Battaglia di Austerlitz

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Harrison W. Mark
da , tradotto da Giovanni De Simone
pubblicato il
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese
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La battaglia di Austerlitz (2 dicembre 1805), o "battaglia dei tre imperatori", fu una degli scontri più significativi delle guerre napoleoniche (1803-1815). L'imperatore dei francesi Napoleone I (1804-1814; 1815) e la sua Grande Armée inflissero una sconfitta decisiva a un più numeroso esercito austro-russo. La vittoria di Napoleone stabilì l'egemonia militare francese sull'Europa continentale per la maggior parte del decennio successivo.

Battle of Austerlitz
Battaglia di Austerlitz
François Gérard (Public Domain)

La fondazione del Primo Impero francese il 18 maggio del 1804 e la conseguente incoronazione di Napoleone I fomentarono ansia in Europa a causa delle ambizioni imperiali francesi. Il primo ministro britannico, William Pitt il Giovane, si avvantaggiò di queste preoccupazioni per organizzare i nemici della Francia nella Terza Coalizione, che comprendeva Gran Bretagna, Austria, Russia, Svezia, regno di Napoli e regno di Sicilia contro l'Impero francese, i suoi stati clienti e il suo recalcitrante alleato spagnolo. Bonaparte guidò la sua nuova Grande Armée oltre il Reno, ottenendo una rapida vittoria contro l'esercito austriaco durante la campagna di Ulm (dal 25 settembre al 20 ottobre 1805) ed entrando a Vienna il 13 novembre 1805.

Dopo aver preso la capitale austriaca, Napoleone si ritrovò con le linee sovra estese e un esercito alleato combinato al comando degli imperatori di Austria e Russia da fronteggiare. Dopo aver indotto gli alleati ad attaccarlo, ottenne una vittoria decisiva vicino la città di Austerlitz, in Moravia (attuale Slavkov u Brna, in Repubblica Ceca), che costrinse i russi a ritirarsi in Ungheria e gli austriaci a chiedere la pace. Il successivo trattato di Presburgo (Bratislava) fece uscire l'Austria dalla guerra della Terza Coalizione, la forzò a cedere territori alla Francia e aprì la strada alla dissoluzione del Sacro Romano Impero, che avvenne l'anno seguente. La battaglia di Austerlitz è considerata un capolavoro della tattica militare, e spesso viene annoverata tra le battaglie più importanti della storia mondiale.

La presa di Vienna

MENO DI UN MESE DOPO L'INIZIO DELLA CAMPAGNA DI ULM, NAPOLEONE AVEVA SCONFITTO UN GRANDE ESERCITO ALLEATO.

Nell'agosto del 1805, i membri della Terza Coalizione iniziarono a schierare i loro eserciti, con l'intenzione di ridurre la Francia ai confini prebellici del 1792. L'arciduca Carlo, alla guida di 96.000 austriaci, fu mandato in Italia settentrionale, dove gli alleati presumevano di condurre la campagna principale, mentre un esercito austriaco secondario, al comando del generale Karl Mack von Leiberich, venne inviato in Baviera, alleata della Francia. L'obiettivo di Mack era di attendere in territorio bavarese i rinforzi, dopo di che, un esercito austro-russo avrebbe attaccato Strasburgo e minacciato di invadere la stessa Francia. Tuttavia, l'esercito russo, al comando del feldmaresciallo Mikhail Kutuzov, partì in ritardo, e fu ulteriormente rallentato dalla scarsa qualità della rete infrastrutturale dell'Europa orientale. Mack, dal canto suo, stava aspettando i russi a Ulm, una città abbastanza lontana dagli altri eserciti alleati, tanto da renderla un facile bersaglio.

Napoleone, nel frattempo, non fece attendere la sua risposta. Sin dalla ripresa della guerra tra Francia e Gran Bretagna nel maggio del 1803, l'imperatore dei francesi stava riunendo un esercito a Boulogne, in vista di un'invasione dell'Inghilterra. Messo da parte questo piano, marciò con un'imponente forza di 210.000 uomini, presto ribattezzata Grande Armée, al di là del Reno, attraversandolo il 25 settembre del 1805. Composta da sette Corpi semi-autonomi, ognuno dei quali dotato di provviste sufficienti per muoversi indipendentemente dall'esercito principale per un certo lasso di tempo, la Grande Armée avanzò all'interno della Germania con una velocità straordinaria: il 7 ottobre, solo 12 giorni dopo aver attraversato il Reno, i francesi raggiunsero le sponde del Danubio. Mack provò a ostacolare l'attraversamento, ma venne rapidamente sopraffatto dalla soverchiante forza avversaria. I francesi circondarono Ulm, intrappolando gli austriaci all'interno. I rinforzi russi di Kutuzov si trovavano ancora a oltre 160 chilometri di distanza: Mack non ebbe altra scelta se non quella di capitolare. Il 20 ottobre del 1805 si arrese con il suo intero esercito: meno di un mese dopo l'inizio della campagna di Ulm, Napoleone aveva sconfitto un grande esercito alleato.

Capitulation at Ulm, 20 October 1805
La capitolazione di Ulm, 20 ottobre 1805
René Théodore Berthon (Public Domain)

Nel frattempo, Kutuzov e i suoi 36.000 russi raggiunsero Braunau il 23 ottobre. Di fronte alla Grande Armée al massimo del suo potenziale, decise di battere in ritirata verso est, sperando di evitare una grande battaglia fino a quando non si fosse ricongiunto con altri eserciti alleati. I russi si ritirarono verso il Danubio, inseguiti dalla Cavalleria della Riserva francese, comandata da Joachim Murat. Il 5 novembre, il principe Pëtr Bagration respinse i francesi in un'azione di retroguardia vicino Amstetten; tre giorni dopo, i russi attraversarono il Danubio, bruciando i ponti dietro di loro. Murat cessò l'inseguimento, essendo tentato dalla "scintillante ma militarmente irrilevante" Vienna, che adesso si trovava indifesa (Chandler, 405). Il 13 novembre, Murat catturò lo strategico ponte Tabor con l'inganno, e l'esercito francese entrò a Vienna il giorno successivo: la notte del 14, il trionfante Napoleone dormì nel palazzo degli Asburgo a Schönbrunn.

L'abbandono delle alture

Nonostante il suo recente successo, Napoleone si trovava in una situazione fragile. Si era addentrato troppo in territorio nemico e il suo esercito si era pericolosamente sovra esteso: molti uomini dovettero rimanere di guarnigione nelle città o controllare le linee di rifornimento dalla Francia. Alla fine di novembre, si ritrovò con solo 75.000 uomini. Nel frattempo, la forza degli eserciti della coalizione cresceva di giorno in giorno. Dopo aver preso Vienna, Murat si era lasciato scappare i russi: Kutuzov riuscì a raggiungere in sicurezza Olmütz (Olomouc), dove si ricongiunse con un altro esercito russo, al comando del generale Friedrich Wilhelm von Buxhoeveden. Nel giro di poco tempo, l'esercito austro-russo di stanza a Olmütz aveva raggiunto le 90.000 unità, ai quali si unirono lo zar di Russia Alessandro I e l'imperatore del Sacro Romano Impero, Francesco II. Oltre a questo grande esercito, Napoleone doveva fronteggiare altre minacce. L'arciduca Carlo era momentaneamente trattenuto in Italia dal maresciallo francese André Masséna ma, potenzialmente, poteva liberarsi in qualsiasi momento e arrivare a minacciare Napoleone alle spalle. Inoltre, la neutrale Prussia stava pensando di unirsi alla coalizione, il che avrebbe aggiunto altri 180.000 soldati pronti a combatterlo.

NAPOLEONE DECISE DI CONVINCERE I SUOI NEMICI AD ATTACCARLO SU UN TERRENO SCELTO DA LUI.

L'imperatore dei francesi sapeva di dover agire prima che le forze della coalizione si riunissero tutte insieme. Era desideroso di imporre una battaglia decisiva, ma sapeva di non avere le forze sufficienti per attaccare; decise allora di convincere i suoi nemici ad attaccarlo su un terreno scelto da lui. Il 21 novembre, Napoleone inviò un terzo del suo esercito verso Brünn (Brno) e Wischau, sulla strada per Olmütz; tra questi c'era il IV Corpo del maresciallo Jean-de-Dieu Soult e il V Corpo del maresciallo Jean Lannes, che occuparono le alture del Pratzen vicino la città di Austerlitz, mentre una brigata di cavalleria leggera guidata da Murat avanzò verso Wischau. Descritte dallo storico Andrew Roberts come "più delle ondulazioni del terreno che delle scogliere", le alture del Pratzen dominavano la piana di Austerlitz. La loro importanza strategica venne notata da Napoleone, che disse al suo organico, "signori, esaminate attentamente questo terreno. Sarà un campo di battaglia in cui voi avrete un ruolo da svolgere!" (Roberts, 381;377).

Il 25 novembre, Bonaparte mandò il generale Anne-Jean-Marie Savary nel campo alleato. Savary chiese agli imperatori di Austria e Russia di firmare un armistizio, esprimendo il desiderio di Napoleone di evitare la battaglia. Questo sorprese i comandanti alleati, i quali erano convinti che Napoleone non avrebbe chiesto un tale accordo se non perché la sua posizione si era indebolita. Tale debolezza sembrò essere confermata pochi giorni dopo, quando Bonaparte fece scendere le sue truppe dal Pratzen: gli alleati si convinsero che nessun comandante, in pieno possesso delle sue facoltà mentali, avrebbe abbandonato una posizione così vantaggiosa senza combattere, a meno che non avesse la forza per farlo. Il 27 novembre, uno degli aiutanti di campo dello zar, il principe Pëtr Dolgorukov, andò nel campo francese per negoziare con Napoleone. Dolgorukov, un nobile arrogante e bellicoso, nel suo rapporto disse che, effettivamente, la posizione francese appariva debole, e che "tutti quelli intorno a Napoleone tremavano, e che persino la nostra avanguardia sarebbe sufficiente per sconfiggerlo" (Mikaberidze, 205).

Emperor Napoleon in His Study at the Tuileries
L'imperatore Napoleone nel suo studio al palazzo delle Tuileries
Jacques-Louis David (Public Domain)

Tuttavia, non tutti ne erano convinti. Kutuzov e i comandanti più anziani consigliarono di ritirarsi sui Carpazi, per attirare i francesi ancora più in profondità all'interno del territorio nemico. Lo zar Alessandro però, giovane e ambizioso, fu influenzato dal suo seguito di nobili, tra cui Dolgorukov, che sostenevano di colpire immediatamente, affinché i russi non venissero considerati dei codardi. "Codardi?" urlò lo zar, indignato. "Sarebbe meglio per tutti noi morire" (ibid). Il 30 novembre, le forze alleate iniziarono l'avanzata verso Austerlitz, spazzando via le esigue forze della brigata di cavalleria leggera francese in una schermaglia presso Wischau; lo zar Alessandro, che non aveva mai assistito prima a un combattimento, alla vista dei cadaveri si ammalò, ritirandosi verso la retroguardia, rifiutando di mangiare per il resto della giornata. Il 1° dicembre gli austro-russi si inerpicarono sui ripidi pendii del Pratzen. Anche se sembrava che avessero ottenuto un vantaggio occupando le alture, non potevano sbagliarsi di più: si erano infilati dritti nella trappola di Napoleone.

La vigilia della battaglia

Senza che gli alleati sospettassero nulla, Napoleone li aveva ingannati. Aveva richiesto l'armistizio e fatto sgombrare le alture del Pratzen per convincere gli alleati della sua debolezza: quando Dolgorukov visitò il campo francese, Bonaparte si era deliberatamente comportato in modo ansioso, assicurandosi che l'inviato russo vedesse dei soldati pronti alla ritirata, mentre invece era tutta una farsa. Aveva persino orchestrato la sconfitta a Wischau, dicendo ai suoi soldati a cavallo di agire come se fossero in preda al panico, fingendo una ritirata. Adesso, con gli austro-russi posizionati sul Pratzen, Napoleone era libero di passare alla fase successiva del suo piano. Allungò intenzionalmente il fianco destro del suo schieramento, sperando di indurre gli alleati ad attaccarlo in quel punto. Come accennato in precedenza, Bonaparte aveva solo un terzo del suo esercito ad Austerlitz: i Corpi al comando dei marescialli Jean Bernadotte e Louis-Nicolas Davout stavano arrivando in tutta fretta da Vienna. Il piano prevedeva che il fianco destro, indebolito, facesse un’azione di contenimento fino a che non venisse rinforzato dal III Corpo di Davout; questo avrebbe permesso al resto dell'esercito francese di riprendere le alture e colpire nei punti decisivi del campo di battaglia.

Ancora una volta, gli austro-russi abboccarono. Il capo di stato maggiore austriaco, Franz von Weyrother, attaccò il fianco destro francese con tre colonne su cinque del suo esercito (59.000 uomini), comandate dal generale Buxhoeveden. Dopo aver sfondato attraverso il fianco destro francese, si sarebbero spostati a nord per circondare il resto dell'esercito di Napoleone. Contemporaneamente all'attacco principale sull'ala destra francese, Weyrother aveva pianificato di fare un attacco diversivo sull'ala sinistra francese, con 13.000 uomini guidati da Bagration, mentre il centro sarebbe stato tenuto dal fratello dello zar, il granduca Costantino, con i suoi 8.500 uomini della guardia imperiale russa. Lo zar Alessandro approvò il piano e nominò Weyrother comandante in capo dell'esercito alleato, rimpiazzando l'esitante Kutuzov.

French Camp on the Eve of the Battle of Austerlitz, 1805
Campo francese alla vigilia della battaglia di Austerlitz, 1805
Louis Albert Guislain Bacler d'Albe (Public Domain)

Mentre la notte scendeva su Austerlitz, Napoleone ricevette la conferma che il Corpo di Davout stava arrivando, e che avrebbe fatto in tempo a partecipare ai combattimenti del mattino seguente. Dopo un veloce riposo e una cena frugale a base di patate e cipolle fritte, Bonaparte e il suo capo di stato maggiore, il maresciallo Louis-Alexandre Berthier, visitarono i fuochi da campo delle loro truppe e parlarono con i loro soldati. Gli uomini avevano il morale alto, cantavano e ballavano all'avvicinarsi del loro imperatore. Il giorno successivo sarebbe stato il 2 dicembre 1805, primo anniversario dell'incoronazione di Napoleone: i soldati lo presero come un segno propiziatorio. Alle 4 del mattino, Bonaparte tenne un incontro dell'ultimo minuto con i suoi ufficiali nel suo quartier generale sullo Zuran, una collinetta sul centrosinistra del campo di battaglia. Si assicurò che tutti conoscessero il proprio ruolo: il IV Corpo del maresciallo Soult avrebbe tenuto il fianco destro fino all'arrivo dei rinforzi di Davout. Il V Corpo del maresciallo Lannes avrebbe tenuto il fianco sinistro, che sarebbe stato rinforzato dal I Corpo di Bernadotte. Una volta che il grosso dell'esercito alleato fosse stato impegnato, le divisioni dei generali St. Hilaire e Vandamme avrebbero attaccato il debole centro austro-russo, in modo da riprendere le alture.

L'inizio della battaglia

Alle 4 del mattino, i francesi si mossero dalle loro posizioni iniziali nel "freddo pungente della notte" (Roberts, 383). Mentre albeggiava, scoprirono che il terreno era coperto da una nebbia fitta, che nascondeva le dimensioni di ciascun esercito. La battaglia iniziò alle 7 del mattino, quando l'avanguardia del generale Kienmayer colpì il villaggio di Tellnitz (Telnice), all'estremità destra dello schieramento francese. Si svilupparono dei duri combattimenti intorno a Tellnitz, dove il 3° Reggimento di linea francese resistette per un'ora, prima di essere cacciato dal villaggio; la ritirata dei francesi fu coperta dalla cavalleria di Davout, arrivata prima rispetto al resto del suo Corpo. Gli alleati allora si spinsero verso il vicino villaggio di Sokolnitz (Sokolnice). Alle 8.30 i francesi furono costretti ad abbandonare il villaggio a causa di un pesante bombardamento austro-russo; nella confusione della ritirata, vennero colpiti dal fuoco amico.

Sokolnitz restò nelle mani degli alleati per soli 15 minuti, prima di venir ripresa dal contrattacco del III Corpo di Davout che, in due giorni, aveva coperto 112 chilometri a marce forzate per arrivare in tempo. Tellnitz venne ripresa da una divisione comandata dal fratellastro di Davout, il generale Louis Friant, mentre il generale Lagrand rientrò a Sokolnitz con due brigate (una delle quali era un'unità còrsa, soprannominata "i cugini dell'imperatore"). Le due brigate di Lagrand si trovarono presto contro dodici battaglioni russi: alle 9.30, i russi erano entrati nel castello di Sokolnitz, ferendo o uccidendo undici dei dodici più alti comandanti francesi che si trovavano lì. I villaggi di Tellnitz e Sokolnitz diventarono il punto più conteso del campo di battaglia, passando di mano diverse volte nel corso della mattinata.

Nel frattempo, sulla sinistra, Bagration entrò in contatto con il V Corpo del maresciallo Lannes, iniziando dei duri scontri intorno al villaggio di Blasowitz (Blažovice). Anche se Lannes venne subito rinforzato dal I Corpo del maresciallo Bernadotte, i suoi uomini vennero martoriati dall' artiglieria di Bagration, rendendo il combattimento disperato. Lannes riuscì a radunare i suoi soldati e a riprendere Blasowitz in punta di baionetta, mentre Murat provò ad allentare la pressione guidando una carica di 3.000 cavalieri contro la cavalleria di Bagration. Bagration mandò ogni squadrone di cavalleria disponibile contro Murat, che presto si trovò a combattere contro una forza il doppio della sua. Nel corso della feroce battaglia che ne conseguì, "i pennacchi sulle criniere sventolavano e le corazze brillavano" ma, alla fine, la cavalleria alleata riuscì a sfondare e a fuggire (Chandler, 426).

Il sole di Austerlitz

Per le 9 del mattino, gli alleati avevano riversato 40.000 uomini contro l'ala destra francese, che veniva rinforzata costantemente da Davout. Quando il sole uscì dalle nuvole e spazzò via la nebbia mattutina, Napoleone poté vedere che gli austro-russi avevano indebolito il proprio centro spostando più truppe dalle alture, proprio come aveva sperato. Ordinò al maresciallo Soult di iniziare l'attacco contro il centro nemico, dichiarando "finiamo questa guerra con un tuono!" (Roberts, 385). Alle divisioni di St. Hilaire e Vandamme, nascoste dalla nebbia ai piedi delle alture, venne data una razione tripla di brandy per spronarli, prima che gli venisse ordinato di risalire sul Pratzen. Mentre marciavano, il famoso "sole di Austerlitz" rischiarò la nebbia restante, e migliaia di baionette francesi brillarono alla sua luce.

Gli alleati furono colti di sorpresa da due divisioni francesi, che sembrava fossero apparse dal nulla. Kutuzov ordinò agli austriaci di Kollowrath di ritornare sulle alture, e alle 9.30 scoppiarono i combattimenti intorno al villaggio di Pratzen (Prace), vicino la sommità delle collinette: lo scontro fu così brutale che non vennero fatti prigionieri e i feriti venivano massacrati senza pietà. La lotta per Pratzen durò più di un'ora, fino alle 11 del mattino, quando il maresciallo Soult portò in cima i cannoni da 12 libbre e iniziò a bombardare le posizioni austro-russe. Entro mezzogiorno, gli alleati fuggivano dalle alture, lasciandole in mani francesi. Le colonne di Buxhoeveden stavano ancora combattendo sul lato destro francese mentre Bagration era vincolato sulla sinistra: l'esercito austro-russo adesso era di fatto tagliato in due.

Russian Imperial Guard Captures a French Eagle
La guardia imperiale russa cattura lo stendardo con l'aquila francese
Bogdan Willewalde (Public Domain)

In quel momento, solo la Guardia imperiale russa pose una seria minaccia alla vittoria francese. All'una del pomeriggio, il granduca Costantino guidò quattro battaglioni della Cavalleria della Guardia russa contro la divisione di Vandamme, tentando per l'ultima volta di riprendere le alture. Il 4° Reggimento di linea francese andò in rotta, perdendo il loro stendardo dell'aquila imperiale; mentre il 4° si ritiravano nel panico, gli uomini avevano ancora la presenza di spirito per gridare "Vive l'Empereur" mentre superavano di corsa Napoleone. L'imperatore dei francesi mandò cinque squadroni della sua cavalleria della Guardia imperiale per fermare l'attacco russo, e due unità scelte ingaggiarono un sanguinoso combattimento in cima alle alture del Pratzen. La Guardia imperiale russa vacillò e alla fine andò in rotta, mettendo fine alle speranze di una vittoria alleata. Nonostante avesse ricevuto una ferita da spada alla testa, Jean Rapp, uno degli aiutanti di campo di Napoleone, presentò all'imperatore i colori russi e gli mostrò i prigionieri, tra cui il principe Nikolaj Repnin-Volkonsky; questa scena venne immortalata da François Gérard nel suo famoso quadro della battaglia

Fine della battaglia

Dopo la sconfitta della Guardia russa, St. Hilaire e Vandamme furono mandati ai fianchi dei battaglioni russi che combattevano a Sokolnitz e Tellnitz: alle 2 del pomeriggio, Davout ordinò una contro carica generale, dicendo freddamente ai suoi uomini di "non far scappare nessuno" (Chandler, 431). Entro le 3 del pomeriggio, gli austro-russi erano in piena ritirata. Molti di loro fuggivano lungo il lago ghiacciato, e Napoleone ordinò di sparare sul ghiaccio con 25 cannoni, facendo cadere i fuggitivi nelle acque gelate sottostanti (non si conosce l'esatto numero di russi annegati; lo stesso Napoleone disse 2.000, sebbene gli accademici moderni abbiano dato una stima di 200 o meno). Alle 4.30 si udirono gli ultimi colpi di moschetto, e i francesi erano in controllo del campo.

Napoleon and Francis II Meet After the Battle of Austerlitz
Incontro tra Napoleone e Francesco II dopo la battaglia di Austerlitz
Antoine-Jean Gros (Public Domain)

I francesi ebbero 1.305 caduti e oltre 6.940 feriti, ma questi numeri impallidiscono davanti a quelli delle perdite alleate: sul campo di Austerlitz restarono 11.000 russi e 4.000 austriaci tra morti e feriti, con oltre 12.000 prigionieri. Le perdite combinate austro-russe ammontarono dunque a 27.000 unità, vale a dire un terzo della loro forza iniziale; il massacro portò Napoleone a osservare che "molte nobildonne domani piangeranno a San Pietroburgo!" (Mikaberidze, 206). Questa era la vittoria decisiva che Napoleone aspettava; lo zar Alessandro si ritirò in Ungheria con i resti del suo esercito, mentre l'imperatore Francesco chiese la pace. La battaglia mise fine alla guerra della Terza Coalizione. Dopo Austerlitz, l'Impero francese godette di una supremazia militare sul continente europeo per la maggior parte del decennio successivo.

Domande e risposte

Quando venne combattuta la battaglia di Austerlitz?

La battaglia di Austerlitz venne combattuta il 2 dicembre 1805.

Cos'è stata la battaglia di Austerlitz?

La battaglia di Austerlitz fu uno degli scontri più significativi delle guerre napoleoniche. Venne combattuta tra la Grande Armée francese guidata dall'imperatore Napoleone I e un esercito combinato austro-russo, al comando degli imperatori di Austria e Russia. La battaglia terminò con una vittoria francese.

Perché Napoleone vinse ad Austerlitz?

Napoleone vinse la battaglia di Austerlitz con l'inganno. Abbandonò di proposito la forte posizione sulle alture del Pratzen e sovra estese il suo fianco destro, ingannando gli alleati, che lo attaccarono proprio dove voleva lui.

Perché la battaglia di Austerlitz è così importante?

La battaglia di Austerlitz è importante perché cementò il potere imperiale di Napoleone e portò alla supremazia militare francese nel continente europeo nel decennio successivo. Pose anche fine alla guerra della Terza Coalizione e portò alla dissoluzione del Sacro Romano Impero.

Info traduttore

Giovanni De Simone
Ho conseguito la laurea in Lingue e Mediazione Culturale con il massimo dei voti presso l'Università di L'Aquila. Ho una grande passione per la storia e sono convinto che l'attività di traduzione possa arricchire la conoscenza di ciascuno di noi.

Info autore

Harrison W. Mark
Harrison Mark è diplomato in storia e scienze politiche presso la State University of New York a Oswego.

Cita questo lavoro

Stile APA

Mark, H. W. (2023, luglio 13). Battaglia di Austerlitz [Battle of Austerlitz]. (G. D. Simone, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-2253/battaglia-di-austerlitz/

Stile CHICAGO

Mark, Harrison W.. "Battaglia di Austerlitz." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. Modificato il luglio 13, 2023. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-2253/battaglia-di-austerlitz/.

Stile MLA

Mark, Harrison W.. "Battaglia di Austerlitz." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 13 lug 2023. Web. 16 set 2024.