Profezia Vichinga: Il Poema Völuspá dell'Edda Poetica

Articolo

Irina-Maria Manea
da , tradotto da Francesco Ruggiero
pubblicato il 23 febbraio 2021
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Spagnolo
Ascolta questo articolo
X
Stampa l'articolo

Il Völuspá (in antico norvegese: Vǫluspá) è un poema medievale dell'Edda poetica, che descrive come si sarebbe formato e come sarebbe finito il mondo, secondo la mitologia norrena. La storia, di circa 60 stanze, è raccontata da una veggente o völva (in antico norvegese: vǫlva, chiamata anche spákona, ‘donna veggente’), convocata dal dio Odino, maestro di magia e conoscenza. Secondo questo testo letterario, all'inizio del mondo c’era il nulla, fino a quando gli dèi non crearono i nove regni della cosmologia norrena, collegati in qualche modo dall'albero del mondo, Yggdrasil.

Odin & Mime
Odino e Mímir
Dagfin Werenskiold (CC BY-NC)

Nello stesso tempo, il destino del tutto venne scolpito nella pietra da un gruppo di veggenti. All'inizio, due famiglie di dèi furono coinvolte in una guerra, che terminò con una tregua e con un muro attorno alla loro cittadella divina di Asgard. Tuttavia, essi non avrebbero vissuto in pace per sempre, in quanto l'universo venne condannato sin dal momento stesso della sua creazione. Ogni dio ha un nemico specifico, contro cui combatterà, e molti di loro saranno sconfitti, incluso Odino, il dio principale.

Contesto

La prima poesia, nella raccolta di poesie conosciuta come Edda, è il Völuspá, che significa: «la profezia della völva».

Gli uomini del Nord dell'VIII o del IX secolo, che di solito chiamiamo Vichinghi, non avevano davvero alcuna fonte scritta per la loro religione. Essi scolpirono alcune immagini nella pietra, realizzarono degli idoli di legno e recitarono delle poesie, su ciò che pensavano fosse il mondo. Alcuni secoli dopo l'era di questi audaci marinai, commercianti ed esploratori, alcuni islandesi misero per iscritto tali poesie, ricordate dagli antenati. Questa raccolta di poesie si chiama Edda, la nostra più preziosa fonte di informazioni su quali fossero i miti degli Uomini del Nord.

Essa è scritta in norvegese antico, la lingua che si parlava in Islanda, Norvegia, Svezia e Danimarca fino al XV secolo. Questi poemi si trovano in due manoscritti: il Codex Regius (il «Libro del Re») e un altro libro chiamato Hauksbók; ma l'ordine delle stanze - i gruppi da quattro versi che compongono i poemi - sembra più logico nel primo libro. Il primo poema della raccolta è il Völuspá, che significa «la profezia della völva». Snorri Sturluson, uno studioso islandese del XIII secolo, scrisse anche una versione di questi racconti, citando nel suo libro gran parte di quei poemi. La versione che lui conosceva, tuttavia, sembra diversa, e ciò indica che i poemi dell'Edda erano molto popolari tra i vichinghi.

Codex Regius of the Poetic Edda
Codex Regius dell'Edda poetica
Unknown (Public Domain)

Come nacque il mondo

Secondo il Völuspá, Odino, il capo degli dèi Æsir, come veniva chiamata la famiglia divina più importante e più potente, era sempre bramoso di conoscere. Egli chiese a una völva, un'antica veggente, di alzarsi dalla tomba e di raccontare le storie del passato a lui, il padre dei caduti (Valfǫþr) - in quanto è proprio lui che porta i guerrieri nella sua famosa sala del Valhalla. Lei gli risponde menzionando i nove mondi che compongono l'universo e l’albero Yggdrasil, e gli parla anche di Ymir, un gigante dalle cui membra è stato creato l'universo. All'inizio dei tempi, ci fu un «enorme abisso» (Hildebrand, stanza 3). La creazione dell'universo sembra esser stata opera dei figli di Borr: Odino e i suoi fratelli Vili e Vé, di cui conosciamo i nomi grazie a un'altra poesia, chiamata Lokasenna. I tre fratelli plasmarono la terra, presero i loro seggi nell'Assemblea e poi nominarono le stelle nei cieli, dando così un ordine all'universo. Gli dèi si incontrarono a Ithavoll, un luogo misterioso menzionato solo due volte nel poema, dove essi fondavano fucine, costruivano strumenti e allestivano templi.

L'esito della guerra tra le famiglie divine degli Æsir e dei Vanir fu che tutti gli dèi ricevettero lo stesso diritto all’adorazione.

Nella loro dimora, arrivarono tre ancelle giganti - un possibile riferimento alle Norne, che erano creature ancor più potenti degli dèi, poiché decidevano il destino di tutti. Venne tenuto un consiglio, durante il quale venne fornito un catalogo della razza dei nani; pochissimi di loro sono menzionati altrove. Uno di loro, Gandalf, venne trasformato in un mago da Tolkien in «Il Signore degli Anelli». Un altro nome importante è quello di Dvalin, che sembra abbia dato ai nani delle rune magiche che li resero molto abili, come racconta la seconda poesia dell'Edda, l'Hávamál. Poi, abbiamo Andvari che, in una poesia chiamata Reginsmál, racconta di come Loki, il dio imbroglione, lo derubò della sua ricchezza, inducendolo a maledire il tesoro che portò alla morte di Sigurd. Quest’ultimo è il tragico eroe leggendario, che uccise un drago con un tesoro maledetto e che ispirò molti autori - tra cui, ancora una volta, Tolkien. Dopo questa sezione, con molti nani, tre dèi - Odino, Hönir e Lothur - continuarono il loro lavoro e crearono l'umanità da due alberi, il frassino e l’olmo (Ask ed Embla). I fati riappaiono nella stanza 20, dove essi scolpiscono rune su legno e promulgano leggi.

La profetessa racconta poi quella che lei ricorda come la prima guerra nel mondo, tra le famiglie divine degli Æsir e dei Vanir. Quest’ultima famiglia è piuttosto legata alla fertilità e alla prosperità, anche se va detto che le divinità nordiche, in generale, non possono esser limitate a caratteristiche ben definite. In ogni caso, la storia nel Völuspá menziona la dea Gollveig («Potenza dell'oro») quale motivo della guerra, poiché ella fu accusata di sedurre gli dèi. Il risultato di questa guerra fu che tutti gli dèi ricevettero lo stesso diritto all’adorazione, il che è forse un'allusione all'accettazione di altre divinità regionali, nel loro sistema di credenze.

Thor Battling Giants
Thor che combatte contro i Giganti
Mårten Eskil Winge (Public Domain)

Con un rapido cambio di argomento, possiamo quindi dare un'occhiata ad altri importanti eventi mitici, come la ricostruzione di Asgard, la fortezza di Odino e della sua famiglia, e forse uno dei nove mondi di cui parlava la profetessa. Quando il gigante, incaricato di tale compito, richiede come ricompensa Freyja, la dea dell'amore, Loki è invitato a giocargli uno scherzo, per evitare che ciò accada. Come previsto, il gigante finisce ucciso da Thor, il più potente degli dèi, che fa infuriare i giganti che combattono con bramosia contro gli Æsir. I giganti erano infatti un'altra famiglia di dèi - il loro nome non si riferisce alle loro dimensioni - e molti di costoro erano romanticamente legati agli dèi della famiglia degli Æsir.

La fine del mondo

«Vuoi saperne di più?» (Hildebrand, stanze 27, 29, 34, 35, 39, 41, 48, 62). Questa domanda appare periodicamente, ricordandoci che Odino è il dio che cerca sempre di acquisire conoscenza. Il corno di Heimdall, che annuncerà la battaglia finale, è nascosto sotto l'albero sacro, dove troviamo un altro oggetto curioso, vale a dire l'occhio di Odino. Egli sacrificò il proprio occhio allo spirito Mímir, per ottenere più saggezza. Sembra che l’occhio sia stato poi utilizzato come recipiente per bere. Dopo esser stata ricompensata dal dio con anelli e collane, la völva prosegue con la vera profezia del poema. Ella vede le valchirie radunarsi, in modo da unirsi ai ranghi degli dèi per la battaglia finale. Le valchirie sono le donne guerriere, incaricate da Odino di raccogliere i coraggiosi combattenti morti in battaglia e di portarli a lui. Il loro nome in realtà significa: «le selezionatrici dei caduti».

Prima di questo grande evento, i cui destini devono esser compiuti, ci viene in mente la catastrofe che si rivelò la morte di Baldr, l'amato, giusto e innocente figlio di Odino e Frigg. Maggiori dettagli su questo evento si trovano in una poesia particolare, Baldrs Draumar. Frigg chiese a tutte le creature di giurare di non far del male a Baldr, cosa che tutte fecero, tranne il fratello cieco di Baldr, che scagliò del vischio contro di lui, sotto la guida di Loki. Dopo che Baldr fu ucciso con la freccia in vischio, Loki fu punito, e abbiamo un'immagine più completa della sua punizione nel manoscritto di Hauksbók: costui fu legato a una roccia con le viscere di suo figlio Narfi, sbranato dall'altro figlio Vali, con un serpente gocciolante veleno su di lui e sulla sua fedele moglie, che cerca di raccoglierlo in una ciotola.

Loki's Punishment
Punizione di Loki
Christoffer Wilhelm Eckersberg (scanned by Gudrun) (Public Domain)

Dopo aver descritto le case degli spaventosi nemici degli dèi, tra i quali non solo giganti e nani, ma anche i malvagi morti del regno Nastrond («filamento-di-cadavere») di Hel, la völva avverte di un altro segno di distruzione: il furto della luna. Non sarebbe sbagliato interpretare questo come un'eclissi. La battaglia finale sarà annunciata dai due galli apocalittici: Fjalar e Gollinkambi. Forse, uno degli ultimi segni dell’imminente destino sarà la fuga di Fenrir il lupo, quello tenuto in catene dal sacrificio del dio Tyr, che si lasciò mordere la mano da quella bestia. Verranno tempi bui: «Età del vento, età del lupo / presto il mondo cadrà / nemmeno gli uomini / si risparmieranno l'un l'altro» (Hildebrand, stanza 45). Odino, non importa quanta saggezza abbia raccolto, sarà comunque ucciso da Fenrir. Yggdrasil sta tremando.

Il nome «ragna røk», Ragnarök, usato per descrivere questo grande evento, può essere tradotto come il «destino degli dèi» e si trova citato nella stanza 50. Altri elementi del caos includono: Hrym, il capo dei giganti; Midgardsorm, il serpente marino che circonda il mondo; e Naglfar, la terrificante nave fatta di unghie di uomini morti. Il gigante Surt porta il fuoco dal sud e combatte il dio della prosperità Freyr, mentre Odino compie il suo destino davanti alla sua sfortunata moglie Frigg. Anche Thor, figlio di Odino e della terra, è destinato a cadere in questa grande battaglia contro il serpente marino, che lo ucciderà con il suo alito velenoso. L'apocalisse prende slancio dopo l'episodio che coinvolge il più popolare degli dèi, poiché: «Il sole diventa nero / la terra sprofonda nel mare / le stelle calde vengono fatte precipitare / dal cielo» (Hildebrand, stanza 57).

Ragnarök
Ragnarök
Johannes Gehrts (Public Domain)

Conclusioni

È questa davvero la fine, con l'umanità perduta e gli dèi sconfitti? No; secondo il poema, il mondo risorgerà, perché ci sono ancora alcuni dèi che si riuniscono e che parlano dei recenti eventi e della caduta di Odino, il maestro delle rune. Suo figlio Baldr ritornerà, i campi saranno di nuovo pieni di frutti maturi e i nipoti di Odino dimorano in cielo. Sulla montagna Gimle, si può vedere una grande sala dorata, al cui interno c’è un potente sovrano senza nome.

Sembra una storia piuttosto intensa ma, come molti altri aspetti della mitologia norrena, mancano molti pezzi del puzzle ed è stato suggerito molte volte che il cristianesimo potrebbe aver influenzato l'ultima parte del poema. Sebbene sia difficile da chiarire, il poeta era molto probabilmente un pagano, come suggerito dal tono, dalle immagini, dalle caratteristiche del linguaggio arcaico e dallo stile del poema. Va anche detto che gran parte del mito nordico della creazione e della distruzione, che permane anche nell’attuale cultura popolare, deriva in realtà dall'interpretazione di Snorri, che trasforma tutti quegli accenni del poema in una storia molto più coerente.

Il poema originale, il Völuspá, potrebbe sembrare piuttosto misterioso, sia per noi che per gli islandesi del tardo medioevo, ma non per le persone a cui era destinato. D'altra parte, esso ha un'unità che manca a molti degli altri poemi, gettando un'ombra di dubbio sul fatto che i miti presentati siano davvero autentici o se l'autore li abbia abbelliti o vi abbia aggiunto i propri pensieri. Dopotutto, la mitologia è soggetta per sua natura a creative reinterpretazioni. Gli stessi Uomini del Nord probabilmente immaginavano i loro principali eventi mitici in modi diversi rispetto a noi oggi. Non è chiaro se costoro stessero davvero pensando a una rinascita, successiva a quel distruttivo evento finale, il Ragnarök. La storia del loro universo va in una direzione chiara e nessuno potrebbe far nulla per impedirne la distruzione. Cosa restava da fare? Combattere con dignità, fino alla fine.

Bibliografia

World History Encyclopedia è un associato Amazon e guadagna una commissione sugli acquisti di libri qualificati.

Info traduttore

Francesco Ruggiero
Sono un traduttore (Eng>Ita) / editor / correttore di bozze / ghostwriter / trascrizionista.

Info autore

Irina-Maria Manea
Una mente curiosa e aperta, affascinata dal passato. Una storica, con un vivo interesse per il mito nordico e l'era vichinga, nonché insegnante di storia e istruttrice di lingue. Originaria di Bucarest, in Romania, ora residente in Sassonia, Germania.

Cita questo lavoro

Stile APA

Manea, I. (2021, febbraio 23). Profezia Vichinga: Il Poema Völuspá dell'Edda Poetica [Viking Prophecy: The Poem Völuspá of the Poetic Edda]. (F. Ruggiero, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1674/profezia-vichinga-il-poema-voluspa-delledda-poetic/

Stile CHICAGO

Manea, Irina-Maria. "Profezia Vichinga: Il Poema Völuspá dell'Edda Poetica." Tradotto da Francesco Ruggiero. World History Encyclopedia. Modificato il febbraio 23, 2021. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1674/profezia-vichinga-il-poema-voluspa-delledda-poetic/.

Stile MLA

Manea, Irina-Maria. "Profezia Vichinga: Il Poema Völuspá dell'Edda Poetica." Tradotto da Francesco Ruggiero. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 23 feb 2021. Web. 20 nov 2024.