mentre piccoli gruppi di tombe monumentali venivano impiegate come dimora eterna di famiglie importanti.

Prince's Tomb (Cava Lazzaro, Ragusa, Sicily)
Tomba del Principe (Cava Lazzaro, Ragusa, Sicilia)
Salvatore Piccolo (CC BY-NC-SA)

Durante la Media Età del Bronzo (1700-1350 AEC) gli insediamenti umani divennero sempre più permanenti e popolosi, e le comunità si stabilirono su un territorio, dedicandosi alla fabbricazione e alla distribuzione di manufatti metallici. La forma più comune di abitazione era la capanna - di forma circolare o ovale. Le pratiche agricole si svilupparono notevolmente, compresa l'introduzione dell'aratro semplice (con vomere asimmetrico). L'allevamento non era più destinato alla sola produzione di carne, ma anche a quella di prodotti di origine animale, come latte e lana. I morti continuarono ad essere sepolti in tombe o all'interno di caverne dove sono state trovate tracce di combustione e ossa di animal, indizi della pratica di riti funebri.

LA LAVORAZIONE DEL METALLO ASSUNSE DIMENSIONI CONTINENTALI, UNENDO LE DUE SPONDE D'EUROPA.

L'Età del Bronzo recente (1320-1170 AEC) vide il rafforzamento dei villaggi a seguito di una precisa e deliberata pianificazione della sicurezza, come lo scavo di fossati e l'erezione di fortificazioni di terrapieni. La lavorazione dei metalli assunse dimensioni continentali, unendo le due sponde d'Europa: le forme degli oggetti metallici di questo periodo, infatti, sono molto simili sia nel sud che nel nord del continente, e sottolineano l'ampia circolazione di prodotti e modelli. Questo fu il periodo in cui le economie si resero omogenee, grazie all'intensa circolazione di persone, cose e idee.

L'Età del Bronzo finale (1170-770 AE) vide il passaggio da società tribali a società aristocratiche, l'aumento delle grandi scorte di bronzo e gli sviluppi dell'artigianato volti a produrre beni per un'aristocrazia sempre più emergente. In gran parte dell'Europa si sviluppò la cultura dei campi di urne, un fenomeno talmente esteso che si è indotti a pensare che questa fu un'epoca di migrazioni. Fra le pratiche comuni erano inclusi riti funebri che prevedevano la cremazione dei cadaveri e la deposizione delle ceneri nelle urne sepolte in vasti campi, insieme a piccoli vasi di ceramica, come ciotole e coppe, che probabilmente contenevano offerte di cibo.

La Sicilia nell' Antica Età del Bronzo

In Sicilia, le fasi più antiche della preistoria furono superate alla fine del III millennio AEC, quando l'isola ricevette una nuova ondata culturale, probabilmente dal Medio Oriente, oggi etichettata con il nome di cultura di Castelluccio, dall'omonimo sito preistorico vicino alla città di Noto. Questa facies culturale, piuttosto insolita rispetto a quelle dell'Età del Rame, si verificò nel sud-est e nel sud dell'isola, fino alle province di Agrigento e Caltanissetta (a ovest e al centro dell'isola) e costituisce la "linea di partenza" dell'Età del Bronzo siciliano. È certamente datata al 2169 ± 120 AEC (valore calibrato) grazie alla datazione radiometrica eseguita su 18 campioni di carbone che si sono rivelati i più antichi di questa cultura e che sono stati trovati nel sito archeologico di Muculufa, a pochi chilometri a nord-est della città di Licata.

Sicily in the Early Bronze Age
La Sicilia nella prima età del bronzo
Salvatore Piccolo (CC BY-NC-SA)

In questa prima fase dell'Età del Bronzo, la Sicilia era divisa in quattro macroregioni, ognuna delle quali con la propria cultura: la Sicilia settentrionale con la cultura di Rodì-Tindari-Vallelunga; quella occidentale, con la cultura di Naro-Partanna; quella a sud-est con la cultura di Castelluccio; e la cultura di Capo Graziano delle Isole Eolie. Di queste, quella di Castelluccio sembra essere la cultura più omogenea di questo periodo, forse perché si diffuse su un'area più ampia e, di conseguenza, è molto meglio conosciuta oggi.

L'insediamento preistorico di Castelluccio fu costruito su uno sperone roccioso piuttosto isolato ma difendibile. L'archeologo Paolo Orsi, che lo individuò tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, trovò grandi quantità di frammenti di ceramica tra i rifiuti ed esplorò le tombe scavate in grotte artificiali. Queste tombe sono a forno e scavate nelle rocce. Ci sono piccole stanze di forma ovale con un diametro di 1,5-2 metri, a volte precedute da un'antecella e ancora contenenti oggetti funerari. I villaggi castellucciani, a volte fortificati, mostrano una realtà agricola e pastorale piuttosto interessante. Le loro ceramiche sono state classificate come "matt-painted" (a pittura opaca) e hanno stretti legami con una cultura anatolica della fine del terzo millennio AEC, la cosiddetta Cappadocia. Gli articoli mostrano una varietà di forme in ceramica e disegni geometrici, questi ultimi costituiti da fasce marroni o nere incrociate su uno sfondo giallo o rosso. Le forme includono bicchieri conici a una o due maniglie, vasi a piedi alti noti come "ciotole di frutta", grandi anfore, ciotole su un piede conico alto e pyxides (scatole) globulari su un piccolo piede conico.

Tombstone Door (Castelluccio Culture, Sicily)
Porta Tombstone (Cultura di Castelluccio, Sicilia)
Gina Pardo (CC BY-NC-SA)

Le tombe scavate nella roccia erano chiuse con muri a secco, ma anche con porte di pietra tombale, alcune decorate a rilievo con motivi a spirale. In due delle tombe si trovano immagini intagliate che potrebbero alludere al sesso, dunque, alla continuazione della vita. In alcune di queste tombe sono state rinvenute ossa globulari intagliate che ricordano esempi trovati altrove (Italia sud-orientale, Malta, Grecia meridionale e Troia II e III). Le ossa intagliate sono segmenti di ossa di animali lunghe tra i 13 e i 15 centimetri. Talvolta sono decorate con incisioni sulle quali, successivamente, sono stati realizzati globuli in rilievo. Il loro uso non è ancora noto, sebbene alcuni studiosi abbiano ipotizzato che questi manufatti potrebbero essere piccoli idoli, mentre altri pensano che potrebbero essere manici di pugnali.

Senza dubbio la civiltà di Castelluccio ha avuto a che fare con Malta, dato che a Manfria, una frazione della città di Gela (nella Sicilia sud-orientale), è stata scoperta una tomba contenente frammenti di ceramica nello stile maltese del "cimitero di Tarxien".

Media Età del Bronzo

Dalla fine del 1500 fino a circa il 1200 AEC, in Sicilia, si svilupparono importanti insediamenti costieri e l'isola iniziò ad acquisire un'importanza strategico-commerciale grazie agli intensi scambi con la Grecia micenea. La scoperta di un gran numero di vasi dell'Egeo nelle tombe siciliane di questo periodo dimostra un fenomeno che ha causato la nascita di veri e propri empori in cui venivano praticati commerci marittimi, come era accaduto nelle isole Eolie nell'epoca in cui vi fioriva cultura Milazzese. In Sicilia, d'altro canto, nacque una cultura strettamente legata a quella delle Eolie, chiamata di Thapsos, dall'antico nome che i Greci diedero a una penisola (oggi Magnisi) situata tra Augusta e Siracusa, che dà il nome alla più famosa cultura siciliana della media Età del Bronzo.

Ritual Ceramic Wash Basin (Thapsos Culture, Sicily)
Lavabo in ceramica Ritual (cultura di Thapsos, Sicilia)
Gina Pardo (CC BY-NC-SA)

I primi scavi archeologici condotti in questa piccola penisola, lunga circa 2km e larga 700m, furono realizzati verso la fine del XIX secolo EC. Furono identificate circa 300 tombe in caverne artificiali, alcune delle quali a Tholos, con ingressi frontali o attraverso pozzi che si aprono sul pavimento roccioso. Si trovano in diversi punti della penisola dove, nella zona centrale, è stata identificata un'altra necropoli di enchytrismòs (vasi-sepolture), con cadaveri collocati in grandi vasi di terracotta inseriti in piccole cavità naturali nel terreno.

  • Il villaggio preistorico era situato vicino all'istmo e presenta tre fasi con altrettanti tipi di abitazione: la prima fase (XV-XIV secolo AEC) costituita da capanne circolari, ovali e a ferro di cavallo, senza una chiara pianificazione urbana, ad eccezione di un collegamento tramite una vera rete stradale tra alcune di queste capanne nella parte settentrionale.
  • La seconda fase (XIII-XII secolo AEC), costituita da diverse sale rettangolari che costituiscono i complessi residenziali, disposte in una configurazione quadrata attorno a una corte pavimentata centrale, che ricordano una pianificazione urbana di tipo miceneo.
  • La terza fase (XI-IX secolo AEC) è caratterizzata da una serie di ambienti quadrangolari che non hanno alcuna relazione con i precedenti edifici "a cortile".

La penisola ha restituito una ricca quantità di materiale ceramico che va dal XV al IX secolo AEC, importato o prodotto localmente, come piccoli vasetti a tre manici, alabastra, coppette e piccole brocche micenee; brocche cipriote Base Ring II e brocche in ceramica bianca raschiata (White Shaved Ware); ceramiche maltesi legate alla prima fase della cultura di Borġ in-Nadur e dello stile Bahrija.

FU ALLORA CHE I MARINAI MICENEI NAVIGARONO PER TUTTO IL MEDITERRANEO, ISPIRANDO I RACCONTI CHE SAREBBERO STATI NARRATI NELL'ODISSEA DI OMERO.

Le ceramiche locali sono costituite da bacini dai piedi alti decorati con motivi geometrici e coppe con incisioni "a sigma" sul bordo superiore del vaso con rappresentazioni di uccelli e cerbiatti sul corpo. Fu allora che i marinai micenei navigarono su e giù per il Mediterraneo, ispirando le storie poi narrate nell' Odissea di Omero e incitando i Greci, secoli dopo, a conquistare la Sicilia.

Tarda Età del Bronzo

Nel XIII secolo AEC, tutto cambiò improvvisamente. Questo periodo sembra essere stato governato dalla paura: gli antichi insediamenti costieri furono spostati in siti più alti, di difficile accesso ma facilmente difendibili, come Pantalica, Montagna di Caltagirone, Dessueri, Sabucina e, successivamente, Cassibile (tutte aree comprese fra il sud-est e il centro della Sicilia). Mentre nelle Isole Eolie prosperavano gli Ausoni, una civiltà che veniva dalla penisola italiana, in Sicilia persisteva una civiltà fortemente influenzata da quella micenea.

Le fonti storiche (Ellanico di Mitilene, Filisto di Siracusa) affermano che questo fu, per la Sicilia, il tempo dei Siculi, che giunsero, anch'essi, dalla penisola italiana tra il XIII e il XII secolo AEC Tuttavia, gli strati archeologici successivi all'epoca di Thapsos non confermano la presenza di una civiltà italica. Al contrario, risalente a questo periodo è un edificio monumentale composto da diverse sale rettangolari, il cosiddetto Anaktoron o palazzo del Principe. Costruito con tecniche megalitiche usando giganteschi blocchi di pietra, è una più piccola imitazione dei palazzi micenei. Manca anche la cremazione del defunto, che, al contrario, era diffusa nella penisola italiana in quell'epoca. Il rituale rimarrà sconosciuto in Sicilia ancora per alcuni secoli. I Siculi, quindi, sbarcarono alcuni secoli dopo nella Sicilia orientale e spinsero nella parte occidentale dell'isola i Sicani, la popolazione dominante che aveva vissuto su gran parte dell'isola da tempo immemorabile.

Large Sicilian Bowl (Finocchito Facies, Sicily)
Ciotola siciliana grande (Finocchito Facies, Sicilia)
Gina Pardo (CC BY-NC-SA)

A causa della grande confusione di popoli, gli studiosi dividono questo periodo in quattro fasi distinte, che prendono il nome dal sito più caratteristico di quest'epoca, Pantalica (un altopiano a pochi chilometri a nord-ovest di Siracusa, circondato da canyon e comprendente cinque grandi necropoli con tombe a grotta artificiali).

Pantalica Nord

La prima fase (XIII-XI secolo AEC), chiamata Pantalica Nord, è caratterizzata dall'Anaktoron (palazzo del Principe) già menzionato e da una ceramica modellata sul tornio (uno strumento usato per la prima volta in Sicilia), rossa e lucente, su alti piedi tubolari simili a quelli di Thapsos. Gli oggetti personali e i gioielli (lame, coltelli da tasca, spade, collane, anelli) sembrano avere una chiara influenza micenea e denotano una grande circolazione di materiale bronzeo. L'oggetto più caratteristico di questa epoca è la fibula, ovvero una spilla per allacciare i capi, nella forma semplice o ad arco di violino.

Cassibile

Nella seconda fase di Pantalica (XI - prima metà IX secolo AEC), denominata Cassibile dal villaggio vicino a Siracusa dove dominano tombe tipiche di quest'epoca (stanze rotonde o rettangolari, disposte attorno a un ingresso comune), vi è una sostituzione delle ceramiche rosse con quelle di un altro tipo dipinte con motivi di piume, simili a quelle delle isole Eolie. Dal suo canto, la fibula assunse la forma di un arco piegato a gomito noto come fibula di Cassibile, dal nome della frazione di Siracusa. Quel tipo di fibula era presente anche nella Palestina dell'XI secolo AEC e gli oggetti in bronzo siciliano di questo periodo (fibule, asce, rasoi) sono molto simili a quelli della Spagna e delle coste atlantiche di Francia e Inghilterra. Un fenomeno significativo di questa fase è la rioccupazione dei siti costieri, che incoraggiò la ripresa del commercio marittimo.

Pantalica Sud

Durante la terza fase o di Pantalica Sud (seconda metà IX secolo AEC. - seconda metà VIII secolo AEC), i popoli tornarono di nuovo al massiccio di Pantalica, a giudicare dalle numerose tombe scavate in caverne artificiali, specialmente nei fianchi meridionali della collina. Comparvero ceramiche che imitavano le decorazioni greche, come ad esempio gli oinochoai trilobati, dipinti con disegni geometrici egei, mentre il "dipinto piumato" era ancora usato in combinazione con una decorazione "a solchi paralleli". Le scoperte di anelli, bottoni e spirali sono molto frequenti.

Rock Necropolis of Pantalica
Necropoli rupestre di Pantalica
Gina Pardo (CC BY-NC-SA)

Finocchito

L'ultima fase (seconda metà dell'VIII secolo AEC - seconda metà del VII secolo AEC), la quarta, ovvero quella di Finocchito, un sito collinare a pochi chilometri a sud-ovest della città di Avola, vide la fondazione di colonie greche in numerose parti dell'isola che furono significativamente influenzate dalla loro cultura. Gli indigeni ora imitavano i prodotti artigianali greci sia nelle forme che nelle decorazioni, producendo belle ceramiche, decorate con motivi tardo-geometrici dell'Egeo. La fibula delle epoche precedenti assunse anche una forma tipicamente greca, una piccola losanga e una forma ad arco; inoltre, vengono prodotti gioielli realizzati con catene a maglia semplice o doppia con pendenti di forma diversa. Questo è il momento in cui ha fatto la sua comparsa il ferro, con il quale sono stati realizzati coltelli, cuspidi di lancia e soprattutto fibule. Nelle tombe siciliane, ora a cella singola (il che potrebbe suggerire la nascita della proprietà terriera privata), ci sono oggetti fabbricati in Grecia (vasi proto-corinzi o fibule di avorio) identici a quelli trovati nelle tombe greche arcaiche di Siracusa.

Con la conquista della Sicilia da parte dei Greci (fine dell'VIII secolo AEC), l'isola non solo uscì dalla preistoria ma vide anche la fine delle precedenti civiltà. Perfino la civiltà dei Siculi fu sottomessa e si mescolò a quella Greca, fino a scomparire definitivamente nel IV secolo AEC.

Bibliografia

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Info traduttore

Stefano Freyr Castiglione
Linguista e traduttore freelance con una grande passione per le lingue. Parlo inglese, spagnolo e arabo, e attualmente studio persiano. Pur non avendo mai lavorato nel campo, ho sempre avuto un enorme interesse per l'archeologia.

Info autore

Salvatore Piccolo
Salvatore Piccolo è un archeologo. I suoi scavi includono i dolmen della Sicilia dove in uno di questi, a "Cava dei Servi", ha rinvenuto resti umani e frammenti di ceramica che hanno svelato il mistero della funzione e della cronologia dei dolmen mediterranei.

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Stile APA

Piccolo, S. (2018, febbraio 08). La Sicilia nell'età del Bronzo [Bronze Age Sicily]. (S. F. Castiglione, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1190/la-sicilia-nelleta-del-bronzo/

Stile CHICAGO

Piccolo, Salvatore. "La Sicilia nell'età del Bronzo." Tradotto da Stefano Freyr Castiglione. World History Encyclopedia. Modificato il febbraio 08, 2018. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1190/la-sicilia-nelleta-del-bronzo/.

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Piccolo, Salvatore. "La Sicilia nell'età del Bronzo." Tradotto da Stefano Freyr Castiglione. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 08 feb 2018. Web. 20 nov 2024.