Intervista: Il misterioso collasso dell'Età del Bronzo, con Eric Cline

Articolo

James Blake Wiener
da , tradotto da Medea Santonocito
pubblicato il 19 settembre 2019
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Turco
Ascolta questo articolo
X
Stampa l'articolo

Il declino delle civiltà che popolarono il Mediterraneo e il Vicino Oriente durante la tarda Età del Bronzo è da secoli un enigma che lascia perplessi sia gli storici che gli archeologi. Mentre in molti hanno attribuito il collasso di queste numerose civiltà ai misteriosi Popoli del Mare, il prof. Eric H. Cline (ex direttore del Dipartimento di Lingue e Culture classiche e vicino-orientali della George Washington University) ci offre uno scenario più complesso e variegato, approfondendo la questione nel suo libro intitolato 1177 BC: The Year Civilization Collapsed (edizione italiana, 1177 a.C. Il collasso delle civiltà).

Nel 2015, in un'intervista con James Blake Wiener di Ancient History Encyclopedia, il prof. Eric H. Cline ha parlato delle circostanze che portarono al declino la realtà cosmopolita della tarda Età del Bronzo.

Lion Gate at Hattusa
La Porta dei Leoni ad Hattusa
Carole Raddato (CC BY-SA)

JBW: Benvenuto ad Ancient History Encyclopedia (AHE), professor Cline. È un piacere poter parlare con lei di 1177 a.C. Il collasso delle civiltà; il libro è entrato subito nella mia lista di lettura sin dalla sua pubblicazione nel 2014 e finalmente posso dire di aver avuto l'opportunità di leggerlo!

In 1177 a.C. lei ricostruisce i legami sociali, economici e culturali che esistettero fra le civiltà del Mediterraneo orientale e del Vicino Oriente (Egitto, Creta minoica, Grecia micenea, Impero ittita, Mitanni, Assiria e Babilonia cassita) nonché la loro rovinosa scomparsa avvenuta durante il II millennio a.C. Ho il sospetto che lei abbia da sempre voluto scrivere questo libro, però vorrei sapere che cosa in particolare riguardo al collasso dell'Età del Bronzo la ha incuriosita a tal punto da scrivere 1177 a.C.? Ha a che fare con i suoi precedenti scavi archeologici a Tel Kabri e Megiddo in Israele?

la necessità di trovare una singola causa per eventi così catastrofici sembra essere il frutto di un bisogno umano moderno, ossia trovare una spiegazione facile il più spesso possibile.

EHC: In realtà lo stimolo a scrivere un libro riguardo a questo argomento è giunto dal sig. Rob Tempio della Princeton University Press. Nel 2007 mi fece visita a Washington D.C. e mi chiese se avessi voluto scrivere un libro sul collasso dell'Età del Bronzo. Gli dissi che la mia idea era in realtà quella di raccontare ciò che era scomparso, visto che la tarda Età del Bronzo e le culture che erano fiorite nell'area dell'Egeo e del Mediterraneo orientale tra il 1700 a.C. e il 1200 a.C. mi hanno da sempre affascinato.

Così decidemmo che io avrei scritto un libro su entrambe le questioni. Per questo motivo il lavoro comincia e termina con delle riflessioni riguardo al collasso, ma nella parte centrale del libro si torna indietro di qualche secolo per dare al lettore un'idea chiara di ciò che esisteva prima che tutto crollasse. È un approccio che mi piace perché permette di inserire tale collasso all'interno del suo contesto più generale e, così facendo, chi legge saprà esattamente quanto andò perduto. Quindi, no, la nascita di 1177 a.C. non ha avuto niente a che vedere con i miei lavori a Kabri o a Megiddo. Tuttavia, ora mi sto dedicando a un libro che tratta nello specifico di Megiddo e che verrà pubblicato dalla Princeton University Press. (Aggiungo che è in preparazione anche un volume curato in collaborazione con il prof. Assaf Yasur-Landau sui nostri scavi a Kabri, che verrà pubblicato prossimamente per Brill edizioni.)

JBW: La sua tesi è che questi imperi crollarono a causa di una combinazione di fattori: cataclismi naturali come terremoti e siccità prolungate, invasioni esterne e migrazioni, rivolte interne e un netto calo del commercio internazionale. A sua volta tutto ciò portò a una frammentazione politica nonché a notevoli cambiamenti culturali.

Professor Cline, come mai le precedenti generazioni di studiosi sono state così propense a trovare una spiegazione unica per il declino delle civiltà dell'Età del Bronzo? In passato molti di essi hanno dato la colpa di questo collasso ai Popoli del Mare, la cui identità rimane un mistero. Ciò è alquanto bizzarro se consideriamo il declino degli imperi dell'entroterra, come la Babilonia cassita, l'Assiria o Elam, i quali non furono interessati dalle azioni dei Popoli del Mare.

Bronze Age Mediterranean Invasions & Migrations
Invasioni e migrazioni nel Mediterraneo dell'Età del Bronzo
Alexikoua (CC BY-SA)

EHC: La necessità di trovare un'unica causa per spiegare eventi così catastrofici sembra essere il frutto di un bisogno umano moderno, ossia quello di trovare una spiegazione facile il più spesso possibile. Sta di fatto che alcuni membri del pubblico che hanno lasciato una recensione del libro su Amazon sembrano proprio aspettarsi una spiegazione del genere e, anzi, sono quasi offesi dal fatto che io abbia esaminato le varie prove in modo obiettivo per giungere alla conclusione che una soluzione unica non esiste. Io credo sia molto più interessante approfondire una situazione legata a molteplici fattori, poiché in tal caso affidarsi al rasoio di Occam (ossia il principio secondo cui la soluzione più semplice è quella più probabile) non sarebbe abbastanza. Anche se penso sia stato logico per gli studiosi del passato, come Gaston Maspero e altri, attribuire la responsabilità ai Popoli del Mare, è anche vero che essi si basarono soltanto sulle inscrizioni di Ramses III a Medinet Habu. Ma è chiaro da molto tempo che fu necessaria più di una singola causa per far entrare in crisi le civiltà dell'Età del Bronzo. Come lei faceva notare, il semplice fatto che anche gli imperi situati nell'entroterra (la Babilonia cassita, Elam e l'Assiria) siano crollati dimostra che non possiamo dare la colpa di tutto ai Popoli del Mare - per quanto vorremmo fosse così semplice.

ci sono sia prove dirette che circostanziali a conferma di cambiamenti climatici, siccità, carestie, terremoti, invasioni e rivolte interne; tutte risalenti all'incirca a quel periodo.

Pertanto, la mia tesi principale è che ci dev'essere stata una "tempesta perfetta", una serie di eventi calamitosi che rappresentarono una svolta e portarono al declino le civiltà della tarda Età del Bronzo poco dopo il 1200 a.C. Esistono sia prove dirette che circostanziali a conferma di cambiamenti climatici, siccità, carestie, terremoti, invasioni e rivolte interne; tutte risalenti all'incirca a quel periodo. In termini d'importanza, classificherei tali cause nello stesso ordine: cambiamenti climatici, siccità e carestie, terremoti, invasioni e ribellioni interne. Nonostante l'uomo sia ripetutamente sopravvissuto a simili catastrofi prese singolarmente, come nel caso di periodi di siccità o di ricostruzioni post-terremoto, che cosa succederebbe se tutti questi eventi accadessero simultaneamente o in rapida successione?

Sarebbe difficile sopravvivere alle calamità menzionate se tutte, o gran parte di esse, si verificassero nello stesso tempo, come sembra essere successo proprio tra il 1225 a.C. e il 1175 a.C. È per questo motivo - sono convinto - che le civiltà della tarda Età del Bronzo sono crollate: non sono riuscite a superare indenni una "tempesta perfetta" rappresentata da una serie di cataclismi quasi simultanei, ognuno dei quali amplificò e moltiplicò gli effetti di quello precedente; finché, disastro dopo disastro, l'intero sistema non cadde. Quello a cui si assistette fu un collasso del sistema, ossia la fine di imperi e regni che avevano prosperato per centinaia di anni. A questa fase seguirono i primi veri "secoli bui" della storia, che interessarono l'area del Mediterraneo e della Mesopotamia.

JBW: Il 1177 a.C. fu l'anno in cui Ramses III d'Egitto (al potere dal 1186 al 1155 a.C.) sconfisse i Popoli del Mare per la seconda volta, durante la cosiddetta Battaglia del Delta. (La battaglia di Djahy, che aveva già visto affrontarsi Egizi e Popoli del Mare, si era verificata pochi anni prima.) Lei definisce tale episodio come una "vittoria pirrica" che pose simbolicamente fine alla rete commerciale, culturale e di potere che aveva caratterizzato l'Età del Bronzo. Dopo aver combattuto per la propria sopravvivenza, prevalendo sui Popoli del Mare, lo stesso Egitto entrò in un periodo di marcato declino.

Eppure nel suo libro lei sostiene che tale crisi cominciò a intravedersi già a partire dal 1250 a.C., oppure più tardi, dal 1130 a.C., a seconda dell'area geografica. Qual è allora l'importanza del 1177 a.C. per comprendere il collasso dell'Età del Bronzo? Perché ha scelto d'inserire tale data nel titolo del suo libro?

EHC: È vero che c'è voluto circa un secolo perché tutto entrasse in crisi, ma il 1177 a.C. è un buon punto di riferimento: come diceva, fu l'anno in cui i Popoli del Mare invasero l'Egitto per la seconda volta; inoltre, numerose città della Cananea, dell'Anatolia e della Grecia erano a quel punto già in declino, se non addirittura distrutte. Di conseguenza uso il "1177 a.C." come fosse un'abbreviazione che sta a rappresentare il collasso della tarda Età del Bronzo, allo stesso modo in cui il "476 d.C." è la data simbolo della caduta dell'Impero romano; sappiamo che nessuno dei due episodi si verificò esattamente in quell'anno ma, ciò nonostante, si capisce che si tratta di due date rappresentative. Come dico nel libro, nella mia mente il 1177 a.C. "è un punto di riferimento accettabile, che ci permette di fissare una data ben definita in quello che altrimenti è un periodo alquanto vago, ma allo stesso tempo un momento cruciale nonché la fine di un'epoca". Ci sono un paio di frasi nel libro che forse esprimono meglio quest'idea e cioè che "il mondo del 1200 a.C. era molto diverso da quello del 1100 a.C., ma del tutto differente da quello del 1000 a.C.". Il problema è che questo non sarebbe stato un titolo abbastanza conciso.

Ramesses III
Ramses III
Unknown Artist (Public Domain)

JBW: Oltre a citare le più recenti ricerche archeologiche, lei fa uso anche di altre importanti fonti primarie nel suo lavoro, come la meticolosa corrispondenza diplomatica dell'archivio di Amarna, le tavolette in Lineare B di Pylos e Cnosso in Grecia, più alcuni testi da Ugarit. Fra queste fonti mi hanno particolarmente incuriosito i testi provenienti da Ugarit. Potrebbe dirci qualcosa riguardo ai documenti ritrovati in questa città-stato e qual è stata la loro importanza ai fini della ricerca presentata nel libro?

EHC: Anch'io sono molto affascinato dai testi di Ugarit. Per quasi tutta la mia carriera ho dedicato i miei studi soprattutto alla corrispondenza reale proveniente da Mari (Siria), risalente all'incirca al 1800 a.C., e a quella di Amarna (Egitto), databile intorno al 1350 a.C. Ciò nonostante, i testi di Ugarit, soprattutto quelli composti fra il XIV e il XII secolo a.C., gettano luce non solo sulle attività dei sovrani ma anche sugli affari dei mercanti e persino dei singoli individui. Gli scavi di Ugarit ci hanno restituito numerosi archivi, sia appartenenti al palazzo reale che alle case private di alcuni ricchi mercanti di cui conosciamo i nomi: "Urtenu", "Yabninu" e "Rapanu".

Le prime tavolette sono state rinvenute negli anni Cinquanta del XX secolo e gli ultimi ritrovamenti sono stati fatti fra il 1994 e il 2002. Tali testi ci rivelano dettagli di qualsiasi tipo, come ad esempio il fatto che un mercante di nome "Sinaranu" inviò una nave da Ugarit a Creta, destinata a rientrare carica di olio d'oliva, cereali e birra. In particolare, scopriamo che la nave venne esentata dalle tasse sulle importazioni una volta ritornata a Ugarit - credo si tratti del primo caso documentato di esenzione fiscale per un'impresa! Le tavolette di Ugarit fanno luce anche sulle reti sociali dell'epoca, permettendoci di costruire diagrammi e analizzare i legami presenti fra gli individui, sia nella città che nei regni più distanti.

Entrance to the Royal Palace at Ugarit
L'ingresso del Palazzo Reale di Ugarit
Disdero (CC BY)

Ancora più importante dal punto di vista del collasso in questione è che lo scambio di lettere e tavolette proseguì fino alle fasi finali dell'esistenza della città, così che siamo in grado di avere un'immagine dei suoi ultimi giorni fra il 1190 e il 1185 a.C. Inoltre, i testi parlano chiaramente dell'avvicinamento di navi nemiche, della devastazione dei campi, della siccità e conseguente carestia. Si tratta di prove scritte e testuali a conferma di una moltitudine di calamità, e non di semplici deduzioni basate sui resti archeologici! Sfortunatamente non ci vengono forniti dettagli riguardanti l'identità degli invasori o la provenienza delle navi nemiche, perciò non sappiamo con certezza se gli aggressori in questione fossero i cosiddetti Popoli del Mare oppure no (anche se con buona probabilità lo erano).

JBW: Professore, spero che possa concedermi la seguente domanda: chi erano i Popoli del Mare secondo lei? In base alle nostre conoscenze, i Popoli del Mare furono un insieme di genti con origini diverse, popoli che migrarono, razziarono e si stabilirono sulle coste del Mediterraneo orientale. Ha qualcosa da aggiungere? Saremo mai in grado di scoprire la loro vera identità?

EHC: La sua è una domanda eccellente, tuttavia non abbiamo alcuna risposta certa. Penso che alcune di queste popolazioni provenissero dalla Sicilia, dalla Sardegna e dall'Italia meridionale (due gruppi hanno il nome di Shekelesh e Shardana, il cui suono rimanda a quelle terre), ma altre devono essersi aggiunte strada facendo lungo le rotte che attraversavano il Mediterraneo da occidente a oriente. Pertanto, fra i cosiddetti Popoli del Mare potrebbero esserci stati ulteriori gruppi provenienti dall'odierna Grecia o dalla Turchia.

Overview of Alacahöyük Hittite Settlement
Vista sull'insediamento ittita di Alacahöyük
Carole Raddato (CC BY-NC-SA)

Dobbiamo ancora identificare con sicurezza la loro madrepatria, ma credo che prima o poi giungeremo a tale risultato. Potrebbe essere una questione di formulare un elenco di criteri da seguire al fine di capire il luogo, o i luoghi, da cui avrebbero potuto provenire e quindi sapere dove eseguire degli scavi. Sono convinto che una volta iniziata seriamente la ricerca, le prove cominceranno a venire allo scoperto.

JBW: Volevo chiederle se ci furono gruppi o entità politiche che trassero beneficio dal collasso della tarda Età del Bronzo? Rispetto a molti altri, sembra che le cose siano andate meglio per le città-stato fenicie e per gli Aramei.

EHC: Ebbene il principale lascito sono stati proprio i Filistei e la loro cultura, dal momento che il gruppo appartenente ai Popoli del Mare che gli Egizi chiamavano Peleset corrisponde probabilmente ai Filistei della Bibbia. Essi parvero stabilirsi nella regione della Cananea, assimilandosi con i locali, poco prima dell'ascesa d'Israele. Ciò vale anche per gli Aramei, ma furono in particolare i Fenici e gli Israeliti a beneficiare più di tutti del collasso dell'Età del Bronzo.

Secondo la mia interpretazione, tutti questi gruppi riuscirono davvero a "mettere radici", per così dire, nelle regioni della Cananea da cui gli Egizi e gli Ittiti si erano ritirati: soprattutto Israele, Libano e Siria. Per dirla con altre parole, penso che gli Israeliti, i Fenici, gli Aramei e i Filistei trassero vantaggio dal vuoto di potere che si era venuto a creare in seguito al declino delle grandi potenze. Non sarebbe stato assolutamente possibile per uno qualsiasi di questi gruppi stabilirsi nell'area se gli Egizi, gli Ittiti o i Cananei avessero avuto la stessa forza che possedevano nel XIII secolo a.C. Gli eventi catastrofici agli inizi del XII secolo a.C. fecero la differenza.

JBW: Professor Cline, la ringrazio per averci parlato di 1177 a.C., e le auguro di avere molte affascinanti avventure durante le sue ricerche future! Forse potremmo incontrarci nuovamente per parlare del suo prossimo libro?

EHC: Sarebbe un piacere, James! Grazie per avermi invitato a parlare di 1177 a.C. con Ancient History Encyclopedia.

Eric H. Cline è docente di Lettere classiche e Antropologia, ex direttore del Dipartimento di Lingue e Culture classiche e vicino-orientali della George Washington University nonché attuale direttore del Capitol Archaeological Institute della GWU. È un Esploratore della National Geographic, un borsista Fulbright, un professore e autore pluripremiato. Da dieci anni ricopre anche il ruolo di tutor per gli studenti triennali di archeologia della George Washington University e dal 2001 ha supervisionato il lavoro di 132 laureandi, di cui quasi la metà ha proseguito gli studi presso importanti scuole di specializzazione in archeologia e in ambiti affini ad Harvard, Yale, Cornell, Johns Hopkins, Berkeley, Oxford, Cambridge, University College London. Dopo una formazione in storia antica e archeologia, il prof. Cline ha approfondito gli studi in archeologia biblica, storia militare del mondo mediterraneo dall'antichità ad oggi e relazioni internazionali fra Grecia, Egitto e Vicino Oriente durante la tarda Età del Bronzo (1700 - 1100 a.C.). Il prof. Cline è un archeologo attivo sul campo dal 1980, con alle spalle 30 stagioni di scavo e indagini in Israele, Egitto, Giordania, Cipro, Grecia, Creta e negli Stati Uniti. Attualmente co-dirige gli scavi di Megiddo (Armageddon) e di Tel Kabri in Israele. Il libro 1177 BC: The Year Civilization Collapsed è stato già tradotto in francese, italiano, spagnolo e olandese, e a breve seguiranno traduzioni in altre sei lingue. Nel 2014 il libro ha vinto l'"Award for the Best Popular Book" della American School of Oriental Research; è stato nominato dal New York Post come uno dei migliori libri dell'anno; è apparso nelle classifiche dei bestseller di Canada e Francia; nel 2015 ha ricevuto una Menzione d'Onore nella categoria Archeologia & Antropologia al PROSE Award dell'Association of American Publishers e nello stesso anno è stato candidato al Premio Pulitzer.

Bibliografia

World History Encyclopedia è un associato Amazon e guadagna una commissione sugli acquisti di libri qualificati.

Info traduttore

Medea Santonocito
Traduttrice con uno spiccato interesse per la storia e il patrimonio culturale, ha lavorato per diversi enti e associazioni culturali. Nel tempo libero scrive articoli online di vario argomento. Attualmente risiede in Scozia.

Info autore

James Blake Wiener
James è uno scrittore ed ex professore di Storia. Ha una laurea specialistica (MA) in World History, incentrata soprattutto sugli scambi interculturali e sulla storia mondiale. È uno dei co-fondatori di World History Encyclopedia e ne è stato anche il Responsabile delle Comunicazioni.

Cita questo lavoro

Stile APA

Wiener, J. B. (2019, settembre 19). Intervista: Il misterioso collasso dell'Età del Bronzo, con Eric Cline [Interview: The Mysterious Bronze Age Collapse with Eric Cline]. (M. Santonocito, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1446/intervista-il-misterioso-collasso-delleta-del-bron/

Stile CHICAGO

Wiener, James Blake. "Intervista: Il misterioso collasso dell'Età del Bronzo, con Eric Cline." Tradotto da Medea Santonocito. World History Encyclopedia. Modificato il settembre 19, 2019. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1446/intervista-il-misterioso-collasso-delleta-del-bron/.

Stile MLA

Wiener, James Blake. "Intervista: Il misterioso collasso dell'Età del Bronzo, con Eric Cline." Tradotto da Medea Santonocito. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 19 set 2019. Web. 03 dic 2024.