L'imponente sito archeologico di Delfi si trova a oltre 500 metri di altitudine, sullo sperone sud-occidentale del Monte Parnaso, a circa 10 km dal mare del Golfo di Corinto, in Grecia centrale. L'antico complesso del tempio di Delfi, risalente ad almeno 2700 anni fa, era noto in tutta la Grecia antica, non solo come sede del celebre oracolo di Apollo, il dio greco della profezia, della musica, della guarigione e della luce.
Un aspetto dell'antico oracolo di Delfi che ha affascinato studiosi, accademici e profani è la natura e la causa dello stato di trance raggiunto dalla sacerdotessa del santuario, la Pizia. Alcune ipotesi sono state finora formulate, chiamando in causa ora le foglie di alloro che la sacerdotessa avrebbe masticato, ora le acque della vicina fonte Castalia, ora i vapori che sarebbero saliti da una caverna sotterranea.
È tuttavia noto che le foglie di alloro non sono allucinogene e, almeno fino a poco tempo fa, si pensava che il presunto stato di follia della Pizia non potesse essere stato indotto da gas tossici emanati da fessure del terreno, dal momento che gli scavi archeologici non ne avevano trovato traccia.
Nel 2001 però un gruppo interdisciplinare di scienziati, guidato dal geologo Jelle Z. de Boer della Wesleyan University di Middletown, nel Connecticut, ha scoperto prove della presenza di etilene, un potenziale allucinogeno, nella geologia locale dell'antico tempio e delle sorgenti vicine. Il team ha quindi sostenuto che l'intossicazione da etilene era con ogni probabilità la causa delle trance divinatorie della Pizia. Questa nuova ricerca da un lato presenta senz'altro affascinanti possibilità per ricostruire l'origine dello stato di trance della Pizia, ma dall'altro lascia alcune domande senza risposta.
La prima concerne il fatto che se l'indagatore e la sacerdotessa dovevano trovarsi faccia a faccia nel santuario dell'antica Delfi, come alcuni ricercatori hanno suggerito, allora perché solo la sacerdotessa veniva colpita da questi gas tossici? Un altro punto è che la ricerca riguardo alla causa di ciò che esattamente mandava in trance la sacerdotessa di Apollo a Delfi ignora il fatto che il suo stato di alterazione potrebbe essere stato autoindotto, forse per conferire maggiore impressione di obiettività quando rispondeva alle domande.
Un'altra idea associata alla presunta estasi tossica della Pizia, errata, sostiene che la Pizia, quando era in trance, farfugliasse frasi incoerenti che dovevano essere interpretate e rimodellate in profezie dai sacerdoti. Nel suo libro The Delphic Oracle, Its Responses and Operations, with a Catalogue of Responses (1981), il classicista americano Joseph Fontenrose (1903-1986) ha messo in discussione questa tesi.
Esaminando le fonti antiche e separando l'artificio letterario dalle risposte autentiche della Pizia alle domande, Fontenrose scoprì che queste risposte erano formulate in una prosa chiara e precisa e che la sacerdotessa stessa era rappresentata in questi testi come se parlasse lucidamente e con voce propria. In effetti, come ha notato Ruth Padel, la possessione indotta da Apollo era piuttosto usuale, se non la norma, nella tradizione letteraria della Grecia classica.
L'esempio più rilevante è quello di Cassandra, figlia di Priamo ed Ecuba, che, in modo simile alla Pizia, viene descritta come "posseduta" da Apollo mentre pronunciava i suoi oracoli in una sorta di stato convulso. Tuttavia, a differenza dei responsi oracolari della Pizia, le profezie di Cassandra erano destinate a non essere mai credute. Forse, allora, l'unica vera influenza sulla condizione psico-fisica della Pizia era l'effetto dello pneuma (l'anima o spirito vitale), spesso associato nell'antichità a un vapore: in questo caso, però, non si sarebbe trattato di un gas tossico, ma della saggezza divina, o meglio, del respiro di Apollo.