Le ceramiche celadon prodotte nell'antica Corea durante la dinastia Goryeo (918-1392), sono considerate tra i prodotti ceramici più fini ed eleganti mai prodotti al mondo. Con una lucentezza verde chiaro che ricorda la giada ed uno smalto super liscio, i celadon di Goryeo rimangono tra gli oggetti di maggior valore per i collezionisti nel mondo delle ceramiche.
Etimologia
Il nome celadon è una parola francese del XVII secolo di origini greche, usata in riferimento a colori che variano dal verde-blu ('martin pescatore') al tenue grigio-verde che si vede in certe ceramiche. I francesi scelsero tale parola poichè era il nome dell'eroe pastore del romanzo pastorale Astreée di Honoré d'Urfé. Questo personaggio indossava un mantello verde appariscente e fu così che la parola entrò in voga per descrivere verdi paricolari. Il termine celadon venne incorporato nella lingua inglese a partire dal XIX secolo con la medesima funzione. Gli esperti nel campo della ceramica tuttavia preferiscono usare il termine 'greenware' (in italiano non si usa tale terminologia, che si tradurrebbe con 'ceramica verde').
Origini e lavorazione
Inizialmente prodotti in Cina, i celadon acquisirono popolarità in Asia ed in particolare in Corea a partire dal IX secolo, quando si incrementò il contatto con la dinastia Song. Può essere che l'associazione del colore alla preziosa giada rappresentasse un'ulteriore ragione per il successo del celadon. Come annotò Xu Jing, un inviato dalla Cina in visita alla corte di Goryeo, "I coreani chiamano giada il colore verde delle ceramiche" (Koehler, 24).
Inizialmente, i prodotti coreani erano alquanto rozzi, ma verso il XII secolo le ceramiche celadon coreane, con il loro tenue grigio-verde chiaro, divennero persino più pregiate di quelle prodotte in Cina. Nuovamente Xu Jing annotò che "Le tecniche recenti sono più sofisticate e lo smalto ancora più suggestivo"(ibid). Aree particolarmente famose per l'abilità nella produzione di celadon pregiati comprendono le regioni di Buan e di Gangjin nella provincia del Jeolla nella Corea sud-occidentale, dove i forni erano controllati dal governo. La popolarità e la stima con la quale i celadon erano tenuti in considerazione sono attestate dalla loro presenza nelle tombe reali coreane.
Il colore verde dei celadon è ottenuto dalla cottura dell'argilla in un forno ad atmosfera riducente (riduzione dell'ossigeno) con smalto contenente una piccola percentuale di ossido di ferro (cheolwha). È la quantità di quest'ultimo a determinare la tonalità del verde. Le temperature di cottura erano intorno ai 1150°C. Il metodo dona una superficie estremamente lucida al contenitore finito, nonostante numerose crepe sottili nello smalto siano tipiche, persino desiderabili.
Con l'invasione della penisola da parte dei Mongoli, e la distruzione sistematica dei laboratori nel XII secolo, la produzione dei celadon venne purtroppo interrotta. Quando i ceramisti furono in grado di riprendere il loro lavoro nel tardo XIII e XIV secolo, la merce prodotta non era più di eccellenza come prima, e la famossa lucentezza verde chiaro venne rimpiazzata da una finitura nel complesso più scura e opaca. Oggigiorno laboratori moderni che usano metodi tradizionali producono nuovamente ceramiche celadon, specialmente nei 16 forni di Gangjin, dove si tiene un festival annuale dei celadon.
Motivi & decorazioni
I vasi coreani sono quasi sempre alti e dalle curvature eleganti, mentre altri pezzi, come quelli raffiguranti animali e persone, presentano intagli intricati. I contenitori erano decorati con motivi in alto- o basso rilievo, specialmente decori floreali con uso di foglie e fiori di loto, peonie e crisantemi, e volatili come uccelli acquatici. Molti motivi decorativi, specialmente gru e nuvole, erano anche associati al Buddhismo (la religione di Stato del tempo), e più di uno storico ha evidenziato, qui Kyung Moon Hwang, che "lo stesso quasi ineffabile splendore di queste ceramiche sembra evocare la spiritualità buddhista" (42).
Contenitori lasciati senza decorazione hanno spesso un decoro lineare inciso su di essi, mentre altri presentano un intarsio molto intricato di creta nera, rossa, marrone e bianca, prodotti con l'uso di una tecnica presente unicamente in Corea, detta sanggam. In questo caso la decorazione è incisa sulla superficie e gli intarsi sono aggiunti prima di applicare un ingobbio traslucido. Alcuni oggetti più tardi vennero intarsiati addirittura con oro. Gli intarsi sono così rifiniti e l'abilità tecnica di un così alto livello che sul contenitore finito appaiono come pennellate. L'aggiunta di un colore rosso scuro per evidenziare una decorazione o come delineatura si diffuse nel tardo periodo dei celadon coreani, e veniva ottenuto usando un sotto-smalto di rame, il primo caso del genere nel mondo della ceramica. Un altro effetto decorativo frequente era l'aggiunta di forme a stampo che potevano poi venir eventualmente trasformate in traforati.
Mentre vasi, giare e ciotole erano le forme più diffuse, i ceramisti produssero anche una miriade di altri oggetti usando il celadon. Cuscini in ceramica con figure intagliate di leoni facenti da supporto a sezioni trasversali lisce, brocche nella forma di monaci taoisti o creature mitologiche dei drago-pesci, bruciatori per incensi (usati nei templi o in abitazioni private) con intricati motivi traforati e con in cima una figura animale attraverso la bocca della quale usciva il fumo, e persino coppi erano tutti eseguiti con la raffinatezza dei contenitori più classici. La popolarità dei celadon era davvero tale che il re Uijong ordinò di ricoprire interamente con tegole in celadon uno dei suoi padiglioni reali a Gaeseong, la capitale di Goryeo, nel 1157.
Tuttavia, nonostante una tale varietà in design, è probabilmente la forma maebyeong a definire meglio la ceramica celadon coreana. Questi grandi vasi si levano da una base stretta verso una spalla dalla curvatura generosa ed elegante, che termina con un piccolo labbro circolare. Molti vasi maebyeong, assieme agli esempi più eloquenti di ceramiche celadon incise, sono in mostra al Museo Nazionale della Corea e al Leeum, Samsung Museum of Art, entrambi a Seoul, Corea del Sud.
This content was made possible with generous support from the British Korean Society.