I Romani costruirono strade su percorsi antichi e ne crearono un numero enorme di nuove. Gli ingegneri erano audaci nei loro piani per unire un punto all'altro in una linea più diretta possibile, indipendentemente dalle difficoltà geografiche e dai costi. Di conseguenza, molte delle lunghe strade rettilinee percorse dai Romani in tutto il loro impero hanno tramandato i loro nomi famosi.
Le strade romane includevano ponti, gallerie, viadotti e molti altri accorgimenti architettonici e ingegneristici per creare una serie di opere mozzafiato ma estremamente pratiche che si estendevano dal Portogallo a Costantinopoli. La rete di strade pubbliche romane copriva oltre 120.000 km e favoriva la libera circolazione di eserciti, persone e merci attraverso l'impero. Le strade erano anche un indicatore molto visibile del potere di Roma e contribuivano indirettamente a unificare quello che era un vasto crogiolo di culture, razze e istituzioni.
La Rete Stradale Romana
I Romani non hanno inventato le strade, ovviamente, ma, così come in molti altri campi, ripresero un'idea risalente all'Età del Bronzo e ne estesero il concetto, osando spremere da questo il potenziale massimo possibile. La prima e più famosa grande strada Romana è stata (ed è) la Via Appia. Costruita a partire dal 312 a.C. e correndo per 196 km (132 miglia Romane), collegava Roma a Capua in una linea retta quanto più dritta possibile ed era conosciuta dai Romani come la Regina Viarum o "Regina delle Strade". Analogamente alle moderne autostrade, non attraversava cittadine di importanza minore lungo il proprio tracciato, ed evitava in buona parte ostacoli geografici. Per esempio, lo strabiliante tratto di 90 km da Roma a Terracina venne costruito in un'unica linea retta. La strada successivamente venne prolungata fino a Brundisium (Brindisi) e così raggiunse 569 km di lunghezza (385 miglia Romane).
Altre strade famose in Italia erano la Via Flaminia che andava da Roma a Fanum (Fano), la Via Aemilia da Placentia (Piacenza) ad Augusta Praetoria (Aosta), la Via Postumia da Aquileia a Genua (Genova), la Via Popilia da Ariminum (Rimini) a Padova nel nord e da Capua a Rheghium (Reggio Calabria) nel sud, e molte altre ancora, tutte con estensioni ulteriori realizzate nel tempo. Le strade divennero così famose tanto da dare il proprio nome a luoghi e regioni. La rete stradale gradualmente si estese attraverso l'impero dalla Britannia alla Siria, ed alcune strade divennero tanto ben conosciute quanto assai utilizzate come quelle attorno alla stessa Roma. Per esempio, la Via Domitia (iniziata nel 116 a.C.) andava dalle Alpi Francesi ai Pirenei ed era di inestimabile valore per i movimenti delle truppe durante le campagne in Spagna. Vi era anche la Via Egnatia (iniziata alla metà del secondo secolo a.C.), che attraversava la Penisola Balcanica e terminava a Bisanzio, facendo di essa una rotta terrestre di vitale importanza tra le parti dell'impero occidentale ed orientale.
Per realizzare l'obiettivo di costruire gli itinerari più brevi possibili tra due punti (spesso non visibili l'uno dall'altro), dovevano essere risolte ogni sorta di difficoltà ingegneristiche. Una volta effettuati dettagliati sopralluoghi per assicurarsi che l'itinerario proposto fosse effettivamente rettilineo ed avere determinato quali tra le varie metodologie ingegneristiche fossero necessarie, si dovevavno drenare paludi, tagliare foreste, deviare torrenti, incanalare substrati rocciosi, intagliare fianchi di montagne, attraversare fiumi con ponti, oltrepassare valli con viadotti, e traforare montagne con gallerie. Una volta terminato tutto ciò, le strade dovevano essere livellate, rinforzate con mura di supporto o con terrazzamenti e poi, ovviamente, essere mantenute, il che avvenne per oltre 800 anni.
Oltre a consentire il rapido dispiegamento di truppe e, più importante, i veicoli su ruote che le rifornivano con cibo ed equipaggiamento, le strade Romane consentivano un incremento dei commerci e scambi culturali. Le strade erano anche uno dei modi in cui Roma poteva dimostrare la propria autorità. Per questo motivo molte strade iniziavano e terminavano con un arco di trionfo, ed il prestigio imperiale associato con la realizzazione del progetto era dimostrato con il fatto che le strade erano molto spesso nominate a seguito del magistrato ufficiale che le aveva finanziate; da qui, per esempio, la Via Appia prende il proprio nome dal censore Appio Claudio Cieco.
Progettazione Stradale e Materiali
Le strade principali avevano uno standard di circa 4.2 m di larghezza, che dava spazio sufficiente a due veicoli su ruote per affiancarsi. Le strade erano rifinite con un manto di ghiaia a volte mista a calce o, per sezioni di maggiore prestigio come nelle vivinanze di paesi, con blocchi di pietra lavorata di tufo vulcanico, ciottoli o selciati di basalto (silice) o calcare. Prima veniva scavata una trincea ed una fondamenta (rudus) veniva stesa utilizzando ghiaia grezza, mattoni frantumati, materiali argillosi ed anche pile di legno nelle zone paludose, incastonate tra cordoli. In cima a ciò, veniva aggiunto uno strato (nucleus) di ghiaia più fine e la strada veniva poi pavimentata con blocchi o lastre (summum dorsum). Strade di montagna potevano anche avere delle increspature che attraversavano la superficie per dare modo di avere a persone ed animali una migliore trazione ed anche solchi scavati nella pietra per guidare i veicoli a ruote.
Le strade erano leggermente inclinate di proposito dal centro verso il bordo per consentire all'acqua piovana di defluire lungo i lati, e per lo stesso motivo molte strade spesso avevano scarichi e canali di drenaggio. Un sentiero di ghiaia compatta per i pedoni tipicamente fiancheggiava entrambi i lati della strada, con una larghezza variabile tra 1 e 3 metri. Per separare il sentiero dalla strada, il cordolo era fatto di lastre verticali regolari. Inoltre, ogni 3-5 metri vi era un blocco più alto inserito nel cordolo che impediva il traffico su ruota di salire sul sentiero e consentiva alle persone di montare i propri cavalli o caricare i propri animali. Tratti di strade principali piu trafficati, avevano zone dove il traffico poteva accostare ed alcune di queste avevano servizi per i viaggiatori ed anche per gli animali. Venivano anche piazzate pietre miliari ad intervalli regolari e queste spesso indicavano chi era responsabile del mantenimento di tale tratto di strada e quali riparazioni erano state effettuate.
Ponti, Viadotti e Gallerie
Simboli duraturi nel tempo dell'immaginazione degli ingegneri Romani sono i molti ponti ad arcate ed i viadotti ancora in piedi in giro per l'impero. Dai primi ponti come il Ponte di Mele vicino a Velletri con la sua unica volta e la modesta campata di 3.6 m fino al viadotto sopra il Fiume Carapelle lungo 700 m e 10 arcate, queste strutture hanno aiutato gli ingegneri a realizzare i propri obiettivi rettilinei. I Romani costruivano per durare, e le banchine dei ponti che attraversavano i fiumi, per esempio, erano spesso costruite con una forma di prua più resistente utilizzando blocchi di pietra massicci e durevoli, mentre le parti superiori erano costruite o con blocchi di pietra rinforzati con morsetti di ferro, utilizzando calcestruzzo e mattoni più economici, o sostenuti da una sovrastruttura piatta in legno. Probabilmente il ponte più sorprendente era a Narni. Lungo 180 m, largo 8 m ed alto fino a 33 m, aveva 4 massicce arcate semicircolari, una delle quali, lunga 32.1 m, è considerata una delle campate ad arco a blocchi più lunghe del mondo antico. Due dei migliori ponti sopravvissuti sono il ponte Milvio a Roma (109 a.C.) ed il ponte sopra il fiume Tago ad Alcantara (106 a.C.) sul confine Ispano-Portoghese.
Le gallerie erano un'altra componente essenziale della rete stradale se si volevano evitare lunghe deviazioni. Le più importanti comprendono tre gallerie costruite nel 1° secolo a.C.: Cumaea con una lunghezza di 1000 m, Cripta Neapolitano che misura 705 m, e Grotta di Seiano lungo 780 m. Le gallerie erano spesso costruite scavando da entrambi gli estremi (contro-scavo), una impresa che naturalmente necessitava una geometria precisa. Per assicurare che entrambi gli estremi si incrociassero, condotti venivano a volte scavati dall'alto verso il basso per controllare il progredire dei lavori, ed i condotti potevano anche essere usati per accelerare gli scavi ed i lavorare la roccia da due angolature. Ciò nonostante, quando si lavorava la roccia solida, il progredire del lavoro era terribilmente lento, probabilmente non più di 30 cm al giorno, che facevano durare anni i progetti delle gallerie.
Conclusione
Le strade Romane erano, allora, le arterie dell'impero. Esse collegavano comunità, città, e province, e senza di esse i Romani sicuramente non avrebbero potuto conquistare e mantenere i vasti territori come hanno fatto per così tanti secoli. Inoltre, tali erano le capacità ingegneristiche e di rilevamento dei Romani che molte delle loro strade hanno fornito la base per centinaia di strade di oggi attraverso l'Europa ed il Medio Oriente. Molte strade in Italia ancora utilizzano i nomi Romani originari in alcuni tratti, ed anche alcuni ponti, come a Tre Ponti nella odierna Faiti, ancora oggi supportano il traffico stradale.