Il Natale nel Medioevo

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Articolo

Mark Cartwright
da , tradotto da Valentina Pesci
pubblicato il 01 dicembre 2018
Disponibile in altre lingue: Inglese, Afrikaans, Francese, Greco, Portoghese, Spagnolo, Turco, Ucraino
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Il Natale era una festa molto importante nel calendario medievale, non solo per i più ricchi ma anche per i contadini. I dodici giorni di Natale rappresentavano la festa più lunga dell'anno e solitamente, in questo periodo, si smetteva di lavorare, le case venivano decorate e un ceppo natalizio bruciava nel focolare. Si scambiavano regali, si assisteva a vivaci funzioni religiose e venivano tenuti allegri banchetti nei quali il cibo non solo era più abbondante rispetto al normale, ma anche migliore. Si cantava, danzava, si andava agli spettacoli natalizi e si giocava. Per molti, così come oggi, era il momento più bello.

Traditional Holly Wreath
Corona di agrifoglio tradizionale
Ali Edwards (CC BY-ND)

Le festività non mancavano nel calendario medievale europeo, ogni stagione aveva la sua speciale celebrazione Cristiana, spesso basata sulle tradizioni pagane. Le festività medievali erano un'occasione per un più che meritato riposo dalle fatiche quotidiane e per socializzare ai pranzi di famiglia, quando il tipico menù melanconico dei poveri veniva sostituito da rarità come la carne e il pesce, mentre sulle tavole dei ricchi si potevano trovare cibi esotici come il pavone arrosto. Il Natale era la festività più lunga dell'anno, cominciava il 24 dicembre, la notte della Vigilia, e terminava il Dodicesimo Giorno, il 5 di gennaio. La metà dell'inverno era un periodo di calma nelle attività agricole, perciò molti contadini ricevevano dai loro padroni il permesso di riposarsi per tutte e due le settimane. In questo periodo, si scambiavano anche i regali e si decoravano le case con ghirlande e corone di foglie invernali. Come riportato da una descrizione del XII secolo EC di William Fitzstephen:

La casa di ognuno, così come le parrocchie, venivano ornate di vischio, edera, alloro e qualsiasi cosa che fosse verde nella stagione.

(traduzione di una citazione in Gies, 100)

Il vischio, con il verde lucido delle sue foglie e le brillanti bacche, è considerato la decorazione ideale sin dall'antichità. Gli antichi druidi Celti lo ritenevano sacro e capace di tenere lontani gli spiriti maligni, mentre i Romani lo regalavano come gesto di stima e buona volontà. Il vischio è un'altra decorazione usata da molto tempo, si pensava che propiziasse la fertilità, proteggesse i raccolti e tenesse lontane le streghe. Molto prima che l'albero di Natale assumesse il ruolo da protagonista nel XIX secolo EC, un doppio anello di vischio era il pezzo forte tra le decorazioni in ogni casa, sotto di esso le coppie si scambiavano baci, rimuovendo le sue bacche simili a gioielli a ogni bacetto.

La Chiesa a Natale

Col passare del tempo i rituali tradizionali delle maggiori feste cristiane divennero sempre più elaborati e il Natale non fa di certo eccezione

Ovviamente, nella comunità medievale caratterizzata da una forte religiosità, la chiesa locale era il punto centrale delle celebrazioni natalizie e tutte le classi sociali partecipavano alle funzioni religiose. Col passare del tempo i rituali tradizionali delle maggiori feste cristiane divennero sempre più elaborati e il Natale non fa di certo eccezione. Uno sviluppo risalente al IX secolo EC è l'introduzione del “tropo”, che consiste nell'aggiunta all'interno dei rituali liturgici di ulteriori canzoni e dialoghi. Un esempio di questa pratica nelle celebrazioni natalizie è portato dalla domanda cantata dal coro: Quem quaertitis in praesepe? (“Chi cerchi nella mangiatoia?”). Una metà del coro cantava il verso per prima, seguita poi dalla seconda metà. Tutto questo portò infine alla drammatizzazione attraverso l'utilizzo di singoli individui e attori, che risultò nella rappresentazione della natività con i Magi e Re Erode nei ruoli principali. Un'altra opera che divenne popolare durante le messe del periodo festivo era I profeti, nella quale un prete dialogava con vari profeti come Geremia, Daniele e Mosé, mentre un coro di giovani recitava nei panni di un asino o del diavolo.

Medieval Manuscript Illustration of the Nativity
Illustrazione manoscritta medievale della Natività
Unknown Artist (Public Domain)

Il 28 dicembre si festeggiavano i Santi Innocenti (il Natale dei bambini) per commemorare il tentativo fallito di Re Erode di assassinare Gesù ordinando l'esecuzione di tutti i bambini di Betlemme al di sotto dei due anni. In questa giornata la Chiesa, in modo un po' bizzarro vista la gravità dell'occasione, si dedicava a un'inversione di ruoli, infatti i ragazzi del coro conducevano la messa e guidava una processione con le torce al posto del vescovo e degli altri parroci. La celebrazione della festa della Circoncisione, che si teneva il primo di gennaio, era anche più stravagante, infatti era conosciuta anche come “Festa dei Folli”. Il clero minore indossava i propri abiti al contrario e guidava un asino all'interno della chiesa dove, in seguito all'arrivo sull'altare, si sarebbe bruciato l'incenso fatto di scarpe vecchie, mangiato salsicce, bevuto vino e imitato versi dell'asino.

Il clero locale, se non veniva invitato al castello del padrone più vicino, celebrava a casa con un pranzo di rarità. Nel menù potevano apparire allodole, anatre e salmone, o a volte un capretto, e sappiamo che un abate di Ramsey Abbey in Inghilterra amava gustarsi un cinghiale selvatico per ogni cenone natalizio. Anche i monaci si trattavano bene a Natale. La dieta nei monasteri medievali era piuttosto buona, tuttavia per le festività natalizie venivano cucinati molta più carne e pesce del solito. Sappiamo anche che nei monasteri come l'Abbazia di Cluny in Francia, i monaci ricevevano un nuovo saio a Natale e si concedevano uno dei due bagni annuali che erano loro permessi (di più erano vietati).

Natale al castello

Tra l'aristocrazia terriera, comoda nei propri castelli e tenute, i regali di Natale, come abiti raffinati e gioielli, venivano scambiati il 25 dicembre. Un'altra serie di doni arrivava il 1° di gennaio. Conosciuti come i “primi regali” si pensava fossero un presagio della fortuna futura della persona nell'anno a venire. Come oggi, tuttavia, la vera gioia del Natale per molti era il cibo offerto.

Medieval Dinner Table
Tavola da pranzo medievale
Mary Harrsch (CC BY-NC-SA)

Solitamente nella Sala Grande di un castello o di una residenza di campagna, il pranzo di Natale si teneva in un luogo splendido con alti soffitti fatti di travi in legno e con almeno un fuocherello scoppiettante. La stanza era resa ancor più strabiliante grazie alle decorazioni di agrifoglio, edera e altra vegetazione stagionale. Sulle tavole si trovavano coltelli, cucchiai e la solida fetta di pane vecchio di un giorno (chiamato manchet) da usare come piatto per la carne. Inoltre, a ogni nuova portata i commensali potevano assistere al cambio di tovaglia. Due invitati condividevano la ciotola per lavarsi le mani (tutto tranne i liquidi erano mangiato con le mani), un'altra ciotola serviva per le zuppe e lo stufato e una più piccola veniva utilizzata per il sale.

Un piatto natalizio speciale che i cuochi erano soliti preparare per impressionare gli ospiti includeva la testa di cinghiale su un vassoio o cigno e pavone arrostiti nelle loro piume

Servito come pranzo anticipato, la prima portata era di solito una zuppa, del brodo o stufato con carne nel fondo. La seconda portata poteva essere uno stufato di vegetali (chiamato porray) di porri e cipolle. I ricchi erano abbastanza fortunati da avere la carne nella portata successiva ogni giorno (per esempio coniglio, lepre e pollo), ma a Natale si avevano tagli di carne molto più pregiati, pesce (salmone, aringhe e trote) e frutti di mare (anguille, ostriche e granchi). La carne veniva arrostita su un camino aperto con uno spiedo. Oltre alle cosce di manzo e montone, c'erano vitello, cervo, anatra, cappone, maialino da latte, oca, piviere, allodola e gru, per citarne alcuni. Un piatto natalizio speciale che i cuochi erano soliti preparare per impressionare gli ospiti includeva la testa di cinghiale su un vassoio o cigno e pavone arrostiti nelle loro piume. Le salse aggiungevano sapore a molti piatti e, addensate con le briciole di pane, contenevano vino, aceto, erbe e spezie.

I dessert consistevano in dense creme pasticcere alla frutta, dolcetti, noci, formaggi e frutta di lusso come le arance, i fichi e i datteri. C'erano anche gli entremet, bocconcini variamente decorati con glassa fatta di zucchero e miele, serviti prima del dessert a Natale e in altre feste. Da bere si servivano vino bianco e rosso (in un calice condiviso con il proprio compagno di tavolo) che veniva bevuto giovane poiché aveva una breve conservabilità. Il vino veniva spesso mescolato all'acqua o addolcito con miele o zucchero. In alternativa, si bevevano sidro e birra, anche se quest'ultima fatta con i cereali e fermentata con il lievito, era considerata una bevanda di seconda categoria. La birra fatta con l'utilizzo del luppolo sarebbe comparsa solo nel Tardo Medioevo. Il dessert poteva essere accompagnato da una brocca di vino speziato. Mentre nella Sala Grande si festeggiava, a Natale anche servitori venivano ricordati, poiché tradizionalmente in questa occasione veniva dato loro cibo migliore, come ad esempio anatre e galline. Alla fine, le rimanenze della festa venivano donate ai poveri in attesa all'esterno del castello.

Preparing the Yule Log
Preparazione del Tronchetto di Yule
Robert Alexander Hillingford (Public Domain)

La tavola della residenza di campagna poteva avere qualche ospite a sorpresa come i servi della gleba che potevano approfittare del Natale per spassarsela un po'. Come era tradizione, erano invitati alla residenza durante il giorno di Natale per il pranzo. Alcune tenute restringevano gli inviti a soli due fortunati, di solito il contadino più povero e quello più ricco, che a loro volta potevano portare due amici con sé. Sfortunatamente, molti contadini invitati nella dimora del signore locale dovevano portare i loro piatti e la loro legna da ardere, inoltro tutto il cibo era quello da loro prodotto. Tuttavia, ricevevano birra gratis e avevano almeno l'occasione di vedere come vivevano i ricchi, senza contare la possibilità di mitigare la cupezza dell'inverno in campagna.

Il Natale dei contadini

Il Natale dei contadini ovviamente era meno magniloquente di quello che si godeva nel castello locale e per loro la stagione non cominciava nel migliore dei modi. I servi, già sottoposti a ogni tipo di tasse nel corso dell'anno, erano obbligati a fare "dono" ai loro signori di pane, uova e anche inestimabili galli e un paio di galline. Al contrario, i lavoratori liberi della tenuta, in particolare i più importanti come i pastori, i porcari e guardiani dei buoi ricevevano in regalo dal signore cibo, bevande, abiti e legna da ardere. Questa tradizione si è protratta anche nei secoli successivi, quando i servitori della casa ricevevano una scatola di doni da parte dei loro padroni il 26 dicembre, per questo motivo questa giornata viene chiamata Boxing Day (letteralmente il “giorno della scatola). I doni che i bambini ricevevano dai loro genitori di umili origini erano trottole, fischietti, trampoli, biglie, bambole e statue fatte di legno o argilla.

I contadini decoravano le loro case almeno quanto gli aristocratici, con piante come l'agrifoglio poiché era facilmente reperibile per coloro che ne avevano bisogno. Veniva inoltre ancora osservata un'antica tradizione, probabilmente di origine pagana, ossia quella di bruciare un ceppo natalizio. Il ceppo era un considerevole pezzo di tronco, che veniva acceso la notte della Vigilia nelle case di tutti e continuava a bruciare per i dodici giorni di Natale. Per gli speciali pranzi natalizi i contadini mangiavano delle rare delizie di carne, solitamente bollita, si coccolavano con formaggio e uova, mangiavano torte e bevevano birra. Quest'ultima era presente in grande quantità, poiché erano le contadine a occuparsi della fermentazione.

Il primo gennaio era una ricorrenza importante poiché le persone si aspettavano di aver maggiore fortuna nell'anno a venire. Come i più ricchi si scambiavano i regali, anche il popolo aveva la propria tradizione: si riteneva che la prima persona a fare visita nel nuovo anno fosse estremamente importante. Chiamato il “primo ingresso”, era desiderabile che il primo visitatore dell'anno avesse certe caratteristiche: un uomo con il viso scuro e i possibilmente con i capelli chiari e, ancora meglio se con i piedi piatti.

Medieval Jester
Giullare medievale
Jacob Cornelisz van Oostsanen (?) (Public Domain)

I divertimenti natalizi

Durante il periodo natalizio vi erano intrattenimenti di ogni tipo. Uno dei più popolari era bere alcol, quindi spesso i festeggiamenti potevano sfuggire di mano, com'è dimostrato dal fatto che i signori pagavano delle guardie speciali per controllare i propri terreni in caso di disordini. Un documento, ritrovato in una proprietà nei pressi della Cattedrale di Saint Paul a Londra, riporta che le guardie lavoravano dal giorno di Natale alla Dodicesima Notte e venivano ricompensate con “un bel fuoco nella sala grande, una pagnotta bianca, un piatto caldo e un gallone di birra [al giorno]” (traduzione di una citazione in Gies, 208). Anche se bere così tanto era abbastanza comune e la birra non era particolarmente forte, con quattro litri e mezzo di birra in corpo è sorprendente come le guardie stesse non diventassero chiassose.

Tra gli intrattenimenti più raffinati risaltavano i racconti dei monaci che giravano di casa in casa recitando e raccontando episodi tratti dalla Bibbia, in particolare, quelli che trattavano temi relativi alla festività natalizia come il Massacro degli Innocenti da parte di Erode. Similmente, le gilde medievali organizzavano sfilate di carri attraverso le strade delle città, mentre le persone si travestivano come i personaggi delle storie natalizie della Bibbia. Anche gli artisti delle commedie natalizie conosciuti come mimi andavano per le strade accompagnati da musici. A volte più di 100 festaioli si vestivano con costumi stravaganti, potevano travestirsi da signori, cardinali e cavalieri, e si azzardavano a entrare nelle case delle persone per danzare e giocare a dadi. In cambio di cibo e bevande per il loro spettacolo, i mimi spesso recitavano brevi opere con scene di leggende a tutti familiari, come quella di San Giorgio e il Drago.

Si giocava a carte e dadi (spesso scommettendo) o a giochi da tavolo come gli scacchi, la dama, il backgammon e il Mulino. Un altro gioco tradizionalmente natalizio era il "re del fagiolo": in questo gioco, la persona che trovava il fagiolo nascosto all'interno di una fetta di pane o di una torta, preparata per l'occasione, diventava re o regina della festa. Questa persona aveva l'onore di comandare tutti gli altri alla tavola, che spesso dovevano imitare le azioni che il re o la regina compivano. Vi si giocava solitamente durante la Dodicesima Notte ed era un esempio della ben collaudata comicità causata dall'inversione di ruoli che risaliva alla festività pagana dei Saturnalia.

Medieval Children Snowballing
Bambini medievali a palle di neve
Unknown Artist (Public Domain)

Anche dopo che il pranzo natalizio era terminato si bevevano vino e birra, si cantavano canzoni, inclusi canti natalizi, e si ballava in gruppo al suono della musica di flauti, liuti e tamburi. Acrobati professionisti e giullari (menestrelli) si esibivano con i loro trucchi e recitavano versi spiritosi. Venivano raccontate storie popolari, abbellite e riproposte ogni anno, si tenevano spettacoli con i pupazzi e si giocava ai giochi di società, alcuni dei quali sono giunti fino ai giorni nostri come mosca cieca e il gioco dei quattro cantoni. Un altro gioco era "Il re non mente", nel quale il "Re della festa" faceva una domanda ai propri ospiti che, se rispondevano onestamente, potevano porre una domanda a loro volta. Questi giochi erano un'occasione per mostrare la propria arguzia e la propria abilità nei giochi di parole, per prendere in giro un amico o per scoprire i sentimenti della persona amata.

Per i più energici c'erano prove di forza, il tiro con l'arco, la lotta, il bowling, l'hockey e il calcio medievale, che ancora con poche, o quasi nessuna regola, aveva l'obiettivo di portare la palla in un punto preciso. Scivolare sul lago ghiacciato era un'altra popolare attività invernale. In alternativa, legandosi ai piedi la tibia di un cavallo e utilizzando un'asta per darsi la spinta, i più coraggiosi potevano provare il pattinaggio sul ghiaccio.

La fine delle vacanze

Il ritorno alla quotidiana vita lavorativa doveva essere uno choc dopo il lungo periodo di vacanze, ma i contadini organizzavano una gara con gli aratri per celebrare il primo lunedì dopo l'Epifania, chiamato “Lunedì dell'aratro”. Un'altra tradizione, che probabilmente aveva sempre lo scopo di alleviare il ritorno alle fatiche quotidiane, si teneva il 7 gennaio. Conosciuta come Saint Distaff's Day (il giorno dei lavori femminili), era un "giorno di divertimenti, un'occasione per creare 'caos' e 'per sfide comiche tra i sessi', gli uomini davano fuoco ai vestiti delle donne e le donne si assicuravano che gli uomini fossero inzuppati per bene" (Leyser, 225).

Info traduttore

Valentina Pesci
Mi sono laureata in lingue e traduzione all'Università di Modena e Reggio Emilia, traduco dall’inglese e dallo spagnolo. Ho alcune esperienze nel campo della traduzione letteraria. Sono appassionata di letteratura, storia e arte.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2018, dicembre 01). Il Natale nel Medioevo [A Medieval Christmas]. (V. Pesci, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1288/il-natale-nel-medioevo/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Il Natale nel Medioevo." Tradotto da Valentina Pesci. World History Encyclopedia. Modificato il dicembre 01, 2018. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1288/il-natale-nel-medioevo/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Il Natale nel Medioevo." Tradotto da Valentina Pesci. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 01 dic 2018. Web. 21 dic 2024.