Sant'Agostino di Ippona e la sua confessione di fede

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John S. Knox
da , tradotto da Gennaro Meccariello
pubblicato il 18 luglio 2016
Disponibile in altre lingue: Inglese
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Nella storia pochi teologi hanno avuto la fama ed il seguito di Sant'Agostino di Ippona (354-430). Non a caso la Chiesa Cattolica gli ha attribuito il titolo di "Dottore", con il quale è commemorato, mentre i suoi contemporanei lo indicavano semplicemente come "Il Sapiente". Era un uomo brillante, che da giovane mai avrebbe immaginato di diventare vescovo della Chiesa Cattolica. Egli definì categorie teologiche che sarebbero poi state utilizzate per secoli (Peccato originale, Predestinazione, Teoria della guerra giusta, problema del male o Teodicea, etc.), forgiando una sistematica conoscenza di Dio basata più sulla ragione che sulla sola esperienza mistica. Riuscì poi ad esporre ed a divulgare il suo profondo sguardo teologico in numerosi testi scritti, tra i quali: La Città di Dio, Enchiridion e le sue famosissime memorie spirituali, Le Confessioni.

St. Augustine
Sant'Agostino
Sint-Katelijne-Waver (CC BY-NC-ND)

Agostino nelle Confessioni presenta l'autobiografia della sua vita, riportando tutti gli eventi che lo condussero alla conversione al Cristianesimo ed esamina poi le conseguenze di quell'evento fondamentale della sua esistenza. Attraverso le pagine delle Confessioni, riporta una sincera e sensibile meditazione sul suo passato ribelle e sulla sua vita mondana, ricostruendo in modo toccante e rigoroso il suo percorso di riconciliazione con il Divino Creatore.

Gioventù mondana

Benché sia diventato "Il principale e più studiato autore" della Cristianità occidentale Agostino, nei primi anni della sua vita, non visse proprio come un santo — piuttosto l'opposto (Drobner, 17-33). Egli crebbe in una tipica famiglia romana dei suoi tempi. Suo padre, Patrizio, non era cristiano, ma sua madre, che lo era, pregò incessantemente per la sua conversione. Il ritratto che Agostino fa di se stesso è, a dir poco, critico. Egli ricostruisce, infatti, il profilo di un pagano, egocentrico cercatore della verità, che sebbene avesse consapevolezza morale di quanto era giusto fare, sceglieva in modo arrogante ed autoreferenziale di darsi alla bella vita. Così egli si esprime sulla sua infanzia: "Io ero disubbidiente, non perché scegliessi il meglio, ma per il semplice desiderio di giocare ..." (Libro I, cap. 10). In quegli anni, la menzogna, il furto e l'ira erano momenti fin troppo frequenti per lui.

IL RITRATTO CHE AGOSTINO FA DI SE STESSO è A DIR POCO CRITICO. EGLI RICOSTRUISCE INFATTI, IL PROFILO DI UN PAGANO, EGOCENTRICO CERCATORE DELLA VERITà, CHE SEBBENE AVESSE CONSAPEVOLEZZA MORALE DI QUANTO ERA GIUSTO FARE, sceglieva in modo arrogante ED autoreferenziale di darsi allA BELLA VITA.

Crescendo Agostino divenne più consapevole della vacuità dei suoi comportamenti e della presenza di Dio nella sua vita, tuttavia erano ancora forti i desideri del suo corpo, tanto da non riuscire a rinunciarvi — in ciò si manifestava concretamente l'eterna lotta tra la carne e lo spirito. Come egli stesso dice: "Secondo l'uomo interiore mi compiacevo della tua Parola, mentre nelle mie membra la voce della carne blandiva il mio corpo, tenendolo in schiavitù" (Libro 8, cap. 5). Era, a tutti gli effetti, un uomo tormentato da un profondo conflitto interiore, desiderava di essere guarito, ma allo stesso tempo era così sedotto dalle attività carnali, da non riuscire ad interromperle; egli ricorda come pensasse: "Dammi la castità e la continenza, ma non ora" (Libro 8, cap. 7).

Da adulto, Agostino, divenne professore di Retorica ed Eloquenza, fino a raggiungere la più esclusiva ed elevata cerchia del mondo accademico romano, benché fosse piuttosto critico nei confronti del rudimentale sistema scolastico dei Latini, che riteneva essere ripetitivo ed inefficace. Preso dall'ansia di migliori e più grandi prospettive, si avvicinò all'ambiente politico e fu nominato docente della Corte Imperiale, probabilmente una delle cariche più ambite e remunerative, da un punto di vista sociale, di tutto l'Impero. Tuttavia, ancora una volta, egli lamenta la sua insoddisfazione della vita. "Costringevo, infatti, il mio animo a non accettare nulla, proprio perché ero terrorizzato all'idea di ricadere in quella condizione di angoscia, e ciò mi tormentava sempre più" (Libro 6, cap. 4).

In cerca di nuovi percorsi

Alla fine, Agostino ammise di non poter ignorare la forza dell'amore di Dio nei suoi confronti, e fu sopraffatto dalla voce della sua coscienza che gli chiedeva un cambiamento. Così si esprime in merito: "Quando il più severo degli esami interiori mi mise di fronte alle colpe più profondamente celate dentro di me, fino a colmare il sentire del mio animo, una tempesta impetuosa si manifestò in me, portandomi ad un pianto dirotto ed incontenibile" (Libro 8, cap. 12). A dispetto di tutte le onorificenze ottenute e delle affermazioni personali negli ambienti ufficiali della vita sociale, continuava a sentirsi internamente spento. Non a caso scrive: "Mi ritornava alla mente quanto ero miserabile, ed il modo in cui un giorno tu [Dio] mi hai fatto sentire la mia infelicità" (Libro 6, cap. 6).

Allora, messosi alla ricerca del compimento della sua ansia spirituale, egli iniziò ad avvicinarsi ed a frequentare, a tempo perso, gruppi religiosi. In un primo momento prese parte ad una setta manichea, formata dai seguaci di un movimento religioso di origine persiana, il cui fondatore Mani (216-276) aveva costruito una dottrina sincretica di Cristianesimo, Giudaismo, Gnosticismo e Paganesimo. Dopo aver trascorso nove anni in tale frequentazione, si unì ai Neo-platonici, la cui filosofia era basata sugli insegnamenti dualistici di Platone (428/427-348/347 a.C.), rielaborati però da Plotino (204-270 d.C.), nella cornice dottrinaria di un mistico monoteismo — l'esistenza dell'Uno trascendente — e centinaia di dei intermedi, angeli e demoni. Tuttavia, nessuno dei due gruppi diede il tanto desiderato appagamento all'inquieto animo di Agostino. Egli scrive: "Quelli che vogliono trovare la gioia al di fuori, facilmente si disperdono e si dissolvono nei beni temporali e materiali, sfiorandone, a mala pena, l'ombra" (Libro 9, cap. 4).

Conversione

In modo del tutto propizio al suo animo inquieto, nel corso di un incarico di docenza a Milano, Agostino ebbe l'opportunità di incontrare il vescovo di Milano Ambrogio, che in seguito sarebbe diventato Santo, ed i cui insegnamenti avrebbero cambiato per sempre la sua vita. Ambrogio era un oratore eloquente, che in modo coraggioso sfidava le eresie e gli eretici dei suoi tempi — l'Arianesimo, il Paganesimo e l'Imperatore Valentiniano. Inoltre, anche Ambrogio era un cittadino romano, ed aveva avuto un ruolo importante nell'amministrazione pubblica, egli era, altresì uno scrittore prolifico ed un valente predicatore, che nelle sue omelie proponeva un chiaro e forte messaggio sul legittimo amore di Dio per l'umanità, con il quale attrasse l'ansia spirituale di Agostino. Associandoci a quanto sostiene Paulgaard, possiamo dire che: "Il vescovo di Milano Ambrogio ebbe una tale influenza sulla vita di Agostino, da farlo passare dall'eresia all'ortodossia e dall'immoralità sessuale, alla castità".

St. Ambrose
Sant'Ambrogio
Fr Lawrence Lew, O.P. (CC BY-NC-SA)

Di lì a poco Agostino, così come egli stesso riporta puntualmente nelle Confessioni, attribuendo l'episodio ad un volere soprannaturale, mentre si trovava nel giardino di una villa, sentì la voce di un bambino che diceva: "Tolle lege, tolle lege"—"Prendi e leggi, prendi e leggi" (Libro 8, cap. 12). Prese la Bibbia che si trovava vicino a lui ed aprendola, le parole che vi trovò, gli sembrarono dirette precisamente verso i suoi vizi e le sue debolezze. Il passaggio delle Scritture, dalla Lettera ai Romani, diceva, infatti: "Non gozzoviglie ed orge, non lussurie o impudicizie, non litigi o gelosie. Ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non indulgete alla carne, seguendo i suoi impulsi sfrenati" (Romani 13:3).

Per lui, questo evento metafisico, era un'indicazione chiara datagli da Dio, di non trovare più scuse e razionalizzazioni per la sua immoralità e per la sua vita spirituale disordinata, sottomettendosi alla verità di Dio. Così egli scrive: "Tu ci hai fatto per te Signore, ed il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te" (Libro 1, cap. 1). La percezione che Agostino aveva di sé e dei beni mondani cambiò radicalmente, ed egli si sottomise alla nuova realtà che aveva scoperto — abbandonandosi con tutto se stesso al volere divino.

Da quel momento in avanti, iniziò un nuovo percorso di dedizione spirituale, facendosi battezzare da Sant'Ambrogio prima ed abbracciando uno stile di vita monastico e ritirato poi; tuttavia, lui non era fatto per una vita tranquilla, e la sua predisposizione per la predicazione e per il discernimento teologico, erano molto richieste dalla travagliata comunità cristiana. Olson scrive a riguardo:

Nel 391, Agostino fu virtualmente forzato a ricevere l'ordinazione dalla congregazione cristiana di Ippona... poi, allorquando l'anziano vescovo di Ippona pensò di aver bisogno di un aiuto nel suo servizio, Agostino fu ancora una volta quasi costretto ad accettarne la carica di vice ... nell'esercizio delle sue funzioni, divenne così profondamente coinvolto ed impegnato nelle vicende clericali ed amministrative della Chiesa, da guadagnarsi la fama di uno tra i più saggi capi della Cristianità. (259-260)

A dispetto dei suoi trascorsi edonistici e mondani, il futuro di Agostino sarebbe stato quello di un ministero di servizio disinteressato al mondo.

Augustine of Hippo
Agostino d'Ippona
Fr Lawrence Lew, O.P. (CC BY-NC-ND)

Eredità

Sebbene Sant'Agostino sia conosciuto per la categorizzazione e la sistematizzazione della dottrina e della fede cristiana, il suo percorso dall'incredulità alla riconciliazione spirituale non può essere e non deve essere sottovalutato o ignorato. Nelle Confessioni, egli ci mostra quanto fosse, ed ancora sia, benefico, volendo cercare una vita autentica, affrontare e far emergere il proprio conflitto interiore, poiché, proprio come egli dice, ognuno di noi percorre, nella sua vita, un viaggio spirituale.

Sant'Agostino riassume la sua comprensione della debolezza dell'umanità e della grandezza di Dio, quando conclude:

Nessuno sa le cose dell'uomo, eccetto lo spirito dell'uomo che è dentro di lui, ma comunque c'è qualcosa che rimane nascosto a quel medesimo spirito; ma tu, o Signore, sai tutto dell'essere umano, perché ne sei il Creatore ... lasciami dunque confessare quello che so di me, ed anche quello che non so, perché quello che so di me, lo so soltanto perché tu mi illumini, mentre quello che non so, lo ignorerò fino a quando le mie tenebre non saranno rischiarate al cospetto del tuo volto. (Libro 10, cap. 5)

Bibliografia

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Info traduttore

Gennaro Meccariello
Gennaro è uno studioso di storia locale ed è appassionato di storia. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Benevento, è interessato in particolar modo alla storia medievale, alla storia delle istituzioni ed alla storia contemporanea.

Info autore

John S. Knox
Dr. John S. Knox has taught sociology, history, and religion for nearly two decades at Christian universities in the Pacific Northwest and the East Coast. He authored 16 books to date and numerous scholarly articles on Sociology, History, and Religion.

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Knox, J. S. (2016, luglio 18). Sant'Agostino di Ippona e la sua confessione di fede [Saint Augustine of Hippo & His Confession of Faith]. (G. Meccariello, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-918/santagostino-di-ippona-e-la-sua-confessione-di-fed/

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Knox, John S.. "Sant'Agostino di Ippona e la sua confessione di fede." Tradotto da Gennaro Meccariello. World History Encyclopedia. Modificato il luglio 18, 2016. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-918/santagostino-di-ippona-e-la-sua-confessione-di-fed/.

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Knox, John S.. "Sant'Agostino di Ippona e la sua confessione di fede." Tradotto da Gennaro Meccariello. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 18 lug 2016. Web. 30 ott 2024.