La battaglia di Ain el-Gazala, svoltasi in Libia nel maggio-giugno del 1942, fu una vittoria decisiva delle forze italo-tedesche, guidate dal generale Erwin Rommel (1891-1944), contro forze britanniche, del Commonwealth e della Francia Libera durante la campagna nel deserto del Nordafrica (Western Desert Campaign nella storiografia anglosassone, giugno 1940-gennaio 1943) nel corso della Seconda guerra mondiale. Rommel ottenne la sua vittoria più grande sconfiggendo i britannici e sfondando la linea difensiva di Gazala, costringendoli a cedere la fortezza strategica di Tobruch.
La guerra nel deserto
Nel secondo anno della Seconda guerra mondiale, gli Alleati, allora composti principalmente da forze britanniche e del Commonwealth, erano ansiosi di impedire che il canale di Suez cadesse sotto il controllo delle potenze dell'Asse, cioè, Germania e Italia. Il Nordafrica era strategicamente importante per entrambe le parti anche per la protezione delle vitali rotte marittime mediterranee. Malta era cruciale per questo scopo, e il possesso della fortezza dell'isola (all'epoca in mani britanniche) era un'altra ragione per controllare le potenziali basi aeree nel deserto nordafricano. In ultimo, il Nordafrica fu l'unico posto in cui la Gran Bretagna poté combattere una guerra terrestre contro Germania e Italia, sperando di ottenere le indispensabili vittorie che avrebbero incoraggiato i britannici dopo il disastro dell'evacuazione di Dunkerque e gli orrori del Blitz su Londra.
Per tutte queste ragioni, vennero combattute una serie di battaglie, note collettivamente con il nome di Western Desert Campaign. All'inizio l'esercito britannico affrontò forze italiane mal equipaggiate, che però vennero presto rinforzate considerevolmente da truppe tedesche dotate di mezzi corazzati, armi e addestramento superiori.
Il Nordafrica si rivelò un difficile teatro di guerra a causa dei piccoli porti, della scarsità o assenza totale di strade e per le dure condizioni dell'ambiente desertico. Per entrambi i contendenti il dover fronteggiare le condizioni locali e le carenze logistiche diventò importante tanto quanto il dover superare le forze nemiche. Secondo una riflessione di Rommel: "la battaglia è combattuta e decisa dai quartiermastri prima che si inizi a sparare" (Mitchellhill-Green, 264).
Un fattore importante nella guerra del deserto era lo spazio, dato che le battaglie potevano estendersi per molti chilometri, rendendo i guadagni territoriali meno importanti rispetto all'infliggere danni materiali al nemico, in comparazione ad altri teatri di guerra. Tra le altre peculiarità di questo scenario, si può includere l'assenza generale di coinvolgimento dei civili e il fatto che entrambe le parti usavano gli equipaggiamenti catturati, un fenomeno che spesso rese difficile identificare chi si stesse effettivamente avvicinando nel mezzo delle nuvole di polvere e sabbia che si alzavano all'orizzonte. Queste nuvole di polvere e la velocità dei combattimenti corazzati permisero alle forze aeree sia dell'Asse che degli Alleati di poter giocare un ruolo limitato nelle battaglie, riducendosi a bersagliare le linee di rifornimento o le postazioni difensive statiche.
La volpe del deserto
Il Generalleutnant (tenente generale) Rommel era un sostenitore della velocità nell'utilizzo dei carri armati e della guerra di movimento, impiegando tattiche che avevano avuto un grande effetto durante la caduta della Francia quando era al comando di una Panzer-Division, all'inizio della guerra. Nominato comandante del Deutsches Afrikakorps (D.A.K.) nel gennaio del 1941, Rommel avrebbe applicato le stesse tattiche di guerra meccanizzata nel deserto del Nordafrica. Non era una coincidenza che il grido di guerra dell'Afrikakorps fosse Heia Safari, che in Swahili vuol dire "andiamo a prenderli" (Dear, 7).
Rommel usava i carri armati in modo inusuale. Invece di impiegare i veicoli corazzati per distruggere i carri nemici, che era l'approccio tipico degli altri comandanti, utilizzò forze equipaggiate con cannoni anticarro per neutralizzare all'inizio della battaglia quanti più mezzi corazzati nemici possibili, e solo dopo dispiegare i propri carri, che avrebbero avuto vita facile contro la fanteria nemica, rimasta senza protezione. Rommel prediligeva la velocità e l'audacia al di sopra di tutto, sconvolgendo i molto più prudenti comandanti alleati presenti in Nordafrica, che molto spesso preferivano aspettare di avere un cospicuo vantaggio in uomini e mezzi prima di fare una mossa decisiva contro il nemico.
Gli italo-tedeschi presero El-Agheila nel marzo del 1941 e Marsa el-Brega il 1° aprile. Entro luglio, Rommel era praticamente al comando delle forze italiane e tedesche in Nordafrica (anche se tecnicamente era ancora sotto l'autorità ultima dell'alto comando italiano). Si stava già costruendo la reputazione di spauracchio e principale causa delle difficoltà in cui versavano le forze alleate nella regione, guadagnandosi il soprannome di "volpe del deserto". Le due vittorie contro le offensive alleate in maggio e giugno (nome in codice Brevity e Battleaxe, rispettivamente) furono seguite da una sconfitta in una terza offensiva in novembre, nome in codice Crusader. I due principali problemi di Rommel erano la mancanza di uomini e rifornimenti, specialmente cibo, carburante e munizioni ma, nel gennaio del 1942, questa situazione migliorò significativamente e il generale tedesco, ignorando gli ordini di concentrarsi sulla difesa, andò ancora una volta all'attacco.
L'avversario di Rommel era l'8ª Armata britannica, comandata all'inizio dell'estate del 1942 dal tenente generale Neil Ritchie (1897-1985). Il comandante generale delle truppe alleate in Medio Oriente era il generale Claude Auchinleck (1884-1981). Sfortunatamente per esso, a questo punto della campagna, l'esercito britannico non aveva una buona coordinazione tra fanteria, artiglieria e divisioni corazzate; inoltre, i suoi rinforzi non avevano neanche lontanamente l'esperienza di guerra nel deserto del nucleo principale dei soldati. La mancanza di esercitazioni, l'inferiorità di mezzi corazzati come il Crusader e il Matilda e dei cannoni anticarro, nonché la scomoda e rigida catena di comando si rivelarono tutti ostacoli per l'8ª Armata. Al contrario, "le forze di Rommel erano numericamente inferiori, ma le sue truppe erano più professionali, meglio comandate e avevano una meticolosa cooperazione tra tutte le armi" (Dear, 992).
La linea di Ain el-Gazala
Tobruch era cruciale per qualsiasi esercito che avesse voluto avanzare verso l'Egitto, e Rommel tentò tre volte di prendere il porto, che venne strenuamente difeso da due brigate australiane. Sia le offensive Brevity che Battleaxe non riuscirono ad alleviare l'assedio su Tobruch e gli australiani, a cui il governo ordinò di ritirarsi, vennero rimpiazzati da truppe dell'esercito britannico, tra cui la 2ª Divisione di fanteria sudafricana e una brigata polacca. L'operazione Crusader alla fine ruppe l'assedio nel dicembre del 1941, ma Rommel era determinato ad acquisire questo vitale snodo logistico. Come prima cosa, riprese quasi metà del territorio perso con l'operazione Crusader, e poi spostò la sua attenzione sulla linea difensiva alleata di Ain el-Gazala, localizzata 64 chilometri a ovest di Tobruch. Un attacco all'8ª Armata avrebbe anche anticipato un'offensiva britannica che avrebbe respinto gli italo-tedeschi in vista di uno sbarco su larga scala in Nordafrica, pianificato per il novembre successivo. Entrambe le parti erano venute a sapere dei rispettivi piani grazie allo spionaggio militare e all'evidente accumulo di truppe presso Ain el-Gazala, anche se la tendenza di Rommel di comunicare una cosa ai suoi superiori e poi farne un'altra comportava che i britannici non fossero mai completamente sicuri su cosa stesse per fare la volpe del deserto.
La linea di Ain el-Gazala si presentava come una serie di difese statiche composte da capisaldi isolati, ognuno dei quali difeso da una brigata, con carri armati distribuiti tra le varie postazioni, protette ulteriormente con filo spinato, trincee e una profonda cintura di campi minati. La linea difensiva, che si estendeva da Gazala a Bir Hakeim, che era un avamposto remoto formato da poco più di una di fortezza seriamente danneggiata e da un pozzo, ed era pensata per difendere sia la via occidentale per Tobruch che la Via Balbia, la strada che attraversava la Libia. Non erano presenti fortificazioni, e la maggior parte dei capisaldi erano progettati come piattaforme da cui sarebbe dovuta partire l'offensiva pianificata. I capisaldi non potevano difendersi a vicenda perché erano troppo lontani fra loro; piuttosto, erano stati pensati per trattenere il nemico fino all'arrivo in loro soccorso di truppe mobili corazzate. Come quasi tutte le posizioni difensive, i punti più deboli della linea erano i fianchi. Con l'operazione "Venezia", Rommel decise di sfruttare proprio questa debolezza. L'8ª Armata aveva il vantaggio numerico, in particolare a livello di carri armati operativi - 849 contro i 560 di dell'Afrikakorps -, ma questa superiorità fu vanificata dalla necessità di disperdere mezzi corazzati, uomini e artiglieria lungo la linea di difesa.
L'attacco di Rommel
La battaglia di Ain el-Gazala iniziò il 26 maggio del 1942. Rommel impiegò le truppe italiane per attaccare il caposaldo più a sud di tutta la linea, a Bir Hakeim. Questa posizione era difesa dalla 1ª Brigata Francia Libera al comando del general maggiore Marie Pierre Koenig (1898-1970). La guarnigione comprendeva due battaglioni della famosa Legione Straniera e truppe coloniali francesi provenienti dal Chad e dal Congo.
Rommel mosse le sue forze corazzate per attaccare il nemico da dietro. Allo stesso tempo, le truppe italiane attaccarono frontalmente, verso la parte settentrionale della linea, principalmente come tattica diversiva per attirare più carri alleati possibili per indebolire le forze che si opponevano a Rommel nella parte sud. Per illudere che l'attacco corazzato principale dell'Asse stesse avvenendo in quel punto e non a sud, Rommel ordinò ad una unità corazzata di condurre una finta avanzata prima di muovere a sud, e impiegò degli autocarri caricati con motori di aerei che giravano in tondo per alzare quanta più polvere possibile.
L'attacco a sorpresa a sud, portato avanti nella notte per evitare che venisse scoperto dalle inevitabili nuvole di sabbia, all'iniziò andò bene, e le forze italo-tedesche si avvicinarono per circa 40 o 50 chilometri versi i loro obiettivi. Tuttavia, le difese erano più forti di quanto Rommel avesse immaginato, e i britannici adesso erano equipaggiati con i nuovi e più efficaci carri armati Grant. I comandanti alleati sapevano dei movimenti di Rommel grazie a una unità di autoblindo sudafricana, che lo seguiva dall'inizio dell'attacco. Il problema degli alleati era decidere quale dei due attacchi (quello al centro o quello a sud) fosse quello reale. In mattinata fu chiaro che l'attacco a sud riuniva il grosso delle forze corazzate dell'Asse.
Dopo una serie di battaglie tra carri, e poiché i suoi rifornimenti di carburante scarseggiavano, Rommel si ritirò il 29 maggio. Il generale annotò nel suo diario: "il nostro piano di superare le forze britanniche oltre la linea di Gazala è fallito. L'opposizione è stata molto più forte di quanto mi aspettassi" (Ford, 42). Ritchie pensò che Rommel si fosse arreso completamente e non mandò subito una forza di inseguimento contro le truppe dell'Afrikakorps, che adesso si erano riunite nella depressione chiamata il "Calderone", situata al di fuori dei campi minati ma in posizione centrale sul campo di battaglia. A Rommel venne dato il tempo di rifornirsi grazie all'esitazione dei comandanti britannici, che erano convinti di aver messo all'angolo la volpe del deserto e che dunque non ci fosse bisogno di inviare i loro segugi. Nel frattempo, Rommel era al sicuro dietro lo schieramento dei suoi formidabili cannoni da 88 mm da un lato e dagli stessi campi minati del nemico dall'altro, oltre alle mine da lui stesso piazzate. Le linee di rifornimento italo-tedesche vennero ripristinate a seguito dell'apertura di varchi attraverso due campi minati da parte di due divisioni motorizzate italiane e dalla presa dei capisaldi alleati di Sidi Muftah e Dahar el-Aslag. Una volta raggruppate e riposate, le truppe dell'Afrikakorps respinsero un attacco britannico maldestramente coordinato sul Calderone il 5 giugno, per poi contrattaccare. Rommel ordinò anche una nuova offensiva su Bir Hakeim, potenziando le truppe italiane con un gruppo tattico di Panzer e utilizzando 54 aerei da caccia e 45 bombardieri come supporto aereo. Nonostante la prolungata ed eroica resistenza francese, alla fine la posizione venne presa il 10 giugno, ma non prima che 2.700 difensori si fossero ritirati dalla guarnigione originaria di 3.600 uomini. La battaglia di Bir Hakeim divenne leggendaria.
Rommel proseguì attaccando la retroguardia britannica, infliggendo perdite pesanti, e superando il caposaldo centrale britannico, chiamato Knightsbridge, la notte del 12 giugno. L'8ª Armata britannica aveva perso oltre 140 carri armati in sole 24 ore. Il 14 giugno i britannici, temendo un'imminente cattura, furono obbligati distruggere il loro grande deposito di Belhamed, nel quale c'erano 5,7 milioni di litri di carburante. La struttura di comando britannica e l'intera 8ª Armata erano nel caos. Tre divisioni alleate non vennero neanche impiegate, il che fu un criminale spreco di risorse, che permise a Rommel di far fuori le formazioni nemiche individualmente, nonostante l'inferiorità numerica complessiva.
Sfondata in due punti e con perdite corazzate britanniche sempre più pesanti, la linea di Gazala aveva cessato di essere una linea difensiva efficace. Rommel continuava a ottenere ulteriori vittorie contro le forze alleate isolate nelle sacche, e adesso la via per Tobruch era aperta. La battaglia di Gazala terminò il 17 giugno. Come nota lo storico T. Moreman:
l'8ª Armata era stata ancora una volta messa in seria difficoltà e sconfitta dalle forze dell'Asse nel corso di tre settimane di duri combattimenti... Ritchie e l'alto comando britannico avevano di fatto sprecato il vantaggio che possedevano all'inizio della battaglia. (75)
Il tenente generale Francis Tucker, comandante della 4ª Divisione indiana, descrisse la sconfitta di Ain el-Gazala come "una delle peggiori battaglie nella storia dell'esercito britannico" (Mitchellhill-Green, 271).
Rommel circondò Tobruch il 17 giugno e, con un importante supporto aereo, prese il porto il 21 giugno, che era il punto in cui meno ci si aspettava di essere attaccati: il porto, infatti, era stato privato della maggior parte delle sue difese, riutilizzate sulla linea di Gazala. La guarnigione di Tobruch si arrese e 33.000 uomini vennero fatti prigionieri. Tralasciando la caduta di Singapore, questa fu la più grande capitolazione dell'esercito britannico nel corso della Seconda guerra mondiale. La presa del porto permise alla volpe del deserto di ottenere rifornimenti vitali, fornendogli metà dei veicoli da trasporto in suo possesso. Rommel successivamente ottenne un'altra vittoria nella battaglia di Marsa Matruh, riuscendo a prendere il porto egiziano il 28 giugno. L'8ª Armata, pur avendo perso 50.0000 uomini, era ancora una forza formidabile, che adesso si era ritirata dietro la linea difensiva di El Alamein, situata più a est, lungo la costa egiziana.
Conseguenze
Dopo la presa di Tobruch, Rommel giunse al picco della sua carriera e, all'età di 49 anni, fu promosso Generalfeldmarschall (feldmaresciallo), il che lo rese il più giovane ad avere questo titolo nell'esercito tedesco del tempo. Rommel riuscì a scacciare l'esercito britannico dalla Libia e a respingerlo in Egitto. Colpendo un nemico indebolito e demoralizzato, sperava di prendere i due grandi obiettivi costituiti da Alessandria d'Egitto e dal canale di Suez, riuscendo a incidere sul corso dell'intera guerra. Tuttavia, nel lungo periodo, il vecchio problema di Rommel dei rifornimenti insufficienti e della mancanza di materiali per raggiungere i suoi scopi tattici avrebbero ridato ancora una volta il vantaggio ai britannici, che ne approfittarono nel corso della prima battaglia di El Alamein nel luglio del 1942 e nella battaglia di Alam Halfa nell'agosto seguente. L'esercito britannico beneficiò del supporto aereo fornito dalle forze di un'ampliata Western Desert Air Force, i cui aerei da caccia e le squadriglie di bombardieri a medio raggio potevano ora operare molto più vicini alle loro basi. Al contrario, il sostegno aereo di Rommel diminuì con la sua avanzata verso oriente e le sue linee logistiche si allungarono fino al punto di rottura. Forse altrettanto significativamente, il nuovo comandante dell'8ª Armata britannica a partire dall'agosto del 1942, il generale Bernard Montgomery (1887-1976), rivitalizzò le sue forze, che presero il soprannome di Desert Rats (un nome inizialmente dato alla 7ª Divisione corazzata). Montgomery riuscì a combinare in modo molto più efficace l'uso di artiglieria, fanteria e mezzi corazzati, infliggendo una pesante sconfitta a Rommel nell'ottobre-novembre del 1942 nella seconda battaglia di El Alamein ma, nonostante avesse perso 30.000 prigionieri, a Rommel venne permesso di ritirarsi e di continuare a combattere. Tobruch venne ripresa dagli Alleati.
Tre nuove forze, compresa la Western Task Force al comando del generale americano George Patton (1885-1945), sbarcarono in Nordafrica nel novembre del 1942, dirigendosi verso est. Montgomery entrò a Tripoli nel gennaio del 1943. Rommel realizzò che la sua posizione era senza speranza, data la superiorità del nemico in termini numerici e logistici, ma il suo appello all'alto comando tedesco di non abbandonare il fronte nordafricano non venne ascoltato. Rommel, ritiratosi con le sue forze in Tunisia, seguì l'ordine di condurre al meglio la campagna nel deserto. Gli Alleati furono attaccati e addirittura sconfitti nella battaglia del passo di Kasserine nel febbraio del 1943. L'8ª Armata britannica ottenne una vittoria presso Médenine (6 marzo 1943), e Rommel, in pessime condizioni di salute, tornò in Germania nel marzo del 1943: non avrebbe più combattuto in Africa. Alla fine, la volpe del deserto era stata sconfitta dai Desert Rats. Le forze terrestri e aeree alleate, in combinazione al blocco navale dei porti strategici, cacciarono le potenze dell'Asse dal Nordafrica nel maggio del 1943.