Sette famigerate donne pirata

Articolo

Mark Cartwright
da , tradotto da Valentina Decembrini
pubblicato il 25 novembre 2021
Disponibile in altre lingue: Inglese, Olandese, Francese, Portoghese, Spagnolo, Turco
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In questo articolo daremo uno sguardo alle vite e alle azioni di sette famose donne pirata. C’è Teuta, la nemica balcana dell’antica Roma; Alwilda, la principessa scandinava che scelse una vita da criminale per i sette mari; Maria Lindsey, che terrorizzò l’Atlantico settentrionale; la pirata irlandese ed eroina popolare Grace O’Malley; la vedova Zheng Yi Sao, che guidò una vasta flotta pirata cinese; due figure dell’Età dell’Oro della pirateria (1690-1720) nei Caraibi: Anne Bonny e Mary Read.

Donne che solcavano i mari

Si potrebbe pensare che le donne che andavano per mare fossero una caso raro nella storia, ma non è necessariamente così. Molto dipende dal momento, dal luogo dalla cultura e, ovviamente, dalle occasioni. Capitava, ad esempio, che le mogli di capitani e ufficiali europei accompagnassero i loro mariti in mare su vascelli mercantili. Le mogli di uomini che erano stati coscritti su vascelli militari si intrufolavano a bordo delle navi e si rivelavano solo una volta che si trovavano in alto mare. Vi sono, inoltre, casi storici di donne che talvolta ingannavano i compagni sulle navi mercantili travestendosi da mozzi. Infine vi sono donne che lavoravano in mare insieme agli uomini e per secoli non sono state una visione così insolita sulle navi dedite alla pesca e alla caccia alle balene attraverso gli oceani. Le navi militari inglesi avevano spesso a bordo donne di servizio e, in alcune culture, soprattutto in Asia, le donne non erano solo marinai ma anche capitani di navi da pesca e vascelli mercantili.

A Female Pirate
Una donna pirata
Carolco Pictures (Copyright)

Quante di queste donne marinaio divennero pirati, è difficile a dirsi. Molti pirati nei Caraibi, ad esempio, avevano regole che proibivano severamente alle donne e ai mozzi di imbarcarsi sulle loro navi, per evitare litigi su favori sessuali o comportamenti violenti. Siamo comunque a conoscenza, da leggende, racconti popolari e fatti storici (attestati da fonti come gli atti dei processi) di alcuni specifici casi di donne pirata. Sappiamo anche che i vascelli pirata trasportavano anche mogli di pirati, che però non partecipavano alle battaglie e pertanto non vennero processate quando i mariti furono catturati. Infine vi sono quelle donne, anche sovrane, che pagavano gli uomini per commettere atti di pirateria a loro beneficio, sia per guadagno personale che per promuovere gli interessi della propria nazione. Ecco, dunque, le sette donne che hanno lasciato il segno nella lunga storia delle donne che solcavano i mari.

Teuta (III sec. a.C.)

Teuta era una regina degli Ardiei, una tribù illirica nei Balcani occidentali. Era conosciuta per la sua affiliazione con la pirateria ed ecco la sua storia. Seconda moglie del re Agrone (231 a.C.), dopo la morte del marito governò come reggente per conto del suo figliastro Pinne. Teuta proseguì la politica estera aggressiva del suo defunto marito, continuando l’assedio di Issa nel 230 e attaccando le navi nell’Adriatico con la sua flotta di navi rapide e leggere. I Romani inviarono ambasciatori alla corte di Teuta per negoziare la fine di quelli che consideravano atti di pirateria. Perlomeno questo è quello che ci racconta lo storico greco Polibio, nel II sec. a.C. A quel tempo, però, non si faceva molta distinzione tra pirateria e atti di guerra. Le navi di Teuta potrebbero aver attaccato alcune navi mercantili ma avevano anche attaccato obbiettivi militari come Corfù (Corcira) e le forze navali alleate di Achei ed Etoli.

Queen Teuta
La regina Teuta
Hyjnesha (CC BY-SA)

In seguto all’uccisione, da parte dei pirati Illiri, di alcuni ambasciatori che si trovavano in viaggio, Roma dichiarò guerra nel 229. È comunque difficile determinare il reale svolgimento degli eventi, per via delle fonti discordanti. Probabilmente li ambasciatori incontrarono Teuta e furono uccisi per suo ordine durante il viaggio di ritorno. Secondo Polibio, Teuta disse ai visitatori Romani che non poteva evitare che i suoi sudditi praticassero la pirateria, dal momento che era un’attività che svolgevano da sempre. È però anche possibile che i legati non abbiano mai incontrato la regina. Teuta fu infine tradita da Demetrio di Faro che trattò con i Romani offrendo in cambio il suo aiuto e Corfù (Corcira). I Romani uscirono vittoriosi dalla Prima guerra illirica nel 228, mentre il regno di Teuta si ridusse di dimensioni. Demetrio divenne il guardiano di Pinne e Teuta si ritirò a Rizone (oggi Risano, in Montenegro). La regina firmò un trattato di pace con Roma, promettendo di pagare regolare tributo e di non permettere a più di due delle sue navi “pirata” di navigare contemporaneamente a sud di Lisso (attuale Albania settentrionale).

Alwilda era molto brava nella pirateria e i suoi inseguimenti delle navi nel Baltico causavano un tale scompiglio che il re di Danimarca inviò delle truppe per catturarla.

Alwilda (V sec.)

Alwilda (chiamata anche Awilda o Alvilda) è una leggendaria donna pirata in quella che oggi è la Svezia, le cui azioni sono narrate nelle Imprese dei Dani scritte dal chierico Sassone il Grammatico (attivo tra il 1185 e il 1208). Alwilda iniziò a darsi alla pirateria nel V sec., quando rifiutò il matrimonio combinato con il principe ereditario Alf di Danimarca. Travestitasi da uomo, salpò con una nave insieme a un gruppo delle sue più fidate compagne. Alwilda incontrò così una ciurma di pirati che, avendo perso di recente il loro capitano, videro in lei la figura ideale che potesse sostituirlo. Alwilda era molto brava nella pirateria e i suoi inseguimenti delle navi nel Baltico causavano un tale scompiglio che il re di Danimarca inviò delle truppe per catturarla. Per ironia, l’uomo scelto per condurre i Dani altri non era che il principe Alf. Nonostante Alwilda e i suoi pirati si fossero difesi egregiamente nel golfo di Finlandia, Alf vinse non solo la battaglia ma anche l’affetto di Alwilda, che rimase impressionata da quel galante uomo d’azione. La coppia si sposò e Alwilda divenne infine regina di Danimarca.

Grace O'Malley (ca. 1530-1603)

Grace O’Malley nacque in Connaught, Irlanda, intorno al 1530. Grace fu soprannominata Granuaille (“l’audace”) perché portava i capelli corti (forse per comodità, data la sua vita sulle navi) e la sua figura divenne immortale nel folklore irlandese. Era la figlia di un capitano che operava nei pressi della Baia di Clew. Da bambina, mentre distruggeva dei nidi di aquile che avevano attaccato la nave del padre, questi uccelli le graffiarono la fronte con i loro artigli e per tutta la vita ne portò le cicatrici.

Rockfleet Castle
Il castello di Rockfleet
Dan Ketterick (CC BY-NC-SA)

All’età di 16 anni, Grace sposò Donal O’Flaherty e visse nel suo castello a Bunowen. Ebbe tre figli ma, alla morte del marito, fu costretta a trasferirsi, poiché le donne del tempo non potevano ricevere alcuna eredità. Così Grace si diede alla pirateria, comandando 20 navi della flotta di suo padre e saccheggiando i carichi dei vascelli mercantili. In battaglia, la condottiera irlandese combatteva corpo a corpo con pistole e sciabola. Grace utilizzava le sue navi anche per commerci legali ma, a causa dei suoi atti di pirateria e dei tributi che esigeva dalle navi di passaggio (o almeno di questo venne accusata), la Marina inglese inviò contro di lei delle navi da guerra, navi che Grace sconfisse in più di un’occasione. Nonostante questi scontri, la flotta di Grace di tanto in tanto salpava al servizio della regina Elisabetta I d’Inghilterra (che regnò tra il 1558 e il 1603), forse seguendo i consigli del suo secondo marito, il capitano irlandese Richard Burke (che sposò nel 1566).

Secondo una leggenda, Grace avrebbe sepolto un tesoro di più di nove tonnellate d’oro ma, protetto con una maledizione, non è ancora stato trovato.

Grace fu catturata mentre attaccava i possedimenti del conte di Desmond nel 1577 e fu imprigionata a Limerick per 18 mesi mentre si inaspriva il conflitto tra Inghilterra e Irlanda. Nel settembre 1593, a Grace fu concessa un’udienza con la regina Elisabetta, forse per negoziare il rilascio di uno dei suoi figli, la quale la premiò con una rendita regolare, forse come ricompensa per aver concesso la sua flotta in ausilio alle politiche della regina in Irlanda. L’affetto tra le due parti si rafforzò quando il figlio di Grace, Tibbot, fu fatto cavaliere dalla regina e divenne sir Theobold. Nel 1597 la flotta di Grace tornò all’opera e lei morì, forse di vecchiaia, al castello di Rockfleet nella contea di Mayo nel 1603. Secondo una leggenda, Grace avrebbe sepolto un tesoro di più di nove tonnellate d’oro ma, protetto con una maledizione, non è ancora stato trovato.

Anne Bonny (attiva dal 1719 al 1720)

Anne Bonny (anche Bonney) nacque in Irlanda (tra il 1690 e il 1700) e si macchiò d’infamia come pirata nei Caraibi. Lasciò il marito nel 1719 e salpò con il suo amante John Rackham, detto anche “Calico Jack”. Tra il loro equipaggio vi era anche un’altra donna, Mary Read. Bonny si vestiva da uomo, almeno in battaglia. Come pirati non commisero azioni significative e l’unica vera ragione per la quale Bonny divenne famosa fu quella di essere una donna in un mondo di crimine per mare tutto maschile. Sembra che riuscisse a tenere testa a tutti e, quando necessario, combatteva coraggiosamente con le pistole. Bonny e Rackham ebbero un figlio ma lo abbandonarono appena nato a Cuba.

Anne Bonny and Mary Read
Anne Bonny e Mary Read
Benjamin Cole (Public Domain)

Bonny fu catturata quando la sua nave venne abbordata dalle autorità nei pressi della Giamaica nel novembre 1720. Solo Bonny, Read e un altro uomo opposero resistenza, mentre Rackham e il resto dell’equipaggio erano ubriachi. Fu processata per pirateria, dichiarata colpevole e condannata a morte per impiccagione ma la sua esecuzione venne rinviata quando la corte scoprì che era incinta. Rackham, nel frattempo, fu impiccato ma Bonny non ebbe per lui parole affettuose: “Se avessi combattuto come un uomo, non ti impiccherebbero come un cane” (Downie, 193). L’esecuzione di Bonny alla fine non venne eseguita e poco si sa del resto della sua vita.

Mary Read (m. 1721)

Mary Read (anche Reade) nacque attorno al 1690 secondo alcune fonti, una decina d’anni prima secondo altre, forse a Plymouth, in Inghilterra. Il fratello maggiore di Mary morì ancora bambino e sua madre faceva fingere a Mary di essere il fratello per continuare a ricevere aiuti finanziari da parte della madre del suo defunto marito. Presa l’abitudine di vestirsi da maschio, Mary si fece assumere come domestico ma poi decise che una vita per mare le avrebbe fornito maggiori occasioni e avventure. Sempre sotto mentite spoglie, Read si unì a una nave militare ed entrò successivamente nell’esercito, prendendo parte alla guerra dei Nove Anni (1688-1697) contro la Francia. Innamoratasi di un ufficiale di cavalleria, la coppia lasciò l’esercito e gestì un pub in Olanda chiamato “Three Horse Shoes” (“I tre ferri di cavallo”). Ma il marito di Read morì e gli affari crollarono; fu così che si unì all’equipaggio di una nave e si diresse verso i Caraibi per iniziare una nuova vita.

Read si innamorò di uno dei marinai, il quale fu sfidato a duello. Fattasi avanti per combattere contro lo sfidante, lo uccise con spada e pistola. La nave di Read fu poi catturata dai pirati, ai quali si unì nel 1717, non si sa se volontariamente oppure sotto minaccia di morte. Fu così forse che Read si unì all’equipaggio di John Rackham. Come Anne Bonny, che si trovava a sua volta tra l’equipaggio, Read vestiva abiti maschili in battaglia e combatteva a fianco degli altri pirati, cosa riportata anche da testimoni durante il processo. Pirati minori, Read e gli altri puntavano a carichi commerciali come tabacco, trasportato da piccole navi mercantili scarsamente armate.

Trial Notice of John Rackham, Anne Bonny and Mary Read
Avviso di processo di John Rackham, Anne Bonny e Mary Read
Unknown Artist (Public Domain)

Read fu catturata insieme a Bonny e Rackham nel novembre 1720, quando le autorità Giamaicane abbordarono a sorpresa il loro sloop e nessuno, se non le due donne e un altro uomo, opposero resistenza. Notò uno dei testimoni: “Erano entrambe [Read e Bonny] dissolute, bestemmiavano e dicevano molte parolacce, e a bordo svolgevano qualsiasi ruolo” (Cordingly, 111). Al pari di Bonny, fu anch’essa processata per pirateria, giudicata colpevole e condannata a morte per impiccagione. Sempre al pari di Bonny, anche la sua condanna fu posticipata perché incinta. Mary Read morì di febbre in prigione nel 1721.

Maria Lindsey (inizio del XVIII sec.)

La figura leggendaria dell’inglese Maria Lindsey (conosciuta anche come Cobham) formò un’alleanza piratesca con il marito Eric, conosciuto a Portsmouth quando Eric Cobham era già un noto pirata. Pattugliavano le acque attorno a Capo Bretone nell’Atlantico occidentale, all’inizio del XVIII sec., interessati prevalentemente alle navi che trasportavano pellicce di valore. Noti per le crudeltà che infliggevano ai marinai catturati, alcune tra le loro vittime venivano legate in sacchi e gettate in mare. Di Maria si diceva che avesse pugnalato un capitano rivale e che usasse i prigionieri come bersagli per fare pratica di tiro con la pistola. Dopo aver fatto fortuna con la pirateria, i Cobham acquistarono una sontuosa tenuta a Le Havre, una nave e iniziarono a condurre una vita più rispettabile. Un giorno, però, durante una traversata ricaddero nelle antiche abitudini: catturarono un brigantino, ne assassinarono l’equipaggio e lo rivendettero a Bordeaux. Tuttavia i Cabham riassunsero presto la loro aria di rispettabilità ed Eric Cobham divenne addirittura magistrato locale. La tragedia occorse quando Maria si suicidò ingerendo del veleno e precipitandosi giù da una rupe.

Zheng Yi Sao (m. 1844)

Zheng Yi Sao (anche nota come Ching Shih) successe al suo defunto marito Zheng Yi come comandante della gigantesca flotta pirata che infestava il Mar della Cina all’inizio del XIX sec. La vedova pirata la ampliò ulteriormente, portandola a contare più di 800 navi con 70mila uomini, organizzati in sei flotte, ciascuna con una bandiera di colore differente. Gli obbiettivi erano principalmente navi mercantili che trasportavano beni come seta, spezie e porcellane da e verso Canton (attuale Guangzhou) e la Malesia. Tra le loro prede vi erano anche navi straniere, i cui marinai veniva spesso fatti prigioneri fino a pagamento di un riscatto. Gli insediamenti costieri subivano regolarmente attacchi brutali. Il controllo di queste acque da parte di Zheng Yi Sao era così capillare che i capitani erano obbligati a pagare una somma come protezione, aquistando così un lasciapassare che garantiva loro immunità dagli attacchi della flotta pirata. Persino le flotte militari impallidavano davanti al controllo totale dei pirati, che sconfissero tre di queste flotte nel 1808 e nel 1809.

Chinese Junk Ship
Giunca cinese
National Maritime Museum, Greenwich (CC BY-NC-ND)

Le donne ovviamente preferivano non essere rapite, ma a quelle catturate dagli equipaggi di Zheng Yi Sao veniva offerta una protezione maggiore che altrove. Meticolosa nei registri e nei regolamenti, Zheng Yi Sao non permetteva ai suoi pirati di molestare le donne prigioniere, pena la morte.

Anche per Zheng Yi Sao vi erano acque agitate: il suo amante, nonché comandante della flotta della Bandiera Rossa, Chang Pao (1786-1822 ca.). Il comandante della flotta di 100 navi della Bandiera Nera, Kuo P’o-Tai, era geloso del ruolo elevato di Chang Pao; forse era addirittura geloso del suo monopolizzare l’affetto di Zheng Yi Sao. Chang Pao giunse ad attaccare la flotta di Kuo P’o-Tai nel dicembre 1809. Davanti al disgregarsi della sua confederazione di pirati, Zheng Yi Sao decise di darci un taglio. La comandante pirata salpò audacemente verso Canton, dove negoziò un perdono da parte del governatore nel 1810. Zheng Yi Sao sposò Chang Pao e si diede ad attività di contrabbando fino alla sua morte nel 1844. In molti considerano Zhang Yi Sao la più grande tra i pirati, sia uomini che donne, di tutti i tempi.

Info traduttore

Valentina Decembrini
Orientalista e storica delle religioni. Si occupa principalmente della storia del Mediterraneo antico e tardo antico. Ama la divulgazione scientifica e culturale.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2021, novembre 25). Sette famigerate donne pirata [Seven Notorious Women Pirates]. (V. Decembrini, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1884/sette-famigerate-donne-pirata/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Sette famigerate donne pirata." Tradotto da Valentina Decembrini. World History Encyclopedia. Modificato il novembre 25, 2021. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1884/sette-famigerate-donne-pirata/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Sette famigerate donne pirata." Tradotto da Valentina Decembrini. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 25 nov 2021. Web. 20 nov 2024.