Invasione della Polonia del 1939

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Mark Cartwright
da , tradotto da Giovanni De Simone
pubblicato il 06 novembre 2024
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Portoghese, Spagnolo, Turco
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Il capo della Germania nazista Adolf Hitler (1889-1945) ordinò di invadere la Polonia il 1° settembre del 1939. Il suo rifiuto di ritirarsi portò alla dichiarazione di guerra da parte di Francia e Gran Bretagna, causando lo scoppio della Seconda guerra mondiale (1939-45). Con l'entrata delle truppe sovietiche in Polonia orientale il 17 settembre, i due regimi totalitari si spartirono il paese.

Warsaw after the German Invasion, 1939
Varsavia dopo l'invasione tedesca, 1939
Imperial War Museums (CC BY-NC-SA)

La politica estera aggressiva di Hitler

Per capire perché Gran Bretagna e Francia decisero di scendere in guerra per la Polonia è necessario ripercorrere la politica espansionista tedesca a partire dal 1935. Adolf Hitler salì al potere nel 1933 e, dopo due anni, iniziò a incorporare tutta una serie di territori utilizzando di volta in volta una combinazione di manovre militari, diplomazia e inganni per convincere le altre potenze che ogni nuova conquista sarebbe stata l'ultima. Hitler aveva promesso al popolo tedesco che avrebbe riottenuto quanto perso dopo la Prima guerra mondiale (1914-18) in seguito alle umiliazioni imposte dal trattato di Versailles del 1919. Egli sosteneva che la Germania avesse bisogno del Lebensraum, vale a dire del proprio "spazio vitale", cioè di territori su cui il popolo tedesco avrebbe potuto prosperare.

Nel marzo del 1935, la Germania riprese il controllo della ricca regione carbonifera della Saar lungo i suoi confini occidentali, che era stata governata dalla Società delle Nazioni sin dalla fine del primo conflitto mondiale: gli elettori della Saar votarono in massa per la riunificazione con la Germania. Sempre nel 1935, la mossa successiva di Hitler, incoraggiata dalla mancanza di una risposta internazionale efficace alle azioni del Giappone in Manciuria e dell'Italia in Abissinia, fu la rimilitarizzazione della Renania, una zona tra Francia e Germania che, secondo il trattato di Versailles, doveva restare demilitarizzata. Le truppe tedesche entrarono in Renania nel 1936. Hitler ripudiò formalmente il Trattato di Versailles e iniziò un programma di riarmo. Nel 1936 stipulò un'alleanza con l'Italia, creando l'Asse Roma-Berlino. Nel 1938 occupò l'Austria, suo paese natale. L'Anschluss, cioè l'annessione dell'Austria, venne poi approvata con un plebiscito.

HITLER ERA UN MAESTRO DELL'AMBIGUITÀ DIPLOMATICA E LE SUE AZIONI NON COINCIDEVANO MAI CON LE SUE PAROLE.

Successivamente, il cancelliere tedesco mise gli occhi sui Sudeti, una regione di confine con la Cecoslovacchia a maggioranza germanofona. Sebbene francesi e sovietici avessero firmato un accordo nel 1935 impegnandosi a proteggere la Cecoslovacchia da aggressioni esterne, quando fu il momento nessuno dei due volle scatenare una guerra. La maggioranza della popolazione, sia in Gran Bretagna che in Francia, era contraria all'idea della guerra e persino a una politica di riarmo. Nel settembre del 1938, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia si incontrarono alla Conferenza di Monaco. Le quattro potenze si accordarono per la cessione dei Sudeti alla Germania. Il governo della Cecoslovacchia non ebbe voce in capitolo e quello sovietico non venne invitato. Hitler aveva promesso di rispettare l'integrità di ciò che restava della Cecoslovacchia, salvo poi promuovere la separazione della Slovacchia e l'invasione di Boemia e Moravia nel marzo del 1939. Nello stesso mese, i tedeschi occuparono il Territorio di Memel in Lituania. In aprile, il dittatore dell'Italia fascista Benito Mussolini (1883-1945) occupò l'Albania. Ora era chiaro persino al diplomatico più ingenuo che non ci si poteva fidare delle promesse di Hitler e Mussolini.

Europe on the Eve of WWII, 1939
L'Europa alla vigilia della Seconda guerra mondiale, 1939
Simeon Netchev (CC BY-NC-ND)

Il fallimento dell'appeasement

Nel corso di queste turbolenze geopolitiche in Europa, gli Stati Uniti d'America seguirono una politica isolazionista. Gran Bretagna e Francia, guidate rispettivamente da Neville Chamberlain (1869-1940) e Edouard Daladier (1884-1970), volevano a tutti i costi evitare gli orrori di un'altra guerra, per la quale non erano affatto preparate. L'Unione Sovietica, dopo la rivoluzione bolscevica e le purghe nell'Armata Rossa volute da Iosif Stalin (1878-1953), non godeva della fiducia di nessuna delle altre potenze. Anche Mussolini stava mettendo in atto una politica estera aggressiva, che non si curava dei diritti delle altre nazioni.

IL 29 AGOSTO, LA POLONIA RIFIUTÒ LE RICHIESTE DI HITLER.

All'epoca non era così chiaro ma, con il senno di poi, è possibile osservare che Hitler cercava continuamente di annettere nuovi territori e che solo una guerra avrebbe potuto fermarlo. Hitler era un maestro dell'ambiguità diplomatica, e le sue azioni non coincidevano mai con le sue parole, dato che in un discorso parlava di pace e nell'altro minacciava azioni militari, confondendo le altre potenze. Alcuni storici pensano addirittura che non avesse una strategia definita. Ammesso che ciò sia vero, di sicuro approfittò delle opportunità che gli si presentarono e si avvantaggiò degli errori dei suoi rivali. Nel corso del 1939 divenne sempre più chiaro di che pasta era fatto.

Oltre alla crescente diffidenza nei suoi confronti, ci fu anche una consapevolezza crescente del trattamento riservato agli ebrei da parte del regime nazista, soprattutto dopo la Notte dei cristalli del novembre 1938, un evento che fece cambiare idea a molti sul fatto di potersi fidare di lui o di corteggiarlo politicamente. Si stava arrivando a un punto di svolta. La minaccia di Hitler di invadere la Polonia portò al tramonto definitivo dell'appeasement. La pacificazione era stata un fallimento ma, se non altro, aveva permesso alle altre nazioni di poter guadagnare tempo per prepararsi alla guerra che fin dalla Conferenza di Monaco del 1938 appariva sempre più vicina. La minoranza di coloro che si erano schierati contro questa politica, tra cui il futuro primo ministro britannico Winston Churchill (1874-1965), ora spingeva per una politica di riarmo massiccia.

Polish Troops, 1939
Truppe polacche nel 1939
Imperial War Museums (CC BY-NC-SA)

La questione polacca

I confini polacchi erano oggetto di una feroce disputa da molto tempo. Il trattato di Versailles aveva assegnato alla Polonia il controllo dell'Alta Slesia, una regione industrializzata situata tra la Germania meridionale e la Polonia, e di una striscia di terra che dava al paese l'accesso al Mar Baltico. Questo striscia, popolata in maggioranza da polacchi, prese il nome di "corridoio polacco". Sfortunatamente, il corridoio tagliava completamente la Prussia orientale dal resto della Germania. Danzica, popolata al 90% da tedeschi, fu proclamata "città libera" sotto il controllo della Società delle Nazioni, ma dovette accordarsi con il governo polacco per quanto riguardava la politica doganale. La creazione del corridoio e la questione di Danzica probabilmente furono le decisioni che crearono più risentimento. Hitler decise che era il momento di reclamare questi territori. Pur avendo firmato un patto di non-aggressione con la Polonia nel 1934, nel 1939 le sue intenzioni divennero chiare.

Le grandi potenze fanno la loro mossa

Nel marzo del 1939, subito dopo l'invasione della Cecoslovacchia, il dittatore nazista chiese al governo polacco di consegnargli Danzica e di dotare il corridoio polacco di un collegamento stradale e ferroviario per connettere la Germania e la Prussia orientale. I polacchi rifiutarono. Il 31 marzo il governo britannico, avendo realizzato che non era possibile fidarsi di Hitler, dichiarò che avrebbe garantito gli attuali confini polacchi. La Francia aveva già firmato un trattato con la Polonia nel 1921. La promessa di Gran Bretagna e Francia in realtà era molto audace, per non dire vuota, dato che nessuna delle due potenze poteva fare molto per prevenire un'invasione tedesca, ma speravano che una garanzia politica fosse sufficiente a far desistere Hitler dall'attaccare un altro stato vicino. Si trattò di una falsa speranza. Hitler, appresa questa notizia, urlò ai capi del suo esercito "gli cucinerò uno stufato che li soffocherà!" (Shirer, 467).

Tra il marzo e l'aprile del 1939, Hitler ordinò ai suoi generali di preparare il piano per invadere la Polonia, che prese il nome in codice di Fall Weiß ("caso bianco"). Il 25 agosto, Gran Bretagna e Polonia firmarono un accordo di mutua assistenza, formalizzando gli accordi verbali presi a marzo. I britannici promisero di aiutare i polacchi in caso di attacco, anche se in realtà il trattato non li impegnava a garantire i confini polacchi così come erano in quel momento. In risposta a questo accordo, Hitler ripudiò il trattato tedesco-polacco del 1934. L'Unione Sovietica aveva un patto di non aggressione con la Polonia dal 1932, ma anche quello si sarebbe rivelato carta straccia.

Hitler iniziò a preparare il terreno per la guerra intensificando i suoi rapporti con Mussolini. I due dittatori avevano decise già alla conferenza di Monaco di stare dalla stessa parte quando la guerra sarebbe infine scoppiata. Il 22 maggio del 1939 Italia e Germania siglarono un'alleanza militare chiamata "il patto d'acciaio". Presto Gran Bretagna e Francia pagarono amaramente la conseguenza della mancanza di fiducia in Stalin e nell'Unione Sovietica comunista. Il 23 agosto del 1939 la Germania siglò il patto di non-aggressione Molotov-Ribbentrop con l'Unione Sovietica, che prese il nome dai ministri degli esteri dei due paesi (detto anche patto nazi-sovietico). Stalin si era reso conto dopo Monaco che Gran Bretagna e Francia non erano preparate per difendere le nazioni a est della Germania, e quindi rigettò l'idea della "sicurezza collettiva", che si basava sulla collaborazione dell'URSS per prendere la Germania da due lati.

Stuka Dive-bombers in Poland, 1939.
Bombardieri in picchiata Stuka in Polonia, 1939
Bundesarchiv, Bild 183-1987-1210-502 / Hoffmann, Heinrich (CC BY-SA)

La clausola di non aggressione tra nazisti e sovietici fu solo una parte dell'accordo. I protocolli segreti del patto permisero alla Germania e all'URSS di invadere i loro vicini, spartendosi di fatto l'Europa orientale. Stalin ottenne la Polonia orientale e la possibilità di stare fuori dalla guerra per il momento, approfittando del tempo prezioso per perseguire una politica di riarmo. Forse va preso in considerazione il fatto che Stalin, concedendo "l'assegno in bianco" a Hitler, cioè la possibilità per la Germania di combattere solo a ovest contro Gran Bretagna e Francia, sperasse che si indebolissero tra loro cessando di essere una minaccia per l'Unione Sovietica. Il patto Molotov-Ribbentrop ridisegnò non solo la Polonia ma tutta l'Europa orientale, dato che coinvolgeva anche Romania, Lettonia, Lituania e Finlandia.

L'invasione

La Polonia aveva 35 milioni di abitanti e un sistema politico multipartitico che però, nel corso degli anni Trenta, divenne sempre più autoritario e dominato dai militari. Nel 1939 le forze armate polacche erano costituite da un esercito di 280.000 uomini, una marina con in dotazione quattro cacciatorpediniere e cinque sottomarini e una forza aerea di 400 velivoli. Sfortunatamente, i loro armamenti non erano neanche lontanamente moderni quanto quelli tedeschi.

Il 29 agosto i polacchi rifiutarono ancora la richiesta di Hitler per Danzica e la Prussia orientale. Le truppe tedesche entrarono in Polonia alle 4:45 del 1° settembre 1939 senza una formale dichiarazione di guerra. Il pretesto per l'invasione fu l'incidente di Gleiwitz del 31 agosto, un'operazione sotto falsa bandiera con cui i tedeschi inscenarono un attacco delle truppe polacche a una stazione radio tedesca lungo il confine. L'operazione venne messa in atto dalle Schutzstaffel (SS) guidate da Alfred Naujocks: sei uomini indossarono delle uniformi polacche, mentre un noto simpatizzante polacco, Franciszek Honiok, era stato arrestato il giorno prima dalla Gestapo. Il corpo di Honiok, insieme a quelli di altre persone internate nei campi di concentramento, venne portato alla stazione dove fu mitragliato per far credere che fosse in atto un brutale attacco polacco in territorio tedesco. Naujocks confessò il suo ruolo nell'operazione e gli obiettivi della stessa in una dichiarazione giurata al Processo di Norimberga.

Hitler & Victory Parade, Warsaw
Hitler in parata per la vittoria a Varsavia
Imperial War Museums (CC BY-NC-SA)

Il 1° settembre la Germania attaccò su un fronte ampio, sconfiggendo l'agguerrita resistenza polacca grazie alla sua superiorità in tattiche, uomini e armamenti. Il giorno successivo Chamberlain avvertì Hitler che sarebbe andato incontro alla guerra se non si fosse ritirato. Hitler ignorò l'ultimatum. Il 3 settembre, per proteggere non solo la Polonia ma tutte le nazioni libere e indipendenti, Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania. Gli Stati Uniti rimasero neutrali. L'Italia aspettava dietro le quinte per vedere quali vantaggi ricavare, rimanendo neutrale per il momento. L'invasione della Polonia fu l'ultima e la più importante delle molte cause che portarono allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Hitler rimase sbalordito dalla dichiarazione di guerra ma, a causa delle informazioni dello spionaggio militare relative al fatto che lo stato maggiore britannico riteneva l'esercito polacco troppo debole per resistere a un'invasione prolungata, pensò che fosse altamente improbabile che Gran Bretagna e Francia impiegassero le loro truppe direttamente, e il suo azzardo si rivelò corretto.

Le forze armate polacche vennero sopraffatte dalla superiorità tecnologica tedesca e dalla blitzkrieg, cioè una tattica di "guerra lampo" che combinava l'utilizzo di aeroplani, in particolare di bombardieri in picchiata "Stuka" Junkers Ju 87, con i carri armati e la fanteria motorizzata, in grado di muoversi velocemente. Nello stesso momento vennero condotte delle operazioni di sabotaggio oltre le linee nemiche che distrussero le linee di comunicazione e trasporto dell'esercito polacco, ostacolando fortemente la risposta all'invasione. La maggior parte delle forze aeree polacche venne distrutte a terra dai bombardieri tedeschi durante i primi due giorni dell'invasione. Cracovia venne presa il 6 settembre. Varsavia, la capitale, si arrese il 27 settembre.

La Gran Bretagna e soprattutto la Francia non colsero l'opportunità di attaccare mentre Hitler era impegnato a oriente. Tutte le forze aeree tedesche erano impiegate in Polonia e l'esercito semplicemente non sarebbe riuscito a fronteggiare un'avanzata francese in quel momento. Francia e Gran Bretagna non fecero nulla per aiutare la Polonia perché si sentivano impreparate a un confronto militare diretto. Stalin invece non perse tempo e il 17 settembre l'Armata Rossa entrò in Polonia orientale, adducendo come motivazione assai poco plausibile la salvaguardia degli slavi bielorussi e ucraini residenti in Polonia. Presa tra due fuochi, la Polonia venne schiacciata e il governo si rifugiò in esilio a Londra.

German Troops & Polish Civilians
Truppe tedesche e civili polacchi
Imperial War Museums (CC BY-NC-SA)

L'occupazione della Polonia

L'esercito tedesco e quello sovietico si incontrarono all'incirca al centro della Polonia e si spartirono il paese in due zone d'occupazione. I combattimenti principali cessarono il 7 ottobre. Per difendere il loro paese, 120.000 polacchi persero la vita. La Polonia fu divisa in due sulla linea del fiume Bug ma, dato che la porzione di territorio tedesca era più grande, ai sovietici fu data carta bianca per agire in Lituania. Il 28 settembre le nuove frontiere vennero riconosciute dal trattato di confine e di amicizia tedesco-sovietico. Estonia, Lettonia e Lituania divennero stati clienti dell'URSS; la Finlandia resistette fieramente agli attacchi dell'Armata Rossa, ma fu costretta a capitolare e a firmare un trattato di pace nel marzo del 1940. Il 6 ottobre Hitler offrì la pace a Gran Bretagna e Francia, che però rifiutarono.

La zona di occupazione tedesca venne divisa in tre parti. La prima area, corrispondente all'incirca ai territori che la Germania aveva perso con il Trattato di Versailles, fu incorporata nel Terzo Reich con il nome di Wartheland. Una seconda parte, chiamata Governatorato Generale, fu utilizzata per scopi logistici. La porzione più piccola più a est divenne una sorta di colonia penale per qualsiasi soggetto ritenuto "indesiderabile" dai nazisti.

Il governo della Germania nazista nella Polonia occidentale occupata fu caratterizzato dalla costruzione di ghetti cinti da mura per gli ebrei, deportazioni di massa, lavori forzati, e la distruzione di oltre 530 centri abitati tra villaggi e città. Ai gruppi speciali delle SS, chiamati Einsatzgruppen, fu data carta bianca per uccidere a piacimento. Le operazioni delle SS erano guidate da Reinhard Heydrich (1904-1942). Le unità delle Einsatzgruppen erano brutalmente efficienti nello sterminio dei civili. "Entro una settimana dall'invasione, i comandanti delle SS si vantavano di uccidere 200 polacchi al giorno, e il 27 settembre Heydrich scrisse in un rapporto che solo il 3% degli appartenenti ai ceti più elevati era sopravvissuto" (Cimino, 116).

Walled Jewish Ghetto, Warsaw
Ghetto ebraico di Varsavia
Imperial War Museums (CC BY-NC-SA)

I nazisti erano determinati a cancellare la cultura polacca. Nei nuovi territori furono mandati dei coloni tedeschi, la lingua polacca venne bandita, e oltre 200.000 bambini furono inviati in maniera coatta in Germania per subire un processo sistematico di "germanizzazione". Le istituzioni culturali polacche, dai teatri alle biblioteche, furono messe fuori legge e i monumenti distrutti. L'intenzione era quella di disumanizzare l'intera popolazione polacca per facilitarne utilizzo come forza lavoro e nulla più. Vennero costruiti in ogni parte della Polonia dei campi di concentramento e di lavoro. Il più conosciuto è quello di Auschwitz, dove vennero uccisi milioni di ebrei e appartenenti ad altre minoranze provenienti da tutta Europa.

Nella zona di occupazione sovietica, l'Armata Rossa catturò oltre 200.000 soldati polacchi, molti dei quali finirono come prigionieri di guerra nei campi di lavoro. La regione fu amministrata principalmente da sovietici o civili filosovietici, e fu incorporata all'URSS. Similmente a quanto accadeva nella parte tedesca, ci fu una brutale repressione contro chiunque fosse considerato una minaccia per il nuovo ordine. Nel noto massacro della foresta di Katyn vennero uccisi 4.000 ufficiali dell'esercito polacco in una sola volta.

Le grandi fabbriche e le fattorie furono nazionalizzate, la nuova valuta divenne il rublo e tutte le proprietà vennero confiscate senza alcuna considerazione per lo stato di diritto. Anche gli amministratori della Polonia sovietica tentarono di sradicare la cultura polacca. Nelle scuole le lingue ufficiali divennero il russo, l'ucraino e il bielorusso. Milioni di donne, uomini e bambini furono deportati nei gulag, i campi di lavoro dell'Unione Sovietica. Quasi un terzo di queste persone morirono nei campi o durante il tragitto.

Quando Hitler attaccò l'Unione Sovietica nel giugno del 1941 con l'Operazione Barbarossa, tutta la Polonia finì sotto controllo tedesco. Nel corso della Seconda guerra mondiale morirono sei milioni di polacchi. Nell'ora più buia della nazione polacca, una scintilla di speranza venne dalle decine di migliaia di polacchi in esilio che combatterono nelle forze armate degli Alleati, venendo impiegati nei teatri di guerra più diversi, dalla campagna del Nordafrica alla Battaglia d'Inghilterra. Anche nella Polonia occupata sorsero dei movimenti di resistenza ben organizzati, che conducevano operazioni di sabotaggio, fornendo inoltre importanti informazioni di intelligence agli Alleati, tra cui quelle sul programma missilistico di Hitler. Per una tragica ironia della sorte, nonostante la libertà della Polonia fosse stata una delle principali cause del profitto, la Nazione restò sotto l'occupazione sovietica. Stalin rifiutò qualsiasi appello delle potenze occidentali sulla libertà della Polonia, e l'Unione Sovietica controllò il paese per i cinquant'anni successivi.

Domande e risposte

Perché la Germania invase la Polonia nel 1939?

La Germania invase la Polonia nel 1939 perché Adolf Hitler voleva conquistare lo spazio vitale per il popolo tedesco, riottenere Danzica e collegare la Prussia orientale al resto del territorio tedesco.

Perché Gran Bretagna e Francia entrarono in guerra per la Polonia nel 1939?

Gran Bretagna e Francia entrarono in guerra per la Polonia nel 1939 perché avevano promesso di difenderla in caso di aggressione e perché volevano proteggere le nazioni libere contro dittatori come Adolf Hitler, che aveva intenzione di costruire un impero.

Info traduttore

Giovanni De Simone
Ho conseguito la laurea in Lingue e Mediazione Culturale con il massimo dei voti presso l'Università di L'Aquila. Ho una grande passione per la storia e sono convinto che l'attività di traduzione possa arricchire la conoscenza di ciascuno di noi.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2024, novembre 06). Invasione della Polonia del 1939 [The Invasion of Poland in 1939]. (G. D. Simone, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-2559/invasione-della-polonia-del-1939/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Invasione della Polonia del 1939." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. Modificato il novembre 06, 2024. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-2559/invasione-della-polonia-del-1939/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Invasione della Polonia del 1939." Tradotto da Giovanni De Simone. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 06 nov 2024. Web. 20 gen 2025.