Sebbene siano stati identificati 30’000 siti archeologici nell'area di Al-Ula, in Arabia Saudita, attualmente se ne possono visitare solo 8: Jabal Ikmah, che conserva centinaia di iscrizioni; Hegra, un sito massiccio insediato in epoca nabatea e romana; Qurh, una città islamica primitiva; Dadan, che risale all'VIII-I secolo a.C.; Tayma e Khaybar, insediamenti di oasi abitati ininterrottamente da migliaia di anni e, infine, la città vecchia di Al-Ula, abitata dal XII al XX secolo.
In questo articolo analizzeremo due siti molto diversi tra loro, Hegra e Jabal Ikmah.
Hegra
Forse uno dei siti più fotografati di Al-Ula, ed è facile capirne il motivo: si tratta di un luogo spettacolare. Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO dal 2008, si trova in una pianura caratterizzata da affioramenti di arenaria, appena a nord della Valle di Al-Ula. Questo sito era un tempo una città chiave del Regno nabateo, la cui capitale aveva sede a Petra, in Giordania.
I Nabatei erano inizialmente una tribù araba nomade che ha prosperato dal IV secolo a.C. al II secolo d.C. controllando le rotte carovaniere dei cammelli che passavano attraverso le oasi della regione in direzione dell'Egitto, della Siria e del Mediterraneo.
Le sepolture ubicate in cima agli affioramenti di arenaria indicano un'attività nei dintorni già tra la fine del III e l'inizio del II millennio a.C.. Nell'ultimo I millennio a.C., le iscrizioni e le prove materiali scavate nel sito suggeriscono legami con Dadan, la capitale del regno Lihyanita, situata a 20 km a sud di Hegra, prima dell'occupazione nabatea.
Le tombe monumentali ben conservate, con facciate ornate e scolpite, meglio conosciute di Hegra, testimoniano il potere economico e culturale del Regno nabateo e del suo popolo, che si stabilì qui dal I secolo a.C. all'inizio del II secolo d.C.
Oltre alle sue imponenti tombe, Hegra vantava una sofisticata rete di pozzi e cisterne, che consentiva un'economia agricola e sosteneva una popolazione numerosa. La città raggiunse il suo apice durante il regno di Areta IV (9 a.C. - 40 d.C.), ma la cultura nabatea continuò anche dopo che il regno fu assorbito dall'Impero romano nel 106 a.C.. Nonostante la presenza romana, sembra che la città abbia continuato a essere governata, almeno per un certo periodo, da un governatore nabateo: un'iscrizione latina del 175 d.C. lo nomina come un nabateo, Amr, figlio di Hayyan. L'occupazione permanente del sito sembra essere cessata nel V secolo d.C..
Jabal Ikmah
Situati in un crocevia vitale sulla famosa via dell'Incenso, questi regni vantavano fiorenti reti commerciali che collegavano l'Arabia meridionale con le grandi civiltà dell'antichità, dalla Mesopotamia e dall'antico Egitto al mondo greco-romano.
Jabal Ikmah, spesso definita una "biblioteca a cielo aperto", contiene centinaia di iscrizioni incise e scolpite in rilievo sulle pareti rocciose e sui massi di una gola, non lontano da Dadan, sede dei regni dadaniti e lihyaniti. La maggior parte delle iscrizioni sono scritte in lingua dadanitica e risalgono alla seconda metà del primo millennio a.C..
Il sito sembra essere stato un luogo sacro, non solo per i lihyaniti ma anche per i viaggiatori che passavano per Al-Ula. Le iscrizioni sono notevolmente ben conservate e sono sopravvissute a secoli di sole, vento e pioggia.
Le iscrizioni coprono una serie di argomenti, tra cui rituali, governanti, benedizioni e agricoltura - transazioni, attività, speranze e credenze della vita quotidiana. Ci danno un'idea della vita economica, politica, religiosa e sociale dei loro autori. Molti di essi registrano offerte al dio lihyanita Shu Ghaybah e chiedono protezione per i viaggi futuri.
Si possono ammirare anche delle incisioni rupestri. Come in altre zone di Al-Ula, questi raffigurano soprattutto animali, tra cui cammelli, tori e struzzi - alcuni inseguiti da cacciatori umani - offrendo una visione su un ambiente diverso e sulle antiche creature che un tempo abitavano questo luogo. Ci sono anche immagini di quello che potrebbe essere uno strumento musicale a corde.
È interessante notare che non ci sono resti visibili di strutture antiche nel sito, ad eccezione di un muro scoperto fuori dalla gola, 300 metri più a nord. Il motivo per cui le persone, per molte generazioni, hanno scelto di recarsi a Jabal Ikmah per lasciare il loro segno nella pietra resta un quesito da scoprire.
La maggior parte delle iscrizioni rinvenute nel sito sono scritte in dadanitico, il cui alfabeto era scritto da destra a sinistra, con 28 caratteri. Per separare le parole si usava una linea verticale o due punti sovrapposti.
La ricchezza delle iscrizioni a Jabal Ikmah e in tutta la regione dell'Al-Ula fornisce anche informazioni sulle origini e sullo sviluppo della lingua araba.
Il sito è anche inserito nel prestigioso registro della Memoria del mondo dell'UNESCO, a conferma della sua importanza come deposito di antiche narrazioni che continuano a risuonare nel tempo.