La Condizione delle donne di Pizan e la Riforma

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Articolo

Joshua J. Mark
da , tradotto da Alessandra Balielo
pubblicato il 20 marzo 2022
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Portoghese, Spagnolo
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La città delle dame (1405) di Christine de Pizan (1364 –1430 circa) è considerata da molti studiosi la prima opera letteraria femminista, in quanto richiede l'uguaglianza delle donne nella società, anticipando di quasi 400 anni Una rivendicazione dei diritti della donna (1792) di Mary Wollstonecraft .

The Book of the City of Ladies
La Città delle Dame
The Yorck Project (Public Domain)

Le donne nel Medioevo erano considerate cittadine di serie B. L'indole femminile era regolarmente denigrata dagli scrittori maschi, che la mettevano a confronto con quella della Vergine Maria, trovandola carente, o con Eva, considerata corruttrice dell'umanità poiché aveva spinto Adamo a mangiare il frutto nel Giardino dell'Eden. Questi confronti venivano incoraggiati dagli insegnamenti della Chiesa medievale, che sosteneva che Adamo era stato ingannato da Eva, e che Eva per prima aveva ascoltato le tentazioni del serpente e mangiato il frutto proibito. Le donne quindi erano considerate il "sesso debole", soggetto alle astuzie del diavolo e incline a corrompere gli uomini più virtuosi.

Pizan rifiutò questo modo di vedere in parecchie delle sue opere, ma soprattutto nel libro La città delle dame, un racconto allegorico in cui tre dame che incarnano Ragione, Rettitudine e Giustizia fanno visita alla narratrice (identificata con l'autrice) per aiutarla a costruire una "città delle donne" intellettuale e filosofica come difesa contro le calunnie di scrittori e pensatori misogini. Il libro attinge esempi di grandi donne dalla storia, dalle Scritture, dalla mitologia e dalla letteratura, per dimostrare come le donne fossero uguali - e spesso superiori - agli uomini e meritassero maggiore rispetto e opportunità più ampie.

PIZAN SPERAVA CHE LE SUE OPERE spingessero IL PATRIARCato A MODIFICARE LA VISIONE DELLA DONNA E AD Accettare L’ UGUAGLIANZA DEI SESSI, MA FU DELUSA.

Pizan chiaramente sperava che le sue opere avrebbero spinto il patriarcato a modificare la visione della donna e ad accettare l'uguaglianza dei sessi a tutti i livelli, ma rimase delusa; proprio come sarebbe stata delusa Mary Wollstonecraft (1759-1797) quando Una rivendicazione dei diritti della donna (spesso citata come la prima opera femminista) non riuscì a cambiare le opinioni del patriarcato. Anche dopo che la Riforma protestante (1517-1648) sfidò i principi della Chiesa cattolica, le donne furono ancora considerate inferiori agli uomini fino al tempo di Wollstonecraft e oltre.

Con la Riforma Protestante in Germania le classi più basse sperarono in un miglioramento della propria condizione, e così anche le donne, come risulta dagli scritti di Riformatrici come Argula von Grumbach (1490 - 1564 circa) e Marie Dentière (1495 circa-1561). La vita delle donne dopo la Riforma cambiò, ma nei loro riguardi rimase il pregiudizio medievale. Anche i grandi riformatori come Martin Lutero (1483-1546), Huldrych Zwingli (1484-1531) e Giovanni Calvino (1509-1564), che pure riconoscevano le loro mogli come compagne alla pari nel lavoro e nella vita, credevano ancora che le donne fossero il "vaso più debole" e non avessero posto nella vita pubblica tra "gli affari degli uomini". La visione di Pizan di una metaforica "città delle dame" in cui le donne fossero valutate alla pari degli uomini non si sarebbe realizzata fino al 20° secolo e, ancora oggi, continua ad essere contestata e respinta, di solito per motivi religiosi, proprio come lo era al tempo di Pizan.

Riassunto del testo

L’opera inizia con lo scoraggiamento da cui è presa la narratrice dopo aver letto Mateolo, poeta del XIII secolo che scrive riguardo alla peccaminosità delle donne e al modo in cui corrompono e rovinano la vita degli uomini, specialmente attraverso il matrimonio. Riflettendo sul fatto che opinioni simili a quelle di Mateolo si trovano in molte altre opere di dotti studiosi e di esponenti del clero, la narratrice si chiede come Dio, eccellente artigiano, abbia potuto fare qualcosa di terribile come una donna; proprio in quel momento una luce entra nella sua stanza, rivelando tre dame, Ragione, Rettitudine e Giustizia. Le dame la rassicurano che non le faranno del male, e che sono venute solo a mostrarle quanto sia sbagliato che lei creda alle bugie degli uomini quando, in cuor suo, conosce la verità: come dice la narratrice, si era "affidata di più al giudizio degli altri che a ciò che io stessa sentivo e sapevo» (I.1.1). Le tre dame iniziano quindi ad aiutarla a eliminare le sue false opinioni e a riconoscere il suo vero valore e quello di tutte le donne.

Christine de Pizan
Christine de Pizan
Leinad-Z (Public Domain)

Ragione la aiuta a costruire le mura esterne dell’allegorica città delle donne confutando ciò che gli scrittori maschi avevano scritto sulla natura malvagia delle donne e mettendo in evidenza le virtù femminili di coraggio, lealtà e intelletto, con la citazione di numerosi esempi tratti da opere famose, tra cui la Bibbia. Una volta costruite le mura difensive, Rettitudine aiuta la narratrice a costruire nella città alloggi ed edifici pubblici, incoraggiandola ancora a guardare gli esempi di donne famose. Giustizia completa la città concentrandosi esclusivamente sulle sante, chiaramente approvate da Dio, lodate da uomini e donne per la devozione e lo spirito di sacrificio, ed evidentemente respingendo l'affermazione che le donne sono, per natura, più peccaminose degli uomini

Alla fine, la narratrice capisce che le sue opinioni erronee sulle donne erano basate su ciò che gli uomini avevano detto e scritto di loro:Giustizia suggerisce che la miglior condotta per lei, e per tutte le donne, sia "coltivare la virtù, fuggire dal vizio, accrescere e moltiplicare la nostra Città, gioire e agire bene» (III.19.6). L'invito ad "accrescere e moltiplicare la nostra città" suggerisce che le donne dovrebbero rifiutare l'interpretazione patriarcale del femminile e riconoscere ciò che sanno essere la verità riguardo a loro stesse.

La conclusione del libro riecheggia ciò che Ragione dice all'inizio quando ammonisce la narratrice:

Torna in te stessa, recupera il senno e non preoccuparti più di simili assurdità. Perché tutte le cattiverie dette riguardo alle donne in modo così generale feriscono solo coloro che le dicono, non le donne stesse. (I.1.2)

La condizione delle donne

La sezione dell'opera indicata spesso come La condizione delle donne è la scena di apertura del libro, in cui la narratrice cade nella disperazione e incontra le tre dame. Il discorso di Ragione su ciò che gli uomini hanno detto sulle donne, in contrasto con la loro vera natura, costituisce la maggior parte del testo, di cui si riporta di seguito solo una parte. Il testo è tratto da Un lettore della Riforma: Testi fondamentali con Introduzioni, a cura di Denis R. Janz, pp. 14-17, con riferimenti e integrazioni da La città delle dame di Pizan, tradotto da Earl Jeffrey Richards. Alcune righe sono state omesse per risparmiare spazio, l'omissione è indicata da puntini di sospensione.

Un giorno, mentre sedevo da sola nel mio studio, circondata da libri di ogni genere, e mi dedicavo agli studi letterari, com'era mia consueta abitudine, la mia mente si soffermò sulle pesanti opinioni di vari autori che avevo studiato per lungo tempo. Alzai lo sguardo dal mio libro, avendo deciso di lasciare in pace domande così sottili e di rilassarmi leggendo qualche poesia leggera. Con questo in mente, cercai qualche libretto... Quando lo aprii e vidi dal frontespizio che era di Mateolo sorrisi, perché anche se non l'avevo mai visto prima, avevo sentito spesso che, come altri libri, trattava del rispetto per le donne... Iniziai a leggerlo e andai avanti per un po'. Poiché l'argomento non mi sembrava molto piacevole per le persone che non amano le bugie e non utile a sviluppare comportamenti virtuosi, lo misi da parte per volgere la mia attenzione a uno studio più elevato e utile.

Ma anche solo la vista di questo libro, anche se privo di autorità, mi fece chiedere con meraviglia come fosse potuto accadere che tanti uomini diversi – anche dotti – fossero stati e continuassero a essere così inclini a esprimere, sia con le parole sia con gli scritti, tanti insulti maligni sulle donne e sul loro comportamento... Tutti concordano su una conclusione: che il comportamento delle donne è incline al vizio e pieno di ogni male. Riflettendo a fondo su queste cose, cominciai a esaminare il mio carattere e la mia condotta di donna naturale e, allo stesso modo, consideravo altre donne in compagnia delle quali stavo di frequente, principesse, grandi dame, donne della classe media e bassa che mi avevano gentilmente parlato dei loro pensieri più privati e intimi. Speravo così di poter giudicare con imparzialità e buona coscienza la veridicità della testimonianza di tanti uomini notabili.

Non importa per quanto tempo affrontai o analizzai il problema, non riuscivo proprio a comprendere come le loro affermazioni potessero essere vere, confrontandole con il comportamento naturale e il carattere delle donne. Eppure continuavo a prendermela con veemenza con le donne, dicendo che sarebbe stato impossibile che tanti uomini famosi - studiosi importanti, dotati di una intelligenza profonda e grande, in apparenza perspicaci in ogni cosa - potessero parlare falsamente tanto spesso che non riuscivo a trovare un libro di morale nel quale, prima ancora di averlo letto per intero, non trovassi diversi capitoli o alcune parti che attaccavano le donne, non importa chi fosse l'autore... E così mi affidavo più al giudizio degli altri che a ciò che io stessa provavo e sapevo...

E alla fine stabilii che Dio fece una creatura vile quando creò la donna, e mi chiesi come un artigiano di tale valore potesse degnarsi di fare un'opera così abominevole che, da quanto dicono, è il vaso, il rifugio e la dimora di ogni male e vizio. Questi pensieri fecero nascere nel mio cuore grande infelicità e tristezza, perché detestavo me stessa e l'intero sesso femminile, come fossimo mostruosità della natura... Così, presa da questi pensieri dolorosi, la testa china per la vergogna, gli occhi pieni di lacrime, appoggiata al pomo del bracciolo della sedia, vidi improvvisamente un raggio di luce cadermi in grembo, come se fosse il sole... E mentre alzavo la testa per vedere da dove provenisse questa luce, vidi tre dame incoronate che stavano davanti a me, e lo splendore dei loro volti luminosi risplendeva su di me e per tutta la stanza... Temendo che fosse venuto a tentarmi qualche fantasma, e piena di grande spavento, mi feci il segno della croce sulla fronte.

Allora la prima delle tre sorrise e cominciò a parlare: «Figlia cara, non temere, perché non siamo venute qui per farti del male né per turbarti, ma per consolarti, perché abbiamo avuto pietà della tua angoscia. Siamo venute per tirarti fuori dall'ignoranza che acceca così tanto il tuo stesso intelletto che eviti ciò che conosci per certo e credi in ciò che non conosci o non vedi o non riconosci se non in virtù di molte strane opinioni... Dolce amica, non vedi la follia prepotente, la cecità irrazionale che causa tali osservazioni? La natura, serva di Dio, è forse una signora più grande del suo padrone, Dio onnipotente, da cui proviene tale autorità che, quando Egli volle, trasse la forma di uomo e donna dal Suo pensiero, quando la Sua santa volontà decise di formare Adamo dal fango della terra nel campo di Damasco e, una volta creato, lo condusse nel Paradiso Terrestre, che era ed è il luogo più degno di questo mondo quaggiù? Adamo si addormentò e Dio formò il corpo della donna da una delle sue costole, a significare che doveva stare al suo fianco come una compagna e non giacere mai ai suoi piedi come una schiava, e anche che egli l'avrebbe amata come la propria carne. Se il Supremo Artigiano non si vergognò di creare e formare il corpo femminile, se ne dovrebbe vergognare la Natura? È il colmo della follia dirlo! In effetti, come fu formata? Fu creata a immagine di Dio. Ma alcuni uomini sono così sciocchi da pensare, quando sentono che Dio ha creato l'uomo a sua immagine, che questo si riferisca al corpo materiale. Non è così, perché Dio non aveva ancora preso un corpo umano. Si intende l'anima, lo spirito intellettuale che dura eternamente, proprio come la Divinità. Dio creò l'anima e collocò anime del tutto simili, ugualmente buone e nobili, nel corpo femminile e in quello maschile…” [Ragione dà poi esempi di molte donne grandi e nobili].

Dopo aver ascoltato queste cose, risposi: "Mia signora, in verità Dio ha rivelato grandi meraviglie nella forza di queste donne che tu descrivi. Ma ti prego, illuminami ancora, spiegandomi se Dio, che ha concesso tanti favori alle donne, abbia mai voluto onorare il sesso femminile con il privilegio della virtù di un alto intelletto e di una grande capacità di apprendimento, e se le donne abbiano una mente abbastanza intelligente per questo. Desidero molto saperlo, perché gli uomini sostengono che la mente delle donne può imparare solo in maniera limitata."

Ella rispose: "Figlia mia, poiché te l'ho detto prima, sai benissimo che rispetto alla loro opinione è vero il contrario, e per mostrartelo ancora più chiaramente te ne darò prova attraverso alcuni esempi. Te lo ripeto, se fosse consuetudine mandare le figlie a scuola come i figli maschi, e se poi si insegnassero loro le scienze naturali, imparerebbero altrettanto a fondo e capirebbero le sottigliezze di tutte le arti e delle scienze come i maschi. E si dà il caso che ci siano donne del genere... Sai perché le donne ne sanno di meno? Senza il minimo dubbio è perché non sono coinvolte in molte cose diverse, ma stanno a casa, a badare alla vita domestica, e non c'è niente che istruisca una creatura dotata di ragione come l'esercizio e l'esperienza di molte cose diverse...

È sbagliato dire che la maggioranza delle donne non sono buone. Ciò è ben dimostrato da quanto ti ho detto prima riguardo alle loro manifestazioni quotidiane di preghiera, opere e virtù caritatevoli e dal fatto che non sono loro la causa dei grandi orrori e mali perpetrati nel mondo. Ma che sorpresa che tutte le donne non siano buone! In tutta la città di Ninive, che era così grande, non si poteva trovare un solo uomo buono, quando il profeta Giona vi andò per conto di nostro Signore per distruggerla a meno che non si fosse allontanata dal male. Fu anche peggio nella città di Sodoma, come fu evidente quando il fuoco del Cielo la distrusse, dopo la partenza di Lot. Inoltre, nota che in compagnia di Gesù Cristo c'erano solo dodici uomini e che tra loro ce n'era uno molto malvagio. E gli uomini osano dire che tutte le donne devono essere buone e che bisogna lapidare quelle che non lo sono! Vorrei semplicemente chiedere loro di guardare se stessi e poi chi è senza peccato scagli la prima pietra! In effetti, ritengo che quando gli uomini saranno perfetti, le donne seguiranno il loro esempio".

Conclusioni

Sebbene Ragione, Rettitudine e Giustizia abbiano sostenuto con eloquenza l'uguaglianza delle donne in tutta l'opera di Pizan, i loro discorsi ebbero scarso effetto sull'atteggiamento degli uomini verso le donne. Anche con la Riforma protestante, dopo che molti degli insegnamenti della Chiesa furono respinti, rimase l'idea dell'intrinseca peccaminosità delle donne. Donne influenti della Riforma come Argula von Grumbach e in particolare la riformatrice Marie Dentière si opposero a questa visione, proprio come aveva fatto Pizan, ma l'opinione consolidata riguardo l'inferiorità delle donne non cambiò.

Jeanne d'Albret (1528-1572) si dimostrò all'altezza dei sovrani maschi e Olimpia Fulvia Morata (1526-1555) fu una studiosa abile come qualsiasi altro scrittore del suo tempo. Queste donne, e molte altre, misero in pratica la visione di Pizan di una "città di donne" che comprendevano il proprio valore e seguivano la propria strada, ma la visione patriarcale delle donne come peccatrici e corrotte continuò a perdurare.

Olympia Fulvia Morata
Olimpia Fulvia Morata
Universitätsbibliothek Leipzig (Public Domain)

Un'opera che incarna questo punto di vista è Il primo squillo della tromba contro il mostruoso governo delle donne (1558) del riformatore scozzese John Knox (1514 circa-1572), che principalmente argomentava contro le donne al governo ma, più in generale, contro il concetto di uguaglianza di tutte le donne. Knox, che era rabbiosamente anticattolico, ripeteva ancora la vecchia dottrina secondo cui Eva si era ribellata e quindi le donne dovevano essere sottomesse agli uomini, per controllare i loro istinti più bassi e cercare di rafforzare la loro intrinseca debolezza. Altri riformatori furono molto più cortesi di Knox con le donne, ma anche Calvino, che pure apprezzava l'opinione delle donne, si pronunciò contro il loro ministero, citando il testo biblico di I Timoteo 2:12, e prese le distanze da Marie Dentière poiché gli sembrava troppo schietta.

Le opere di Pizan, l'esatto opposto di quelle di Knox, erano ancora letture popolari tra le donne dell'alta borghesia all'inizio del '500: da allora, per ragioni sconosciute, non furono più stampate e furono riscoperte solo nel XIX secolo. Anche se il libro La città delle dame fosse stato disponibile durante la Riforma, tuttavia, è improbabile che avrebbe avuto un effetto maggiore di quello che ebbe quando fu pubblicato per la prima volta, poiché contraddiceva la consolidata dottrina cristiana sulla natura delle donne, sia protestante sia cattolica. Dottrina che non sarebbe stata sfidata con successo fino alla fine del XIX e all'inizio del XX secolo; tale sfida continua ancora oggi.

Domande e risposte

Di che cosa tratta La Città delle Dame di Christine de Pizan?

La Città delle Dame di Christine de Pizan è un'allegoria che rivendica l'uguaglianza delle donne. Tre figure mistiche - Ragione, Rettitudine e Giustizia - fanno visita all'autrice per aiutarla a costruire una città metaforica nella quale il valore delle donne sia riconosciuto e apprezzato.

Qual è la prima opera della letteratura femminista'

Secondo molti studiosi la prima opera della letteratura femminista è La Città delle Dame di Christine de Pizan (1405), nonostante sia spesso citata come tale Una rivendicazione dei diritti delle donne (1792) di Mary Wollstonecraft.

Che cos'è La Condizione delle Donne di Christine de Pizan?

La Condizione delle Donne di Christine de Pizan è un estratto dal Capitolo I del libro La Città delle Dame.

Christine de Pizan era una femminista?

Il termine "femminista" non esisteva ai tempi di Christine de Pizan: può essere considerata una proto-femminista. Fu la prima a sostenere ideali femministi.

Info traduttore

Alessandra Balielo
Negli studi e nell'esperienza professionale ho sempre seguito due passioni, per l'insegnamento e per l'archeologia. Nutro un grande interesse per gli studi di genere. Ho lavorato come archeologa, attualmente sono insegnante di Latino e Greco al Liceo.

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, J. J. (2022, marzo 20). La Condizione delle donne di Pizan e la Riforma [Pizan's The Status of Women & the Reformation]. (A. Balielo, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1965/la-condizione-delle-donne-di-pizan-e-la-riforma/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "La Condizione delle donne di Pizan e la Riforma." Tradotto da Alessandra Balielo. World History Encyclopedia. Modificato il marzo 20, 2022. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-1965/la-condizione-delle-donne-di-pizan-e-la-riforma/.

Stile MLA

Mark, Joshua J.. "La Condizione delle donne di Pizan e la Riforma." Tradotto da Alessandra Balielo. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 20 mar 2022. Web. 21 dic 2024.