Nel corso del XV secolo, la Corona portoghese desiderava ottenere una quota del commercio delle spezie orientali. Per secoli, questo traffico era stato dominato dai veneziani, che si procuravano pepe, chiodi di garofano, noce moscata, zenzero e cannella tramite i loro soci in affari, i Mamelucchi e gli Ottomani.
Nel 1497, il re Manuel I del Portogallo, sul trono dal 1495 al 1521, incaricò il nobile Vasco da Gama (1469 circa-1524) di trovare una strada verso le spezie. Da Gama seguì la rotta verso l'oceano Indiano aperta da Bartolomeo Diaz (1450 circa-1500), che aveva imparato a servirsi dei potenti venti orientali dell'Atlantico centrale per condurre il suo equipaggio oltre il Capo di Buona Speranza.
Il viaggio di Vasco da Gama
Da Gama salpò l'8 luglio 1497 con una squadra composta da quattro navi ben armate, con provviste per tre anni e una scorta di prodotti a basso costo da scambiare con quelli che lui riteneva essere rozzi nativi. Sfortunatamente, invece di passare subito il Capo, da Gama finì nella zona delle calme equatoriali dell'Atlantico centrale. Dopo 95 giorni di navigazione, sbarcò circa 200 chilometri a nord di St Helena Bay.
Quando toccò terra, la maggior parte del suo equipaggio versava in condizioni disperate a causa dello scorbuto, che gonfiava grottescamente mani e piedi e faceva sanguinare le gengive. Questa malattia sarebbe divenuta il flagello di tutti i futuri viaggi degli europei verso l'India, e causò innumerevoli morti. Dopo un paio di mesi in mare senza assumere frutta fresca e vitamina C, nessuno sfuggiva ai suoi sintomi. Fortunatamente, gli uomini più in salute della ciurma erano ancora in grado di riparare le vele, fare scorta d'acqua potabile e andare a caccia per procurarsi il cibo, permettendo di proseguire il viaggio. Durante una delle missioni di raccolta dell'acqua, la ciurma ebbe un incontro spiacevole con i locali Khoikhoi, nel quale da Gama fu ferito lievemente con una lancia. I lusitani decisero di non sbarcare mai più senza essere pesantemente armati e di essere pronti a "combattere alla minima provocazione" (Crowley, 2015).
La spedizione proseguì verso sud, lungo la costa occidentale africana, navigando per i mari tempestosi intorno al Capo di Buona Speranza e superando il Great Fish River, nella zona orientale dell'Africa meridionale, dove Diaz si era precedentemente fermato. Da lì, si entrò in acque allora sconosciute agli europei. Dato la concomitanza con il giorno di Natale, da Gama diede alla costa che avevano davanti il nome di Natal.
All'inizio di marzo del 1498, Vasco da Gama arrivò per la prima volta sulla costa orientale dell'africa, in Mozambico. Inizialmente, ebbe dei rapporti cordiali con i nativi locali interessati ai suoi ninnoli, ma l'atmosfera cambiò drasticamente quando arrivarono nel primo insediamento di mercanti musulmani in Mozambico. Il sultano locale si offese per la bassa qualità degli oggetti e del vestiario che gli venne offerto e, dopo una serie di alterchi, da Gama lasciò la città e proseguì verso nord.
I portoghesi rimasero stupefatti nel trovare una serie di ricche e sofisticate città-stato: si erano imbattuti nella periferia sud-occidentale della prosperosa rete commerciale che andava dall'Africa all'India, proseguiva per la Malaysia e le isole dell'Indonesia, giungendo fino in Cina. I lusitani si stavano muovendo in un mondo, in gran parte musulmano, molto più complesso e stratificato rispetto a quanto avessero potuto immaginare nei loro sogni più sfrenati.
Da Gama rimase anche sorpreso dal fatto che i vascelli mercantili musulmani viaggiavano disarmati. Era una situazione totalmente aliena rispetto a quella vigente nel Mediterraneo: Genova e Venezia, insieme ai catalani, agli spagnoli e ai franchi, avevano condotto per lungo tempo delle guerre marittime commerciali. Dato che non avevano armi a bordo, da Gama realizzò che sarebbe stato facile impossessarsi di qualsiasi nave musulmana in cui si fosse imbattuto, prendendo oro, argento, generi alimentari e ostaggi.
Vasco da Gama in India
Da Gama fece una breve sosta a Mombasa, dove i nativi però si rivelarono ostili, costringendolo a proseguire vero nord. Il 14 aprile arrivò nel più amichevole porto di Malindi, il cui sultano era in guerra proprio con Mombasa. Da Gama riuscì ad acquistare delle merci ma, soprattutto, ad assoldare un pilota gujarati, che mostrò ai portoghesi la rotta per l'India seguendo i monsoni.
Mentre era a Malindi, da Gama fu entusiasta quando vide quattro navi mercantili indù che arrivavano da Calicut, in India. Non riuscì a comprendere pienamente quello che gli dicevano questi marinai; tuttavia, capì che non erano musulmani, e si convinse che praticassero qualche versione del cristianesimo. I lusitani impararono successivamente che si trattava di induisti, ma all'epoca da Gama pensò che appartenessero a qualche setta cristiana nata all'interno di questo mare islamico.
Vasco da Gama salpò da Malindi per l'India il 24 aprile del 1498, arrivando a Calicut meno di un mese dopo. Lì trovò un regno indù, governato dal re di Calicut, lo zamorin o samoothiri. Quando da Gama gli mostrò i suoi doni, quest'ultimo li rifiutò immediatamente ma, dopo un'udienza tesa e confusa, nella quale entrambe le parti fecero dimostrazioni di forza, ai portoghesi venne concesso di mettere in piedi qualche commercio. Tuttavia, il sovrano fu chiaro: da Gama avrebbe pagato i dazi doganali proprio come qualsiasi altro mercante.
Colmo di frustrazione, da Gama lasciò Calicut il 20 settembre del 1498, ignorando gli avvertimenti dei locali che gli sconsigliavano di affrontare i monsoni in quella stagione. I forti venti intrappolarono le sue navi in mare e, quando finalmente raggiunse Malindi dopo 132 giorni, i suoi marinai erano nuovamente flagellati dallo scorbuto. Morirono così tanti uomini che da Gama non riusciva più a manovrare tutte le navi, e le più sgangherate vennero affondate. Con sole due imbarcazioni, ripassò il Capo di Buona Speranza affrontando solo piccoli incidenti, e raggiunse la costa occidentale dell'Africa il 25 aprile del 1499. In quel punto, le navi si separarono e tornarono in Portogallo seguendo rotte differenti. Vasco da Gama rimase indietro su Capo Verde al capezzale di suo fratello per un mese: fu l'ultimo a tornare a Lisbona agli inizi di settembre.
Per aver aperto una rotta marittima verso l'India, fu ricevuto come un eroe dal re. Il suo successo giunse al costo di molte vite umane, ma le poche spezie che aveva riportato indietro fecero presagire grandi profitti futuri per la Corona.
La conquista portoghese dell'India
Dopo il ritorno di Vasco da Gama, la Corona portoghese iniziò a concepire una strategia navale finalizzata alla conquista, con la forza o con la diplomazia, di tutti i maggiori porti dell'oceano Indiano. Pedro Álvares Cabral (1467/1468- 1520) fu scelto per guidare la successiva spedizione in India. Gli fu ordinato di piegare lo zamorin di Calicut all'obbedienza, impadronirsi di qualsiasi nave mercantile "moresca" che avesse incontrato e di riportare indietro quante più spezie possibili. Gli venne anche assegnato il compito di trasportare un gruppo di missionari francescani a Calicut, per "aiutare" gli induisti a adeguare la loro religione all'ortodossia cattolica.
Gli venne affidata una flotta di 13 vascelli, e levò l'ancora il 9 marzo del 1500. Seguendo le ormai consuete tecniche di navigazione utilizzate dai lusitani nell'oceano Atlantico, Cabral si spinse troppo a ovest nel corso della sua missione, scoprendo accidentalmente il Brasile. Dopo essersi trattenuto per un po' per fare rifornimento, riprese il suo viaggio e si diresse a est, venendo colpito da una brutta tempesta che gli fece perdere cinque navi.
Le sette navi rimanenti riuscirono a passare il Capo di Buona Speranza e a incontrarsi nel canale del Mozambico. Da lì, proseguirono verso nord lungo la costa africana passando per Sofala, Kilwa e Malindi, dove si procurarono prodotti freschi e acqua potabile. Attraversarono l'oceano Indiano e raggiunsero Calicut il 13 settembre. Portò con sé molti doni di lusso per lo zamorin e delle lettere di presentazione da parte del re Manuel I. Questa volta riuscì a siglare un trattato commerciale e farsi dare il permesso per creare uno stabilimento per lavorare le spezie.
Tutto stava andando bene, fino a quando Cabral non decise di sequestrare la sua prima nave araba, carica di spezie. Per tutta risposta, la popolazione araba di Calicut insorse, uccidendo oltre 50 soldati portoghesi e la maggior parte dei frati francescani. Cabral reagì sequestrando altre dieci navi musulmane: si impossessò del carico, uccise gli equipaggi e, alla fine, le incendiò. Non ancora soddisfatto, concluse l'opera bombardando dalla costa per un giorno intero Calicut e un altro porto nelle vicinanze. Il 24 dicembre, Cabral lasciò la città incenerita e fece vela verso Cochin. Una volta arrivato, trovò un ambiente favorevole: riuscì a comprare abbastanza pepe e altre merci da riempire le stive delle sue navi. Gli venne anche concesso di fondare una base commerciale.
Cabral fu costretto a lasciare frettolosamente Cochin il 16 gennaio del 1501, quando seppe che lo zamorin aveva inviato una flotta di 80 navi da guerra per combatterlo. Cabral riuscì a eludere queste navi e, dopo una sosta nella amichevole Kannur, tornò a Lisbona dopo cinque mesi, il 23 giugno del 1501, venendo accolto anch'egli come un eroe. Riportò in patria una quantità di spezie davvero redditizia, dando inizio allo stravolgimento del consolidato commercio tra indiani e arabi.
Nel corso dei cinque anni successivi, Manuel I avrebbe inviato una flotta di dimensioni crescenti, arrivando a 81 navi in totale, per assicurarsi il successo nella lotta all'ultimo sangue per ottenere una posizione permanente nell'oceano Indiano. Si trattò di uno sforzo enorme, che coinvolse l'intera nazione e che richiese tutta la forza lavoro, le capacità navali e i materiali disponibili per dare forma a una visione strategica che prevedeva di sfruttare questa opportunità prima che gli spagnoli potessero reagire. "Nel corso di questo processo, i portoghesi colsero di sorpresa sia i popoli europei che quelli indiani" (Crowley, 101).
Da Gama venne designato nel 1502 per guidare la successiva Armata d'India. Gli venne affidato il comando di dieci navi, supportate da due flottiglie di cinque navi ciascuna, comandate da suo zio e suo nipote. Gli ordini espliciti che ricevette prevedevano di prendere il controllo del commercio indiano costringendo con la forza i sultani dell'Africa orientale e lo zamorin di Calicut a piegarsi davanti alla potenza portoghese. Riuscì nel suo intendo ricorrendo a orribili massacri e ad atti di pirateria. Dopo aver passato il Capo di Buona Speranza, da Gama iniziò a portare il terrore tra i porti musulmani lungo la costa dell'Africa orientale. Successivamente, tese un'imboscata a una nave araba carica di pellegrini, ne sequestrò il carico e la incendiò, facendo morire tra le fiamme centinaia di passeggeri, inclusi donne e bambini. Si diresse poi a Calicut, per costringere lo zamorin a siglare un accordo commerciale. Il sovrano inizialmente era favorevole, fino a che da Gama non richiese l'espulsione di tutti i musulmani della città.
Per intimidirlo, da Gama prese in ostaggio uno dei suoi alti sacerdoti e lo torturò, tagliandogli le labbra e le orecchie e cucendogli un paio di orecchie canine alla testa. Dopo di che bombardò Calicut, che non era fortificata, per due giorni; poi catturò altri prigionieri dalle navi che erano in porto, gli tagliò nasi e orecchie e mandò il tutto allo zamorin. Il sovrano indù, infuriato, rispose inviando un enorme flotta contro da Gama che però, essendo stato avvertito in anticipo, riuscì a fuggire. Riempì le sue navi di spezie nei porti amici a Calicut e a Kannur e lasciò l'India come una furia, attaccando e saccheggiando molte navi musulmane lungo la costa del Malabar. Da Gama tornò a Lisbona nel settembre del 1503, ma l'accoglienza del re fu piuttosto fredda: aveva riportato molte spezie e interrotto i commerci indiani ma, ancora una volta, non era riuscito a sottomettere lo zamorin, nonostante l'uso di metodi estremamente barbarici.
Il primo viceré dell'India portoghese
Nel 1505, il re Manuel I decise che era arrivato il momento di rendere la presenza portoghese in acque indiane un fatto permanente: Francisco de Almeida venne nominato primo viceré dell'India portoghese. Almeida ebbe l'incarico di costruire forti e basi commerciali lungo le coste dell'Africa orientale e dell'India, reprimendo il commercio musulmano con Calicut. Per conseguire questo obiettivo, gli fu affidata una flotta di 22 vascelli, 1000 marinai e 1500 soldati.
Dopo aver passato il Capo di Buona Speranza, Almeida iniziò la sua missione: devastò l'Africa orientale, assaltò e saccheggiò Kilwa, incendiò Mombasa e gli insediamenti in Mozambico. Così facendo, ottenne il controllo totale di una fascia di oltre 1.500 chilometri lungo la costa africana. Salpò poi alla volta dell'India, lasciando una guarnigione di 550 a Kilwa. Il 13 settembre, Almeida si fermò nella vicina isola di Angediva, dove costruì il suo primo forte; giunse poi a Kannur, dove realizzò un'altra fortificazione, lasciandovi 150 uomini e due navi.
Almeida proseguì verso Cochin e, con suo grande orrore, vide che i mercanti lasciati da Cabral erano stati tutti uccisi. Si vendicò mandando suo figlio Lourenço con sei navi a Kollam, dove distrusse 27 vascelli ancorate nel porto. Una volta ripartito, Lourenço incontrò un'enorme flotta dello zamorin che aveva lo scopo di combatterlo, ma che invece venne sonoramente sconfitta: i portoghesi uccisero tra i 3.000 e i 4.000 uomini e affondarono 200-300 imbarcazioni; Lourenço però, perse la vita nel corso della battaglia.
La guerra navale luso-mamelucca
A causa della continua e crescente distruzione da parte dei portoghesi di navi arabe ancorate nei porti indiani, i veneziani e i Mamelucchi erano disperati, non sapendo come salvare la loro redditizia rete commerciale. Alla fine, nel 1505, il sultano Qansuh al-Ghuri ordinò la costruzione di una flotta per combattere i portoghesi. La flotta venne completata a novembre e, sotto la guida di Amir Husain Al-Kurdi, partì da Suez e arrivò a Diu nel 1507, dove si unì alla flotta locale indiana
Il governatore della città, Malik Ayyaz, chiamato Meliqueaz dai portoghesi, scrisse al viceré Almeida cercando di mettere pace, affermando che suo figlio aveva combattuto valorosamente. Almeida però, che era furioso, gli rispose dicendogli che "... a Chaul voi avete combattuto la mia gente, e ucciso mio figlio... confido speranzoso che il Dio del cielo mi dia la possibilità di vendicarmi di costoro e di quanti gli hanno fornito aiuto" (Crowley, 227).
Il viceré riunì le sue forze e, il 2 febbraio del 1509, distrusse la coalizione indo-egiziana: la maggior parte dei prigionieri egiziani furono impiccati, bruciati vivi o smembrati. Malik Ayyaz fu costretto ad arrendersi e a pagare un pesante riscatto per rivedere vivi gli ostaggi. Il resto della flotta egiziana tornò in patria: i Mamelucchi non avrebbero mai più sfidato seriamente i portoghesi.
Albuquerque prende il controllo
Almeida aveva instaurato con successo il dominio marittimo portoghese sull'oceano Indiano, ma ancora non era stata fondata una base navale sicura. I lusitani avevano bisogno di un avamposto in posizione centrale, che gli permettesse di mantenere una flotta permanente in quelle acque per controllare le rotte marittime dell'oceano Indiano. L'incarico venne affidato ad Alfonso de Albuquerque (1453-1515), che nel 1509 sostituì Almeida come viceré dopo un breve scontro di potere. Si stabilì a Goa, sulla costa del Malabar, che aveva un buon porto, una industria cantieristica navale attiva ed era un grande snodo commerciale.
Poco prima che Albuquerque potesse iniziare la sua opera, arrivò in India un'altra flotta, al comando del maresciallo Fernão Coutinho, con istruzioni precise per spodestare lo zamorin di Calicut. Albuquerque era riluttante a unirsi a questa missione dalle conseguenze disastrose. Le forze combinate di Albuquerque e Coutinho assaltarono frontalmente la città: i portoghesi entrarono nel palazzo del sovrano indù e lo saccheggiarono, ma i cittadini diedero vita a sanguinosi combattimenti urbani, uccidendo Coutinho e ferendo seriamente Albuquerque. Solo un piccolo gruppo di portoghesi riuscì a sopravvivere e a lasciare la città, ancora una volta senza riuscire a sottomettere lo zamorin. I lusitani avrebbero continuato a perseguire questo obiettivo per tutto il secolo successivo.
Ripresosi miracolosamente dalle sue ferite, Albuquerque tornò al suo piano originale e, nel giro di pochi mesi, dopo essersi alleato con una parte della popolazione locale, riuscì a prendere Goa nel 1510, sottraendola al sultanato di Bijapur. In questa operazione fu aiutato da Timoji, un pirata indù, che aveva 2.000 uomini al suo seguito. Goa sarebbe rimasta la capitale dell'Estado da India, cioè, delle colonie portoghesi a est del Capo di Buona Speranza, fino al 1961.
L'eredità portoghese
Oltre alle conquiste in India e in Africa orientale, sotto il comando di Albuquerque i portoghesi riuscirono a prendere il controllo delle principali rotte commerciali orientali, conquistando i porti strategici, controllati dai musulmani, di Hormuz, Malacca e Aden. Hormuz si trova all'entrata del Golfo Persico, da cui i mercanti passavano per far arrivare le spezie in Medio Oriente; Aden invece controlla l'entrata del Mar Rosso ed era l'ingresso per le spezie verso l'Egitto; Malacca invece, situata sulla punta della penisola della Malesia, è la porta d'accesso al golfo del Bengala, alle Isole delle spezie e verso la Cina.
Albuquerque guidò delle spedizioni per ottenere il controllo di Hormuz e Malacca, ma non riuscì ad assicurarsi Aden. I mercanti musulmani avrebbero sfruttato questo buco nella rete portoghese per continuare a commerciare le spezie attraversando il Mar Rosso e facendole arrivare in Egitto, da dove si continuò a scambiarle con i veneziani. I portoghesi avrebbero dominato il commercio delle spezie in Europa settentrionale, ma i veneziani avrebbero mantenuto la maggior parte dei loro traffici in Europa orientale.