L'arco di Tito è un arco trionfale romano costruito da Domiziano nel 81 EC ai piedi del colle Palatino lungo la Via Sacra all'interno del Foro Romano. Commemora le vittorie di suo padre Vespasiano e suo fratello Tito durante la guerra giudaica in Giudea (70-71 EC) quando la grande città di Gerusalemme venne conquistata e le grandi ricchezze del suo tempio saccheggiate. L'arco è anche una dichiarazione politica e religiosa che esalta la divinità del defunto imperatore Tito.
Iscrizione
L'arco è stato costruito in marmo pentelico, con la parte della volta in marmo Luna. L'iscrizione originale sul lato orientale dell'arco è ancora in situ, anche se in origine le lettere sarebbero state intarsiate con bronzo dorato. Si legge:
SENATUS
POPOLUSQUE ROMANUS
DIVO TITO DIVI VESPASIANI F
VISPASIANO AUGUSTO
(Il senato e il popolo romano al Divo Tito Vespasiano Augusto, figlio del Divo Vespasiano). L'impiego di 'Divo' applicato a Tito indica che l'arco è stato costruito dopo la morte dell'imperatore, nell'anno 81 EC. L'iscrizione sul lato occidentale descrive la ristrutturazione del monumento da parte di Papa Pio VII nel 1821 EC.
Scultura decorativa
Con una sola apertura l'arco è più piccolo e più modesto nella sua decorazione rispetto ad altri archi superstiti come per esempio quelli di Costantino e Settimio Severo. Inoltre, le sculture decorative non sono sopravvissute molto bene alle devastazioni del tempo. Tuttavia, si può ancora riconoscere il significato di alcune scene delle sculture, in particolare quelle dei rilievi laterali. Questi rilievi in marmo sono disposti ai lati dell'arco interno e misurano 2,04 m di altezza per 3,85 m di lunghezza. Un rilievo mostra l'inizio del corteo trionfale a seguito della vittoria di Tito del 71 EC che, attraversando la Porta Triumphalis e a raggiungere il Foro Boario, con tutti i partecipanti portano il bottino preso dal Tempio di Gerusalemme a seguito del sacco della città. Il bottino era costituito da un candelabro a sette rami (menorah), trombe d'argento e forse anche l'Arca dell'Alleanza. Alcune figure portano delle insegne che probabilmente avrebbero indicato i nomi delle città e dei popoli conquistati.
L'altro pannello in rilievo è scolpito a tre quarti e rappresenta Tito su un carro tirato da quattro cavalli (quadriga) e lo mostra incoronato da una personificazione della Vittoria. La dea Roma è in piedi davanti, con in mano la briglia di uno dei cavalli. Le due figure a destra del carro sono personificazioni del popolo di Roma (a torso nudo) e del Senato (con la toga).
I due pannelli a rilievo sono significativi nella storia e nello sviluppo arte romana, in quanto sono il primo tentativo integrale degli scultori romani di creare l'illusione dello spazio. L'obiettivo è stato raggiunto con successo in diversi modi: le figure in primo piano sono ritratte a tre quarti, le figure sullo sfondo sono rese in modo tale che si allontanano gradualmente, le figure centrali sono scolpite in rilievo più elevato rispetto a quelle sui bordi e l'intero pannello è leggermente curvato verso l'interno.
Tutto intorno all'arco c'è una sottile cornice con un fregio che raffigura l'intero corteo trionfale, e intradosso le vittorie alate ognuna d'esse in piedi su un globo terrestre e tiene in mano insegne, trofei, corone d'alloro e fronde di palme. Al centro di ogni lato dell'arco è posta una chiave di volta che rappresenta Roma e il Genio del popolo romano. La volta interna è rivestita con una rappresentazione centrale di Tito divinizzato (apoteosi) portato in cielo da un'aquila. In origine, l'intero arco era rifinito nello stile usuale con un'enorme quadriga in bronzo che si trovava sulla sommità dell'arco.
Storia successiva
L'arco fu incorporato nelle fortificazioni costruite dalla famiglia Frangipani in epoca medievale e ne subì varie conseguenze. Il significativo restauro del monumento è stato effettuato nel XIX secolo EC, in particolare su parti dei pilastri e del sottotetto con l'utilizzo di pietra calcarea di travertino. L'intero arco è stato infatti smontato e rimontato pezzo per pezzo. Oggi sono visibili i blocchi di fondazione dell'arco, considerando che la carreggiata originale sarebbe stata più alta.