Le armate alle crociate (XI – XV secc.), conflitti che videro cristiani e musulmani contendersi il controllo dei territori del Medioriente e non solo, giunsero a consistere anche d'oltre 100.000 uomini da una parte e dall'altra dei belligeranti — uomini da tutta Europa, dall'Asia occidentale e dal Nord Africa. I cristiani erano avvantaggiati quanto a disciplina ed equipaggiamento dei cavalieri (cavalleria pesante), laddove fu invece punto di forza musulmana il cospicuamente efficace ricorso ai cavalleggeri e agli arcieri di fanteria e a cavallo. Col tempo, ambo le belligeranti parti appresero l'una dall'altra, adottando nuove armi e tattiche a proprio vantaggio. Enormi risorse furono investite da entrambe le parti, e quantunque gli scenari in penisola Iberica e nel Baltico conobbero il successo delle armate cristiane, sul fronte più importante — la Terra Santa — la superiore tattica e il maggiore impegno logistico cui facevano affidamento le armate dei vari stati musulmani videro infine la minaccia cristiana retrocedere.
Eserciti europei
Lungo tutto il periodo delle Crociate, le armate europee consistettero di un insieme di cavalleria pesante, arcieri, balestrieri, frombolieri, e regolari di fanteria armati di lancia, spada, asce, mazze ferrate e altre armi. La maggior parte dei cavalieri giurava fedeltà a un condottiero in particolare, e, siccome molti crociati erano comandati da numerosi nobili, quando non proprio da re ed imperatori, gli eserciti crociati ebbero generalmente a costituirsi quale misto piuttosto variegato di nazionalità e lingue. Quantunque un condottiero generale venisse tipicamente investito prima della campagna, le velleità di potere e ricchezza dei nobili sottoposti non mancarono di causare dispute circa la strategia. Eccettuando le prime due Crociate (1095 – 1102, 1147 – 1149), le armate erano radunate a base feudale con uomini reclutati dalle terre dei baroni, con l'aggiunta d'una considerevole sezione di mercenari (generalmente fanteria). Rinomati gruppi di mercenari europei venivano dalla Bretagna, dai Paesi Bassi, e i balestrieri italiani erano altresì tenuti in alta considerazione. Quando erano coinvolti monarchi, essi potevano far leva su d'un reclutamento obbligatorio generale di tutti gli uomini validi perché servissero la corona — ma queste truppe erano poco addestrate e mal equipaggiate.
Il trasporto delle truppe verso il luogo di destinazione era prevalentemente fornito dalle Repubbliche Marinare di Genova, Pisa e Venezia — talvolta esse stesse attivamente coinvolte nell'arruolamento di propri uomini e navi nella campagna militare. Ovviamente, un'armata accampata constante decine di migliaia d'uomini necessitava di numeroso personale non combattente, tra facchini e lavoratori vari, carpentieri, cuochi, preti, e i servitori e scudieri personali accompagnanti i cavalieri.
Gli Stati Crociati
I quattro Stati Crociati in Medioriente furono il Principato d'Antiochia, la Contea di Edessa, la Contea di Tripoli, e il Regno di Gerusalemme — idealmente sotto la guida di quest'ultimo, gli stati radunavano le proprie armate su base feudale, tra gli uomini liberi, e con mercenari. I monarchi accordarono spesso terre ai nobili che fornivano determinate quote di uomini in arme in tempo di guerra; né ad ogni modo gli Stati Crociati poterono fare affidamento sul reclutamento dei locali, prevalentemente musulmani e comunque non addestrati. A cagione del non cospicuo numero di occidentali risiedenti, gli Stati Crociati si trovarono perpetuamente a corto di guerrieri — è ad esempio stimato potessero radunare un massimo di 1500 cavalieri — e presero a dipendere fortemente dagli ordini religiosi cavallereschi stanziati nella regione. L'impiego di mercenari dipese ovviamente dalla disponibilità economica, e se non altro gli Stati Crociati ricevevano pagamenti e donazioni occasionali da parte dei regnanti europei. E furono queste ultime le modalità preferite dai monarchi cristiani in loco onde far fronte all'imperativo morale di difendere la Terrasanta. A queste difficoltà va aggiunto il problema scaturente dal relativamente pari status tra baroni e re del Regno di Gerusalemme — con conseguenti alterchi e controversie, e interi Stati Crociati addirittura optare in alcuni casi per la neutralità piuttosto che per il supporto alla comun causa di difesa.
Gli ordini militari
Inizialmente costituiti al fine d'offrire protezione e assistenza medica ai pellegrini in Terrasanta, gli ordini religiosi cavallereschi quali i Poveri compagni d'armi di Cristo e del tempio di Salomone (Templari), gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme (Ospedalieri, oggi Cavalieri di Malta), e l'Ordine dei Fratelli della Casa di Santa Maria in Gerusalemme (Teutonici), si affermarono presto quale inestimabile presenza militare nell'area; al presidio dei cavalieri, reclutati in tutt'Europa e facenti vita per certi aspetti quasi monastica, vennero frequentemente affidati i luoghi più strategici, quali passi e castelli, così come loro ulteriore contributo furono le diverse centinaia di elementi di cavalleria fornite alle armate crociate regolari. Forti del miglior addestramento ed equipaggiamento, essi costituirono di fatto l'élite delle forze crociate, come dimostrato dal loro venir cospicuamente condannati all'esecuzione (in loco a una richiesta di riscatto) se catturati dal nemico — erano semplicemente troppo abili e fanatici perché li si lasciasse tornare a combattere in futuro. L'unico inconveniente degli ordini fu la loro totale indipendenza, la quale non di rado risultò in dissensi e dispute — circa strategia ed alleanze — coi regnanti degli Stati Crociati e i comandanti degli eserciti regolari; i cavalieri degli ordini monastico-militari, fermi restanti il loro indisputato valore e indispensabilità alla causa crociata, rischiavano altresì essere troppo fervorosi anche sul campo di battaglia e indulgere in avventate e rischiose cariche in solitaria del nemico. Altri ordini furono presto fondati in Europa, specialmente nella penisola Iberica durante la Reconquista contro i regni moreschi musulmani di al-Andalus, e i tre summenzionati presero ad allignare i propri tentacoli anche politici attraverso l'Europa continentale — i Teutonici furono ad esempio ferocemente efficaci nel ritagliarsi un proprio stato in Prussia e dintorni durante le Crociate Baltiche contro pagani europei.
L'Impero bizantino
Dal XII sec. l'Impero bizantino era in declino, e le sue armate rispecchiavano questa situazione essendo prevalentemente composte da mercenari. Nonostante ciò, al tempo della Prima Crociata, l'imperatore Alessio I Comneno (r. 1081 – 1118) poté avere al comando un'armata di circa 70.000 quando necessario. Durante le prime crociate, l'Impero ingrossò le fila degli eserciti crociati (prima di caderne vittima esso stesso durante la Quarta Crociata, 1202 – 1204) con diverse unità di mercenari, ivi inclusi cavalleggeri turchi, la Guardia variaga (discendenti di Anglosassoni e Vichinghi brandenti asce), e fanteria serba, ungherese e rus'. Tutte truppe altamente organizzate e bene addestrate, e particolarmente utili, così come i genieri bizantini d'inestimabile esperienza nella guerra d'assedio.
Eserciti musulmani – I Turchi selgiuchidi
Le armate islamiche consuetudinariamente seguivano il medesimo sistema reclutatore degli Europei, e si distinguevano in guardie d'élite (ascari), reclute feudali da città chiave quali Mosul, Aleppo, e Damasco, truppe alleate, volontari, e mercenari. Unità di cavalleria dell'esercito musulmano includevano arcieri a cavallo, fanteria con picche, balestre ed archi prevalentemente equipaggiata di scudi circolari. La cavalleria selgiuchide tipicamente indossava un'armatura lamellare composta da file sovrapposte di piastrine in metallo o cuoio indurito.
I Selgiuchidi dominarono l'Asia occidentale dalla metà dell'XI sec., e la loro macchina militare era nota per i folti contingenti di considerevolmente abili arcieri a cavallo cui tattica tipica era affrontare il nemico indirizzandogli una letale raffica di frecce per poi ritirarsi precipitevolmente onde ridurre al minimo le perdite; con un po' di fortuna, il nemico tentato all'inseguimento con una rischiosa carica di cavalleria diventava facile bersaglio o di un agguato o del cosiddetto tiro alla partica in cui gli arcieri a cavallo, fuggendo, potevano voltarsi e seguitare a bersagliarlo.
I Fatimidi
Il Califfato fatimide (909 – 1171) ebbe sede in Egitto, e, vastamente ricco, poteva permettersi di fare cospicuo affidamento su truppe mercenarie, schierando vaste armate di fanteria ben addestrata ed equipaggiata, rinfoltita di contingenti di arcieri sudanesi. La cavalleria era consuetudinariamente composta da un misto di Arabi armati di scimitarra, Beduini e Berberi. Quantunque la macchina da guerra fatimide fosse la migliore nel mondo musulmano del tempo, era tuttavia al contempo gravata da un ritardo tattico-logistico e d'equipaggiamento, se paragonata a quella crociata — un disavanzo presto però colmato dai loro successori Ayyubidi.
Gli Ayyubidi
La Dinastia ayyubide (1171 – 1260) fu istituita dal grande condottiero musulmano Saladino, sultano d'Egitto e Siria (r. 1174 – 1193). Prendendo il comando delle armate fatimidi, Saladino ne incrementò grandemente l'efficienza, e selezionò, quale sua personale forza d'élite, 1000 guerrieri curdi, i Mamelucchi — addestrati fin dall'infanzia alla guerra e alla incrollabile fedeltà per il comandante-addestratore. Vi era inoltre un significativo contingente di Turchi kipčaki (cumani), guerrieri di stato servile arruolati a forza nelle steppe russe. Il resto dell'esercito constava di truppe reclutate dai governatori regionali dell'Impero ayyubide in Egitto, Siria e Jazira (odierno Iraq settentrionale). La fanteria di Saladino era particolarmente rinomata per disciplina, caratteristica al tempo più prevalentemente associata alle unità speciali di cavalleria.
I Mamelucchi
Come detto, i reggimenti militari mamelucchi costituivano parte fondamentale delle armate ayyubidi; e tanto divennero esperti dell'arte bellica che, a metà del XIII sec., riuscirono a sostituirsi ai loro signori, istituendo il Sultanato mamelucco d'Egitto (1250 – 1517). Essi impiegarono nelle loro armate mercenari beduini, turchici, armeni e curdi, e crebbero tanto in numero da riuscire a dissuadere i crociati dagli scontri diretti. La cavalleria mamelucca soleva spesso dotare le proprie unità d'elmi metallici impressi con versi del corano, nonché di cotte di maglia a protezione della parte inferiore del viso, e scudi romboidali. Altra rimarchevole caratteristica dell'esercito mamelucco furono i corpi addetti alla musica militare (trombe e tamburi), i quali contribuivano a creare il panico nel nemico e in particolare nei cavalli; la guardia personale del sultano constava d'una propria banda di 4 oboisti, 20 trombettieri e 44 tamburini.
I Mori (Berberi)
Gli Almohadi, i quali giunsero a controllare la maggior parte della metà meridionale della Penisola iberica, e si scontrarono con i crociati della Reconquista, predilessero tattiche di attacco e fuga impiegando cavalleggeri armati di lancia e giavellotto; la stessa fanteria di prima linea era armata con giavellotti da lancio, mentre il resto con lunghe picche. I Berberi brandivano un peculiare scudo a forma di cuore (l'adarga), mentre la cavalleria mora lo scudo romboidale in dotazione anche alla controparte europea.
Gli Ottomani
Dalla fine del XIV sec., un nuovo nemico venne individuato quale legittimo obiettivo di crociate: i Turchi ottomani. La loro macchina bellica constava di due reparti speciali degni di nota: la guardia reale dei giannizzeri, corpo di arcieri di fanteria formato da coscritti cristiani cui veniva impartito addestramento militare sin dall'infanzia; e gli spahi, corpo di cavalleria pesante i cui membri combattevano con la promessa di terre e compensi in percentuali sulla tassazione. Gli Ottomani fecero altresì ricorso alle armi da fuoco sin dal XV sec. — alcuni dei loro imponenti cannoni presero a misurare anche 9 metri di lunghezza, e le palle da 500 chili avevano una gittata di anche un chilometro e mezzo.
Organizzazione e tattica
Le armate crociate erano ripartite in numerose divisioni guidate da ufficiali dai quali ci s'attendeva fedele rispetto del piano di battaglia prestabilito e degli ordini del comandante in campo. Le comunicazioni erano effettuate tramite sventolamento di stendardi (soprattutto utilizzati quali punti di raggruppamento) e ordini verbali: nel polveroso e caotico clamore della battaglia era fondamentale e cauto si evitasse qualche reparto o i singoli cedessero alla tentazione di cariche in avanti prive di adeguato supporto; rischio non remoto e nemmeno facilmente evitabile, se si considera quanto numerose furono le sconfitte crociate attribuibili a reparti dell'esercito intraprendenti azioni indipendenti ed estremamente rischiose.
Quanto a tattica, la fanteria era tipicamente armata di lancia e balestra, protetta da gambesone (o farsetto d'arme: una tunica imbottita o costituita da spessi strati di tessuto), e disposta a mo' di accerchiamento difensivo della propria cavalleria pesante — l'idea era di proteggere i cavalli dalle armi da lancio nemiche grazie a una barriera di fanti francamente più sacrificabili; la medesima strategia era adottata anche durante la marcia. In battaglia, la fanteria era divisa in piccole compagnie, i cavalieri operavano tipicamente in gruppi da 20-25.
I cavalieri erano il reparto d'élite dell'esercito crociato; muniti di cotta di maglia e gambesone, e in sella a destrieri similmente protetti, essi potevano caricare con lancia il nemico in formazioni molto serrate, rompendone le linee e poi uccidendo con la lunga spada in dotazione. I sergenti, di rango appena inferiore ai cavalieri, potevano formare sia unità di cavalleria che di fanteria. Inizialmente, la cavalleria pesante vinse considerevoli successi agli europei ma le armate musulmane seppero con il tempo adattare la tattica, e schierare, ad esempio con gli ayyubidi, una propria cavalleria pesante.
I cavalieri non costituivano che un 10% circa di ogni armata crociata, e la cavalleria pesante poteva con efficacia quasi esclusivamente operare su campi di battaglia in piano e con terreno asciutto; pertanto, un nemico corpo di fanteria numericamente superiore e armato di balestra poteva in determinate condizioni resistergli in battaglia. Va anche ricordato che le guerre delle Crociate inclusero assedi di città fortificate; le battaglie campali furono rare, e tale il rischio in esse azzardato che un solo giorno di sconfitta rischiava significare la fine di un'intera campagna. Inoltre, la guerriglia molesta con cavalleggeri e arcieri a cavallo fu tattica musulmana prevalente ed efficace nel disturbare i crociati senza offrirgli occasione di caricare in massa le linee nemiche. Tanto che, tutto sommato, il ruolo dei cavalieri pesantemente corazzati, diversamente da quanto la successiva letteratura vorrebbe farci ritenere, non fu esclusivo nelle eventuali vittorie.
Come rimarcato, la guerra d'assedio fu parte rimarchevole dei conflitti crociati, e, in essa, non dissimilmente dal resto dell'esercito era atteso i cavalieri contribuissero ad espugnare la città o l'accampamento fortificato nemico il più celermente possibile. Lungo tutte le campagne, sia cristiani che musulmani si ritrovarono assediati ed assedianti. Le catapulte erano caricate con enormi massi e missili infuocati, ma anche con proiettili aventi una funzione piuttosto psicologica, come le teste decapitate spesso fatte gragnolare contro le mura nemiche — o, ancora, dietro ordine di comandanti che definiremmo oggi privi di scrupoli, cadaveri e carcasse animali infetti da qualche malattia. Torri d'assedio e arieti permettevano assalti più diretti alle mura, così come l'operato di genieri scavanti gallerie sotterranee onde minare le fondamenta di mura e torri con fuochi ed esplosivi. Gli assediati ricorrevano al lancio di massi e liquidi infiammabili, e alle sortite di cavalleria pesante per irrompere tra le linee assedianti e attaccarne l'accampamento, distraendole.
Logistica
Da sempre aspetto cruciale dell'arte bellica, la logistica poteva aprioristicamente decretare vittoria o sconfitta indipendentemente dall'abilità nel combattimento di un esercito e dall'acume strategico di un generale. Sfortunatamente per i crociati, l'Europa medievale aveva da lungo tempo perduto la destrezza logistica bellica, scomparsa insieme all'istituzione romana in Occidente; un'attitudine che occorse apprendere nuovamente in Medio Oriente, specialmente in considerazione del clima arido e del terreno aspro che ad esempio complicavano le operazioni di vettovagliamento. Tanto che molte armate crociate furono sconfitte semplicemente perché carenti di cibo e acqua in sufficiente quantità — gli uomini soccombenti allo scorbuto o all'inedia. Altro flagello negli eserciti furono le infezioni batteriche considerevolmente dilaganti nei sudici accampamenti stanziali e d'assedio tipicamente privi di servizi igienici adeguati, di approvvigionamento di acqua pulita e di appropriata cura dei morti.
Una carenza nella pianificazione bellica fu di sovente ad esempio palese anche negli stessi assedi crociati, intrapresi senza equipaggiamento necessario, o nella navigazione di fiumi con imbarcazioni poco affidabili. Vi furono tuttavia eccezioni: Riccardo I d'Inghilterra (r. 1189 – 1199) fu pianificatore meticoloso, tanto che non solo si occupò d'imbarcare catapulte verso il Medio Oriente ma anche le stesse munizioni necessarie. Gli eserciti degli Stati Crociati riuscirono ovviamente meglio in questo aspetto dell'arte bellica, e, seppur con la necessità di ristabilirle con ardua costanza, catene di rifornimento e approvvigionamento poterono essere sostanziate; ma questo aspetto andò nondimeno prevalentemente ignorato quando condottieri europei prendevano il comando facendo piuttosto affidamento sulla mera speranza d'una vittoria celere. I musulmani, invece, eccelsero in questo campo e grazie a carovane di migliaia di muli e cammelli riuscirono a mantenere linee di rifornimento includenti equipaggiamento medico e dottori. Inoltre, gli eserciti musulmani solevano peggiorare la situazione dei crociati stanziati insudiciando i pozzi e guastandone l'acqua, requisendo e sottraendo all'altrui cattura il bestiame, e distruggendo i raccolti. Infine, altra caratteristica del mondo musulmano rivelatasi utile durante le Crociate fu il consolidato sistema di comunicazione intessuto su postazioni di sosta sparse per la regione e collegate da piccioni viaggiatori: grazie a questi messaggi trasportati anche oltre distanze di 1500 km, si poteva far celere rapporto dei movimenti nemici e ricevere istruzioni circa la strategia da adottare.