Secondo la leggenda, le leggi di Sparta vennero scritte da Licurgo, il grande legislatore (dal greco: νομοθέτης, nomothetis). Plutarco riferisce che Licurgo scrisse le leggi per rendere la città stato di Sparta invincibile, oltre che per far sì che gli Spartani fossero un popolo indomito e allo stesso tempo rispettoso della legge. Il suo fu un pacchetto di misure orientate a riformare l'ambito politico-militare, quello economico e sociale. Sebbene numerosi storici mettano in discussione l'esistenza stessa di Licurgo, si dice che a Sparta egli fosse venerato come un semidio.
Quando un maschio veniva al mondo, la città stato di Sparta gli assegnava un terreno (in greco, κλήρος, kleros) rendendolo un cittadino di Sparta a tutti gli effetti. Il padre aveva il diritto-dovere di crescerlo e dargli delle basi educative sino all'età di sette anni. Il bambino, da quel punto in poi, veniva educato in comunità con la supervisione centralizzata dello stato e sarebbe cresciuto chiamando casa il campo di addestramento militare, finché non avrebbe compiuto trent'anni. Solo a quel punto avrebbe potuto vivere nella sua casa con la moglie e i suoi figli.
I bambini seguivano un rigido addestramento, veniva insegnato loro a parlare con saggezza usando poche parole (dal greco: λακωνισμός, lakonismos), a mangiare il minimo necessario alla sopravvivenza e ad allenarsi duramente in modo da diventare efficienti membri della falange. I compagni della falange per lo Spartano avrebbero rappresentato per tutta la vita la sua famiglia e da questa non si sarebbe mai separato, se non con la morte. Di tanto in tanto questi prendeva parte alle feste a Sparta e nonostante scegliesse moglie e avesse dei figli, rimaneva legato alla falange come se questa fosse la sua reale famiglia.
Secondo Plutarco, il bambino spartano riceveva solo un'educazione di base, ad esempio nella musica e nella matematica. Il loro addestramento principale rimaneva quello militare, spesso spingendosi oltre ogni principio morale, come per l'insegnamento a rubare senza farsi scoprire. Il motivo di ciò era che, in caso di guerra, un soldato doveva essere pronto a rubare del cibo per sopravvivere, e quindi il punto chiave stava nell'insegnare al bambino che avrebbe potuto essere punito non tanto per l'atto di rubare in sé, bensì qualora si fosse fatto scoprire!
Il "gioco" preferito dai giovani Spartani era quello di rubare ciò che possedevano i servi (dal greco: είλωτες, heílōtes).
Una famosa storia dimostra quali fossero l'addestramento e la dedizione degli Spartani: una volta, uno Spartano di tredici anni sottrasse una volpe in un villaggio vicino al suo accampamento. Sfortunatamente, un addestratore lo incontrò e gli chiese che cosa stesse facendo fuori dal campo militare. Il ragazzo alla vista dell'addestratore nascose la volpe nella tunica, ma nonostante il ragazzo non fiatasse, l'addestratore insistette. La volpe, ancora viva, sotto le vesti del ragazzo, aveva iniziato a graffiarlo per cercare di fuggire. Nonostante ciò, il ragazzo continuò a negare il furto tanto da soccombere, in seguito, alle ferite provocate dalla volpe.
Il fine ultimo dell'addestramento di ognuno era quello di comprendere le leggi e di svolgere il ruolo fondamentale di membro dell'apella, l'assemblea cittadina degli Spartiati. Questa forse rappresentava, nel sistema militare di Sparta, l'unico elemento democratico. All'età di trent'anni tutti gli Spartani divenivano membri dell'apella con pari diritti di voto, il quale avveniva per acclamazione piuttosto che tramite votazione a scrutinio o sorteggio.
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